Anime & Manga > Puella Magi Madoka Magica
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Autore: the spirit eater    18/01/2014    1 recensioni
" Io che avevo espresso il desiderio che una donna si innamorasse di me ero stata punita con il vestito di un principe e se anche fosse stato solo per una notte, questa volta, avrei protetto almeno una maga con tutte le mie forze."
FanFic ambientata in quasi contemporanea con la serie originale, spero vi piaccia :)
I personaggi della serie originale vengono solo nominati, non compaiono mai.
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ogni volta che c'era un cambiamento mi abituavo alla nuova realtà in poco tempo.

Ora che una volta a settimana saltavo il doposcuola per allenarmi con Arka facevo fatica a ricordare i tempi in cui la scuola era divisa tra la me stessa normale e la me stessa magica e ancor più difficile era ricordare di quel periodo precedente il mio patto con kyubey.

Ricordare i vecchi tempi era troppo doloroso. Ormai li avevo rinchiusi in un cassetto della mente che mai avrei pensato di riaprire.

Quel giorno stavo masticando un quadratino di cioccolato quando il suo viso mi venne improvvisamente alla mente: il suo sguardo penetrante, i suoi lineamenti dolci e molto orientali, i capelli neri, le ciglia sottili...basta!

Non dovevo ricordare ancora. Avevo già le lacrime agli occhi. Presi i miei effetti personali e mi diressi da Barry.

Non era il giorno prefissato ma l'esercizio fisico allontanava i cattivi pensieri.

Arrivai alla palazzina che erano ancora le 14:30. Ero in netto anticipo.

Suonai il campanello, salii le scale. Mi muovevo come un androide, tutte le mie forze erano dirette a ricacciare i pensieri riguardanti lei nella parte più profonda del mio cervello.

Entrai in quella stanza che ormai mi era così familiare.

“Fuori periodo e fuori orario...che succede?” il sorriso compiaciuto di Barry rilassava l'atmosfera.

“E' solo una giornata malinconica, ho bisogno di esercizio”

“Non siamo mai state un po' sole io e te...”

“Già, sarà la grande differenza di età che ci divide a lasciarmi un po' diffidente...” Effettivamente non le parlavo quasi mai, anche se avevo voglia di sapere di più su Arka mi controllavo, era sempre meglio diffidare. Eppure Barry non era una cattiva persona, io lo sapevo.

“Lo sai che se io sono stata stata reclutata da Nanabey Arka è stata reclutata da Ichibey?”

“Eh?” non avevo capito nulla di quello che la Puella mi aveva detto.

“Gli esseri della specie di Kyubey si riconoscono tramite una numerazione precisa. Il primo Bey si chiamava Reibey, il secondo Ichibey e così via fino al decimo Kyubey che un giorno sarà rimpiazzato da Jubey e così via.”

Una nuova informazione di cui ero all'oscuro.

Ultimamente avevo scoperto moltissime cose: la nostra anima è ora imprigionata nella Soul Gem, se la Soul Gem si oscura diventiamo streghe e ora apprendo che Kyubey ha avuto precessori e sarà succeduto da qualcuno.

“Ma quindi Arka...?!”

“Esatto, Arka è davvero molto, molto anziana” improvvisamente ebbi una fitta al cuore. Il suo abbigliamento, quella lingua strana che usava...Ora tutto tornava!

“Chiama addirittura il Gippone Cipangu come se fossimo nel medioevo !” insistette Barry.

Mi sentivo sempre più persa, questa giornata mi stava distruggendo. Almeno stavo prendendo confidenza con una importante fonte di informazione.

“Chi è Madoka Kaname?” la domanda mi uscì senza che io riuscissi a fermarla. Ormai ero gelosa di quella ragazza che prendeva tutte le attenzioni di Arka. Rispetto a questa Puella io non ero che un granello di sabbia.

“Chi sia non lo sappiamo neanche noi...Le profezie ci dicono che porterà grandi cambiamenti ed affronterà la notte di Wullpurgis e la Corte.”

Quelle parole le avevo sentite pronunciare più volte ad Arka, avevo capito che grossomodo questo era il problema.

