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Autore: titty_93    19/01/2014    4 recensioni
Leonardo Abate, salvato miracolosamente da De Silva è stato cresciuto nella fredda città russa di San Pietroburgo. All'età di 21 anni è pronto per ritornare nella sua città d'origine e pianificare così la sua vendetta...(questa storia è il continuo di squadra antimafia 5 e ha come protagonista Leo,ma verrà approfondito anche il rapporto tra Rosy e Domenico e altri vecchi personaggi della fiction).
Genere: Drammatico, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Domenico Calcaterra, Leonardo Abate, Rosalia/Rosy Abate
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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2.Portami via da qui
 

"Un altra chiamata dall'ospedale psichiatrico".
Esordì Palladino, entrando bruscamente nell'ufficio del suo superiore, Domenico Calcaterra. 
Era sempre chiuso lì dentro, in quelle quattro mura,a leggere e ad impegnarsi solo ed esclusivamente per il suo lavoro.Aveva impiegato questi 16 anni in una lotta continua contro la mafia. La sua vita si era annullata. Ed era come se non gli fosse rimasto nient'altro che questo. Non aveva una vita privata, non era legato a nessuna donna. Con Lara viveva una strana relazione, non c'era amore,non c'era passione, soltanto sesso. Lei lo sapeva anche se faceva finta di non capirlo solo per stargli accanto. La verità è che non riusciva a provare per nessun altra ciò che sentiva per Rosy. Gli era entrata dentro e non era riuscito a cancellarla,nemmeno dopo 16 anni.
Dopo l'affermazione del suo amico Palladino, Domenico lasciò tutte le scartoffie che aveva tra le mani e si alzò di scatto.
Temeva che qualcosa di brutto sarebbe successo a Rosy prima o poi. Aveva attentato troppe volte alla sua stessa vita e solo al pensiero che questa volta aveva fatto c'entro, lo rabbrividiva.
"Ha tentato di nuovo il suicidio".
Alla parola tentato, l'ispettore tirò un sospiro di sollievo.
"Vado subito da lei".
"Ma abbiamo degli elementi importanti".
Domenico non ascoltò le parole del suo collega e prese la giacca dall'attaccapanni mentre raggiungeva la macchina, di corsa,aveva incrociato lo sguardo di Lara e giura di averla sentita bisbigliare "di nuovo l'Abate!".
Arrivò all'ospedale in tempi record e varcò quel corridoio così familiare ai suoi occhi e purtroppo così frequente.
Incontrò lo psichiatra Angelucci che ormai la seguiva e insieme si recarono in una piccola aula per discuterne.
"Questa volta ci è andata molto vicina,si è tagliata con un chiodo. Probabilmente è stata lei stessa ad estrapolarlo dallo sportello del suo armadietto".
"Dove cazzo stava la poliziotta di turno quando è successo?".
Calcaterra sbattè forte i pugni sulla scrivania ed alzò la voce.
"Si calmi ispettore, si è trattato solo di un attimo di distrazione".
"Che sarebbe costato la vita a Rosy!" continuò lui "posso vederla?".
Più che una domanda suonava come un ordine.
Il dottor Angelucci annuì.


Ogni volta che entrava in quella stanza, era una pura sofferenza per lui. Vedere la sua Rosy indifesa, in quello stato,stesa su un letto con le fasce ai polsi era un dolore che non riusciva a descrivere.
Si avvicinò pian piano a lei cercando di trattenere le lacrime,lei era voltata dall'altra parte,ma qualcosa dentro di lui gli diceva che aveva gli occhi aperti...e non sbagliava.
Quando Domenico la guardò dritto negli occhi,potè osservare che lei non lo stava guardando. Fissava solamente un punto lontano:il vuoto assoluto.
L'uomo le prese una mano,massaggiando il punto in cui erano state messe le fasce come per alleggerirgli il dolore. Ma Domenico sapeva bene che non era questo il vero dolore di Rosy. Quello era un dolore che non si poteva curare col tempo, nemmeno con le migliori medicine di questo mondo : aveva perso suo figlio, qualsiasi altro tipo di sofferenza fisica sarebbe stata una passeggiata al confronto.
"L'hai fatto per l'ennesima volta e per l'ennesima volta io non ho mosso un dito per impedirlo" riuscì a dire l'uomo,emozionato con un filo di voce.
Rosy come al solito non rispondeva, era immobile, assente mentre Domenico cercava di strapparla via da quel suo mondo strano in cui lei faceva parte.
"Sai che quando squilla il telefono della Duomo cerco di non rispondere mai?Lo faccio fare ai miei colleghi perchè ho paura di sentirmi dire dall'altra parte qualcosa di brutto legato alla tua salute. Mi fa sempre lo stesso effetto anche se sono passati tanti anni".
Domenico accarezzò la guancia di Rosy con un tocco delicato ma allo stesso tempo profondo. Per lui era bella anche così : col viso pallido, qualche rughetta nel viso.
La donna che un tempo era la spietata mafiosa, sembrava rispondere ai comandi. Abbassò gli occhi e lacrimando si abbandonò al suo tocco.
"Mi senti Rosy?Sono io,Domenico".
Rosy gli sorrise e questa volta Domenico percepì il suo sguardo intenso.Lo fissava dritto negli occhi e non guardava un punto di non ritorno. Per un attimo pensava di aver ritrovato la donna di un tempo.
"Ci sei?" gli domandò avvicinandosi.
Rosy annuì e con le dita attraversò il viso di Domenico.
L'uomo sentì le mani di lei sulla fronte,sugli occhi,sul naso e infine sulla bocca,poi scivolarono via.
"Portami.Via.Da.Quì" erano le prime parole che la donna diceva dopo tanto tempo. Era una richiesta d'aiuto,e Mimmo si sentì impotente di fronte a ciò perchè sapeva di non poter far nulla al riguardo.
"Non posso lo sai, quì sei al sicuro invece lì fuori possono farti del male".
"Devo andare da mio figlio. Leo è qui. Io devo riabbracciarlo".
Mimmo dovette faticare tanto per riuscire a non emozionarsi. Aveva di fronte a lei una donna distrutta a cui avevano rubato l'affetto più grande.
Il rumore di un aereo fece sobbalzare Rosy dal letto, Calcaterra si sorprese di questa sua reazione, di solito non si muoveva di un centimetro.
La seguì verso l'angolo della stanza. Guardava la piccola finestra in alto con le sbarre e alzò il dito dell'indice indicando l'aereo che passava.
"E' lì".


Ringrazio le persone che mi hanno appoggiato nel mio primo capitolo. Nel prossimo assisteremo all'entrata di un nuovo personaggio che in qualche modo, avrà a che fare con Leonardo. Starete a vedere =;) .
  
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