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Autore: Marvel91    22/01/2014    3 recensioni
La ragazza misteriosa del distretto 5 racconta dei suoi 74esimi Hunger Games.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Faccia di Volpe
Note: AU | Avvertimenti: Bondage
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Le giornate nel distretto 5 erano abbastanza monotone e ripetitive. Quel giorno di inizio estate, però, era speciale. Robe da matti. Come si può definire "speciale" un giorno in cui vengono scelti un ragazzo ed una ragazza da ogni distretto, per poi mandarli a morire? 
Era mattina presto. Le 6 circa. Se fosse stato un giorno qualunque, mi sarei alzata e sarei andata dritta in centrale elettrica insieme a Kent, il capo elettricista di mio padre, che mi insegnava tutto ciò che c'era da sapere sull'energia elettrica. Quando l'orologio azzurro legato al mio polso vibrava, significava che erano le 7.15 e dovevo andare a scuola. Odiavo la scuola se non per "tecnologia avanzata"; una materia prettamente riservata ai migliori di ogni corso. Io non ne facevo parte, ovviamente. La media dei miei voti era appena sufficiente. Tuttavia, ero un genio matematico e mi meritavo quel posto in mezzo ai cervelloni del distretto. Purtroppo, però, non era un giorno qualsiasi quello: era il giorno della mietitura. Scesi dalle scale in legno di casa mia e mi ritrovai faccia a faccia con mia madre. La quale mi fece un sorriso rassicurante, che mi calmò per un po'. Le ricambiai il sorriso. 
"Ho il 3,5% di probabilità di essere pescata, madre. Non ti devi preoccupare!". Lei mi sorrise di nuovo. "La mia Amanda, è la ragazza più intelligente di tutta Panem! Avresti fatto strada, figlia mia, se fossi nata in un altro distretto...". Abbassai lo sguardo atterrita. Ma lei mi accarezzò dolcemente la guancia. La mia tristezza se ne andò via subito, lasciando spazio a una risata. Mi avvicinai al frigorifero per prendere del latte fresco, quando mi accorsi dell'ora che si era fatta: erano le 10 del mattino. Un'ora dopo avremmo saputo chi, quell'anno, sarebbe andato a "morire per la Patria". Non finii la colazione perché l'ansia mi prese allo stomaco. Dovetti correre fuori a prendere una boccata d'aria. I miei calcoli della probabilità erano sempre perfetti. Il 3,5% è una chance abbastanza bassa per essere estratta, non avevo di che preoccuparmi. Non avevo motivo di essere ansiosa per niente.
Ero appena giunta alla piazza grande, quando una foto di dimensioni esagerate attirò la mia attenzione: era raffiguato il presidente Snow. Quel 'mega-poster' ornava il retro del palco, che si innalzava davanti al municipio. "Spaventosa" commentai ad alta voce. Sembrava ti scrutasse fino all'osso. Non passava certo inosservata, questo era certo.
"Benvenuti!" Urlò una voce stridula da sopra il palco. La signora Ray, come ogni anno, presentava gli Hunger Games al distretto. Era una capitolina sui cinquanta che ambiva a diventare stilista. Vestiva sempre in modo bizzarro, accostando varianti di colori improponibili: dal viola al giallo, al verde al rosa; a volte anche tutti insieme. Faceva quasi ridere. 
"Benvenuti a questa 74ª edizione degli Hunger Games. E possa la fortuna essere sempre a vostro favore". Applaudì, ma nessuno la seguì nell'idea. Ero in ansia, come mai prima d'ora. Quella terribile sensazione di essere scelta non mi abbandonava, nemmeno per un istante. Ma non poteva essere, avevo calcolato la percentuale di pescaggio almeno mille volte! Risultava sempre il 3,5%.
"Come sempre, prima le signore!" Disse, muovendosi come un canguro per il palco. Arrivata davanti l'ampolla di vetro, immerse lentamente la mano e afferrò subito un bigliettino, che non tardò ad aprire. Il mio cuore batteva così forte, che non riuscivo nemmeno a contare i battiti. L'ansia si fece più acuta e mi mancava il respiro. 
"Amanda Fight!" Gridò infine. 
Il mio cuore, che fino a qualche istante prima pompava all'impazzata, di colpo si arrestò. Da quel momento fu il buio totale. Le parole della signora Ray erano ovattate e sembravano in un'altra lingua. Mi avvicinai lentamente al palco, sostenuta da un pacificatore. 
"Il distretto 5, ha il suo tributo femmina! Un applauso prego!" gioì la capitolina. Nessuno applaudì in quell'occasione. Nessuno pianse la mia partenza, nemmeno mia madre. Amanda Fight aveva fallito il calcolo di probabilità ed era nel panico più totale. Avevo sempre messo la mia vita su un piano pragmatico, fatto di probabilità, scelte accuratamente motivate e calcolato nei minimi dettagli. Ma non avevo tenuto conto di una cosa. Puoi fare tutti i calcoli che vuoi nella tua esistenza, ma non andrà mai come vorrai tu; perché la vita si vive al momento, non si costruisce in anticipo. Quello ero il mio destino, ma non l'avevo scelto io. Non lo avevo calcolato.
   
 
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