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Autore: Feltonistas    19/01/2014    4 recensioni
Nei suoi momenti di debolezza, Molly Hooper crede che Sherlock Holmes sia una visione scolpita dagli occhi e le mani di artisti da lungo perduti.
Nei suoi momenti di forza, sa che Sherlock Holmes è soltanto un uomo.
(Ma va bene comunque, perché lei è soltanto una donna e a volte cose come queste...accadono e basta.)
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Watson, Molly Hooper, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non ho resistito.


Nei suoi momenti di debolezza, Molly Hooper crede che Sherlock Holmes sia una visione scolpita dagli occhi e le mani di artisti da lungo perduti.
Nei suoi momenti di forza, sa che Sherlock Holmes è soltanto un uomo.
(Ma va bene comunque, perché lei è soltanto una donna e a volte cose come queste...accadono e basta.)
          - - -
Passano due anni di lui che esce ed entra dal suo appartamento, portando sulle spalle il peso del mondo, prima che facciano sesso. 
È stato sia tutto e niente di come lei avrebbe pensato che fosse.
Lui la porta oltre il limite e lei precipita e implora, prega, supplica e lo stringe a sé, con il terrore di lasciarlo andare (lei è sempre stata terrorizzata di lasciarlo andare) e lui collassa sopra di lei, la testa che riposa tra i suoi seni e lui che ascolta il battito accelerato del suo cuore. 
(Si sente come se al suo corpo sia stato dato fuoco e spezzato, solo per essere ricucito poco dopo.)
Non dimenticherà mai il modo in cui le sue labbra si muovono sulla sua pelle e il modo in cui il suo respiro aleggia sul suo corpo e il suono della sua voce (roca e profondo con un po' di disperazione) mentre ripete ancora e ancora il suo nome. "Molly. Molly. Molly."
(Il suo nome suona come una preghiera e Molly ha paura che un giorno lei lo deluderà.)
Ha paura che un giorno lui non tornerà. 
           - - -
Il suo ciclo è sempre stato irregolare. Quindi, non è una grande sorpresa quando ne manca uno. Ma poi manca il secondo e il suo stomaco è delicato e non riesce a mangiare più niente.
Ha la nausea da un paio di giorni e l'ha attribuita a qualcosa che ha mangiato in quel ristorante Thailandese in fondo alla strada. 
È nell'obitorio (è sempre in obitorio ultimamente) quando Sally e Greg arrivano (Sally e Molly portano avanti un tentativo di amicizia da quando Sally le mise una mano sul braccio. "Anche se credevo che fosse uno stronzo egocentrico tutto il tempo, mi dispiace per la tua perdita." Lei fa un profondo sospiro - e nell'opinione Molly, è anche un po' tremante. "Io non ho mai...quando io...tutto ha un senso...io sono..." Molly la interrompe con un sorriso dolce, "Va tutto bene, sergente Donovan. Stava solo facendo il suo lavoro e solo Dio sa quando Sherlock gliel'abbia reso difficile." "Sally. Chiamami Sally.") con un corpo che ha bisogno di essere esaminato.
Non ha ancora visto il corpo, ma quando lo fa, lascia scappare un piccolo sussulto, il cuore che batte furiosamente. 
L'uomo sul tavolo è (era) alto con la pelle chiara e i capelli neri e ricci.
(Sembra proprio Sherlock quando fingeva di essere morto.)
La parte razionale della sua mente sa che non è lui. Lei sa che Sherlock ha una voglia sotto la terza costola, nella forma distinta di una stella (lui nega veementemente quando lei ride e gli dice che ha sempre avuto una parte del sistema solare su di sé.) ed è fin troppo muscoloso per essere Sherlock...ma comunque. In quel momento, Molly non sta pensando razionalmente. In effetti, non sta pensando per niente.
Reagisce per istinto quando scappa via dall'obitorio e corre nel bagno. Riesce ad arrivare appena in tempo al gabinetto prima di perdere tutta la colazione e il pranzo (e oh, sì, anche gli avanzi della sera prima, fantastico.)