“Sono così terribile queste streghe?”

“La Notte non è un grande problema, se volesse Arka potrebbe eliminarla comunque rischiandoo di finire i suoi poteri e trasformarsi in strega. I vero problema è la Corte: si tratta di un agglomerato di approssimativamente 200 streghe minori. Avremo bisogno di tutto l'aiuto possibile per distruggerle.”

Quel numero, quel 200 mi appariva come qualcosa di inconcepibile.

“200 streghe? E come cazzo pensate di eliminarle!?”

“Quante streghe pensi di riuscire ad eliminare al pieno del tuo potere in una volta? Parliamo di streghe senza un nido esposte e senza possibilità di rigenerare il proprio potere.”

“Credo massimo sei o sette”

“Quante credi che possa eliminarne Arka?”

“Cinquanta?”

“Siamo abbastanza d'accordo. Con Yuba e sua sorella stiamo tentando di creare un esercito”

“In quante siamo?”

“Per ora circa dodici, quasi tutte le Puellae di Tokyo”

Caddi in un profondo silenzio

“Saremo fortunate se arriveremo ad eliminarne la metà...”

“E' qui che ti sbagli.”

Alzai lo sguardo prima puntato sul tavolo attorno al quale eravamo sedute per portarlo sul viso di Barry. Se fosse cresciuta sarebbe stata una donna bellissima.

“Come credete di fare?”

“Abbiamo trovato una Puella. Secondo Arka lei è in grado di aumentare il proprio potere eseguendo una specie di power-up.”

La guardai in cagnesco

“Non sarò io!?”

“Lo hai visto anche tu. L'aura azzurra che ti avvolge si sta espandendo sempre più...Tu hai un potere che tieni nascosto dentro di te. C'è qualcosa che incatena la tua vera natura”

“E cosa sarebbe, sentiamo!” Mi ero alzata di scatto dalla sedia e avevo iniziato a gridare.

Allora ero un oggetto, un pupazzo, un capro da offrire in pasto alle streghe per far felice Madoka Kaname!

“Forse quello che ti ha portato qui oggi...”

Sbattei i pugni sul tavolo. I rumore del campanello si fece sentire chiaramente.

Barry premette un pulsante vicino al citofono, la porta del piano terra si aprì e in poco Arka varcò la soglia.

Ero ancora nella stessa posizione di prima che suonasse il campanello.

“Mandaci subito al campo, dobbiamo parlare”

Arka ci guardava in modo smarrito.

Fu Barry a parlarle “Arka...lei capito un poco...lei vuole parla con te...capito?...capisce di Magna”

“Magna?” chiesi

“E' il nome con cui Arka si riferisce a te. Kaname è la Puella Divina, tu sei la Magna Puella o meglio lo sarai. Volente o nolente.”

La rabbia in me continuava a crescere: in dieci minuti mi trovavo alle pendici del monte Fuji con il cuore pieno di risentimento. Per la prima volta mi trasformai prima della Puella “anziana”.

Aveva capito che intendevo farmi capire con i pugni.

Anche lei si trasformò. Stavolta oltre alla lancia e lo scudo si materializzò anche un elmo, stava facendo sul serio.

Mi lanciai su di lei con incredibile foga. L'aura azzurra ricopriva la mia spada, la avvolgeva, la annegava. I miei fendenti sortivano un effetto decisamente più visibile rispetto al solito: quando un colpo veniva parato dallo scudo Arka indietreggiava di diversi centimetri all'indietro e le lance venivano spezzate.

Dopo pochi minuti successe qualcosa che non avevo mai potuto vedere: un aura dorata avvolse la lancia di Arka che, scintillando, divenne di materiale metallico e non più in legno con la punta d'acciaio.

La situazione era nuovamente ribaltata: indietreggiavo e mi aveva quasi colpito ben due volte.

Gli occhi mi si stavano riempiendo di lacrime. Ero impotente: volevo sfogare la mia rabbia ma non potevo. Stavo nuovamente per essere con le spalle al muro...non volevo...no!

