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Autore: masayachan    22/01/2014    4 recensioni
"Il ragazzino se ne stava appoggiato ad un albero, da solo. Guardava i suoi compagni seduti con le loro mamme e i loro papà sull'erba fresca, i cestini pieni di leccornie, i sorrisi e le risate.
Mokuba tirò su col naso. Lo sapeva, Seto non sarebbe mai venuto, gli aveva mentito."
Genere: Drammatico, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mokuba Kaiba, Seto Kaiba
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ebbene, con questa fiction mi dico ufficialmente tornata in sezione. Qualcuno mi aspettava? No? Bé, sì, sono dieci anni che vado e vengo, non ce la farete mai a togliermi di torno, io e le mie storie su personaggi che non si caga nessuno come ISONO per la quale, chi mi conosce, sa che ho una sorta di fetish! Sì, Isono, avete capito bene! Fermi, non scappate! Come “chi è Isono”? Roland, no? Ok, ok, fermi, è una fiction sui fratelli Kaiba, non abbandonatemi! Fatemi sentire un po' di calore, sono appena tornata dopo quattro anni di letargo! Il fatto che questa OS sia discretamente lunga non aiuta, vero? :( P.S. Puzzleshipper, lo so che avete letto tutte The pharaoh & the Slave, io sono la disegnatrice, ora mi trovate su FB, su Pixiv (trovate gli indirizzi sul mio profilo) e per il Mantova Comics potrete comprare due miei piccoli spin off cartacei su Yu gi oh! Quindi state sintonizzate (per la cronaca, non ci guadagno un centesimo, se ve lo state chiedendo).




Glielo aveva ricordato per mesi, quasi ogni giorno, gli aveva chiesto praticamente in ginocchio di non prendere impegni, ci teneva troppo che venisse, era davvero troppo importante.

Spesso lui gli aveva risposto spazientito, gli aveva detto che non c'era bisogno di tartassarlo ogni singolo giorno con quella storia, che aveva capito e che non doveva preoccuparsi.

Non doveva preoccuparsi, vero?

Gli altri bambini erano già coi loro genitori sotto agli alberi del giardino della prestigiosa scuola privata, ridevano mangiando il loro pranzo al sacco e sembravano divertirsi un mondo. Era il festival scolastico delle elementari, il giorno in cui la scuola apriva le porte alle famiglie e organizzava attività di gruppo, gare che coinvolgevano sia i figli che i genitori.

Mokuba non aveva mai partecipato, prima di allora. I motivi erano chiari, lui non aveva i genitori e suo fratello...bé, era Seto Kaiba, c'era altro da aggiungere?

Però quell'anno, quando Mokuba aveva portato a casa il volantino della festa, mesi prima, Seto aveva scrutato lo sguardo del fratellino mentre con malcelata aria di sufficienza diceva:- Pff, anche quest'anno organizzano questa pagliacciata genitori/figli, non ci posso credere, che ci sarà mai di così divertente in questo genere di cose?- E con non poco imbarazzo ed un evidente conflitto col proprio orgoglio, in tono atono rispose:- Se vuoi ci possiamo andare assieme.-

A Mokuba quasi venne da piangere e, se non fosse per quel suo cruccio di mostrarsi sempre fiero e impassibile davanti al fratello, probabilmente lo avrebbe anche fatto. Per la gioia, si intende.

Ma nonostante il continuo ricordargli di quell'evento, di quanto fosse importante, che era stato lui a proporgli di andare e che quindi doveva mantenere la parola data, di Seto non c'era ancora la benché minima traccia.

Il ragazzino se ne stava appoggiato ad un albero, da solo. Guardava i suoi compagni seduti con le loro mamme e i loro papà sull'erba fresca, i cestini pieni di leccornie, i sorrisi e le risate.

Mokuba tirò su col naso. Lo sapeva, Seto non sarebbe mai venuto, gli aveva mentito. Credeva che fosse cambiato, credeva che il Seto di tanti anni prima stesse piano piano tornando alla luce e invece...e invece no.