"Molly?" chiede Sally dolcemente mentre entra nel bagno. I suoi capelli ricci sono l'unica cosa che Molly riesce a vedere dalla sua posizione mentre lei le si inginocchia affianco e le accarezza la schiena con una mano. "Avremmo dovuto avvisarti, non ho..."
"Va bene." gracchia Molly. "Va tutto bene. Sto male da un paio di giorni, tutto qui. Indigestione o influenza."
(Ma ne profondo, Molly sa che non si tratta di nessuna delle due opzioni.)
                   - - -
Va al negozio una settimana dopo quando non la smette di vomitare. Ha il cuore in gola ed è improvvisamente troppo nervosa mentre fissa le scatole sugli scaffali.
Ne afferra cinque e le paga un bel po', ma sua madre le ha sempre detto 'è meglio essere prudenti che provare rimorso.' (E poi ha la sensazione che se sua madre fosse ancora viva, l'avrebbe guardata con finta disapprovazione e le avrebbe chiesto 'dov'era la prudenza quando ne avevi bisogno?' Sua madre ha sempre avuto uno strano senso dell'umorismo che Molly sembra aver ereditato.)
Beve due bottiglie d'acqua e fa la pipì su cinque test diversi.
Le danno tutti lo stesso risultato.
Positivo.
(Ci mette un minuto e quattordici secondi prima che la bile le risalga in gola e vomiti tutta l'acqua che ha bevuto.)
             - - - 
Ha incontrato Mycroft Holmes un paio di volte. La maggior parte delle volte (ok, va bene, tutte le volte) ha a che fare con Sherlock. Lui la aggiorna su come sta suo fratello. Non le dice mai dove si trova (crede davvero che Molly lo inseguirebbe? Ama Sherlock ma non ha desideri suicidi) ma le dice spesso cose come "Va bene" e "Sta bene" e una volta, prima che lei se ne andasse, Mycroft Holmes le aveva detto nella sua voce perennemente pacata e distaccata "Ha chiesto di te."
Questa volta, però, sa che non si tratta di Sherlock. Non proprio. Non direttamente.
Sa che è lui per le tre concise bussate alla porta. Non sono bussate pesanti, più dei piccoli colpi e sa che sta toccando la porta con il suo ombrello. (Qualche giorno le piacerebbe vedere la sua reazione se qualcuno gli nascondesse l'ombrello...ha la sensazione che Sherlock l'abbia già fatto...più volte.)
Lei non è sicuramente vestita in modo adeguato per accogliere ospiti. Ha addosso i pantaloni del pigiama con la sua vecchia camicia da notte. I capelli sono legati in una coda di cavallo, scompigliati a causa della sua posizione sul divano ed è a conoscenza delle borse che ha sotto agli occhi. Apre la porta comunque e lui la fissa con uno sguardo consapevole.
"Dottoressa Hooper." dice il fratello maggior degli Holmes, inclinando il capo. "Credo che abbiamo molto da discutere."
Lei spalanca la porta e lo lascia entrare.
(Cosa che ultimamente significa far entrare anche Anthea, vestita impeccabilmente, perché beh, quei due sono un pacchetto tutto incluso, no?)
       - - - 
Mycroft inizia cercando di darle dei soldi.
Molly rifiuta senza mezzi termini e lo informa che se mai ci provasse ancora, gli avrebbe spezzato le dita. (Anthea sbuffa dalla sua pozione vicina alla finestra e scrive velocemente sul suo blackberry.)
Lui resta in silenzio fino a che fa finalmente la domanda che Molly sa è ansioso (non che i fratelli Holmes mostrino mai segni di ansietà) di chiedere. 
"Ha già deciso cosa farà?"
Ha deciso? È tutto ciò a cui può pensare ultimamente. Realisticamente e professionalmente, ha attraversato ogni possibile scenario. Ha messo su carta una lista di pro e contro per ogni possibile scelta e poi l'ha strappata. Si è torturata con pensieri e domande e risposte che portano ancora più pensieri e domande e risposte. Alla fine, decide di fare l'unica cosa che sapeva avrebbe fatto.
