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Autore: gloriabarilaro    20/01/2014    1 recensioni
‹‹E te lo prometto, Leigh, ti prometto che starò sempre al tuo fianco, anche quando il cielo cadrà.››
Lei scoppiò a piangere, fiondandosi tra le mie braccia e bagnandomi la maglia con le lacrime. La strinsi a me più forte che potevo, pregando Dio per avere la forza di mantenere quella promessa.    
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo Cinque.


 
 
 
I won't let you go. 
cit. 

 
 

    ‹‹Cosa faremo ora?›› mi chiese a bassa voce Ryan, voltandosi verso di me. Guardai attraverso lo specchietto retrovisore le ragazze che si erano addormentate sui sedili posteriori, Leigh e Annie appoggiate stancamente allo schienale del sedile, Brooklyn stesa sulle gambe di Leigh, tra le dita ancora incastrato un fazzoletto bianco con cui aveva cercato di asciugarsi le lacrime.
  Nella notte fonda, sfrecciavamo veloci sulla strada come dei ladri.
  Quando, quel pomeriggio, avevamo lasciato la spiaggia, ci eravamo ritrovato d’accordo sul fatto che era meglio partire prima che un altro attacco non ci lasciasse via d’uscita.
  Velocemente, avevamo recuperato l’essenziale ed eravamo partiti, avventurandoci in macchina nelle autostrade, in quella fretta e scaltrezza famigliare di cui, inevitabile dirlo, eravamo abituati: stavamo viaggiando da sei ore oramai, in quelle sei ore durante il quale anche Oceanside era caduta in ginocchio sotto la forza esplosiva delle bombe e quella cruda e spietata delle armi: ancora mi rimbombava in testa la voce gracchiante dell’autoradio che annunciava che la città nella quale eravamo fuggiti mesi prima oramai non aveva più speranze. Rabbrividii quasi senza accorgermene.
  ‹‹Arrivati a Los Angeles, prenderemo un aereo per Sidney. Lì ragioneremo con più calma, e decideremo cosa fare›› annunciai con tono di voce fermo, tenendo lo sguardo fisso sulla strada: Ryan, soddisfatto della mia risposta, annuì.
  Silenzio. Tra noi due nessun’altra parola, se non qualche sguardo sfuggente rivolto all’altro. Sbattendo le palpebre, costrinsi i miei occhi a rimanere lucidi e basta, senza far uscire le lacrime che continuavano a pizzicarli. Sentivo le palpebre man mano più pesanti, la presa delle mani attorno al volante farsi più debole. Ero stanco, ma non l’avrei mai ammesso. Mi sentivo in colpa per quello che era successo e avevo il bisogno di farmi perdonare.
  Senza pensarci, presi il pacchetto di sigarette dal cruscotto e me ne posai una tra le labbra, accendendola velocemente e aprendo il mio finestrino per far uscire il fumo. Ryan, intanto, osservava tutti miei movimenti con lo sguardo velato di un’accennata preoccupazione. Si voltò verso i sedili posteriori, scoccando un’occhiata a Leigh, per poi voltarsi nuovamente verso di me.
  ‹‹Non credo che se Leigh si svegliasse in questo momento apprezzerebbe quello che stai facendo›› mormorò piano, scoccando un’altra fugace occhiata dietro per vedere se la sua voce avesse disturbato il sonno di qualcuno.
  ‹‹Lascia stare: se si sveglia, me la vedo io›› replicai, con un tono di voce fin troppo duro. Ryan non obbiettò: lo scorsi voltarsi nuovamente verso la strada, abbandonando stancamente la schiena contro il sedile. Poco dopo, nella macchina tornò il silenzio che c’era stato fino a che Ryan non l’aveva interrotto.
  L’aria entrava rumorosamente dal piccolo spiraglio che avevo aperto: quell’aria fresca mi permetteva di rimanere sveglio, anche se non del tutto lucido: negli ultimi istanti di ragione che mi rimanevano, pensavo assiduamente che quel mio piano messo in piedi in fretta avrebbe funzionato, doveva funzionare.
  Spesso, le decisioni prese nella più completa disperazione erano le migliori.
 
