Serie TV > Sherlock (BBC)
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Autore: Dokichan    21/01/2014    2 recensioni
..“So bene non sia una bella stanza.. In principio doveva essere usata per una persona speciale, ma non ne ho mai avuto l’occasione.. Se deciderai di fermarti per un po’, posso renderla un po’ più accogliente.” spiegò la rossiccia un po’ impacciata.
“Una persona speciale?” pensò curioso Sherlock. Era la prima volta che sentiva parlare di una persona speciale, che non fosse lui.
E se Sherlock non fosse l'unica persona davvero speciale per Molly? Se vi fosse qualcun'altro? O meglio, qualcun'altra? Magari una bambina piccina e timida dai folti ricci rossi. Ad un mese dalla finta morte di Sherlock, la vita vuota di Molly si riempirà tutto d'un tratto, lasciandola senza fiato.
Genere: Comico, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Molly Hooper, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 8
 
“Okay.. Da dove cominciamo?”
Il mattino dopo John si presentò a casa della patologa, lasciando a bocca aperta tutti quanti. Sherlock rimase decisamente spiazzato da quella reazione.
Il giorno prima l’avrebbe quasi ucciso mentre quella si era presentato a casa di Molly quasi non fosse successo niente.
“Non ti ho ancora perdonato, Sherlock.. Non del tutto.. Però sono stato immensamente felice di sapere che tu non fossi morto.” disse il dottore, sedendosi in salotto e accettando il tè da parte della donna.
“Oggi è domenica.. Io non lavoro e Molly nemmeno.. Lasceremo queste due povere donne in pace e andremo a lavorare in un modo o nell’altro..” spiegò John, prendendo in mano la situazione. “Lo sai che non posso tornare a Baker Street.. E’ tenuta sotto sorveglianza..” iniziò calmo il detective, pulendo leggermente l’archetto del suo violino.
Quella mattina il suo migliore amico decise di fargli una sorpresa e di portargli il suo amato violino. Il riccioluto lo ringraziò ed iniziò a suonare come se non ci fosse un domani. Gli era mancato molto suonare. Suonare gli permetteva di pensare più rapidamente. I suoi pensieri seguivano le note e la melodia lo portava quasi sempre nella direzione giusta.
“Lo so.. Me l’hai spiegato ieri sera.. Per tua fortuna oggi piove e fa un freddo allucinante, ergo puoi coprirti il più possibile. Sei tu quello bravo a mimetizzarsi!” esclamò il più grande, alzandosi e iniziando a zampettare nervoso.
Molly li osservava intanto dal cucinino con sua nipote. Vederli di nuovo insieme le faceva uno strano effetto. Sentiva il grande affiatamento unire i due uomini. Si sentiva quasi di troppo. Sherlock aveva scelto bene il suo compagno di casi. Un dottore quanto meno perspicace e che riusciva a star discretamente dietro all’investigatore.
Sherlock sentì l’emozione di tornare in carreggiata. Si sentì come rinato. John gli era decisamente mancato in quei due mesi, anche se non lo avrebbe mai ammesso a nessuno.
Il detective si catapultò in camera sua per potersi preparare. Doveva essere impeccabile!
“E’ stato massacrante durante questa settimana, Molly?” domandò il dottore, avvicinandosi alle due. Sherlock ci avrebbe messo un po’ a prepararsi.. Ogni tanto si comportava seriamente come una diva! “No.. E’ stato molto meglio di quanto pensassi.. In più è davvero bravo con i bambini, o almeno con Alice..” spiegò la patologa, finendo il caffè. Quella mattina se la sarebbero presa con molta calma. Almeno così sperava!
Il detective dopo poco uscì dalla stanza con addosso una tuta ed un cappuccio calato sul volto. Un buon travestimento! Non sembrava più il detective dallo sguardo alto e fiero. Sembrava quasi un componente della sua stessa network.
“Oh, Sherlock! Andiamo a fare un giro?!” esclamò la bambina, vedendolo vestito così. Era vestito esattamente come il giorno in cui andarono a fare la fatidica passeggiata insieme!
Il detective provò una strana sensazione alla bocca dello stomaco ma non vi diede peso. Era normale non avere fame e sentirsi lo stomaco chiuso con tutta la voglia di tornare ad indagare con il suo migliore amico.
“Non è quello Sherlock..” disse Mycroft nella sua mente.
“Shh..” mormorò il riccioluto, scuotendo leggermente la testa. I tre lo guardarono leggermente straniti da quel comportamento.
“No, Alice.. Mi dispiace ma questa volta vado solo con John..” spiegò poi il ‘Consulting Detective’ alla piccolina, accovacciandosi di fronte a lei. Alice mise su il broncio. Voleva andare con lui ad investigare! Si era divertita un sacco la volta precedente!
Sherlock sorrise leggermente a quel comportamento. “Ti prometto che sarai tu l’assistente del mio prossimo caso, va bene?” concluse l’uomo, sorridendole e dandole una leggera carezza sulla testa. In quel momento non si poteva comprendere chi fosse più scioccato, se John o Molly.
Sherlock non si era mai mostrato così apertamente attaccato ad Alice. Si era seriamente affezionato a quella bambina e non si scandalizzava a mostrarlo in giro.
Si era adattato a lei. Era rimasto folgorato dal suo essere bambina ma allo stesso tempo intelligente ed arguta! Avrebbe voluto portarla in giro con sé, non fosse stato tutto così pericoloso! “Sì!! Non vedo l’ora!!” esclamò la bimba contenta, battendo leggermente le mani e i piedi.
“Va bene, piccola detective in erba.. Lasciamo partire gli uomini, va!” esclamò poi Molly. Sherlock osservò per qualche istante il volto della donna e vide gli occhi lucidi. Perché? Si voltò poi verso il suo migliore amico e notò anche sul suo viso uno strano sorriso. Li guardò straniti ma evitò di fare qualsiasi affermazione. Non in quel momento per lo meno.
 