"Lo terrò." Sussulta mentalmente, odia davvero quel pronome. Per lei, 'lo', le è sempre sembrato come un segnaposto.
(Molly deve aver immaginato la pausa di Anthea e deve aver per forza immaginato lo sguardo di sollievo che attraversa il viso di Mycroft.)
"Bene. Bene, sono contento."
"Mycroft." comincia Molly dolcemente, contorcendo le mani, completamente nervosa riguardo le parole che stavano per uscire dalla sua bocca. Questa è un'altra cosa a cui ha pensato per molto tempo. Ha senso per lei, almeno in qualche modo. Avrebbe dato tutto per essere la distrazione di Sherlock prima ma non ora, mai ora, quando ha sulle spalle il peso del mondo cerca di distruggere e smantellare una rete criminale. "Non puoi dirglielo. Non puoi neanche accennarlo."
(Questa volta sa che non si è immaginata la pausa di Anthea.)
"Ha la mia parola."
(Questa è il problema con Mycroft Holmes e Molly Hopper. Mantengono sempre la parola data.)
    -  - -
La prima persona a cui lo dice è Sally. Cade giù dallo sgabello.
"Chi ti stai scopando e perché non me l'hai detto?" 
"Non è nessuno." le dice Molly. "È solo una cotta passeggera."
(Sherlock Holmes è tutto tranne una cotta passeggera.)
     - - -
Cena con Gred, Mrs. Hudson, John e la sua nuova fidanzata, Mary Morstan (Molly pensa che sia adorabile e dubita che neanche Sherlock sia capace di non farsela piacere) una volta alla settimana. Quindi, decide di prendere quattro piccioni con una fava. "Il lavoro è stato grande, un po' occupata con tutti quei cadaveri, scusate, lo so...non è proprio una conversazione da tavola, a proposito, sono incinta, Mary, queste patate sono deliziose. Che tipi di spezie hai usato?"
Greg sputa la sua birra. John la fissa ad occhi spalancati, la sua forchetta che cade nel piatto, Mrs. Hudson sussulta e Mary batte gli occhi. "Un misto di timo, origano e Cajun. Congratulazioni." Fa una pausa. "Vorresti dell'insalata?"
(A Molly, Mary è sempre piaciuta.)
   - - - 
John balbetta. "È solo che...non sapevo neanche...oh, maledizione, cosa sto cercando di dire?"
"Cosa sta cercando di dire" si intromette Greg "è chi diavolo ti stai portando a letto? Perché non l'abbiamo incontrato? Sarà al tuo fianco? E, cosa ancora ancora più importante, dobbiamo parlargli?" Con 'parlargli', Molly sa che intende dire 'uccidere e disporre con discrezione del suo cadavere'.
"Sì." sospira John. "Esattamente. Anche se...io l'avrei messa in modo un po' più eloquente.
"No, non lo avresti fatto. Non vantarti troppo." replica Greg.
Allora, lei sorride e mente, come ha fatto per gli ultimi due mesi. Una parte di lei odia Sherlock perché la costringe a fare tutto questo e l'altra parte non potrebbe mai odiare Sherlock.
"Gesù." respira John e poi guarda Molly, i suoi occhi spalancati e un sorriso splendente in volto."Tu sarai una mamma e io...io sarò il migliore zio del mondo."
Greg rotea gli occhi." NOI saremo i migliori zii di sempre. Davvero. La conosco da più tempo."
-Oh- Molly pensa con il cuore pesante- non ne hai la minima idea.
    - - -
La pancia inizia a vedersi. È quasi grata dei pantaloni e delle maglie larghe che indossa a lavoro, poiché sono quasi le cose più confortevoli che possiede, a questo punto.
Ha persone che le stanno intorno come guardiano protettivi. Sally la osserva sempre con occhi da falco, pronta per il momento in cui Molly decide di lasciarsi davvero andare (non è ancora arrivata a quel punto, ma non ha dubbio che il punto di rottura si sta avvicinando rapidamente.)