Uno slancio suicida, ecco quello che feci: mi lancia in avanti incurante dei colpi di lancia che presi in pieno facendomi infilzare il braccio sinistro e il fianco.

Il mio affondo arrivò al corpetto di cuoio senza riuscire ad attraversarlo. Aavevo perso la ragione. Volevo solo fargliela pagare, argliela pagare perché ancora mi guardava con gli occhi freddi di chi studia una preda, perché mi stava usando solo come un pupazzo, perché per lei contava solo quella stupida Madoka Kaname, perché in fondo lei un po' mi piaceva.

Assestai una testata con tutte le mie forze.

L'elmo volò a metri di distanza e lei cadette a terra. Io la seguii franandole addosso.

Piangevo come una bambina. L'odio dentro di me si stava spegnendo. Rimaneva solo la cenere di tutti quei giorni in cui credevo di star costruendo un amicizia quando invece stavo solo venendo allevata come un cane da guardia per proteggere la Somma Puella Kaname.

Fu in quel momento che Arka mi abbracciò baciandomi la fronte da cui stava sgorgando del sangue. L'impatto tra la mia testa e l'elmo mi aveva procurato una grossa ferita sulla fronte.

Tra fianco, fronte e braccio rischiavo di morire dissanguata, o almeno così credevo.

A quanto pare quelle lance metalliche erano completamente inoffensive, mi accorsi che le ferite erano poco profonde, una semplice fasciatura avrebbe permesso una guarigione in poco più di una settimana. Forse in realtà lei mi voleva bene.

Per la prima volta la vedevo un po' affaticata. Questa volta le avevo dato un po' di filo da

a torcere.

Mi addormentai piangendo, erano le 18:10 e non eravamo ancora tornate indietro.

Mi svegliai verso le 20 e guardando il cellulare trovai due chiamate perse da casa. Dovetti imbastire una scusa. Dissi che una mia amica era svenuta e che nel soccorrerla avevo perso il cellulare .

Una volta accorta di averlo smarrito mi ero precipitata a cercarlo e, a causa dell'ora, avevo perso l'ultimo treno. Mi ero quindi fermata a dormire da un'amica.

Tutto poco credibile ma se la bevettero.

Ormai era buio. Inizia a vagare per il bosco alla ricerca di Arka.

Il caldo di quei giorni faceva percepire l'arrivo della bella stagione. Avevo bisogno di acqua, ero molto assetata.

Seguendo il rumore arrivai ad un fiume. Buttai la testa nel liquido bevendone il più possibile in modo avido e maldestro.

Quando tirai fuori la testa dal corso d'acqua sentii una dolce melodia: qualcuno stava cantando.

Il testo era del tutto incomprensibile e la voce che lo intonava era dolce e acuta. Si trattava senza dubbio di Arka.

Non l'avevo mai sentita parlare in modo scorrevole e per questo non avevo capito che avesse un timbro così dolce e delicato.

Mi avvicinai alla fonte del suono arrivando ad una radura. Lei era in mezzo ad un punto in cui le sponde del fiume si allargavano formando una specie di laghetto. Era nuda.

Mi nascosi dietro una roccia per spiarla. Aveva una carnagione un po' scura, i capelli biondi sembravano quasi luminosi alla luce della luna; gli occhi erano chiusi, le labbra erano piccole e sembravano morbide mentre si aprivano e chiudevano per emettere quei meravigliosi suoni; la dentatura era perfetta e bianca come la neve, le braccia erano toniche e le mani ampie, le dita erano lunghe e affusolate.

Una delle due mani era poggiata sul petto tra i seni di dimensioni non molto generose. Il fisico era asciutto e sodo come i glutei perfetti e ben scolpiti. Non c'era un filo di peluria sul suo corpo, era completamente glabra: partendo dai piedi i primi peli che si trovavano erano le ciglia.

Mi soffermavo su quel corpo come mi era successo solo una volta nella vita, come mi era successo con Haruka.

I ricordi iniziarono a tornarmi alla mente e le lacrime scorsero sul mio viso a migliaia.

Haruka, era il momento di ricordare.

