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Autore: Phantom13    19/01/2014    1 recensioni
Wind Waker.
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I morti gridano
e i vivi non hanno voce.
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Link, Medli
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Buon dì a tutti!
Phantom è tornata con una nuova fic horror che, per certi versi, si potrebbe definire come "sequel" dell'altra mia fic su Dead Hand, ed è altrettanto violento (spiriti sensibili, attenti a voi!). Un'altra battaglia, un altro incubo!
Ora, però, prestate attenzione:
siccome i ReDead ci sono un po' in tutti i giochi (e questa fic è ambientata in Wind Waker, che secondo me offre la variante di non-morti più allucinante), avevo una domanda da porrvi. A voi interesserebbe leggere altre fic sui ReDead ambientate però in altri giochi? Nel qual caso la risposta fosse sì, fatemelo sapere e io aggiungerò un qualche altro capitolo a questa fic, così da includere i Redead di altri giochi, per esempio Ocarina of Time o Twilight Princess. Nel qual caso la risposta fosse no, beh ... non scriverò altro sui ReDead :P o magari sì, dipende dalle ispirazioni che mi verranno o che non verranno.  
Fine comunicazone.
E con questa, ragazzi, salgo a quota 10 fic nel Fandom di Zelda!! Yeeh! piccolo sfogo personale XD 
vi lascio alla lettura. 
Enjoy!

 