Mrs. Hudson cucina per lei. Ogni volta che Molly passa a Baker Street le da un Tupperware pieno di cose che fanno venire a Molly l'acquolina in bocca. La donna la fissa con i suoi occhi gentili e il suo sorriso splendente e appoggia la testa sulla sua spalla. "Oh, mia cara. Oh, mia coraggiosa ragazza. Dovresti mangiare di più. Mangi per due, adesso!" (Già, come se Molly non lo sapesse.)
Grege la visita più spesso adesso. Porta con sé storie divertenti sulle persone con cui lavora e piccoli aneddoti sulla sua gioventù. 
John inizia a venire all'obitorio più spesso. Aveva smesso completamente di visitare dopo il salto di Sherlock. Si mordicchia il labbro mentre la guarda andare avanti e indietro. Non fa più molto per quanto riguarda le autopsie ma almeno sta facendo il lavoro cartaceo lasciato in sospeso in precedenza.
Non parlano di lui. Sherlock. Molly fa del suo meglio per non nominarlo e John è più che felice di voltare pagina finalmente e allontanare dalla sua mente l'immagine del suo migliore amico che si lancia giù da un tetto e muore (anche se non l'ha davvero fatto.)
E poi, un giorno, questo giorno, John dice le parole che fanno fermare il cuore di Molly. "Pensi mai a cosa Sherlock avrebbe detto riguardo tutto ciò?" chiede senza mezzi termini. "Intendo, su di te. Sul fatto che sei incinta e tutto il resto." Passa una mano sul viso stanco e le fa un sorriso di scuse. "Mi dispiace. Dimentica ciò che ho detto."
Lei scuote il capo. Pensa a ciò che direbbe? Tutto il tempo. A volte, non dorme per paura della sua reazione. "Sai, io...io non penso a ciò che direbbe Sherlock." fa una pausa e lascia scappare un piccolo sospiro, spostandosi i capelli. "Probabilmente direbbe qualcosa riguardo il mio peso."
John fa una risatina soffocata. "Dio. Hai ragione. Sarebbe un vero e proprio bastardo." Infila le mani in tasca. "Ma...sarebbe stato qui, sai? Ci teneva a te."
-Una volta mi ha detto che contavo- vuole dire Molly a John- poco prima che io lo aiutassi a fingere il suicidio.
Ma non dice niente. Invece, sorride lievemente e ignora il dolore.
     - - -
A quattro mesi e mezzo di gravidanza, Molly viene svegliata da un improvviso movimento nella sua pancia. Spalanca gli occhi e fa un piccolo sussulto, le mani che vanno istintivamente sul grembo. Fa dei profondi respiri e conta fino a dieci.
E poi lo sente. La sensazione di essere presa a calci da un piede piccolissimo che appartiene all'essere piccolissimo nel suo corpo. 
Si lascia scappare una risatina (risuona nell'appartamento schifosamente vuoto) e il bambino scalcia di nuovo.
Molly ride con gioia fino a quando scoppia a piangere.
Lui dovrebbe essere qui. Invece, è da qualche parte nel mondo incosciente della vita (delle vite) che si è lasciato alle spalle.
     - - -
"Sai," inizia Molly " mi fido molto di Mary. È una delle migliori ostetriche di Londra."
"Va tutto bene con la dottoressa Morstan ma io ho una delle migliore ostetriche del mondo per te." replica Mycroft, prendendo un sorso di tè.
"Io non voglio la migliore del mondo." continua Molly con fierezza "Io voglio Mary."
Mycroft la guarda con un'espressione che le è ormai diventata familiare. È l'espressione esasperata, quella che dice 'puoi credere di aver vinto la battaglia, ma non vincerai mai la guerra' (Molly gli lascia credere qualunque cosa voglia, perché sa che questa battaglia e guerra la vincerà lei, ogni singola volta.)
"Lui come sta?" Molly cambia argomento, con il cuore pesante.
"Sta bene. Va tutto bene."
Va sempre tutto bene.
Molly vorrebbe urlare ma non lo fa. Invece, si posa una mano sul ventre e sorride. 