Ogni volta che c'era un cambiamento mi abituavo alla nuova realtà in poco tempo.

Ora che una volta a settimana saltavo il doposcuola per allenarmi con Arka facevo fatica a ricordare i tempi in cui la scuola era divisa tra la me stessa normale e la me stessa magica e ancor più difficile era ricordare di quel periodo precedente il mio patto con kyubey.

Ricordare i vecchi tempi era troppo doloroso. Ormai li avevo rinchiusi in un cassetto della mente che mai avrei pensato di riaprire.

Quel giorno stavo masticando un quadratino di cioccolato quando il suo viso mi venne improvvisamente alla mente: il suo sguardo penetrante, i suoi lineamenti dolci e molto orientali, i capelli neri, le ciglia sottili...basta!

Non dovevo ricordare ancora. Avevo già le lacrime agli occhi. Presi i miei effetti personali e mi diressi da Barry.

Non era il giorno prefissato ma l'esercizio fisico allontanava i cattivi pensieri.

Arrivai alla palazzina che erano ancora le 14:30. Ero in netto anticipo.

Suonai il campanello, salii le scale. Mi muovevo come un androide, tutte le mie forze erano dirette a ricacciare i pensieri riguardanti lei nella parte più profonda del mio cervello.

Entrai in quella stanza che ormai mi era così familiare.

“Fuori periodo e fuori orario...che succede?” il sorriso compiaciuto di Barry rilassava l'atmosfera.

“E' solo una giornata malinconica, ho bisogno di esercizio”

“Non siamo mai state un po' sole io e te...”

“Già, sarà la grande differenza di età che ci divide a lasciarmi un po' diffidente...” Effettivamente non le parlavo quasi mai, anche se avevo voglia di sapere di più su Arka mi controllavo, era sempre meglio diffidare. Eppure Barry non era una cattiva persona, io lo sapevo.

“Lo sai che se io sono stata stata reclutata da Nanabey Arka è stata reclutata da Ichibey?”

“Eh?” non avevo capito nulla di quello che la Puella mi aveva detto.

“Gli esseri della specie di Kyubey si riconoscono tramite una numerazione precisa. Il primo Bey si chiamava Reibey, il secondo Ichibey e così via fino al decimo Kyubey che un giorno sarà rimpiazzato da Jubey e così via.”

Una nuova informazione di cui ero all'oscuro.

Ultimamente avevo scoperto moltissime cose: la nostra anima è ora imprigionata nella Soul Gem, se la Soul Gem si oscura diventiamo streghe e ora apprendo che Kyubey ha avuto precessori e sarà succeduto da qualcuno.

“Ma quindi Arka...?!”

“Esatto, Arka è davvero molto, molto anziana” improvvisamente ebbi una fitta al cuore. Il suo abbigliamento, quella lingua strana che usava...Ora tutto tornava!

“Chiama addirittura il Gippone Cipangu come se fossimo nel medioevo !” insistette Barry.

Mi sentivo sempre più persa, questa giornata mi stava distruggendo. Almeno stavo prendendo confidenza con una importante fonte di informazione.

“Chi è Madoka Kaname?” la domanda mi uscì senza che io riuscissi a fermarla. Ormai ero gelosa di quella ragazza che prendeva tutte le attenzioni di Arka. Rispetto a questa Puella io non ero che un granello di sabbia.

“Chi sia non lo sappiamo neanche noi...Le profezie ci dicono che porterà grandi cambiamenti ed affronterà la notte di Wullpurgis e la Corte.”

Quelle parole le avevo sentite pronunciare più volte ad Arka, avevo capito che grossomodo questo era il problema.

“Sono così terribile queste streghe?”

“La Notte non è un grande problema, se volesse Arka potrebbe eliminarla comunque rischiandoo di finire i suoi poteri e trasformarsi in strega. I vero problema è la Corte: si tratta di un agglomerato di approssimativamente 200 streghe minori. Avremo bisogno di tutto l'aiuto possibile per distruggerle.”

Quel numero, quel 200 mi appariva come qualcosa di inconcepibile.

“200 streghe? E come cazzo pensate di eliminarle!?”

