Fanfic su artisti musicali > Mika
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Autore: ILoveRainbows    20/01/2014    3 recensioni
Perdersi a Londra se non la conosci può essere spaventoso in un primo momento, ma cosa succederebbe se incontrassi una persona che ammiri, stimi: consideri persino il tuo eroe? Clara potrebbe scoprirlo e chissà...
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2
Era molto alto ma magro come uno stuzzicadenti. Pensavo che se lo si fosse avesse abbracciato troppo forte si sarebbe spezzato. I capelli castani stavano sulla sua testa in modo indisciplinato, anche se evidentemente qualcuno aveva cercato di domarli, con pochi risultati, ed erano morbidi e soffici come si vedeva nelle foto. Gli occhi marroni con venature verdi vagavano per la piazza in modo allegro come quelli di un bambino che si stupisce e meraviglia di tutto finendo però spesso a posarsi sulle porte del palazzo di fronte, il teatro; come se aspettasse qualcuno. Attorno alle labbra che invitavano al bacio si formavano due adorabili fossette. A coronare la figura già perfetta di un dio c'era il sorriso. Non ne avevo mai visto uno così genuino. Avevo l'impressione di averlo osservato troppo a lungo e mi finsi interessata allo schermo dell'iPod che avevo davanti. Anche perché a furia di osservarlo mi era venuto da sorridere anche a me... Avevo quasi voglia di scoppiare a ridere senza motivo, ma mi trattenni. Dopo un po', o almeno così sembrava a me visto che secondo il mio iPod non era passato nemmeno mezzo minuto, non resistetti alla tentazione di guardare come era vestito. Dei pantaloni verdi attillati tipo raso gli avvolgevano le gambe magre e una giacca viola lasciava scorgere solo a malapena il collo di una camicia dal colore o fantasia indefiniti. Nel taschino della giacca c'era una pochette rosa shocking e attorno al collo un farfallino a Paisley azzurro. Curioso abbinamento... Ma su di lui era assolutamente perfetto. Dopo quell'altra osservazione mi imposi di osservare di nuovo l'iPod e aspettare che i compagni arrivassero per il teatro. Probabilmente non si era nemmeno accorto della mia presenza, ma io provai comunque ad immaginarmi come sarebbe stato rivolgergli la parola. Le sue stesse parole mi vennero in soccorso: I could be brown, I could be blue, I could be violet sky, I could be hurtful, I could be purple, I could be anything you like. Senza accorgermene mi ero messa a canticchiare e solo dopo un po' mi accorsi che non ero l'unica a dire quelle parole, e non erano le cuffiette. Mi girai verso sinistra e vidi il riccio che muoveva le labbra quindi abbassai la musica fino a sentire quello che diceva. Si girò a guardarmi e mi sentii avvampare. Mugugnai una parola che somigliava molto a "sorry"
- Oh, non ti preoccupare. Hahahaha - Dio quant'era bello. - Mi sapresti dire che ore sono? Ho lasciato l'orologio a casa. - Per qualche istante rimasi a fissarlo negli occhi castani perdendomi in essi, ma poi ritrovai la strada e un po' imbarazzata guardai l'ora. Il suo sorriso si allargo, ma senza cattiveria e io mi sentii un po' meno tesa: non era possibile sentirsi tesi in sua presenza.
 - 7.30 - e dicendolo approfittai del momento per togliermi le cuffiette nel caso in cui avesse voluto fare conversazione.
- Grazie - sorrisi e arrossii allo stesso tempo. - Aspetti qualcuno? -
Fosse stata una persona qualunque gli avrei già imprecato contro andandomene, ma quello era Mika... E mi chiedevo ancora come riuscivo a mantenere una calma almeno relativa in sua presenza. Finii per rispondergli - No, in realtà non aspetto nessuno. -
- Strano, veramente strano - aveva un'aria a metà fra l'assorto e il divertito mentre mi guardava e iniziai a chiedermi cosa ci fosse di strano. - Una signorina come te dovrebbe sempre qualcuno che aspetta per lei o aspettare qualcuno, anche se sarebbe un po' scortese farti aspettare. -
- Wow... Non ci avevo mai pensato. Tu invece, aspetti qualcuno? -
- Oh sì, mia madre. È andata a vedere quello spettacolo. Lo adora. Non so quante volte ci è andata. - Rise e la sua risata mi contagiò e finimmo quasi piegati in due senza molta ragione in realtà. Quando ci fummo ricomposti ci guardammo rischiando di scoppiare a ridere di nuovo.