     - - -
A sei mesi di gravidanza, si trova in un bar con Mary e Sally e vede una donna con una bambina. La piccola sta facendo il broncio e la madre apparentemente ne ha avuto abbastanza e le urla contro.
E il cuore di Molly si spezza e sente una sensazione strana nello stomaco quando vede il labbro della bambina tremolare. Le sue manine passano sugli occhi e incrociail suo sguardo con quello di Molly. Molly tira un profondo respiro e si alza velocemente dalla sedia e scappa via dal bar.
Oh Dio. Ma a cosa stava pensando?
Non può essere una madre. Non sa come essere una madre. E se facesse qualcosa di sbagliato? E se il suo bambino crescesse odiandola e disprezzandola? (Lei aveva mia fatto altro che disprezzare suo madre?) E se mandasse tutto irrimediabilmente a puttane? E se Molly fosse come la mamma nel bar, che urla contro la sua stessa bambina in mezzo alla strada?
Molly non ha mai preso bene i suoi fallimenti ma questo....questo sarebbe un fallimento il cui solo pensiero la fa stare male.
Inizia a respirare velocemente, in un tentativo di calmarsi. 
Non può farcela.
Non ha mai voluto questo. Mentre tutte le sue amiche parlavano sempre di sposarsi e avere figli, Molly voleva solo tagliare cadaveri. Non aveva mai voluto essere responsabile della vita di qualcun altro. Sopratutto perché ha il terrore che in qualche modo, qualche volta lungo la strada, farà qualcosa di terribilmente sbagliato e l'intero universo riderà di lei, la torturerà con un coro di 'te l'avevo detto!'
E quando Sherlock lo verrà a sapere? Cosa succederà allora? E se la guardasse e le dicesse che non vuole avere niente a che fare con lei e il bambino? Lui ha nemici, diavolo, Molly è persino uscita con uno di loro (e guarda un po' cosa è successo. Molly incolpa Jim Moriarty di molte cose.)
"Molly?" Sally la chiama preoccupata.
Mary le mette una mano sulla spalla e Sally fissa Molly con i suoi occhi marroni.
Molly scoppia prontamente a piangere. "Non posso farcela. Non posso! Oddio. Sarò una madre terribile e mia figlia crescerà odiandomi e poi si farà tanti tatuaggi che probabilmente risulteranno in un'infezione perché solo Dio sa quanto siano poco sanitari alcuni luoghi dove si fanno i tatuaggi e l'infezione le farà prendere antibiotici e Dio, vedendo i precedenti, inizierà a fare uso di droghe e urlerà che mi detesta e sarò semplicemente una madre orribile!"
Ci sono persone che la fissano mentre camminano e Molly può solo immaginare cosa stiano guardando. Una donna, incinta di sei mesi, che sta avendo una pura crisi di panico. In pubblico. E, oh Dio, ha davvero appena detto 'vedendo i precedenti, inizierà a fare uso di droghe?' Bene. Come se questo non fosse uno degli indizi più grandi della storia.
"Che vi fissate?" scatta Sally verso i pedoni.
Mary accarezza la schiena di Molly. "Tu non sarai una madre terribile. Vuoi sapere perché? Perché tu, Molly Hooper, sei una donna fantastica. E soltanto il fatto che sei preoccupata così tanto ora, dimostra che sarai una madre ancora più fantastica e attenta quando il bambino arriverà. E noi saremo con te ad ogni passo perché questo é ciò che fa una famiglia."
Molly si morde il labbro così forte che lo fa sanguinare.
"Hai appena detto che il bambino è una lei?" chiede Sally. "Molly, stai avendo una bambina?"
Non lo sa, ha scelto di non saperlo, ma c'è qualcosa dentro di sé che le grida che sta avendo una bambina. Comunque, Molly fa una risatina, perché questa è l'unica cosa che Sally ha scelto di dire dopo tutta quella tiritera.
    - - - 
"Vedo che hai avuto una giornata piena di eventi." le dice Mycroft dolcemente.