Che sarà successo? Quella mattina non l'aveva visto, troppo eccitato era uscito di casa quasi all'alba per dirigersi a scuola e finire i preparativi, gli aveva solo mandato un sms con scritto “Ti aspetto”.

Avrà avuto un impegno di lavoro improvviso? Se ne sarà dimenticato? Guardò il cellulare, aveva gli occhi lucidissimi e si appellò a tutte le sue forze per non scoppiare a piangere davanti a tutti. Non si era degnato neanche di rispondergli, nemmeno un messaggio per dirgli che non sarebbe venuto. Certo, non sarebbe cambiato molto alla fine, ma almeno avrebbe evitato di fantasticare, avrebbe tanto voluto partecipare con lui alla “ corsa a tre gambe”, quella dove padre e figlio gareggiano fianco a fianco con le rispettive caviglie legate assieme. Aveva pensato che sarebbe stato divertente, Seto è così alto e lui così piccino, riuscire a camminare in simbiosi legati e tenere l'equilibrio non sarebbe stato facile, il pensiero di quell'immagine lo faceva sorridere. E poi...la verità è che non facevano mai nulla assieme, nulla che somigliasse vagamente alle cose che si fanno nelle famiglie normali, almeno.

-Stupido Seto...- Mugolò a bassa voce.

Sì, stupido, stupido Seto! Se sapeva di non poter mantenere una promessa così semplice, perché allora era stato proprio lui a farsi avanti? Era stato crudele.

Tra neanche un'ora sarebbero iniziate le gare, prima i ragazzi con la corsa ad ostacoli, per cominciare, poi i genitori e infine entrambi. Lui era bravo negli sport e aveva già indossato la tuta da ginnastica, ma a questo punto non era sicuro di voler rimanere. Non vedeva l'ora di mostrare a Seto quanto sapeva correre veloce, quanto era competitivo, voleva renderlo orgoglioso...ma Seto non lo avrebbe mai visto, che senso aveva restare lì? Che senso aveva gareggiare in quell'occasione se non c'era nessuno a guardarlo? Tanto valeva cambiarsi e tornare a casa, non voleva che i suoi compagni di classe si accorgessero che era da solo.

Ma in fondo...che cosa si aspettava? Davvero, cosa? Lui non era come gli altri bambini, non aveva dei genitori e Seto...Seto era Seto, si sarebbe scomodato solo per un torneo di Duel monster.

-MOKUBA-SAMAAAAAAA!-

Mokuba alzò lo sguardo con gli occhi sbarrati: vide Isono con la faccia paonazza correre verso di lui con un cestino del pranzo in mano.

-I...Isono?-

Isono gli si fermò davanti piegandosi su se stesso per la corsa, annaspò un po' d'aria e disse:-Sc...scusi il ritardo Mokuba-sama, è stato tutto così improvviso e...ecco, io...ho preparato il bento, spero non sia troppo tardi!-
Mokuba arrossì vistosamente: tutti i presenti si erano voltati a fissarli sbigottiti, certo, Isono non era famoso per la sua discrezione, inoltre si era presentato col completo da lavoro e, in un festival per genitori e figli, un uomo in giacca, cravatta nera e occhiali da sole che sbraitava non passava di certo inosservato.

Isono notò l'imbarazzo del ragazzino e, guardandosi in torno, si rese anche conto che forse, prima di venire lì, avrebbe anche potuto cambiarsi. Abbassò la voce:-Ops, mi scusi Mokuba-sama, sono davvero amareggiato, come le stavo dicendo è stato tutto così improvviso e ho fatto prima che ho potuto!- Si levò la giacca e gli occhiali da sole, cercando invano di sembrare un po' più “casual”:- Vede, Seto-sama...-

Mokuba lo zittì, appena sentì Isono pronunciare il nome del fratello gli prese un guizzo di rabbia:- Non mi interessa nulla di Seto, non devi scusarlo, sapevo come sarebbe andata a finire...-

L'uomo poté notare la delusione e la frustrazione negli occhi del piccolo, ci teneva moltissimo a partecipare a quell'evento con suo fratello, lo sapeva bene, e sapeva bene anche quanto si stesse sforzando per sembrare così forte.