ReDead

Agony


La porta si aprì con il solito fragore di roccia che scorre su altra roccia. Link deglutì, muovendo qualche passo in avanti. Sentì, alle sue spalle, Meldi che si affrettava a seguirlo.
Lo schianto secco rituale li avvertì che la porta era chiusa di nuovo. I due si scambiarono uno sguardo d’intesa.
Gli occhi scuri del Dominatore Dei Venti incontrarono quelli scarlatti della giovane Saggia Della Terra, dalle pupille dilatate al massimo, straripanti di paura. E Link si chiese per la millesima volta perché diamine era toccato proprio a quella ragazza dover entrare in quel tempio insieme a lui.
Se già prima aveva avuto i suoi buoni dubbi sulla giustizia vera, ora ne era certo. Quel mondo faceva patologicamente schifo. Una realtà, un destino che permetteva ai demoni di rapire impunemente bambine innocenti, che permetteva ad interi Regni di venir ingoiati dalle acque, che schierava in prima linea nella guerra contro il Male dei ragazzini: un Eroe che nemmeno arrivava ai tredici anni, un Saggio che neppure arrivava ai dodici. Seriamente, a che accidenti avevano pensato le Dee?
Link aumentò la stretta sull’elsa della Spada, che ancora non si poteva dire Suprema, anche se non mancava molto. Allo stesso modo, Meldi strinse più forte la sua lira, come se quell’oggetto dorato fosse tutto ciò che la divideva dalla morte.
Un ennesimo gemito riecheggiò per le mura di quel tempio sotterraneo. Il suono vagò di corridoio in corridoio, sbattendo contro i muri e allagando quelle stanze rimaste dormienti in un silenzio di tomba per chissà quanti secoli.
Link deglutì, osservando il nuovo spazio che si apriva loro davanti. Un corridoio, piuttosto stretto, con dei … cos’erano? Sarcofagi? Forse, parevano proprio sarcofagi, quelle forme rettangolari incastonate nei muri.
La mano leggera di Meldi gli sfiorò una spalla. Le dita tremanti della Falchetta Viaggiatrice infusero quel minimo di fiducia necessaria a convincere l’Eroe a muoversi in avanti. Lui era, lì dentro, l’unica speranza per lei di sopravvivere e compiere la sua missione. Lui era, là fuori, l’unica speranza per il mondo di sopravvivere ed evitare l’estinzione assoluta.
Ma chi diavolo era lui, in sostanza? Un disgraziato qualunque la cui sorella era stata scambiata per l’erede al trono di un regno morto e dimenticato, giacente sul fondo di un mare che non avrebbe dovuto esistere. Un disgraziato che aveva fatto il radicale errore di decidere di andare a salvare la sorellina, di imbarcarsi su un veliero pirata, di infiltrarsi nella Fortezza dei Demoni, di indossare la Tunica Verde, di farsi carico di tutte le responsabilità che ne sarebbero derivate, anche se nessuno gli aveva mai detto chiaramente quali esse fossero. L’avevano semplicemente preso e buttato nella mischia con la consegna “sconfiggi il male e salva il mondo”. Geniale!
Erano davvero disperati, ma tanto tanto disperati, per aver dovuto rivolgersi ad un bambino come lui.
Nonostante tutto, nonostante le ferite, le cicatrici e i mancati infarti, ancora non s’era deciso a gettare la spugna e rinunciare. E Link si odiava per questo. La verità era che voleva tornare a casa sua, con la nonna e la sorella, sulla sua isoletta, a correre per i prati e a pescare granchi. Non voleva stare in quel posto orrendo, pieno di ombre e spicchi di luce, di gelatine semoventi multicolori e mani spettrali che sbucavano dai pavimenti.
Non voleva la responsabilità della vita di Meldi.
Eppure aveva accettato. E, sebbene una parte di lui se ne stesse pentendo amaramente, non poteva dirsi completamente contrario a quella scelta.
Eroe per costrizione, lui. Perché aveva accettato ciò che nessun altro avrebbe mai potuto compiere. Lui o nessuno. Il mondo o il nulla.
E aveva scelto. E si trovava con la morte o la vita di Meldi sulle spalle. Ecco qualcosa che sopportava a fatica.
La Falchetta Viaggiatrice lo guardava, in attesa. Docile, piena di fiducia, attendeva.
Occhi fissi sulla tomba Link finalmente avanzò di qualche passo. Non l’avesse fatto. La lastra di roccia che chiudeva il sarcofago cascò a terra, fracassandosi e rivelando il corpo di chi giaceva in quel macabro sepolcro. Link si pietrificò, Meldi urlò, chiudendosi gli occhi con le mani.
Il cadavere era lievemente accasciato su un lato, la pelle bluastra, putrefatta, che delineava avaramente i confini delle ossa, abbracciando le vertebre della spina dorsale e chiudendosi sul bacino, come se di organi interni non ve ne fossero mai stati. Le orbite vuote e le mascelle lievemente aperte davano un tale senso di vuoto a quel cranio! Aveva degli orecchini che pendevano dai lobi delle orecchie. E qualcuno s’era preso a briga di tracciare delle linee bianche decorative su quel corpo ormai privo di vita. Uno strano rito funebre, probabilmente.
Meldi era come paralizzata, piangeva, tenendo sempre gli occhi ben chiusi e protetti dalle mani. Link, anche lui parecchio turbato a quella vista, tornò indietro da lei, abbracciandola e cercando di consolarla. Continuava a ripeterle che andava tutto bene, che non c’era  nulla di cui avere paura.