Lui vede sempre tutto. Dovrebbe essere inquietante e se Molly non fosse così preoccupata di essere rapita oppure di altre cose ugualmente nefaste, leggerebbe a Mycroft Holmes l'atto che riguarda la privacy. (Per qualche motivo, Molly è sicura che non lo scalfirebbe neanche.)
Ma non lo fa. Invece, è grata, perché sa che sta controllando ogni sua mossa ed è pronto a reagire se qualunque cosa accadesse (Molly ovviamente opta per uno scenario dove niente accadrà, mai.) 
"Sono terrorizzata." ammette.
"È naturale."
(Dio. Questa è proprio una cosa che un Holmes direbbe.)
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Apparentemente, Sherlock lo scopre per sbaglio. 
(Molly incolpa Mycroft, anche se è stato uno dei suoi uomini a lasciarsi scappare 'oh hey, ricordi la patologa, sì, la tua patologa? Si è fatta mettere incinta.' L'uomo chiude subito la bocca, perché Sherlock gli spezza la mascella, ma riesce a borbottare, con la bocca piena di sangue, 'lo ha scoperto' nel ricevitore del telefono, prima di svenire probabilmente a causa del dolore. Da qualche parte, a Londra, Mycroft scuote la testa.)

È al settimo mese ed è enorme (Mary le dice che è tutta pancia e che la maggior parte delle donne incinte ucciderebbe per essere come lei e Molly si sente stranamente compiaciuta) quando torna nel suo appartamento buio. Viene spinta contro il muro appena entra e Molly apre la bocca per urlare quando le viene alzata impazientemente la maglietta e mani grandi e calde premono contro il suo ventre rigonfio. 
(Conosce quelle mani. Avrebbe ucciso per sentire quelle mani su di sé.)
"Sherlock?" sussurra, la sua voce spezza l'immobilità dell'appartamento.
Lui non dice niente, si appoggia soltanto a lei, con le mani premute sulla pancia. 
(Molly si chiede oziosamente se stia cercando il battito della sua -loro- bambina.)
       - - -
Non parlano. Molly cerca di dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma ogni volta che apre la bocca, guarda il suo viso e resta in silenzio. 
Si sente in colpa e non sa perché. Non è che lo abbia intenzionalmente tenuto all'oscuro (beh, sì, forse l'ha fatto) ma aveva le sue ragioni. Voleva che lui non avesse distrazioni. Voleva che si concentrasse sul cancellare la sua cattiva reputazione e trovare tutte le prove di cui ha bisogno per tornare a casa. Glielo avrebbe detto prima o poi (non sa quando, ma prima o poi.)
"Sei..."prende un profondo respiro "sei tornato?"
Lui sta fissando il ventre rigonfio di lei e gli occhi scattano su per incontrare i suoi quando la domanda raggiunge le sue orecchie. "No." le risponde, la voce profonda e stanca, "Quasi. Ma non ancora."
(Il cuore le si spezza a queste ultime tre parole)
Ora lo sa perché non gliel'ha detto. Sì, in parte era per proteggerlo, perché è l'unica cosa che ha fatto da quando lo conosce ma è anche per proteggere se stessa e la sua (loro) bambina.
Perché Molly Hooper non sopporta vederlo andare via e non tornare.
     - - -
In qualche modo non è sorpresa quando lui la segue a letto.
È sorpresa da quanto presto lui si addormenti. 
È sicuramente molto sorpresa quando si sveglia quattro ore dopo in una stanza buia e con Sherlock Holmes che parla con il suo pancione. Le sue mani larghe accarezzano la sua pelle tirata e lei sente il bambino muoversi, calcetto dopo calcetto. Sherlock continua a parlare, la voce bassa, le labbra a pochi centimetri dalla pancia.
Lei non sta cosa stia dicendo; parla rapidamente, ad un certo punto dice qualcosa riguardo gli esperimenti e la fisica, Molly è certa che stia recitando la tavola periodica. E poi dice le parole che le fanno fermare il fiato in gola. 
"Al mio ritorno, ti insegnerò tutto."
