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Autore: _Rebs    18/01/2014    1 recensioni
Jessica ha diciassette anni e un brutto passato.
Con tanti pensieri in testa, passeggia per le strade londinesi con una sigaretta tra le labbra. Secondo Jess, i giorni e il tempo non contano nulla, perché ormai della sua vita non le è rimasto nulla. Sarà una nuova amicizia e la scoperta del vero amore a farle cambiare idea, a lasciare i ricordi al passato, vivendo il presente e sognando il futuro.
"Forse è così che funziona, nel
mondo. In fondo ognuno di noi è una sorta di sigaretta. La si consuma totalmente,
ma quando non serve più la si getta a terra, o almeno, si getta a terra il suo residuo.
E poi si spegne."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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                                                                NAKED    



                                                              
                                                                Capitolo 1     

                                                                                                                   Smells like teen spirit                    




Era una giornata come le altre, niente di speciale. In realtà, nella mia vita non c'era mai stato nulla di speciale, da significare così tanto.
La mia vita era semplicemente un viavai di persone, un paese senza confine, qualcuno ci entrava, poi usciva senza rendersene conto, c'era chi invece entrava per curiosità, sbirciava, e se ne andava, e c'era anche chi non si avvicinava nemmeno, per paura. Nessuno aveva mai visitato questo paese. Tutti si basavano sull'apparenza.
Ecco cos'era la mia vita.
Non sapevo per quale assurdo motivo continuavo ad andare avanti, l'unica cosa che sapevo era che avevo bisogno di un appoggio. Non quelli costruiti con dello stupido cartongesso, ma quelli costruiti con del cemento forte e solido. Qualcosa che non si sarebbe rotto col passare del tempo. Come... una persona.
Una persona che sarebbe stata disposta ad accettare le mie insicurezze e le mie paure. Una persona che avrebbe saputo ascoltarmi e capirmi. Una persona per cui sarebbe valsa la pena vivere.
Era una giornata come le altre, un pomeriggio come un altro, un cielo come un altro. Ma forse il cielo è unico, e non cambia mai. I colori sono le sue emozioni, quando passa dall'arancione al rosa emana il suo più grande sentimento, l'amore.
Poi ci sono delle volte in cui il cielo non ha voglia di comunicare, è grigio, cupo, triste. Come quel giorno. Osservai bene le nubi che avanzavano molto, ma molto lentamente.
Chiusi la finestra e mi precipitai verso la camera di mio fratello.
C'era la musica ad altissimo volume, e si sentivano delle risatine di alcune ragazze. Esitai un attimo prima di entrare, mi feci forza e spalancai la porta senza bussare.

"Prestami dei soldi"

"Non ti sento!" urla togliendosi la bottiglia di birra dalle labbra.

Le due ragazze sedute accanto a lui mi squadrarono dall'alto al basso, e guardarono mio fratello.

"Se abbassi la musica riuscirai a sentirmi, idiota!"

La ragazza bionda iniziò ad accarezzargli il petto.

Camminai furiosa verso lo stereo e lo spensi.

"Oh! Mi spieghi cosa vuoi, Jess?" tuonò lui.

"Kurt, dammi dei soldi" gli dissi guardandomi le scarpe.

"Non se ne parla"

La ragazza mora iniziò a ridacchiare.

"E ora non rompere, esci dalla mia stanza"

Entrambe le ragazze iniziarono a ridacchiare.

"Cosa ridete, troie?" chiesi alle due ragazze fulminandole con gli occhi "Beh, Kurt, potevi anche scegliertene delle migliori, come al solito, hai dei gusti pessimi" mi girai

e uscii sbattendo la porta.

Avevo perso il mio accendino, e non avevo più soldi per comprarmene uno nuovo perchè li avevo spesi per comprarmi un pacchetto di Lucky Strike e uno di Marlboro.
Anche se non me la sentivo, andai in camera di mia madre e presi qualche banconota dal suo cassetto. Mi sentivo in colpa, ma fa niente, avevo bisogno di uscire.
Presi la tracolla quasi vuota, mi misi su il cappuccio della felpa ed indossai una giacca nera in pelle. Sapevo cosa mettere dentro la borsa, un ombrello.
Non si sapeva mai, a Londra poteva iniziare a piovere da un momento all'altro, e quel giorno era l'unica cosa che il cielo riusciva a comunicarmi.
La prima cosa che feci appena uscita fu comprarmi un accendino nuovo, giallo. Accesi una Lucky Strike e me la portai alle labbra screpolate coperte da un rosso intenso, feci un tiro e respirai sollevata.

