Qualcosa di più
- Pensi mai
che ci sia qualcosa di più… qualcosa di meglio, là fuori? –
- Q-
Qualcosa tipo? Cosa c’è che non va in quello che abbiamo? – Rory deglutisce. – Hai - si corregge subito. - Quello che
hai. Non intendevo dire che tra noi c’è qualcosa, che insieme formiamo una
coppia o… -
- Frena i
bollori, cowboy. Ho capito. – Amy inarca la schiena, piega le ginocchia per
darsi una spinta all’indietro. Gli anelli della catena cigolano mentre
l’altalena si muove su e giù, in un movimento ipnotico e tranquillante.
Ora che sa di
non essere visto, Rory si permette di fissarla liberamente.
A tratti i
capelli, lunghi e più accesi che mai sullo sfondo della notte, le nascondono il
viso come la scia infuocata di una cometa.
Amy è una
stella errante. Non si ferma, non ha tregua. Vaga nel buio di desolazione, infiammando
lo spazio circostante. È remota e bella da far piangere.
Così bella, pensa. Così irraggiungibile. Eppure adesso pare maledettamente vicina, tanto che gli
prudono le dita di desiderio e amore.
Vorrebbe
toccarla, invece si limita a guardarla.
Con le mani
serrate a pugno nelle tasche del giubbotto, allunga le gambe allampanate in
avanti. Le vecchie scarpe da ginnastica strusciano sulla sabbia e lui dondola
sui talloni.
Si chiede come sia possibile
sentire freddo e caldo allo stesso tempo. Cosa proverebbe senza quel vuoto
desolante che lo schiaccia, lo avvilisce.
Anche il sentimento più
meraviglioso può trasformarsi in bruttura, essere più crudele di qualsiasi
scherno.
Perché Rory sa che non sarà mai
ricambiato. Amy ama le stelle, ha spazio per il mondo intero nel suo cuore, ma
non per lui. E dire che a lui basterebbe poco, si accontenterebbe delle briciole
dell’amore di Amy. Lui non è un tipo da tutto o niente, o la borsa o la vita.
Amy si ferma
all’improvviso. È di nuovo accanto a lui. Ha la punta del naso rossa. Rossi i
capelli, il cappotto dai bottoni dorati, le unghie limate, le guance e le labbra.
Un fiore.
Amy è quanto di più bello riesca a immaginare. Una buganvillea, una canzone dei
Beatles, un sonetto shakespeariano.
E non sarà
mai sua. Forse è anche quello a rendere la sua bellezza così straziante, il suo
amore così doloroso e la notte così fredda e desolante.
È la
consapevolezza di cosa lei è e di cosa lui non può essere a fare da palizzata.
Sono i suoi limiti i paletti. Il problema non è il cuore di Amy, ma i rischi
che è pronto a correre o no per conquistarlo.
Le guerre
per essere vinte vanno combattute.
Il giorno
dopo, decide su due piedi, le chiederà di accompagnarlo alla festa di
compleanno di Jenna. Forse rifiuterà. L’idea lo terrorizza ed elettrizza
insieme.
Per Amy è disposto a questo e altro. Amy non è il suo qualcosa di più, è tutto quello che potrebbe mai desiderare.
N/A:
Piccola
flash senza pretese. L’avevo relegata in una vecchia cartella ammuffita perché avrei
voluto gonfiarla, crearci sopra una trama più articolata e sostanziosa
(qualcosa del tipo: primo bacio dei Pond). Potrei farlo un giorno, non è detto
il contrario, ma per il momento passo. Troppi progetti e impegni e troppo poco
tempo per realizzarli. Ah, il tempo tiranno xD
Mi mancava
scrivere di loro, mi mancava e mi manca tuttora Doctor Who, di cui già sono in
astinenza. Devo ancora superare la fase di dolore da perdita dei Pond,
figuriamoci di distacco da Eleven. Sono in lutto e basta. Ma è proprio questo,
credo, a rendere il telefilm magico, unico. Il fatto che io non riesca a non
smettere di soffrire per personaggi di carta e celluloide.
Un sorriso a
chi leggerà e un grazie a chi si fermerà per un saluto :D