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Autore: Caramell_    20/01/2014    0 recensioni
[...] E non importa dove lo porteranno o quale sarà il suo destino, Sherlock sarà sempre grato – a Dio, al mondo, non importa a chi o a che cosa – d’essere riuscito a vedere e anche solo a sfiorare, almeno una volta nella vita, quel tipo d’amore così effimero e fragile che, al solo tocco, si scioglie tra le dita.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Ho amato fino alla follia,
ma quello che gli altri chiamano follia,
per me è l’unico modo sensato di amare.

Françoise Sagan

 
 
 
 

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Sherlock colpisce Charles Augustus Magnussen dritto in testa, qualche millimetro più sotto della tempia sinistra e quasi vicino agli occhi. Tira via la pistola dal fianco di John e spara un solo colpo e mette fine ad una lunga vita dissennata e ne salva altre quattro e, insieme, protegge il suo cuore di ghiaccio e nella sua testa qualcosa si rompe e qualcos’altro si solidifica e Sherlock guarda John come se fosse l’ultima volta e fissa i suoi occhi sgranati e assimila la sua paura.
Ha salvato Mary e John e Mycroft e se stesso e ha donato a loro la libertà che lui ha perso e ha visto John guardarlo con quella preoccupazione che non l’ ha mai abbandonato, con quella sconfinata speranza che lo contraddistingue e della sua bontà ha sorriso e gioito internamente, mentre gli uomini di Mycroft l’afferravano e lo trascinavano lontano.
Ha tenuto gli occhi fissi su di lui finché non è stato troppo lontano per distinguerlo e ha assorbito tutti i dettagli della sua unica ragione di vita in pochi secondi, con suo fratello che lo guardava fisso e cinque paia di occhi puntati addosso. Sherlock sa che Mycroft non capisce e che ci sta provando, ma nessuno ci riesce – forse nemmeno John.
Durante il viaggio non dice niente e nessuno lo sprona a parlare, ha già detto tutto e fatto ciò che doveva; questo suo fratello lo comprende e, in cuor suo, spera di poter tornare indietro.
Sherlock ha un modo tutto suo di amare, un modo terribilmente contorto e nudo e brutale alle volte, ma è qualcosa che Mycroft gli ha sempre invidiato, perché è forte e completo e delicato e dolce come poche cose al mondo ed è causa di così tanto dolore che genera, in un unico perfetto momento, solo passione bruciante e amore inestinguibile.
È bellissimo e caldo e protettivo e John ne fa parte completamente e la sua anima muore e rinasce mille volte assieme a quella di Sherlock, e tutto questo è deleterio, distruttivo e paradossalmente risanante, ma entrambi ne sono assuefatti e Mycroft potrebbe giurare e spergiurare ch’era una gioia per gli occhi vederli insieme, fianco a fianco, lontani anni luce, ma col mignolo legato da un filo invisibile[1]; dava un po’ a tutti la sensazione di aver trovato il loro posto, quel sentimento che trascende anche la morte.
Sul viale di una casa inespugnabile Sherlock ha appena consolidato la forma più alta di appartenenza e di legame sentimentale, perché ha sacrificato l’intero suo essere e la sua libertà in nome di vincoli e catene invisibili e Mycroft è fiero di lui, ora più di prima e, probabilmente, lo sarà per il resto della sua vita. Spera che suo fratello lo capisca o forse no, non proprio, spera che lo senta; allora ne sarebbe soddisfatto, chè Sherlock ha un intero mondo dentro di sé, fatto non solo di capelli dorati come spighe di grano e occhi azzurri come cieli d’estate, ma anche di pozzi bui e caverne profonde e disperazione e momenti di follia e Mycroft avrebbe voluto trovare prima il modo di placare il suo dolore, senza dover sopprimere ciò che di più caro ha al mondo. Eppure adesso non ce n’è più bisogno, chè qualcuno in tutto quel tempo si è mosso al suo posto, qualcuno che ha un nome terribilmente comune e mille incubi di guerra che gli tormentano i sogni e che ama suo fratello più di come lui possa solo sperare di fare, ma va bene così, dopotutto, non potrebbe andare meglio, anche se la solitudine lo ferisce e quel muro di cristallo lo uccide. 
Nel suo muto silenzio di tomba, mentre migliaia di rotelle di ferro gl’ingombrano il cervello, Sherlock avverte come in un sogno quella sensazione che Mycroft non ha mai sentito in vita sua. Le dita di John gli sfiorano il viso e le spalle e le braccia e i polsi ed è come tornare a vivere ancora e rigenerarsi con un cuore nuovo nel petto, perché lui è un po’ come il mostro nel castello[2] e John è il dottore solo che nessuno di loro è pazzo e le mani di John sanno di vaniglia e di tè inglese e lui è morto una sola volta ed è tornato in vita, ma la seconda potrebbe essergli fatale e perché John è tutto cuore e lui cervello e una scintilla di cuore in profondità dove tutte le stanze si spalancano e si riempiono di luce e questa – questa – è la cosa più importante e la più straordinaria e non importa dove lo porteranno o quale sarà il suo destino, Sherlock sarà sempre grato – a Dio, al mondo, non importa a chi o a che cosa – d’essere riuscito a vedere e anche solo a sfiorare, almeno una volta nella vita, quel tipo d’amore così effimero e fragile che, al solo tocco, si scioglie tra le dita.
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
[1] Riferimento al filo rosso del destino. Secondo la tipica leggenda giapponese ogni persona porta, fin dalla nascita, un invisibile filo rosso legato al mignolo della mano sinistra che lo lega alla propria anima gemella. Le due persone che lo portano sono destinate ad incontrarsi per poi rimanere insieme per sempre.
[2] Riferimento a Frankenstein.

  
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