(Sei parole che, da sole, non significano niente ma insieme, messe insieme da Sherlock e pronunciate da Sherlock, significano tutto.)
Lei fa correre le dita tra i suoi ricci color dell'inchiostro e lui sospira, il respiro che aleggia sulla sua pelle.
La bambina scalcia in risposta.
      - - -
La mattina dopo non c'è più.
Molly deve prendere un giorno di malattia perché la bambina non smette di scalciare.
(Vuole sentire la voce di suo padre. Molly non la biasima. Anche lei lo vuole.)
     - - -
Non ha notizie di Sherlock dalla notte in cui Mycroft le fa sapere più dettagli su cosa sta facendo e dove si trova. Le fa sapere che Sherlock è vicino, molto vicino a concludere ciò che ha iniziato.
Tutto ciò che Molly può sperare è che sia in grado di farcela per il parto.
    - - -
Sorprendentemente, le si rompono le acqua mentre sta con Greg.
Lui sta facendo compere per il compleanno di sua nipote e Molly era rimasto rinchiusa nel suo appartamento da quando erano iniziate le ferie per la maternità, quindi aveva preso al volo la prima occasione di prendere una boccata d'aria fresca.
Si trovano al centro del centro commerciale, Greg sembra comicamente confuso e preso tra tutte le cose femminili intorno a lui quando il dolore la colpisce all'improvviso e rapidamente e sente del liquido scenderle lungo le gambe. Sussulta e si stringe con le mani il ventre.
Greg si gira, tra le mani una maglietta rosa brillante con sopra disegnato un unicorno."Molls?"
"Mi si sono rotte le acque." sputa lei. Poi aggrotta le sopracciglia alla vista della maglia." Credevo avessi detto che tua nipote ha sedici anni."
"Sì, infatti." lancia uno sguardo alla maglietta rosa."No?" Lei scuote il capo. "Diavolo, non mi interessa. Il suo compleanno è la prossima settimana. Il compleanno del tuo bambino è oggi! O domani. O anche dopodomani, una volta ho sentito..."
"Greg." scatta Molly. "Potresti finire la storia in macchina? O sul retro di un ambulanza? O quando mi hanno riempita di medicine? Perché sto entrando in travaglio e fa fottutamente male!"
"Giusto." Raddrizza la schiena le avvolse un braccio intorno. "Muoversi!" grida alla folla che si apre per loro. "Sta partorendo!" Prende il cellulare e digita un numero.
"Sally? Molly è in travaglio." Molly riesce a sentire Sally che lancia uno strillo. "Puoi fare in modo che Mary la stia aspettando alla porta? Oh, chiama anche John! Non dimenticare di passare a prendere Mrs. Hudson...sì...no...cosa?...incontraci lì e basta, Sally!" riattacca e scuote il capo. "Quindi...un bambino, eh?"
Lei annuisce e si lascia scappare un gemito quando un'altra ondata di dolore la colpisce.
"Lo sai, non ci hai mai detto il nome del tipo."
Lei scuote il capo. È tutto ciò che può fare per non gridare il nome del 'tipo'. 
(È contenta che non lo abbia fatto, perché è praticamente certa che Greg avrebbe accidentalmente guidato la macchina contro un palo per lo shock...soprattutto per il fatto che il tipo in questione è morto da quasi tre anni.)
    - - -
Le contrazioni si fanno sempre più vicine e lei sta sbuffando e ansimando proprio come le è stato detto di fare. Stringe forte le lenzuola, le nocche le diventano bianche. Mary la calma e le parla gentilmente. 
In qualità di dottore, Molly sa che il parto non è come molti credono. Non è per niente come viene mostrato nei film. È lungo, stancante, sporco e fa davvero fottutamente male. Il sudore le ha inzuppato il capelli e il corpo e lei stringe i denti ma, anche quando le contrazione arrivano una dopo l'altra, riesce a non gridare.
Vorrebbe singhiozzare mentre guarda la sedia affianco a sé e la vede vuota.