“Quante streghe pensi di riuscire ad eliminare al pieno del tuo potere in una volta? Parliamo di streghe senza un nido esposte e senza possibilità di rigenerare il proprio potere.”

“Credo massimo sei o sette”

“Quante credi che possa eliminarne Arka?”

“Cinquanta?”

“Siamo abbastanza d'accordo. Con Yuba e sua sorella stiamo tentando di creare un esercito”

“In quante siamo?”

“Per ora circa dodici, quasi tutte le Puellae di Tokyo”

Caddi in un profondo silenzio

“Saremo fortunate se arriveremo ad eliminarne la metà...”

“E' qui che ti sbagli.”

Alzai lo sguardo prima puntato sul tavolo attorno al quale eravamo sedute per portarlo sul viso di Barry. Se fosse cresciuta sarebbe stata una donna bellissima.

“Come credete di fare?”

“Abbiamo trovato una Puella. Secondo Arka lei è in grado di aumentare il proprio potere eseguendo una specie di power-up.”

La guardai in cagnesco

“Non sarò io!?”

“Lo hai visto anche tu. L'aura azzurra che ti avvolge si sta espandendo sempre più...Tu hai un potere che tieni nascosto dentro di te. C'è qualcosa che incatena la tua vera natura”

“E cosa sarebbe, sentiamo!” Mi ero alzata di scatto dalla sedia e avevo iniziato a gridare.

Allora ero un oggetto, un pupazzo, un capro da offrire in pasto alle streghe per far felice Madoka Kaname!

“Forse quello che ti ha portato qui oggi...”

Sbattei i pugni sul tavolo. I rumore del campanello si fece sentire chiaramente.

Barry premette un pulsante vicino al citofono, la porta del piano terra si aprì e in poco Arka varcò la soglia.

Ero ancora nella stessa posizione di prima che suonasse il campanello.

“Mandaci subito al campo, dobbiamo parlare”

Arka ci guardava in modo smarrito.

Fu Barry a parlarle “Arka...lei capito un poco...lei vuole parla con te...capito?...capisce di Magna”

“Magna?” chiesi

“E' il nome con cui Arka si riferisce a te. Kaname è la Puella Divina, tu sei la Magna Puella o meglio lo sarai. Volente o nolente.”

La rabbia in me continuava a crescere: in dieci minuti mi trovavo alle pendici del monte Fuji con il cuore pieno di risentimento. Per la prima volta mi trasformai prima della Puella “anziana”.

Aveva capito che intendevo farmi capire con i pugni.

Anche lei si trasformò. Stavolta oltre alla lancia e lo scudo si materializzò anche un elmo, stava facendo sul serio.

Mi lanciai su di lei con incredibile foga. L'aura azzurra ricopriva la mia spada, la avvolgeva, la annegava. I miei fendenti sortivano un effetto decisamente più visibile rispetto al solito: quando un colpo veniva parato dallo scudo Arka indietreggiava di diversi centimetri all'indietro e le lance venivano spezzate.

Dopo pochi minuti successe qualcosa che non avevo mai potuto vedere: un aura dorata avvolse la lancia di Arka che, scintillando, divenne di materiale metallico e non più in legno con la punta d'acciaio.

La situazione era nuovamente ribaltata: indietreggiavo e mi aveva quasi colpito ben due volte.

Gli occhi mi si stavano riempiendo di lacrime. Ero impotente: volevo sfogare la mia rabbia ma non potevo. Stavo nuovamente per essere con le spalle al muro...non volevo...no!

Uno slancio suicida, ecco quello che feci: mi lancia in avanti incurante dei colpi di lancia che presi in pieno facendomi infilzare il braccio sinistro e il fianco.

Il mio affondo arrivò al corpetto di cuoio senza riuscire ad attraversarlo. Aavevo perso la ragione. Volevo solo fargliela pagare, argliela pagare perché ancora mi guardava con gli occhi freddi di chi studia una preda, perché mi stava usando solo come un pupazzo, perché per lei contava solo quella stupida Madoka Kaname, perché in fondo lei un po' mi piaceva.

