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Autore: JulieTeller    20/01/2014    0 recensioni
My salvation è una prima bozza di qualcosa di più grande. Non ho mai scritto qualcosa di mio fin'ora e vorrei cominciare da adesso. Spero rimaniate soddisfatti. Il genere romantico è quello che preferisco, anche se non mancheranno colpi di scena ed altri interessanti avvenimenti.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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“E come una meteora, la salvò da qualsiasi cosa potesse farle del male. Era la sua salvezza. E lei era convinta che con lui il mondo sarebbe stato diverso, sarebbe stato..” E mi svegliai. Era tutto un sogno, uno di quei sogni troppo reali per rendermi conto che effettivamente dormivo. Era così ingiusto, però. Solo nei sogni ero così fortunata. Sì, perché nella vita reale ero più che sfigata. Sono stata picchiata dal mio ragazzo, ovviamente adesso ex, che ha pensato di prendermi a botte per farmi capire chi comandasse. Pezzo di merda. “Prometto che non lo farò più, ero ubriaco fradicio e non mi rendevo conto di quello che facevo.” Sì, certo. E io sono la regina d’Inghilterra. Sempre la stessa stupida scusa, come se non l’avrebbe rifatto alla prima occasione. Se devo essere estremamente sincera, mi mancava. I baci, l’amore, quello sì. Il resto no. Se picchi una donna, questo non è amore. E’ odio represso. Ma meglio così, troverò qualcuno che mi meriti veramente. Forse.
A proposito. Mi chiamo Anna. Sono una ragazza piuttosto sociale, dolce con chi mi pare. Se dovessi descrivermi così, su due piedi, direi che ho una chioma scura abbastanza lunga, degli occhi verdi che si scuriscono al centro dell’iride e un visino tondo tondo. Non sono mai stata magra. Sono quello che sono, in questo momento. La gente pensa che sono una persona autentica, schietta e sincera. Beh, lo sono. Mi piace esserlo, mai prendere in giro qualcuno dicendogli balle. Ma cominciamo con la mia giornata.

Lunedì, ore 8.30. Ero in ritardo, avevo l’università e come mio solito ero sotto le coperte a poltrire. Ero così stanca, ieri sera avevo fatto le ore piccole con la mia migliore amica Gabrielle, e questo era stato il risultato. Però dopo aver guardato l’orologio, mi alzai di scatto e corsi in bagno a lavarmi e vestirmi di tutta fretta. Il professore di filosofia era uno stronzo, e se fossi arrivata in ritardo, mi avrebbe buttata fuori a calci. Afferrai la mia borsa piena di cose inutili e presi il libro e il quaderno, una penna che infilai in tasca e corsi in fretta fuori di casa, con i capelli arruffati, senza un filo di trucco. Non ero così male struccata, ma ero ancora insonnolita e quindi ero orrenda. Salì sull’autobus che, fortunatamente si era fermato proprio in quel momento e dopo aver timbrato il biglietto, mi sedetti esausta in una di quelle sedioline scomodissime. Presi un profondo respiro socchiudendo gli occhi e quasi risi ripensando a cosa aveva dovuto fare per essere lì, in quel momento. Dopo circa quindici minuti arrivai davanti l’università, ringraziai Jim, l’autista, e corsi fuori come un soffio di vento, mancavano cinque minuti all’inizio della lezione. Corri, corri, corri, alla fine molto probabilmente mi sarei scontrata con qualcuno. E infatti, cosa poteva succedere alla ragazza più sfortunata della terra? Scontrarsi contro un povero ragazzo che stava andando dalla direzione opposta alla mia. Mi caddero dalle mani i libri che avevo preso pochi secondi prima dall’armadietto e il ragazzo, premurosamente, cercò di aiutarmi, anche se io ero in stra-ritardo. Lo guardai bene, mentre si chinava a raccogliere i libri caduti a terra. Un metro e novanta, capelli biondi cenere abbastanza lunghi, appena mi porse i libri vidi che aveva un paio di occhi di un azzurro intenso. “Grazie..” riuscì a dire, la bellezza di quel ragazzo mi aveva spiazzata. Che poi, non sembrava nemmeno un ragazzo. Magari era un professore aggregato o un consulente. O addirittura lo psicologo. Non appena parlai, lui mi sorrise, ma uno di quei sorrisi che non ti alleggeriscono il cuore, ma anche l’anima. “Comunque, io sono James, il nuovo professore di filosofia. Piacere di conoscerti.” Mi porse la mano e io, con sguardo da ebete, gliela strinsi. “Scommetto che stavi andando in classe. Io sto arrivando, prendo alcune schede e vi raggiungo.” Mi sorrise e camminò nella direzione in cui doveva andare, prima che io gli venissi addosso. Tutto il percorso dal corridoio all’aula lo feci trasognante. Il mio nuovo professore di filosofia doveva essere così bello? E poi, io odiavo la filosofia! Magari con lui l’avrei cominciata ad amare. Raramente nella facoltà di psicologia ci sono professori così affascinanti. E non mi è sembrato nemmeno tanto severo, anche se, devo dire, l’apparenza inganna. Entrai in aula, era semi-piena. Mi sedetti in un posto libero e posai i libri sul banchetto. Posai lo sguardo sulla cattedra che stava al centro, sotto di noi. Ed entrò il professore. “Salve a tutti, ragazzi. Sono il nuovo professore di filosofia, il professore Mirae è andato in pensione, così hanno chiamato me per sostituirlo.” Mi guardai intorno per vedere una qualche reazione: i ragazzi erano abbastanza indifferenti, o uno o un altro sarebbe stato lo stesso, tanto tutti odiano filosofia all’università. Invece, al contrario, ogni singola ragazza lo guardava come se volessero mangiarselo da un momento all’altro. Facevano i soliti sorrisetti, moine e risatine. “Cosa avrò mai fatto di male per avere in cambio tutto questo?” sussurrai senza farmi sentire, ironica, mentre il professore si alzava le maniche della camicia a causa del leggero caldo, e le ragazze, aggiungerei oche, sospiravano di ammirazione. “Ho conosciuto già una vostra compagna, ma non mi ha detto il nome.” Mi indicò. No, non poteva essere vero. Con milioni di ragazzi che avrà visto per i corridoi, proprio me doveva ricordare. E poi io stupida che mi ero messa tra le prime file. “ Anna. Io..mi chiamo Anna.” Rossa come un pomodoro abbassai lo sguardo, contorcendomi le mani. Sentivo tutti gli sguardi puntati addosso e qualche commento negativo. “Anna, hai veramente un bellissimo nome. Comunque, dopo questa breve presentazione, possiamo cominciare.” E mentre parlava, il mio cuore batteva. Non aveva mai battuto così, se non per il suo ex ragazzo. E adesso stava battendo allo stesso modo, che cosa assurda e insana. Di certo non si era innamorata, ma era così affascinante quell’uomo. E attraente. E tutti gli aggettivi possibili che si possono attribuire ad un uomo. Il “David” dei nostri tempi, magari. Ma che stupidaggine. Aprii il libro e stetti, a denti stretti, in silenzio per tutta la lezione mentre James parlava di Freud.

  
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