Rimasero così per un po’, fino a quanto Meldi si dichiarò calma e in pieno possesso delle proprie facoltà. Dovevano ora però superare la tomba e il cadavere.
Tenendo Meldi contro il muro, cioè il più lontano possibile dal morto, avanzarono. Ma, quando arrivarono proprio difronte alla tomba, il morto drizzò la testa. Si tirò su in piedi e tenendo le braccia inermi lungo i fianchi si mosse verso di loro.
Nelle sue orbite vuote si accesero due bagliori rossi, rosso demoniaco. Il Redead aprì la bocca, fornita di denti spaventosamente lunghi, e urlò.
Link aveva sempre visto la morte come qualcosa di silenzioso, che non si fa percepire, né con occhi né con orecchie. Ora, invece, dovette ricredersi: la morte aveva la voce.
Quel grido lacerante gli penetrò fino in fondo all’anima, scuotendola alle fondamenta. Ogni sorta di calore scivolò via dal suo corpo e dal suo sangue. Nessun pensiero. Il vuoto più nero di sempre. La mente fredda come quella di un morto, i muscoli tesi tutti nello stesso momento come in rigor mortis, le orecchie straripanti di quel grido, gli occhi che vedevano solo quegli occhi.
Non riuscì a pensare a Meldi, dietro di lui. Non riuscì a pensare che lei avrebbe anche potuto morire. Né tanto meno realizzò che la stava proteggendo. L’ultima mossa di Link prima della paralisi era stata quella di mettersi completamente davanti a lei, di spingerla indietro con un braccio e portare in avanti l’altro, offrendosi d’istinto come unico bersaglio appetibile. Ora nemmeno se ne ricordava più.
Era cosciente solo del Redead che avanzava verso di lui, con quell’andatura lenta e strascicata, con le fauci aperte e in gola sempre quel grido.
La distanza tra lui e il Redead si consumò del tutto, in quello stretto corridoio. Sentì il fiato di putredine evadere dai polmoni immoti per troppo tempo di quell’obbrobrio della natura. Il Redead gli era davanti. Se fin ora si era mosso lentamente, lo scatto che fece in quell’istante lo lasciò sorpreso, non che potesse fare molto per evitarlo.
Il Redead gli balzò dietro, saltandogli poi addosso. Non pesava nulla, quel mostro, pensò per una frazione di secondo Link, solo pelle e ossa. Poi arrivò il dolore.
Le braccia mollicce del Redead, che attorniavano il petto di Link, sfoggiarono di colpo una forza inaudita, stritolando la gabbia toracica del giovane Eroe, spremendogli fuori dai polmoni l’aria. Mentre le costole crocchiavano sonoramente, minacciando ad ogni secondo di spezzarsi, il Redead fece schioccare le mascelle e addentò con foga la spalla di Link, all’attaccatura del collo.
Avrebbe voluto gridare, ma non aveva aria in corpo. Stava soffocando e sentiva i denti del Redead penetrargli nella carne e affondare sempre più. Lo stava mangiando vivo, lui era paralizzato, stava morendo soffocando, e non poteva fare nulla, nemmeno urlare e sfogare del lacerante dolore. Meldi stava gridando per lui.
Il dolore aumentò ancora di grado quando il Redead rigirò di colpo la testa, per strappare via il primo boccone del suo pasto, che però parve non volersi staccare dalla spalla dell’Eroe. Lo spasimo che percorse Link da capo a piedi destabilizzò per un attimo il Redead, che però non si lasciò disarcionare. Riprese il controllo della sua preda, aumentò la stretta al petto e affondò di nuovo i denti.
Link sentiva il proprio sangue caldo colargli giù, sulla schiena e sul petto, mentre quasi non ci vedeva più dal dolore. Tentò di liberarsi ancora, diede uno strattone e, questa volta, il Redead gli scivolò via di dosso. Link balzò, voltandosi, spada alla mano, per poi scattare subito all’attacco prima che il mostro avesse il tempo di gridare di nuovo. Il Redead, ora dagli occhi spenti, fece giusto il tempo ad alzare la testa che si ritrovò trafitto da parte a parte. Ringhiò, gorgogliando. Mosse un braccio verso il piccoletto in verde, che estrasse la lama solo per affondarla di nuovo. Il Redead gridò, ma non quel grido atroce di prima, un mero lamento d’agonia. Si accasciò a terra e non si mosse più. Si decompose in particelle oscure una manciata di secondi dopo.
Nello stesso momento in cui si dissolse, la vista di Link si oscurò del tutto. Cadde a terra pure lui, senza più muoversi.
Quando rivenne vide due cose: la scia di luce di una fatina curatrice e gli occhi colmi di apprensione di Meldi. Tentò di sorriderle e di mettersi seduto. Gli vennero male entrambe le cose. Crollò a terra con una smorfia storta sul viso.
-Non ti muovere! Lascia che la magia faccia effetto!- lo rimbeccò lei.
Link la guardò, lieto che lei stesse bene. Lo sguardo dell’eroe si adombrò quando vide i residui del terrore appena provato che ancora aleggiavano negli occhi della Falchetta. In effetti, era stato sbranato vivo proprio davanti a lei …
-Giuro che se mi capita per le mani quel deficiente che per primo ha detto “i morti non mordono” gli farò passare un brutto quarto d’ora. Parola mia!- ringhiò il prode Eroe.
Meldi sorrise, ricacciando indietro una solitaria lacrima di sollievo.
Link era vivo e stava bene. 
  
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