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Autore: StEfYLuPaCcHiOtTa    03/06/2008    5 recensioni
{ FANFIC TEMPORANEAMENTE SOSPESA} - < VOI SIETE PAZZI! > l’urlo di Dee riecheggiò nello studio, facendo sussultare Mark mentre si versava la sua tazza di caffè.
< Suppongo gliel’abbiano detto. > commentò divertito guardando Tammy, che, al grido dell’amica, si precipitò nella stanza. I due uomini la fissavano attonita mentre lei, gli occhi sbarrati, stava in piedi stringendo tra le mani una fotografia.
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gerard Way, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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[ Disclaimer: I My Chemical Romance e Gerard Way non mi appartengono (purtroppo) e nemmeno Lindsay Ann Ballato (questa forse è meglio così.) Sono esseri viventi a sé stanti con propria volontà, propria vita, e con questo scritto non ho alcuna intenzione di dare rappresentazione veritiera del loro carattere, quindi questa fanfiction è tutto frutto della mia mente creativa (qualcuno suggerirebbe bacata).]

Dopo questa premessa, eccomi qui che inizio una nuova storia. Vi mancavo, eh? Lo so, ho avuto un periodo di carenza ispirativa, blocco della pseudo-scrittrice e via discorrendo. Ma ora sono tornata in carreggiata (si spera), anche se lunedì inizio gli esami, spero di trovare il tempo di scrivere con frequenza. Non voglio dilungarmi in premesse troppo lunghe e non lasciarvi gustare questo esordio, per gli sproloqui ci sarà tempo nei prossimi capitoli!

{ Steph }

 

Quando piove, sembra che le gocce portino sulla terra un velo di tristezza, nascosto tra i riflessi dell’acqua.

Quando c’è il sole, i raggi caldi sembrano trasmetterti la voglia di vivere, la gioia, le felicità.

La neve invece, con i suoi fiocchi candidi e freschi, sembra ricordarti che le cose più belle sono le più fragili, e possono sciogliersi da un momento all’altro.

Il vento infine, col suo insistente soffiare, pare spronarti a non abbatterti alle difficoltà, a rimanere in piedi.

Poi, ci sono gli eventi speciali. C’è un vento particolare, che ti comunica novità in arrivo. E una pioggerellina leggera, che vuol portarti sollievo.

E’ così che la natura comunica con l’uomo. Solo che spesso, quest’ultimo è troppo nelle sue faccende affaccendato per rendersene conto.

Probabilmente, se Dee quel giorno avesse prestato più attenzione al cielo uscendo di casa, si sarebbe accorta che una corrente dall’est la sospingeva mentre camminava verso la sua auto, come a condurla verso ciò che avrebbe totalmente cambiato la sua vita.

 

< Maledizione! > sbottò tirando un pugno al volante, mentre fermava l’auto al semaforo di Queen’s Gate. C’era un traffico infernale, e lei, come sempre, era in ritardo. Tammy l’avrebbe uccisa, come minimo. Tammy era la sua migliore amica, nonchè socia in affari, nonchè vicina di casa. Avevano vissuto insieme i primi anni, lì a Londra, poi lei si era trasferita, quando aveva conosciuto Johnatan, un'aspirante attore piuttosto belloccio, moro, capello lungo, pizzetto curato e sorriso mozzafiato. Ci era cascata come una pera cotta, la povera Tammy, e nel giro di pochi mesi già convivevano. Solo che, per non lasciarla sola, si era ben premurata di comperare l'appartamento accanto a quello che prima condividevano insieme, attraverso una serie di giri e rigiri per non far rendere conto al povero sventurato dove realmente stava prendendo casa, finchè non aveva firmato il contratto. E così, l'ingenuo Johnatan, si trovava a convivere con la sua donna, e a ritrovarsi la quasi cognata perennemente in giro per casa a qualsiasi ora indecente del giorno e della notte. Il problema era che Tammy veniva svegliata dal compagno che le portava la colazione a letto e le dava il buongiorno a modo suo. Dee invece passava le nottate a dannarsi per il lavoro del momento, e il mattino dopo non sentiva la sveglia manco a morire. Apriva gli occhi solo nel momento in cui Jude, il suo Mini Pinscher, le alitava in faccia, richiedendo la colazione. Sostanziale differenza che portava la prima ad arrivare al lavoro rilassata e fresca come una rosa, e la seconda ad essere perennemente incazzata e nevrotica come un pinguino con un iceberg infilato proprio lì. E quella mattina non fu un’eccezione. Imboccò il primo posto che trovò libero nel parcheggio dell’edificio, soffiandolo sotto il naso di un innocua signora di mezza età che non si risparmiò d’apostrofarla in maniera decisamente poco consona a una donna della sua età.  Afferrò Nana sotto il braccio, treppiedi e obiettivo inclusi, e si mise a correre verso l’ingresso.