"Molly." La chiama Mary. "È il momento. Presto sarai una mamma."
C'è un'improvviso trambusto nell'atrio fuori la sala. Il cuore di Molly manca un battito e Mary si gira di scatto. Riesce sentire urla (John è furioso, e per un buon motivo), singhiozzi (Mrs.Hudson), parolacce (a Sally non è mai piaciuto) e confusione mischiata a dolore (Greg ha sempre ritenuto Sherlock un fratello, o almeno un secondo cugino rimosso che vede soltanto nelle occasioni speciali.)
"Sì. Sì." scatta Sherlock, la voce che risuona nell'atrio. "Non sono morto. Era tutto un piano elaborato per mantenere in vita molti di voi. Sono una persona orribile. John, mi vuoi prendere a pugni, non negarlo, comunque, dovrai aspettare fino a dopo che Molly avrà il mio bambino."
Poi, in tutta la sua gloria, apre la porta ed entra dentro.
"Ha appena detto che Molly sta avendo il suo bambino?" chiede Greg.
"Molly!" urla Sally. "Hai molto da spiegare!"
Mary guarda in su verso Sherlock e lancia un'occhiataccia al suo abbigliamento. "Sherlock Holmes, presumo." Guarda Molly. "È lui il padre?" Quando Molly annuisce, Mary si gira verso una delle infermiera, pietrificata sul posto alla vista di Sherlock. "Non restare lì impalata! Va a prendere delle spugne!" Poi sorride a Sherlock con circospezione. "Bentornato, allora." Fa un profondo respiro e sorride in modo incoraggiante verso Molly. "Forza, incontriamo questo piccolino!"
(A Molly, Mary è sempre piaciuta.)
   - - -
Hanno una bambina.
Molly singhiozza mentre la stringe tra le braccia.
Sherlock si aggira intorno a loro ma non la tocca, non le tocca mai. I suoi occhi sono selvaggi, registrano ogni momento e lo catalogano nel suo palazzo mentale. (Si chiede se lei e Beth - corto per Bethany, il nome di sua madre- abbiano una stanza a parte, nella sua mente.) Ma lui non le tocca mai. Molly non se la prende troppo.
(Almeno, questo è ciò che continua a ripetersi.)
    - - -
John da davvero un pugno in faccia a Sherlock. Poi stringe dolcemente a sé Beth e le dice che nonostante suo padre sia il più grande idiota del mondo, è terribilmente fortunata.
(Molly si sente nello stesso modo.)
   - - -
È tarda notte; il corpo di Molly è ancora dolorante e con gli occhi cerca Beth. Sente il cuore accelerare e la bile risalire in gola quando non la vede nella culla. Poi vede una figura alta vicino alla finestra, tra le sue braccia un piccolo fagotto rosa, e lui le parla dolcemente e profondamente.
"Cosa stai dicendo?" chiede Molly rocamente. Si alza e allunga le braccia. (Molly non ha mia voluto essere una madre ma ora che lo è, non potrebbe immaginare di non esserlo. Dio, non è mai stata così condizionata da un altro essere vivente nella sua vita. Beh, no, questa è una bugia, è successo e la persona in questioni sta in piedi di fianco a lei.)
Lui le lascia prendere Beth e Molly la avvicina al petto. Lui le fissa, gli occhi che viaggiano in ogni punto, le studia, le analizza.
"Sei tornato, quindi?" gli domanda Molly. Al cenno affermativo del suo capo, Molly respira profondamente. "Per quanto tempo?"
Lui rimane in silenzio, ma Molly sente il letto abbassarsi leggermente quando lui si siede, una mano che sfiora i capelli di Beth. I suoi occhi celesti cercano Molly e la fissa senza sbattere le palpebre. 
"Per tutto il tempo che mi vorrai." Risponde con il cuore in mano.
Gli occhi le si riempiono di lacrime. "Faresti bene a metterti comodo, allora." gli dice con la voce strozzata. "Starai qui per un bel po'."
Un sorriso ampio e raro gli sfiora le labbra.
"Mi piacerebbe molto."



 

  
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