Anche se non lo dimostravo spesso, volevo un bene dell'anima a mia madre. Da quando papà era morto, lei faceva dei turni extra all'ospedale, perchè se no, non riusciva a pagare l'affitto a fine mese. Mamma era sempre molto impegnata, usciva la mattina presto e tornava la sera, molto tardi. Il venerdì era il suo giorno di riposo. Piano piano notavo che smetteva di sorridere, non si curava più, i capelli, il più delle volte erano spettinati e l'unico colore sul suo viso pallido era il viola delle occhiaie.
Si lamentava quasi sempre di me e mio fratello.
Era dispiaciuta per i miei voti a scuola, rischiavo la bocciatura. Cercavo di aiutarla in casa quando potevo, però.
Kurt non dava nessuna soddisfazione a nessuno, se non alle ragazze con cui andava a letto. Avrebbe dovuto fare l'università, ma decise di ritirarsi subito dopo il Liceo, subito dopo la morte di papà. Vivevamo nel Midwest, nel Missouri, più precisamente a Kansas City, ma ci dovemmo trasferire a Londra in un piccolo appartamento, vicino alla casa del nuovo compagno di mamma, ma lui poi la lasciò. Dovettimo cambiare radicalmente stile di vita. Nuova casa, nuova città, sogni infranti, nessun amico. Ma quest'ultimo in realtà non l'avevo mai avuto. Ma non importava.
Oh, invece sì che importava.

"With the lights out it's less dangerous..."

Mi fermai subito.

"Here we are now..."

Ero davanti ad un negozietto di chitarre.

"Entertain us..."

Non potevo non riconoscere quella canzone. Smells like teen spirit.

Papà la cantava sempre passando da una stanza all'altra controllando se ci fossero dei soldi da spendere.
Io cercavo di farlo smettere, ma non ci sono riuscita. Dopo un po' di tempo scoprii persino che offriva anche del cibo al suo spacciatore di fiducia, quando era al verde. E ovviamente lui in cambio gli dava la cocaina. Papà rimase in coma per circa un mese e mezzo, è stato molto difficile per tutti noi, ma poi i medici stessi ci dissero che sarebbe stato inutile continuare con le cure, papà non aveva speranze. E così è stato.
Ma ogni giorno, in qualsiasi momento, c'era qualcosa che mi faceva ricordare di lui. Come quel giorno. Smells like teen spirit, era la canzone preferita di papà, l'avrebbe canticchiata ventiquattro ore su ventiquattro, compreso nel sonno. I Nirvana gli piacevano così tanto che chiamò mio fratello "Kurt". Esatto, come Kurt Cobain.
Come previsto, iniziarono a cadere le prime goccioline d'acqua, ma quel giorno era particolarmente piacevole, ma la sigaretta mi si stava spegnendo.
Mi sedetti su una panchina lì vicino, e aprii l'ombrello. La mia meta era Trafalgar Square, ma guardandomi attorno, capii che mi ero persa. Pazienza, non mi pare che ci fosse stato qualcuno che abbia avuto bisogno della mia presenza da qualche parte.
Feci degli innumerevoli tiri, poi gettai a terra ciò che restava della mia sigaretta, e la osservai spegnersi lentamente grazie alla pioggia.
Forse è così che funziona, nel mondo. In fondo ognuno di noi è una sorta di sigaretta. La si consuma totalmente, ma quando non serve più la si getta a terra, o almeno, si getta a terra il suo residuo.
E poi si spegne.
Provai un po' di pena per quella sigaretta. In fondo, nessuno meritava di essere trattato così.
 

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Ciao a tutti,
innanzitutto voglio ringraziarvi per aver letto il primo capitolo della mia nuova storia, "Naked".
Prometto di aggiornare ogni giorno la storia, e spero che sia di vostro gradimento, ci ho messo davvero tanto impegno.
Potete immaginare Jessica come la ragazza nella foto soprastante.
Miraccomando, recensite e ditemi cosa ne pensate di questo primo capitolo, i vostri consigli mi saranno di grande aiuto.
Per ora è tutto, a presto!
Un abbraccio,

_Rebs

 
  
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