< Scusate! Permesso! Cazzo, spostatevi, sono in ritardo! > questo urlava mentre schivava la folla di impiegati con una maestria nello slalom paragonabile ad Alberto Tomba. Solo quando si infilò nell’ascensore e premette il tasto del 13esimo piano, prese un gran respiro e si tranquillizzò, per quanto fosse possibile. < Calma Dee, del resto, sei solo in ritardo di venti minuti e stamattina avevi un appuntamento. Non è la fine del mondo. Sicuramente Tammy li avrà intrattenuti coi suoi fantastici biscottini alla papaya e il tè al gelsomino, te lo rinfaccerà per i prossimi 25 anni, ma almeno ti sei salvata il culo. > Arrivò in ufficio, e, stranamente, ad accoglierla non c’era Miranda, la loro segretaria, ma Tammy in persona. Pessimo segno.

< Buongiorno tesoro, dormito bene? > domandò l’amica con voce melliflua. Dee la guardò, cercando di capire se il tono della sua voce lasciava trasparire anche una sola goccia di sarcasmo. Ma Tammy appariva serenissima, avvolta in una lunga gonna da gitana e una maglia scollata contornata di monetine tintinnanti.

< Non molto, ho sistemato il materiale per gli Academy Awards da consegnare a MovieToday e ho toccato il letto che erano le cinque. > frugò nella borsa estraendone un cd in duplice copia, porgendolo all’amica. La custodia era scheggiata e sull’etichetta faceva bella mostra di sé una zampata di Jude al cioccolato, ma Tammy non fece una piega, prese il cd e lo posò nell’archivio, sempre sorridendo.  < Ok, mi vuoi dire che succede? > sbottò Dee incrociando le braccia al petto. < Arrivo in ritardo, ti consegno un cd che cade a pezzi, e non mi hai ancora mandato a fanculo, né hai iniziato una filippica sulla mia irresponsabilità. Lo sai che non riesco a iniziare la giornata se non mi sento dire da te che a 25 anni ancora non sono in grado di calibrare le mie priorità. >

< Suvvia Dee, mica te lo dico tutte le volte… >cercò di replicare lei, ma il sopracciglio inarcato dell’amica mostrava la sua opinione del tutto differente. < Comunque, è che ci ho riflettuto e non mi sembra il caso di essere così severa con te. Del resto hai sempre rispettato le consegne, i tuoi lavori sono ottimi e molto richiesti… > mentre parlava le fece segno di seguirla, attraversando lo studio.

< Tammy, sei troppo zen stamattina. Qui gatta ci cova. > borbottò lei mentre la seguiva, ma l’amica, sebbene la sentì, fece finta di nulla, e continuò a parlare.

< A questo proposito, i clienti di stamattina hanno espressamente richiesto te, per questo lavoro. Ho provato a farli lavorare con Alex, ma non ne hanno voluto sapere, vogliono te. Ti stanno aspettando da quasi mezz’ora…li ho intrattenuti coi biscotti alla papaya, come al solito. > Dee la osservò, aspettandosi di sentirsi rinfacciare la cosa come da prassi, ma lei si limitò a sorriderle, inclinando il capo. Decisamente c’era qualcosa che non andava. Posò Nana accanto alla sua scrivania, e si legò i lunghi capelli neri in una treccia frettolosa posata sulla spalla destra.

< Beh, e di che tipo di lavoro si tratta? Non esiste che un cliente avanzi queste richieste così specifiche, lo sai, è una delle regole del nostro lavoro. > Dee era molto categorica in questo. Quando lei e Tammy avevano aperto la Black Star, la loro agenzia fotografica, entrambe avevano alle spalle anni di gavetta e studi. Dee impugnava macchinette e fotografava qualsiasi cosa da quando aveva 15 anni, e aveva attaccato questa passione anche all’amica, che in poco tempo l’aveva seguita a ruota negli studi e nei vari workshop in giro per l’europa. Poi, mentre lei si specializzava in foto reportage di eventi mondani, sopratutti concerti, Tammy aveva preferito le foto paesaggistiche e i set in studio per book fotografici e via discorrendo, lasciando così che entrambe si creassero un nome parecchio conosciuto in alcuni degli ambiti più richiesti dal mercato. Appena costituita la società si erano affiancate due ottimi fotografi come Mark e Alex, ragazzi pieni di talento e disponibilità, per poter affrontare l’enorme mole di lavoro che gli veniva richiesta. Mark stava seguendo le orme di Tammy, mentre Alex era ormai il braccio destro di Dee. E una delle cose che lei detestava era che dei loro collaboratori, nonché amici, venissero oscurati dal loro nome e non avessero possibilità di mostrare il proprio talento. Motivo per cui avevano imposto questa regola ferrea a tutti i clienti, secondo cui nessuno, chiunque fosse, poteva avanzare richieste sul fotografo a cui affidare il lavoro. La scelta sarebbe stata effettuata solo ed esclusivamente all’interno del team.

< Si, lo so…però credo che questo cliente sia proprio esclusivamente tuo, dammi retta. > Tammy la osservava, posata contro lo stipite della porta.< Beh, entriamo, così ti spiegheranno tutto loro. > posò la mano sul pomello, aprendo la porta. < Buongiorno. Eccola qui… > disse indicando Dee ai due uomini seduti al tavolo, intenti a sgranocchiare i suoi biscotti. < Bene, ecco…io…vi lascio discutere. > soggiunse quindi, avvicinandosi all’uscio e sospirando. Osservò i due clienti pulirsi le mani e stringerle alla sua amica, e si preparò al peggio, chiudendosi la porta alle spalle.

 

  
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