-Isono, torniamocene a casa.- Continuò Mokuba nascondendo invano un singhiozzo.

Al tuttofare di casa Kaiba venne quasi il magone nel vedere quel bambino così triste. Lui più di chiunque altro conosceva quei due particolari fratelli e sapeva quanto, nella loro breve vita, avessero sofferto, sapeva altrettanto bene quanto il minore dei due desiderasse ardentemente provare sulla sua pelle un concetto di famiglia il più canonico possibile.

-Se mi permette...vorrei convincerla a restare. Vedo che ha già la tuta e io ho preparato il suo piatto preferito!-

Mokuba guardò il sacco del bento perplesso:- Ne dubito, il mio piatto preferito è...-

Isono aprì di scatto il cestino del pranzo e ne estrasse, davanti gli occhi increduli del ragazzino, un enorme gelato in coppa:- E' il parfait al cioccolato, lo so! Il cestino è anche mini-freezer portatile! Lo assaggi, l'ho preparato con tutto il mio cuore solo per lei!-

Questa volta Mokuba rimase letteralmente senza parole. Un gelato per pranzo? Il sogno di ogni bambino, probabilmente. Alzò gli occhi per incrociare quelli del proprio dipendente e li vide estremamente speranzosi, come se l' assaggiare quel parfait lo avesse potuto rendere l'uomo più felice del mondo. Sorrise. Era davvero assurdo, pensò.

-D'accordo, mi hai convinto. Ma solo per il pranzo, poi ce ne adiamo.-

Isono scoppiò di gioia:- Oh, grazie, grazie Mokuba-sama! Intanto lo assaggi, poi vedrà, gli darà un sacco di energia e sono convinto che gli verrà una gran voglia di correre e non potrà fare a meno di gareggiare!- Disse entusiasta mentre stendeva sul prato un telo azzurro per potercisi sedere sopra.

Si appollaiarono a gambe incrociate a terra e Mokuba, sotto gli occhi trepidanti e in attesa di un giudizio di Isono, portò una cucchiaiata alle labbra.

-Co...com'è?-

il bimbo parve pensarci su, assaporando lentamente. Inghiottì.

-A...allora?- insistette l'altro.

-Uhm...che dire?- rispose Mokuba con un sorrisetto malizioso:- Il più buon parfait che io abbia mai mangiato! Dovresti farmelo più spesso!-

Isono scattò in piedi facendo il segno dell'attenti con la mano:- Signorsì signore!-

il piccolo Kaiba rise forte, stare in compagnia di Isono non era male, dopotutto. Forse, molto forse, sarebbe quasi potuto rimanere lì con lui. Non erano parenti, ma che c'era di male, in fondo? L'unico che ci avrebbe perso qualcosa era quell'antipatico di suo fratello, giurò a se stesso che questa volta non gliel' avrebbe perdonata, era stato davvero troppo, troppo meschino. Valeva così poco per lui? Così poco da non rispondergli nemmeno ad un messaggio? Credeva di cavarsela mandando Isono al suo posto? No, era imperdonabile.

Se non altro, la presenza di quell'uomo lo rincuorava, lo faceva divertire e ora, guardandosi intorno, non si sentiva più poi così diverso dai suoi compagni di classe. Sorrise timidamente al solo pensiero: se qualcuno li avesse visti ora che avrebbe pensato? Forse...di vedere padre e figlio?

Il suo vero padre non lo ricordava affatto, quando morì lui era davvero troppo piccolo e Gozaburo...bé, Gozaburo del padre non aveva davvero nulla, almeno basandosi sull'idea che si era creato lui.