“Si può sapere cosa sia preso a te e a Molly prima? Sembravate quasi commossi!”
I due decisero di uscire dalla porta sul retro della casa per non incappare nel portinaio. Volevano evitare sguardi indiscreti. Rientrare la sera sarebbe stato più facile, con l’oscurità dalla sua parte.
“Credo sia normale Sherlock.. Non ti abbiamo mai visto così affettuoso con una bambina.. Beh, non ti abbiamo mai visto affettuoso con nessuno!” rispose francamente John, aspettandosi quella domanda da un po’. Sherlock s’irrigidì leggermente. Era stato davvero così affettuoso come diceva il suo compagno? Ormai con Alice aveva trovato un’intesa tale da trovare qualsiasi comportamento appropriato. Non che la considerasse un’amica, ma comunque era un soggetto interessante e lo aveva colpito in diverse occasioni! Sarebbe stata un’ottima compagna di investigazione. Sherlock evitò comunque di esprimersi oltre e si avviò con John a cercare indizi per Londra. Doveva raccattare tutti gli indizi racconti dalla sua Rete!
 
“Oh, finalmente un po’ di tempo con la mia Alice!”
Le due donne si ritrovarono sul divano a guardarsi un film. Si erano coperte con un plaid leggero. Dray si accoccolò sulle gambe della sua padrona ed iniziò a farle le fusa. Una mattina tranquilla, senza pensare a morti strane o a parti corporee da studiare ed analizzare. Finalmente si sarebbe riposata un po’!
“Zia, lo sai che Sherlock è molto bravo a leggere le storie?!” disse ad un tratto la bambina, voltandosi verso la donna più grande. I suoi occhioni blu risplenderono come illuminati da una luce brillante. “Ah sì? Bene sono contenta!” rispose sorridente la patologa. “Sono davvero felice che vi siate affezionati l’un l’altro così tanto.. Te lo meriti, amore mio!” pensò Molly, accarezzando leggermente la testa della sua donnina.
Molly stimava sua nipote. Era uscita forte dalla separazione dei suoi genitori. Non sembrava sentir particolarmente la mancanza di sua madre e Sherlock stava facendo un bel lavoro nel non farle pensare a suo padre. Era buffo come si stessero aiutando reciprocamente, lei e Sherlock. Lei era la parte scientifica e lui quella umana.. “Non ci crederebbe nessuno!” pensò poi, sogghignando leggermente. “Sai zia.. Sherlock mi piace un sacco! Possiamo adottarlo?!” domandò la bambina, dando voce a tutti i suoi pensieri e sentimenti. Molly rise leggermente a quell’affermazione così innocente ma anche così buona. “Amore, Sherlock è troppo grande per essere adottato, non credi?” disse poi la più grande. “E allora sposatevi.. Così sarà un parente a tutti gli effetti!” rispose la bambina, voltandosi definitivamente verso la zia. Molly divenne rossa pomodoro e iniziò a balbettare qualcosa simile ad un no. Era rimasta spiazzata con quanta facilità Alice avesse proposto a sua zia di sposare Sherlock. “Sarebbe bellissimo, amore mio ma.. Non si può!” pensò poi la donna con l’amaro in bocca.
Sherlock non si sarebbe mai interessata a lei sotto quel punto di vista. Non si sarebbe mai innamorato di lei. Era già sposato con il suo lavoro.
