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Autore: B Rabbit    19/01/2014    2 recensioni
Un giorno dei secoli futuri, ne era certo, una piccola e fantastica bambina dai capelli rossi guarderà i suoi quadri.
Crescerà, partirà con un uomo bizzarro. Lo incontrerà in una sera non proprio perfetta e nuovamente insieme a lui guarderà quel cielo nero e blu scuro, dove la luce vorticava e le stelle brillavano intensamente sotto lo sguardo vigile della luna.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Vincent Van Gogh
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Sunflowers






Rifiutò l’aria quando col pennello si avvicinò a lei.
Impresse nel colore le linee dei suoi capelli rossi e infuse in quelle tinte tutta la loro morbidezza. Rilassò le spalle e guardò il quadro.
Espirò, libero.
Completamente incapaci di allontanarsi da lei, i suoi occhi succubi osservavano quel viso chiaro dall’espressione assorta e triste, dallo sguardo saturo dello stesso dolore che scoprì in lei un mese fa circa.
Spostò l’attenzione sulle mani delicate, le medesime che strinsero tempo orsono le sue con gentilezza.
Infine, scrutò i soggetti dell’interesse della ragazza, un insieme di girasoli raccolti all’interno di un vaso, appena visibile dietro le loro corone gialle.
A volte, quando si dirigeva verso i campi per dipingere, notava le loro figure tra i fili di grano.
Sorrideva ai loro saluti e adagiava gli oggetti sul terreno per cominciare un nuovo quadro, conscio che quelle vicino a lui fossero soltanto proiezione dei suoi desideri.
Un giorno dei secoli futuri, ne era certo, una piccola e fantastica bambina dai capelli rossi guarderà i suoi quadri.
Crescerà, partirà con un uomo bizzarro. Lo incontrerà in una sera non proprio perfetta e nuovamente insieme a lui guarderà quel cielo nero e blu scuro, dove la luce vorticava e le stelle brillavano intensamente sotto lo sguardo vigile della luna.
Quel pensiero lo consolava, lenendo la tristezza viscosa che lo imprigionava sempre più.
Una tenue risata irradiò debolmente l’espressione greve e malinconica del suo viso.
Vorrebbe tanto ballare di nuovo in loro compagnia, insieme a lei, fra gli scossoni, i rumori e quella musica rilassante, come la definì in quegli attimi il Dottore con allegria.
Chiuse le palpebre stanche.
Sospirò e nel nero che lo separava dal mondo vide il suo più ardente sogno delinearsi piano.
Alla fine di ogni disegno, schizzo o quadro, Vincent desiderava che il Dottore tornasse a prenderlo, che lei gli stringesse ancora la mano e che gliela accarezzasse con il pollice.
E i ricordi del suo sorriso, del suo calore, dei suoi abbracci e delle sua voce lo confortavano e lo annientavano ogni qualvolta la realizzasse nella mente.
Aprì gli occhi lucidi e prese un barattolo di metallo.
Lo accostò alla superficie della tela e, alzandolo, osservò con amarezza quella tenda di colore rosso coprirla per sempre.

Se Amy Pond può resistere, può farlo anche Vincent Van Gogh” le disse quel giorno con gioia, mentre camminavano insieme seguiti da un silenzioso Dottore. Gioia.
Quell’emozione che prima di incontrarli credette di aver cancellato dal proprio cuore, come faceva con i colori e le immagini delle sue tele imbrattate. Eppure, vicino a loro il ritorno di quella contentezza non lo stupì affatto.
Socchiuse gli occhi e il ricordo dell’ultimo bacio datele sulla guancia lo confortò.
Sorrise, ma ciò che si disegnò sulle sue labbra screpolate somigliò più ad una smorfia.
Guardò suo fratello Theo che momenti prima si era alzato dal letto – «Parleremo meglio se mi sposto» gli aveva spiegato – per accomodarsi sulla sedia posta vicino a lui, la stessa che portò quel giorno insieme al resto per battagliare contro quella povera bestia spaventata.
Ricambiò lo sguardo, suo fratello, e sorrise bonario. Theo era l’unico che credeva continuamente il lui, e Vincent provò un forte desiderio di confessargli i suoi pensieri.
«Ora… vorrei ritornare – » iniziò, ma una violenta tosse lo zittì, spaventandolo.
Annaspò nel tentativo di respirare, si contorse nel letto e sentì il fratello accorrere in suo aiuto.
In quegli attimi pensò che tutto ormai fosse inutile, e mentre il torpore dello svenimento lo avvolgeva, Vincent considerò con angoscia che l’ultima sua opera era stata quella in cui una magnifica cabina blu esplodeva in mille caldi bagliori.
Pianse, implorando Iddio che salvasse almeno lei, la ragazza dai capelli rossi che aveva tanto amato.

















Non so cosa scrivere.
Questa OS mi è venuta in mente guardando un’immagine che ricordava parecchio lo stile di Vincent van Gogh. Era mio dovere, quindi, buttare qualcosa su di lui.
Per la frase che dice al fratello e per la scena finale… Wikipedia ha giocato il suo ruolo. Volevo sapere come furono gli ultimi istanti del pittore e ho scoperto che li passo in compagnia del fratello, rivolgendogli quelle parole - «Ora vorrei ritornare», appunto -.
Spero che vi sia piaciuta. Grazie a chi ha letto e buona giornata.


  
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