Non
significa niente
Così fu questo amore dal mancato
finale
Così splendido e vero da potervi
ingannare
(Dolcenera
– Fabrizio De andrè)
Radamanthys si svegliò
che era giorno fatto, ed appena provò a muoversi tutti i suoi muscoli
protestarono, ricordandogli la nottata appena trascorsa.
Soffocò
un’imprecazione nel cuscino e voltò la testa per guardare il responsabile.
Accanto a
lui Kanon dei Gemelli dormiva supino, la schiena che si alzava ed abbassava al
ritmo lento e regolare dei suoi respiri.
Radamanthys si concesse
mezzo sogghigno.
Il Saint di
Athena poteva aver giocato pesante, ma quanto pareva anche lui aveva bisogno di
un po’ di tempo per riprendersi.
Le pesanti
tende di velluto bordeaux erano tirate e lasciavano penetrare solo una sottile
lama di luce, che attraversava in diagonale la schiena di Kanon con un taglio
netto.
Il greco era
una nota di esotismo nella grande stanza da letto arredata in stile antico, con
quei capelli dalla sfumatura impossibile come il mare più profondo, la pelle
abbronzata ed il vago sentore di sale che si portava sempre addosso.
Radamanthys si chiese
come fosse possibile che, anche mentre era stravaccato scompostamente sul
letto, con le lenzuola attorcigliate intorno alle gambe e la faccia sprofondata
nel cuscino, Kanon emanasse un’aura di potenza.
Il Giudice
Infernale fece una smorfia contrariata.
Cercò di
convincere se stesso che se ammirava Kanon era una questione puramente
estetica, perché era perfettamente naturale che lui, discendente della nobile
ed antica casata degli Heintze-Weissenrode delle isole Faer
Oer, fosse attratto dalle cose belle, fossero esse
oggetti d’arte, paesaggi o nemici.
E si ripeté
ancora una volta che essere attratto dal corpo di Kanon era una questione
puramente fisica, in cui i sentimenti non erano contemplati neanche
lontanamente.
Chissà
perché, però, quella mattina non riusciva a fare a meno di pensare come sarebbe
stato se uno di loro si fosse davvero innamorato
dell’altro.
Per carità,
il solo pensiero lo faceva rabbrividire!
No, per lui
non era assolutamente amore, e lo stesso sicuramente valeva per Kanon.
Kanon, che
si era mosso accanto a lui, e che così aveva rivelato di essere uscito dallo
stato comatoso in cui una notte particolarmente vivace lo lasciava sempre.
A quel punto
tanto valeva interpellare il diretto interessato per togliersi il dubbio.
-Ehi-
Il Saint dei
Gemelli non gli rispose.
Era sveglio,
ma probabilmente gli andava di fare il bastardo e non si degnava di
rispondergli.
Poco male,
avrebbe potuto attirare la sua attenzione come nell’Odissea Telemaco aveva
fatto con Pisistrato “col piede toccandolo”.
Radamanthys gli allungò
un calcio nelle caviglie e stavolta Kanon si girò verso di lui con un ringhio.
-Ma che modi
sono?!-
-Rispondimi.
Tu mi ami?-
Il suo
amante strabuzzò gli occhi.
-Io cosa? Assolutamente no!-
-Meno male-
Ancora una
volta era salvo.
Visto? Era
tutto a posto, Kanon gli aveva dato esattamente la risposta stizzosa che lui
aveva sperato.
-Come ti
vengono in mente certe idiozie?-
Gli chiese
Kanon infastidito.
Lui gli
rigirò la domanda.
-Abbiamo
passato la notte a fare sesso o sbaglio?-
Kanon fece
spallucce.
-E allora?
Ci piace e lo facciamo. Fine della storia-
Radamanthys gli lanciò
un’occhiata di sbieco.
Sì, quello
che Kanon aveva detto era vero, doveva
essere vero, dannazione.
Era solo
perché il sesso con quel greco gli piaceva, tutto il resto non significava
niente.
Non
significava niente che Kanon, in tante volte che l’avevano avevano fatto, non
gli avesse mai fatto veramente male e non lo avesse mai fatto sentire umiliato.
Non
significava niente che lui stesso aggrediva il corpo del suo amante a morsi più
che a baci ma poi, quando arrivava sul torace all’altezza delle cicatrici del
tridente di Poseidon si fermava, e diventava delicato
come se quelle ferite fossero ancora aperte e sanguinanti e toccasse a lui
lenirne il dolore.
Non
significava niente che Kanon ogni tanto si lasciasse andare e le sue mani
diventassero docili come se lo stessero accarezzando.
Non
significava niente che un paio di volte si era svegliato con Kanon che lo
abbracciava da dietro e che dormiva con il viso affondato tra le sue scapole.
Non significava
niente che, quella sera che lui aveva la febbre ma era ben deciso per orgoglio
a non evitare neanche uno dei loro rendez-vous,
Kanon lo avesse narcotizzato con scotch e qualcuno dei suoi trucchi che
ingannavano la mente per evitare di strapazzarlo.
Non
significava niente che lui non avesse mai detto a Kanon che una notte lo aveva
sentito lamentarsi nel sonno per qualche incubo che stava avendo, per evitare
di umiliarlo rinfacciandogli una sua debolezza.
Ed
ovviamente non significava niente che nessuno dei due si sentisse minacciato a
dormire nello stesso letto con quello che avrebbe dovuto essere un nemico.
Fu riportato
alla realtà dalla voce del Saint dei Gemelli.
-E tu, Radamanthys? Tu mi ami per caso?-
Radamanthys gli rispose
ostentando un’aria di aristocratica indifferenza.
-Io? Certo
che no-
-Bene.
Cominciavo a preoccuparmi-
_________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
Cantuccio dell’Autore
Eccomi qua,
sono tornata dopo un periodo abbastanza lungo di assenza da questo fandom.
Cioè, no, in
realtà c’ero, ma ero invisibile perché mi nascondevo come un parassita
nell’account di Kanondigemini96 con
la collaborazione della storia “Across the years”.
Ma ora
parliamo un po’ di questa one shot:
sapete quando si dice “mai dire mai”? Bene, questo è un caso emblematico!
A me la
coppia Radamanthys/Kanon non è mai piaciuta (buona
parte della colpa è delle sopracciglia di Rada…
scusate ma a me quella specie di cespuglio fa troppo ridere X°D)
comunque alla fine, ho deciso di provare, giusto per vedere che ne usciva
fuori.
Prima di
lasciarvi ho due cose da dire.
Uno: perché
tutti sono convinti che Radamanthys sia inglese? Su Wikipedia lo da originario delle isole Faer
Oer, in Svezia, ed a me sembra più verosimile dato il
colore di occhi e capelli e la tendenza a bere alcolici in orari improbabili. E
poi si sa che Wikipedia è la fonte della conoscenza,
quindi io mi attengo a questa versione.
Due: mi scuso
per aver saccheggiato versi da De Andrè. Probabilmente per questo meriterei di
finire nella prigione di Sounion.
Va bene, ho
finito, adesso potete anche andare con la mia benedizione.
Makoto