Rimuginando su quelle parole, sobbalzò nel sentire il suo cellulare squillare. Non era la solita chiamata del Bart’s. Era Sherlock! Aveva messo al suo numero una suoneria diversa, così da riconoscerlo subito e poter accorrere a rispondergli nel minor tempo possibile!
“Pronto!” esclamò la donna, facendo segno ad Alice di abbassare il volume della tv. – Ciao Molly.. Potresti venire al Bart’s? E’ giunto un nuovo corpo e vorrei vederlo dopo che Lestrade se ne sia andato.. – rispose Sherlock, andando subito al nocciolo della questione “Sei al Bart’s?!” domandò preoccupata la donna, alzando leggermente il tono di voce. – Sono dalle solite scale di emergenza. Ti aspetto lì. – rispose l’uomo come se fosse la cosa più ovvia del mondo ed interruppe la telefonata “Aspett- ” iniziò la donna ma senza poter finire la frase. “E Alice ora dove la metto?!” si domandò poi, grattandosi furiosamente la testa.
“Sherlock dei miei stivali! Che questo caso finisca in fretta!” pensò poi la donna un po’ adirata, alzandosi di scatto e correndo in camera.
“Amore vestiti, andiamo al Bart’s!” disse poi Molly, facendo comparire solo la testa dalla porta. Alice iniziò a saltellare felice. Non vedeva l’ora di poter uscire!
 
“Eccovi..”
Sherlock e John aspettarono che la patologa aprisse loro la porta sul retro. Molly si presentò all’appuntamento un quarto d’ora dopo. Fu velocissima. Lei ed Alice li raggiunsero in men che non si dica. Davvero efficienti! “Non a caso è la mia patologa..” pensò Sherlock orgoglioso, osservando di sottecchi la donna. Le sembrava un po’ nervosa. In effetti le chiese fin troppo, ma doveva assolutamente vedere una cosa di questo ultimo omicidio. “Sai vero che ho dovuto catapultarmi dal mio capo per farmi assegnare il cadavere, essendo io la titolare degli altri tre casi?” spiegò poi la donna, prendendo parola. John sentì la tensione salire fra i due. Comprese subito quanto Molly non avesse preso bene il doversi catapultare in ospedale con la bambina. Che non volesse mostrarle il suo lavoro? “Lo so.. Ma se questo cadavere conferma le mie teorie, saremo sulla strada giusta e finiremo in fretta questa storia..” rispose Sherlock, tenendo il passo della patologa.
Raggiunsero rapidamente il laboratorio dov’era stato portato il corpo in questione. Un’altra donna ma questa volta più vecchia. Molly indugiò sulla porta. Non voleva portare sua nipote là dentro. Non voleva mostrarle tutti quei cadaveri senza vita e con qualche parte vitale staccata dal resto del corpo stesso. Sherlock capì al volo e si voltò così verso il suo migliore amico.
“John.. Potresti stare qui fuori con Alice per cortesia?” domandò il detective, mettendo una mano sulla spalla alla piccola. Alice lo guardò un po’ imbronciata. “Ma io volevo entrare!” esclamò poi. “Ricordi, Alice? Il prossimo caso..” rispose calmo il riccioluto. La ragazzina annuì poco convinta. John asserì leggero e lasciò entrare i due.
 
