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Autore: JazzHand    19/01/2014    0 recensioni
Ambra abbandona il suo piccolo paesino nel Nord Italia e raggiunge il giovane cugino, semisconosciuto, ad Edimburgo dove, con sua grande sorpresa comincerà per lei una nuova vita fatta di avventure, di persone speciali e anche di dramma, ma solo nella dose che non guasta mai.
Ma cosa mai tormenta Ambra tanto d'averla costretta a fuggire da casa?
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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La testa appoggiata al vetro freddo, lo sguardo lontano che, tra le gocce di pioggia, si sforza di guardare oltre, verso la pista d'atterraggio buia. Luci intermittenti solcano il cielo come piccoli fuochi d'artificio scoordinati.

Mi sono sempre piaciuti gli aeroporti, ma da quella volta...da quella volta è diventato doloroso passarci del tempo. Il problema con gli aeroporti è che a guardarli bene sono diversi però tutti hanno elementi comuni distintivi che li fanno sembrare uguali, ovunque. Tipo questa enorme finestra che da sulla pista, questa era anche lì.

Mi scosto leggermente dal vetro freddo ed eccomi lì riflessa. Capelli biondi, corpo snello, vestiti alla moda. Eppure non sono contenta di una cosa: quel sorriso che manca, sostituito da un'espressione malinconica persistente ed indifferente a tutto, quel sorriso che rivedo così chiaramente nel passato, riflesso e attraversato da un aereo in partenza. Ed eccomi lì, un anno prima. Caschetto nero, vestiti dark, non proprio una dea della bellezza eppure così raggiante, l'ultima grande scintilla di entusiasmo prima del blackout. Mi sembra di risentire le voci attorno a me, voci di amici.

L'annuncio di un aereo in partenza mi distoglie dai miei pensieri, catapultandomi nella realtà. Sì ci sono, sì sono pronta. Però non voglio lasciar andare quello che è stato, non del tutto. Scavo nella borsa e trovo quasi subito quello che cercavo: un grande portafoglio colorato, lo apro. All'interno eccola, la foto. Tutti noi all'aeroporto di Vlissinger, in attesa di quel volo ritardatario, tutti felici e spensierati. Mi riesce perfino difficile credere che siamo stati così uniti. Ancora una volta mi sembra di sentire le loro voci:

 

“Allora al mio tre urlate...”

“sei sicura d'aver messo lo scatto automatico?”

“fidatevi!”

“al tre...”

“Scusa Bianca ma io non vedo lampeggiare nulla!”

“la conosco la mia macchina Teo!”

“ALLORA!! Al mio ca**o di tre tutti diciamo GAPINGE! Uno, Due, Tre....”

Flash.

“GAPINGE!”

 

Sì, guardo la foto ed è come essere lì di nuovo. Ma non è così. Una lacrima solca timidamente la guancia, non l'asciugo, neanche me ne accorgo più quando piango, ormai è un'abitudine così naturale, così quotidiana.

 

“Imbarco per il Gate 23, Imbarco per il Gate 23.”

Il mio, il mio! Ok, è arrivato il momento, ora basta con le lagne, basta con i drammi ed i problemi. Ora si apre un nuovo capitolo della mia vita e voglio aprirlo nel migliore dei modi. Questa è la mia ultima possibilità di cambiare idea. Respiro profondamente. No, non la cambierò, mi alzo di scatto e quasi letteralmente corro a mettermi in fila al Gate.

 

“Salve”, sorride la hostess e, perché no? Le sorrido anch'io, davvero è un gran giorno questo, non c'è motivo di persistere con la depressione.

Le porgo il biglietto e, non so perché, ma ogni volta che viaggio sola ho sempre il terrore che qualcosa vada storto, quindi mi stupisco sempre moltissimo quando passo i controlli senza problemi.

Riguardo il biglietto, posto 31B, si ecco fantastico! 31! Il numero che più mi perseguita al mondo, va bene, va bene, lo prenderò come un segno POSITIVO, assolutamente positivo.

“Cominciamo bene!” borbotto fra me e me, almeno sono accanto al finestrino. Un'elegante signora sulla sessantina siede accanto a me, il tipico incontro che si fa in prima classe. Spero non abbia voglia di trangugiare champagne per tutto il percorso perché proprio non mi va oggi di sentir parlare di nipoti e solitudine. Mi sento socievole come un riccio in letargo, per far arrivare anche a lei chiaramente il messaggio mi infilo le cuffie nelle orecchie, per mia sfortuna passa l'hostess: “ Mi scusi Miss. ma durante il decollo è vietato utilizzare apparecchi tecnologici di qualsiasi genere”.

