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Autore: Marvel91    19/01/2014    2 recensioni
I 74esimi Hunger Games sono alle porte. E servono due tributi. Onore e gloria caratterizzeranno i due ragazzi. O morte e vergogna in caso di perdita.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cato, Clove, Marvel
Note: AU | Avvertimenti: Bondage, Contenuti forti
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Oggi era il mio compleanno. Era il 14 giugno e compivo 17 anni. Accidenti! Gia' 17.. Quella mattina mi alzai con il sorriso sulle labbra sapendo che mia madre avrebbe preparato il mio dolce preferito: la torta d'arance. Scesi dal letto e corsi subito giù per le scale, quasi non accorgendomi che mio fratello e tutta la mia famiglia stava ancora dormendo. Ma che mi interessava? Oggi era il mio giorno! E tutte le attenzioni erano rivolte a me. Arrivato in cucina compresi che non solo la mia famiglia stava ancora dormendo, ma tutto il mio distretto era ancora nel mondo dei sogni. La luce fioca del lampione che si vedeva dalla mia finestra poteva insinuare solo una cosa: non erano nemmeno le 7 del mattino! Incuriosito e forse ancora intontito dalla scoperta appena fatta, aprii la finestra che dava sulla strada principale. Il grande orologio della piazza segnava le 5.30. Le 5 e mezza?? Del mattino??? Era troppo presto per svegliare mia madre e troppo tardi per l'allenamento quotidiano. Se fossi arrivato a quell'ora Cross, il mio allenatore, mi avrebbe fatto fare gli esercizi più duri cosicchè il mio ritardo non potesse ripetersi. Era meglio di no. Gia' una volta ero arrivato in ritardo di 3 minuti e mi aveva fatto fare 150 flessioni su una mano con un carico poggiato sulla schiena che segnava '300 chili'. Era stato uno dei giorni piu' brutti della mia vita. Quindi era meglio lasciare stare. In ogni modo dovevo far passare il tempo e aspettare le 7. Tornare a letto era troppo snervante. Soprattutto sentendo Ryan, mio fratello, che russava. D'un tratto mi resi conto anche di un'altra cosa, molto piu' importante, che sarebbe successa quella stessa mattina: la mietitura. Ogni anno il giorno del mio compleanno. Me ne ero dimenticato. La mia festa aveva ofuscato il vero significato di quella giornata. Quel pensiero mi riporto' alla realta'. Oggi mi sarei offerto volontario agli Hunger Games. Dovevo essere felice no? Una vita di preparativi e durissimi allenamenti all'accademia erano serviti proprio per questo! E oggi sarebbe stato il mio giorno! Avrei reso orgoglioso mio padre che ci teneva molto alla mia partecipazione; ma prima che mi accorgessi di che ora fosse, scese mia madre dalle scale in modo molto leggero, quasi come una farfalla che si posa su un fiore. Mi venne incontro e mi sorrise. Ma dietro quel sorriso si vedeva una punta di malinconia e disperazione, che pero' non voleva mostrare. "Buongiorno figliolo caro. Tanti auguri!". "Grazie" risposi con un sorriso sforzato. "Oggi preparero' la tua torta preferita. Contento?". Amavo quella torta, e non vedevo l'ora venisse il mio compleanno solo per assaporarne il delizioso gusto. "Certo, madre.". Lei mi sorrise di nuovo e mi lascio' solo, appoggiato al frigorifero nella stanza buia. Era passata piu' di un'ora. Avevo pensato un'ora agli hunger games! E non me n'ero nemmeno reso conto. Poco dopo scesero anche Ryan e mio padre. Quest'ultimo con un sorrisone compiaciuto. "E' il gran giorno oggi, campione! Sei felice non e' vero?". Pff. Non ricordava nemmeno che era il mio compleanno. Così gli sorrisi, feci un cenno di assenso e corsi in strada, che ormai era colma di gente al mercato e pacificatori intenti alla preparazione della piazza. Non so come descrivere il mio stato d'animo di quel momento. Era tra la malinconia e la felicita', intervallato di tanto in tanto da un'improvvisa solitudine. Nessuno mi capiva, e anzi, a nessuno nemmeno interessava capirmi. Il grande orologio sulla piazza segnava le 10. Tutti sapevano che mancava solo mezz'ora alla mietitura. La piazza ormai era affollatissima di miei compaesani e coetanei. Così, ormai rassegnato al mio destino mi sedetti tra i 17enni e aspettai che mi venisse fatto il riconoscimento dell'impronta dal pacificatore. Passo' lentissima quella mezz'ora. Quasi fosse passato un giorno intero. La signorina Darwy, una bizzarra capitolina bionda con una ciocca di capelli ricci viola minuta e magrissima, si presento' sul palco e sorrise a tutti. Nessuno fiato'. "Benvenuti, benvenuti!" Disse in modo quasi convinto. "Benvenuti tutti alla mietitura della 74ª edizione degli Hunger Games!" Sorrise e applaudì. Nessuno fece niente, nemmeno in quell'occasione. La piazza era riversa nel silenzio piu' totale, quando la sua mano oscillava lenta nella bolla di vetro coi nomi femminili. "Prima le signore, come sempre" aggiunse con un sorriso quasi vero. Dopodichè estrasse un bigliettino e avvicinandosi al microfono urlo' a gran voce il nome della ragazza, ma ero troppo immerso nei miei pensieri per seguire la scena. Tutte le ragazze si girarono con un grande boato verso la biondina in penultima fila. Aveva due trecce bionde lunghe piu' o meno fino alle spalle. L'avevo gia' vista in passato. Ma non le avevo mai rivolto la parola. Ancora incredula si avvicino' al palco e la signorina Darwy la aiutò a salire le scale. Sembrava quasi... Spaventata. Il che era raro nel nostro distretto. Tutti erano contenti di partecipare agli hunger games perché veniva visto come una sorta di "rito di passaggio" dall'essere un bambino all'essere un adulto, o magari all'essere in una bara. "E ora..." Continuò la signorina Darwy " il tributo maschio di quest'anno.." Sorrise ancora mentre muoveva di nuovo la sua mano furtiva nell'ampolla di vetro. Estrasse un bigliettino ma prima che venisse aperto, alzai la mano lentamente, e quasi controvoglia urlai "mi offro volontario!". Tutti i miei compagni di scuola sorrisero e vennero a complimentarsi. Avevo avuto coraggio nel farlo. Correndo sul palco intravidi la faccia di mio padre in fondo. Sorrideva. Era felice. L'avevo reso orgoglioso. Il che rendeva felice anche me. Quello era il mio momento di gloria. Tutti concentrati su di me. Tutti mi applaudirono. Dopo 10 minuti dalla fine della cerimonia, ognuno torno' alla sua vita e la piazza se svuoto'. Restammo io, la ragazza bionda e la signorina Darwy. La quale blaterava qualcosa in proposito di Capitol City o qualcosa di simile. Ma ero troppo carico di adrenalina per capire cosa stesse accadendo. Non riuscivo a realizzare cos'avessi appena fatto: avevo appena firmato la mia condanna a morte. Stavo pensando a quanto fosse triste e crudele il fatto che una delusione era peggio della morte del proprio figlio. Ma non volevo deludere mio padre e nemmeno il mio distretto.
"Piacere, Glimmer..." Disse roca e lì-lì per esplodere in un pianto che subito mi riporto' alla dolorosa realta'. Così, mi girai verso di lei e con un sorriso forzato le ribattei a bassa voce "piacere, io sono Marvel. E sono il tributo maschio del distretto 1"
   
 
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