“Lo sapevo!”
Dopo aver analizzato la testa della povera settantenne sgozzata, Sherlock s’illuminò come non mai. Quella fu la conferma delle sue teorie. Finalmente! Molly sobbalzò a quell’esclamazione. Era da un po’ che non lo vedeva così emozionato. Non ci fosse stato di mezzo un altro omicidio sarebbe stata quasi felice di vederlo così. “Quella è.. una U?” domandò la patologa, notando il piccolo simbolo sul mento della signora. “Sì, esatto! Questo è un chiaro messaggio! IOU è l’acronimo di ‘I owe you a fall’. Si è costruita su questa frase tutto il nostro ultimo incontro.. Con Moriarty intendo..” iniziò a spiegare l’uomo decisamente in visibilio. “Questo è l’ultimo omicidio..” finì poi, ritornando a studiare il corpo. Molly non osava quasi fiatare. Ritrovarlo lì a lavorare con lei appagò quasi tutte le sue fatiche.
“Molly, scusa se ti ho fatto uscire di casa.. Per di più con Alice.. Perdonami..” disse poi il detective, dopo aver finito di studiare tutto quanto e aver salvato nella sua mente ogni piccolo dettaglio. Si avvicinò poi alla donna. I suoi occhi si legarono immancabilmente a quelli della patologa. Da qualche giorno non poteva fare a meno di scrutarla. Voleva comprendere ogni suo stato d’animo dai suoi occhi. Era più forte di lui!
“Sentimenti!” esclamò Mycroft nella sua mente.
Sherlock scosse leggermente la testa e si riprese. Aveva un caso da terminare! Si allontanò in fretta dalla patologa e si diresse verso l’uscita. Molly sospirò pesantemente un’altra volta. Avrebbe parlato con Sherlock una volta per tutte finito il caso. Dovevano chiarire e lei doveva mettersi il cuore in pace una volta per tutte..
“Quindi il colpevole è il braccio destro di Moriarty?”
I quattro erano tornati a casa, evitando così di rischiare oltre. Sembrava quasi che Sherlock non volesse rimanere nascosto! “Sì, è lui anche se devo ancora dimostrare come.. Il problema sono le vittime.. Va bene, sono state usate per mandarmi quel messaggio ma non solo.. Ci deve essere qualche collegamento..” rispose il detective dalla ormai sua poltrona. Con il violino alla mano iniziò a suonare qualcosa.
Il tempo passò fra uno studio e l’altro e pian piano arrivò la sera.
“John ti fermi a cena con noi?” domandò la donna, iniziando ad apparecchiare la tavola. “Oh no grazie Molly.. Torno a casa a tener compagnia a Mrs. Hudson.. Ne ha bisogno..” rispose il soldato, sottolineando per bene l’ultima frase. Sherlock fece finta di non sentirlo e lo salutò appena quando il più grande uscì di casa.
 