  ‹‹Justin››
  Mi voltai verso Ryan, accorgendomi con stupore che non era stato lui a parlare, al contrario di come avevo immaginato: si era addormentato. Al posto suo, a parlare era stata Brooklyn, che in quel momento si affacciò, sporgendosi tra i due sedili e guardandomi.
  ‹‹Brooke, ti ho svegliato?›› le chiesi, scoccandole un’occhiata di scuse.  Lei scosse la testa, accennandomi a un sorriso. ‹‹Hai una sigaretta in più?›› mi chiese infine, guardandomi le mani: feci lo stesso, scorgendo la mia sigaretta oramai a fine, incastrata tra l’indice e il medio. Aggrottando le sopracciglia, recuperai il pacchetto e glielo porsi.
  ‹‹Fumi? Non lo sapevo››
  Lei scosse le spalle. ‹‹Ad essere sinceri nemmeno io.››
  La guardai brevemente, senza aggiungere altro: il modo in cui lo sguardo le si era rabbuiato e il labbro le era tremato un poco mi fece capire che era meglio non continuare quella conversazione. Lasciai così cadere il discorso, fingendo di concentrarmi sulla strada mentre mi facevo scappare uno sbadiglio.
  ‹‹Stai guidando da un sacco›› osservò con un filo di voce, attirando nuovamente la mia attenzione. Scrollai le spalle, accennando a un sorriso. Guardandola con la coda dell’occhio, la scorsi fare una smorfia prima di chiedermi: ‹‹Non sei stanco?››
  ‹‹Un po’›› ammisi, nonostante sapessi che, in realtà, stavo morendo dal sonno. Sapevo benissimo, però, che tutti quei pensieri che si accavallavano nella mia mente non mi avrebbero permesso di chiudere occhio.
  ‹‹Accosta, ti do il cambio›› mormorò, soffiando e chiudendo gli occhi come per buttare fuori tutta la tensione. Dondolai un poco la testa, pensandoci su: poteva guidare, in quelle condizioni? Sbirciai nella sua direzione, studiando velocemente gli occhi leggermente arrossati e gonfi dal pianto. ‹‹Non mi sembra una buona idea – dissi infine, mordicchiandomi l’interno della guancia – sveglio Ryan, non ti preoccupare. Torna a dormire.››
  Lei roteò gli occhi, voltando si verso il mio amico, abbandonato sul sedile a dormire profondamente. Brooklyn gli punzecchiò la guancia con un dito, ma lui non si mosse di un centimetro.
  ‹‹Certo›› esclamò scettica, ridacchiando. Risi brevemente anche io con lei, schioccandogli le dita vicino all’orecchio senza smuoverlo dal sonno.
  ‹‹Intanto che si sveglia lui, arriviamo a LA››
  ‹‹Come fai a sapere che siamo diretti lì?›› le chiesi, aggrottando le sopracciglia. Lei si morse un poco il labbro, distogliendo lo sguardo quando mi voltai verso di lei alla ricerca di spiegazioni.
  ‹‹Diciamo che quando sei nervoso tendi ad alzare il tono di voce senza che tu te ne accorga›› confessò infine, scoccandomi un’occhiata insicura mentre osservava la mia reazione: mi limitai a serrare la mascella, maledicendomi nella mente. Nel silenzio che era caduto fra noi, sentii un lieve lamento proveniente da Leigh: nello specchietto retrovisore la vidi strizzare un poco gli occhi e voltare la testa di lato, cambiando posizione nel sonno.
  Sia io che Brooklyn la guardammo col fiato sospeso finché non smise di muoversi.
  ‹‹Dai, accosta lì›› mi sussurrò lei, indicandomi un benzinai poco distante.
  ‹‹Non ti preoccupare, guido io…›› replicai, scuotendo la testa.
  ‹‹Justin – mi chiamò lei seria, interrompendomi con voce ferma – è carino che tu ti preoccupi, ma davvero, sto bene. Lascia guidare me, non riesco più a dormire›› mi guardò con uno sguardo supplicante. Senza sapere cosa dire senza peggiorare la situazione, mi limitai ad annuire rassegnato e ricacciare dentro tutte le domande sulla punta della mia lingua.
  Accostai, e scorsi Brooklyn fare un piccolo sospiro di sollievo prima di scendere velocemente dalla macchina.
  Quando mi sedetti al suo posto, Leigh appoggiò la testa alla mia spalla e strinse a sé il mio braccio, come se non volesse lasciarmi andare.

 

 

 

Rieccomi, gente.
Non so con che coraggio sono ancora qui ad aggiornare questa storia, ma non importa. Ieri ho riaperto il file di questa storia e ho buttato giù un altro capitolo. Magari riesco a finirla, devo vedere. Intanto provo ad aggiornare, sennò mi metto a fare duecento modifiche e non me la cavo più.
So che in questi ultimi tempi questo sito non è molto frequentato, ma visto che sto pian piano smettendo di scrivere (cosa che non voglio affatto) devo spronarmi da sola, in qualche modo, e continuare ad aggiornare e scrivere.
Ho davvero bisogno di un parere su questo capitolo, sto pian piano mollando. Mi dispiaceebbe eliminare la storia, ma ho bisogno di consenso e consigli per continuarla. Non vi sto dando un termine, né un numero di recensioni, ma vi sto solo esponendo i miei bisogni. Questa ff era come  una piccola sfida per me, e per una volta vorrei riuscire a non mollare fino a he non la porto a termine, che sia bene o male.
Ho davvero bisogno di voi lettori, non potete immaginare quanto. Ne ho passate tante dall'ultima volta che ho aggiornato, e ora sento che sto rinascendo, che posso migliorare la mia vita. Che posso stare bene e riuscire a vivere al meglio. E voglio scrivere, scrivere di tutto e tanto, scrivere perché è l'unica cosa che mi ha tenuto almeno un poco sana di mente mentre tutto crollava. Ed essend così insicura, ho bisogno di qualcuno che mi aiuti, che mi dica anche solo 'brava', perché comunque mi aiuta.
Vi ringrazio per essere state qua  anche dopo tutto questo tempo e spero - soprattutto per voi - di riuscire a finire quasta storia e di renderla memorabile.

Baci,
Glo.
   
 
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