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Autore: Danielle Johnson    05/06/2008    1 recensioni
Questa è una storia che ho scritto dopo un sogno. La piccola storia parla di una ragazza che ha perso il suo grande amore, perchè morto in un incidente. E' triste e vorrebbe seguirlo nel mondo senza dolore...
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Corri bambina, corri.
Corri con le lacrime che ti rigano il viso esausto.
Corri su quella strada deserta, sotto la luna
nuova e il cielo buio.
L’unica luce proviene da quei radi lampioni ai
lati della strada asfaltata.
Con questa oscurità nessuno può vederti, ma questo
lo sai già. Perché è esattamente quello che vuoi,
vero piccola?
Tu vuoi non essere vista.
Non vuoi che qualcuno veda quelle lacrime, da troppo tempo trattenute.
Corri ancora e ti accorgi di correre
a fianco all’argine del fiume.
Quell’argine, dove un tempo ormai troppo lontano per te,
il ragazzo che dicevi di amare ti portava in moto nei tuoi sogni.
È sempre stato troppo spericolato vero?
Ma per quella moto aveva una passione particolare,
e la portava sempre al limite, spesso con te sulla sella.
Continui a correre anche se ormai sei stanca,
i lampioni illuminano una curva, il guardrail distorto
e i mazzi di fiori adagiati nelle vicinanze.
Finalmente ti fermi, guardi le due corsie della
strada continuare su un ponte di ferro poco distante.
Lo raggiungi.
Scavalchi il muretto di protezione e guardi di sotto.
O meglio, vorresti guardare di sotto, ma l’unica cosa che riesci a vedere è il buio.
Niente luna e niente lampioni ad illuminare il fiume,
che pigro, si spinge verso valle.
Ti siedi in quel metro e mezzo di cemento
che ti separa dal vuoto.
Hai il respiro affannoso e fitte di dolore alle ginocchia per il troppo correre.
I tuoi capelli sono bagnati e ti si sono attaccati al collo.
Il sudore ti imperla il viso, mischiandosi alle ultime lacrime.
Giri la testa indietro, verso la strada, e tendi l’orecchio.
Nessuna moto. Ma su questo c’erano ben pochi dubbi bambina.
Non sentirai il rombo della moto alle tue spalle, né tanto meno,
vedrai lui superarti in impennata salutandoti con gli occhi.
Quegli occhi così belli, eppure sempre con un fondo di malinconia.
Ti ricordi ancora il loro colore?
Castano intenso, ma che avvicinandosi alla pupilla diventava quasi ambra.
Ma se pensi ai suoi occhi non puoi fare a meno di pensare al suo viso,
rotondo ma dai bei lineamenti segnati, e con labbra che sembravano invocare costantemente un bacio.
I capelli mori sempre arruffati dal vento di quando sfrecciava per le colline.
Quel fisico un po' muscoloso.
Tutto un insieme che ti dà più ricordi di quelli che vorresti, vero?
Ricordi anche le sue mani e come a volte ti bramavano mentre altre volte ti accarezzavano la guancia.
E la voce?
Quella voce che ti chiedeva sempre di più,
che ti consolava, che ti raccontava.
Quella voce che avresti ascoltato per ore ed ore.
Ti manca. Odi ammetterlo.
Come odi ammettere di averlo amato così a lungo.
Lui e la sua dannata arroganza.

Ti accendi una sigaretta, le mani tremano.

Buttati nel fiume.
Sentirai l’acqua pulirti le ferite e rinfrescarti.
Ti sentiresti meglio.
In fondo è solo un piccolo salto nel vuoto, e tu,
nell’ultimo periodo ne hai fatti parecchi di salti nel vuoto, anche se solo metaforicamente.
Ecco che ti alzi, getti la sigaretta nel fiume.
Non è ancora ora.
Ma dove vuoi andare da sola e insudiciata così?
Hai ancora una cosa da fare, ma cosa?

Vivere senza di lui...

Le lacrime minacciano il loro ritorno,
ma tu le ricacci indietro.
Non serve più a nulla piangere,
ti è bastato al fiume.
Odi piangere bambina mia, ti umilia.
  
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