- Sei londinese? -
Lo guardai strabiliata. - Mi spiace deluderla Signor Penniman, ma no, sono italiana, in gita scolastica a Londra. -
- Amo l'Italia, ma probabilmente lo saprai, - mi fece l'occhiolino. - E, Signor Penniman? Hahahahaha chiamami Mika come gli amici, Michael se proprio devi, ma non Signor Penniman. -
- Okay Michael - mi sentivo più sfacciata man mano che lo conoscevo.
Sorrise scuotendo la testa. - Gita scolastica? E i tuoi compagni di classe? -
- Ho sbagliato fermata della metropolitana. E non ricordo dov'è l'albergo, ma stasera dovrebbero venire a teatro. Quindi, visto che oltretutto il mio cellulare è morto li aspetto qui. -
- Tu sei pazza. Hahahaha -
Ci rimasi un po' male e gli scoccai un'occhiata indispettita. - In senso buono però - non era una giustificazione, lo pensava veramente - la pazzia è una cosa positiva. Non ricordi proprio dov'è il tuo albergo? -
- A est di Londra, Stratford se non erro. Si chiama "Hill Hotel"... -
- Ah, ma potevi dirlo subito! I proprietari sono miei vecchi amici. Ti ci riaccompagno io! -
Si alzò dalla panchina un po' goffamente e dopo aver fatto una mezza giravolta ed essersi stabilizzato sulle lunghe gambe mi porse la mano per aiutarmi ad alzarmi. La accettai. Che stavo facendo?! Dopotutto era uno sconosciuto... Beh, forse non proprio. E ogni briciolo di buon senso, anche se non sono sicura che si possa chiamare così, che mi era rimasto venne buttato fuori dai miei pensieri. - Allora grazie del passaggio Michael Halbrook Penniman Jr., per gli amici Mika. -
Stava per partire alla volta dell'albergo quando si fermo e io, che anche se avevo ancora la sua mano in mano, ero un paio di passi più in dietro, rischiai di andare a sbattergli contro. - Non so nemmeno il tuo nome! -
- Ah già. Gauthier, Clara Gauthier. -
- Piacere di conoscerti Gauthier, Clara Gauthier -
- Dai scemo. - scoppiammo a ridere di nuovo. Iniziò a correre attraverso la piazza tenendomi la mano e facevo fatica a stargli dietro. Era lui che decideva dove andare, ma mi andava bene. Arrivammo alla sua auto e diede istruzioni su dove andare al conducente. Ci avremmo messo un po' mi disse Mika, ma era meglio che prendere la metropolitana. Fece tutto sorridendo, come sempre. Il viaggio passò velocemente però in compagnia di Mika. Ascoltammo alcune sue canzoni e le cantammo quasi a squarciagola, ma il conducente non sembrava disturbato, probabilmente ci era abituato. Gli dissi che abitavo a Milano e lui rispose che aveva una casa a lì e che adorava quella città, ma da come lo diceva si capiva che sapeva perfettamente che io sapevo già. Quando arrivammo quasi non me ne accorsi, ma non feci in tempo ad aprire la portiera che Mika era già sceso e me la aveva aperta. Uscii, ma mi fermai ad osservare attraverso i vetri dell'hotel la sala da pranzo dove i miei compagni stavano mangiando e i professori facevano mille telefonate. Anche Mika si girò a guardare. - Mi uccideranno -
- Su su, scommetto che hai affrontato situazioni peggiori. -
- Hai ragione. - Smisi di guardare all'interno e feci due altri passi senza accorgermi che il suo torace mi bloccava la strada e così mi trovai a pochi centimetri da lui. Si girò anche lui verso di me acccorgendosi di dove mi trovavo. Non avevo fatto in tempo a spostarmi. - Non l'ho fatto apposta. Lo giuro! - Misi le mani in alto e lui sorrise dandomi un buffetto sul naso. Tuttavia nessuno dei due si spostò e i nostri occhi si incontrarono. Quello fu l'inizio della fine. Mi avvolse i fianchi con le braccia avvicinandomi a lui e chinandosi un po' mi baciò. Io inizialmente rimasi con le labbra quasi serrate, ma poi le dischiusi lasciando via libera alle lingue che si attorcigliarono fra di loro. Gli passai le mani fra i capelli stringendoli. Avrei voluto che quel momento durasse per sempre, ma come tutte le cose belle finì. Ci lasciammo ma senza imbarazzo. Ci sorridemmo. - Ci si vede Clara Gauthier. - Feci un cenno con la testa e lui risalii in auto che partì sparendo nella notte.

Nota scrittrice: ecco qui il secondo capitolo. Scritto e pubblicato nello stesso giorno dell'altro visto che non riesco a dormire. Spero che vi piaccia e ditemi che ne pensate.
  
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