“Molly.. Secondo te ho fatto bene?” domandò ad un tratto, dopo cena, il detective perplesso. Molto spesso non capiva i sentimenti umani e Molly era la persona giusta ad aiutarlo a sbrogliarli.
“Mi stai chiedendo se tu abbia fatto bene a fingerti morto per salvare tutti? Sì, Sherlock.. Sì perché questo ha mostrato quanto tu fossi umano..” rispose apertamente la donna. Fare certi discorsi con Sherlock era sempre un’incognita e le metteva molta agitazione, però doveva essere chiara. Doveva far capire all’uomo quanto fosse stato importante il suo gesto.
Sherlock aggrottò le sopracciglia. “Umano? E’ stato logico quello che ho fatto.. Sarebbero andate vane tre vite..” spiegò poi l’uomo.
Molly sorrise esterrefatta. Come poteva essere così maledettamente ottuso a volte?!
“Non è stato solo logico, Sherlock.. E’ stato di vitale importanza.. E’ stato umano.. Sono stati i tuoi sentimenti a portarti su quel tetto..” rispose la donna, tornando a lavare i piatti.
Sherlock si alzò di scatto come scottato da quel ricordo e da quelle parole. Si avvicinò alla donna sempre con un’espressione confusa in volto. Molly si voltò velocemente per osservarlo. Sembrava un cucciolo smarrito! Con quegli occhioni poi!
“Quindi dici che ho fatto bene?” domandò ancora. Voleva sentirselo dire. Aveva bisogno di sentirselo dire. “Sì, hai fatto bene Sherlock.. Nei tuoi modi, hai fatto bene!” rispose Molly, sentendo le guance andarle in fiamme. “Nei miei modi?” continuò Sherlock non capendo.
“Non aver avvertito nessuno.. Aver fatto soffrire comunque tante persone.. Essere sparito..” spiegò lentamente la patologa, aspettando che il ‘Consulente Detective’ registrasse quella frase. “Tu hai sofferto, Molly?” chiese poi, abbassando lo sguardo. Non aveva pensato a quanto avesse potuto far male alle persone salvate da lui. Non voleva più farle soffrire. Il perché gli sfuggiva ancora ma sentiva di non voler più vedere John in quella situazione.
“Sì, ho sofferto anche io.. Ovviamente non come gli altri, ma ho sofferto al pensiero di crederti in quella bara. Ho sofferto nel doverti dare per morto. Non voglio mai più scrivere su una cartella la data e le modalità della tua morte.. Mai più..” rispose sinceramente la donna. Non aveva più le forze di mentirgli, facendo finta che andasse tutto bene.
Sherlock sbatté le palpebre una ventina di volte. Molly era stata così male? Per causa sua?! Sapeva bene dei sentimenti che la donna provasse per lui ma non sapeva fin dove si spingessero.
“Ma cos-”
Molly non ebbe il tempo di ragionare che si ritrovò fra le possenti braccia dell’uomo. Sherlock la stava abbracciando! La patologa rischiò quasi di collassare in quel momento..
Il profumo dell’uomo invase i suoi sensi. Non capì più nulla. Le sembrò di essere quasi sollevata da terra. Si sentiva sicura in quella presa. Si sentiva amata. Si lasciò cullare da quell’uomo finché una voce a loro familiare tossì leggermente.
Come colti in flagrante, i due si separarono immediatamente. Molly poté notare un leggero rossore sulle guance dell’uomo. Che fosse arrossito per il loro abbraccio?
Alice sorrise leggermente ma non disse nulla. Comprese fin troppo bene la situazione.
 
“Presto ti chiamerò zio, Sherlock..” pensò la bambina una volta trovatasi nel letto con accanto sua zia. In quel momento zia e nipote si assomigliavano molto. Non si capiva chi fosse la più felice! Con quei pensieri le due si addormentarono velocemente, mentre qualcun altro nella stanza accanto non riuscì a chiudere occhio.
 
“E’ Molly!! Cosa diamine mi è preso?!” esclamò Sherlock come preso da moto di stizza. Iniziò a girare attorno alla propria patologa. “Sei la persona più importante per me.. Ma perché?” domandò poi alla figura ammutolita.
“Sentimenti, fratello! E renditene conto prima che sia troppo tardi!” esclamò Mycroft alle sue spalle. “Mycroft, piantala di dire quella parola..” rispose il più piccolo, non volendolo ascoltare.
“No, non smetterò.. Perché è vero..” continuò il fratello maggiore, appoggiandosi all’ombrello ed osservandolo con un sorrisetto. “E se anche fosse? Cosa me ne giova?!” domandò ancora Sherlock. “Ne giova che non avrai più incubi la notte.. Ne giova che non sarai più solo.. Ne giova che troverai un motivo per stare al mondo..” iniziò così a rispondere il Governatore.
Sherlock in quel momento realizzò.. Realizzò quanto fosse importante e preziosa la patologa per lui.
In quel momento il grande Sherlock Holmes capì di essere innamorato.. Questa cosa lo sconvolse non poco. Non sapeva minimamente come affrontare la cosa.. Non sarebbe stato semplice.. Decise però che ci avrebbe provato, dopo il caso, ma avrebbe provato a conquistare quella donna così importante.






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Angolo autrice: Grazie a tutti coloro che stanno leggendo la mia storia!! Spero continui a piacervi!! Scusate le pause lunghe!!ç_ç Gli esami incombono!
  
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