Assestai una testata con tutte le mie forze.

L'elmo volò a metri di distanza e lei cadette a terra. Io la seguii franandole addosso.

Piangevo come una bambina. L'odio dentro di me si stava spegnendo. Rimaneva solo la cenere di tutti quei giorni in cui credevo di star costruendo un amicizia quando invece stavo solo venendo allevata come un cane da guardia per proteggere la Somma Puella Kaname.

Fu in quel momento che Arka mi abbracciò baciandomi la fronte da cui stava sgorgando del sangue. L'impatto tra la mia testa e l'elmo mi aveva procurato una grossa ferita sulla fronte.

Tra fianco, fronte e braccio rischiavo di morire dissanguata, o almeno così credevo.

A quanto pare quelle lance metalliche erano completamente inoffensive, mi accorsi che le ferite erano poco profonde, una semplice fasciatura avrebbe permesso una guarigione in poco più di una settimana. Forse in realtà lei mi voleva bene.

Per la prima volta la vedevo un po' affaticata. Questa volta le avevo dato un po' di filo da

a torcere.

Mi addormentai piangendo, erano le 18:10 e non eravamo ancora tornate indietro.

Mi svegliai verso le 20 e guardando il cellulare trovai due chiamate perse da casa. Dovetti imbastire una scusa. Dissi che una mia amica era svenuta e che nel soccorrerla avevo perso il cellulare .

Una volta accorta di averlo smarrito mi ero precipitata a cercarlo e, a causa dell'ora, avevo perso l'ultimo treno. Mi ero quindi fermata a dormire da un'amica.

Tutto poco credibile ma se la bevettero.

Ormai era buio. Inizia a vagare per il bosco alla ricerca di Arka.

Il caldo di quei giorni faceva percepire l'arrivo della bella stagione. Avevo bisogno di acqua, ero molto assetata.

Seguendo il rumore arrivai ad un fiume. Buttai la testa nel liquido bevendone il più possibile in modo avido e maldestro.

Quando tirai fuori la testa dal corso d'acqua sentii una dolce melodia: qualcuno stava cantando.

Il testo era del tutto incomprensibile e la voce che lo intonava era dolce e acuta. Si trattava senza dubbio di Arka.

Non l'avevo mai sentita parlare in modo scorrevole e per questo non avevo capito che avesse un timbro così dolce e delicato.

Mi avvicinai alla fonte del suono arrivando ad una radura. Lei era in mezzo ad un punto in cui le sponde del fiume si allargavano formando una specie di laghetto. Era nuda.

Mi nascosi dietro una roccia per spiarla. Aveva una carnagione un po' scura, i capelli biondi sembravano quasi luminosi alla luce della luna; gli occhi erano chiusi, le labbra erano piccole e sembravano morbide mentre si aprivano e chiudevano per emettere quei meravigliosi suoni; la dentatura era perfetta e bianca come la neve, le braccia erano toniche e le mani ampie, le dita erano lunghe e affusolate.

Una delle due mani era poggiata sul petto tra i seni di dimensioni non molto generose. Il fisico era asciutto e sodo come i glutei perfetti e ben scolpiti. Non c'era un filo di peluria sul suo corpo, era completamente glabra: partendo dai piedi i primi peli che si trovavano erano le ciglia.

Mi soffermavo su quel corpo come mi era successo solo una volta nella vita, come mi era successo con Haruka.

I ricordi iniziarono a tornarmi alla mente e le lacrime scorsero sul mio viso a migliaia.

Haruka, era il momento di ricordare.

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STRANAMENTE IL FATTO CHE QUESTA FICTION SIA DI POCO SUCCESSO MI HA SPRONATO A CONTINUARLA IN TEMPO BREVISSIMO XD
MIEI CARI (POCHI) LETTORI ECCO A VOI UN NUOVO CAPITOLO. GRADITE COME SEMPRE LE RECENSIONI ì, SPERO DI ISPIRARMI NUOVAMENTE IN BREVE!

NEL PROSSIMO CAPITOLO: IL PASSATO DI REI...E TUTTO FU PIU' SHOJO-AI XD

 

  
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