Mentre Rosemary, così dice il cartellino, ci mostra le procedure in caso di emergenza, io la guardo distrattamente. Sono seduta nel posto 31B ed oggi è il 25 Ottobre, una data importante per me, questo aereo non precipiterà stamattina.

Come previsto appena la punta dell'aereo s'impenna la nonnina comincia a parlare ed io sono completamente disarmata perciò non posso fare altro che ascoltarla.

“Primo viaggio da sola?”

In effetti non ci avevo ancora pensato “bhè, sola sola...sì” poi aggiungo “almeno in aereo, sono stata in treno da sola tante volte, papà vive a Parigi”

“ah...genitori separati”

“si, va bene così” mi affretto a rispondere io con una leggera insofferenza, ecco che la nonnina si mette a fare l'impicciona.

“vai spesso a trovare tuo papà?”

“non molto in realtà, gli voglio bene ma posso sopportarlo solo a piccole dosi” infondo non è male rivelare un po' di se ad una perfetta sconosciuta, avevo immaginato di farlo tante volte, è molto liberatorio e mentre lo faccio mi privo del tutto del giudizio con cui sono solita distruggere la mia autostima.

“E ora? A Londra a trovare il fidanzato?”

“no...ad Edimburgo veramente. Mi trasferisco da mio cugino.” Mentre lo dico mi rendo conto della pazzia che sto per fare, andare a vivere con un completo sconosciuto, e vorrei urlare “FERMATE QUEST'AEREO!” ma è troppo tardi e poi non ho altre idee migliori.

“quanti anni hai?” mi chiede lei scrutandomi, ha intuito che sono molto giovane.

“17...”

“e la scuola?” chiede lei preoccupata.

“oh, la scuola la continuo lì, ultimo anno...ho fatto tutti gli esami per mettermi in pari ma ho comunque la sensazione di essere più avanti di loro col programma” alla fine la nonnina si rivela essere un'ottima interlocutrice, maledetta me ed i miei stupidi pregiudizi!

Si chiama Elisabeth ed è, anzi, una donna davvero interessante, è una giornalista che ha girato il mondo tra guerre e rivoluzioni, ha fatto il 68...

“Sono stata anche a Woodstock!”

“Cosa? Non è vero!”

“sisi, avevo esattamente la tua età!”

“Ma è il mio sogno!!”

Una tipa tosta davvero, mi ha definita ribelle dopo aver saputo che i miei genitori sospettano della mia partenza ma non ne sono stati davvero informati.

Una così merita di essere ricordata, le chiedo se posso scattarle una foto e lei acconsente, chiede persino di vedere altre foto scattate in passato.

“ah ma sei un talento! Magari scrivi anche!?!”

“bhè, un po'...”

“Senti io lavoro per una rivista di moda, avremmo bisogno di una blogger, mi sembri il tipo adatto...che ne dici' Si tratterebbe solo di fare un po' di lavoro da casa...è persino divertente!”

Vorrei dirle di no, dovrei sistemare la mia vita prima di fissare impegni, però è una tale opportunità, e poi trovarsi un lavoretto è un modo per sistemare le cose, in più mi piacerebbe mantenere i contatti con questa donna straordinaria.

“Ma sì, sì, assolutamente!”

E così arriviamo a Londra dove le nostre strade si dividono.

“Vienimi a trovare...magari col fidanzato, sono sicura che ne trovi uno presto!”

Aspettando il mio volo mi vien fame, il cibo dell'aeroporto non è granché ma il cioccolato è cioccolato, ovunque. Così mi prendo una barretta di fondente e la rivista di moda su cui scrive Elisabeth.

L'attesa è breve ma è abbastanza perché io mi renda conto che ce l'ho fatta, sono arrivata fino a qui ed ora sono libera.

Durante il viaggio fino ad Edimburgo dormo profondamente, così profondamente che all'arrivo la hostess è costretta a svegliarmi. Temo d'aver persino russato, ma grazie al cielo non avevo nessuno accanto.

Spingo il carrello pieno di valige verso l'uscita, le 10.53, 20 minuti di ritardo, spero che mio cugino Mark, stia ancora aspettando. Due fari lampeggiano davanti a me, un'auto nera si avvicina e ne esce mio cugino con l'ombrello aperto.

“Hey cugina! Benvenuta a Edinburgh!”

“già, è bellissima!” esulto saltandogli al collo, sono così felice che neanche mi rendo conto che sto abbracciando una persona che ho visto una sola volta al mio terzo compleanno.

Prima di salire in macchina guardo l'aeroporto sotto la pioggia, ora sto bene, ora sono a casa.

  
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