Isono invece...Isono c'era sempre ed era pieno di premure nei suoi riguardi. Arrossì, ma non poté far a meno di pensare che forse lui...

Un piccolo scoppio lo destò dai suoi pensieri, l'insegnante di educazione fisica era al centro del cortile con il megafono in mano:-Tutti i ragazzi iscritti alla corsa ad ostacoli si preparino e facciano il riscaldamento, partiremo dai ragazzi del primo anno, ma intanto avvicinatevi tutti alla pista.

Mokuba si voltò verso il suo compagno con sguardo incerto, come a cercare un incoraggiamento che non tardò ad arrivare:- Mokuba-sama, avanti, vada! Non vedo l'ora di vederla correre!-
Lui fece un segno di assenso col capo:-D'accordo, questi pivelli non sanno con chi hanno a che fare!- Si alzò e si diresse a passo svelto verso la pista sotto lo sguardo attento di Isono.

Corsero i bambini più piccoli, le prime, le seconde, le terze e le quarte, finalmente arrivò il turno delle quinte. Mokuba si mise in posizione di partenza e con lo sguardo, istintivamente, cercò qualcuno nel pubblico di genitori, lo trovò: Isono era lì, in prima fila, una bandierina e una fascia sulla fronte con scritto “Mokuba” e nell'altra mano una videocamera. Non appena si accorse che il ragazzino si era voltato dalla sua parte aveva cominciato a gridare il suo nome facendolo arrossire e, ovviamente, portando su di sé lo sguardo di tutti i presenti.

Il piccolo sorrise timidamente, avrebbe dovuto sentirsi in imbarazzo, eppure...gli faceva piacere. Non gli era mai capitato prima che un adulto facesse il tifo per lui e questo gli dava una carica pazzesca, quello che pensavano gli altri davvero non aveva importanza, in quel momento.

Uno sparo decretò la partenza e Mokuba corse veloce come un levriero, saltò gli ostacoli uno dopo l'altro e nonostante le urla, il chiasso e il vento che gli entrava nelle orecchie riusciva a distinguere perfettamente la voce di Isono gridare il suo nome :-MOKUBA! MOKUBA!-

Era felice, era eccitato, l'adrenalina alle stelle. Corse, saltò, corse, saltò, corse e tagliò il traguardo.

Si voltò indietro annaspando, aveva vinto? Quando la maestra gli prese il braccio alzandoglielo verso il cielo realizzò: -Kaiba Mokuba, primo!-

Era arrivato primo, aveva vinto la prima gara. Saltò di gioia, il cuore che gli batteva fortissimo, un po' per lo sforzo, un po' per l'emozione: - EVVIVA!- corse immediatamente fra il pubblico dove Isono, forse più emozionato di lui, si stava asciugando gli occhi col dorso della mano in preda alla commozione.

-Isono! Isono! Mi hai visto? Ho vinto!- Questo tirò su col naso cercando di ricomporsi:- Se l'ho vista? È stato grandioso, sembrava un ghepardo...così veloce, così maestoso...io...le ho fatto il video, ci farò un DVD, anzi, un blue ray!!!! BUAAAAH! Sono così pieno di gioia!-

Mokuba rise sinceramente felice davanti a tanta emotività, si sentì davvero...davvero...

-E poi...- Riprese Isono:- potremmo farlo vedere a Seto-sama, lui...- A sentire quel nome il viso del bambino si oscurò nuovamente:-Ti prego di non parlare più di Nii-sama, per oggi. A Seto non interessano queste cose, lo sai, altrimenti sarebbe qui.- Rispose con amarezza e forse rancore.

Isono avrebbe voluto replicare, ma per oggi aveva disobbedito ad abbastanza ordini da parte dei suoi padroni e poi...non voleva far star ulteriormente male il piccolo.

-D'accordo.- si limitò a rispondere mestamente.

Mokuba partecipò ad altre gare piazzandosi sempre in buone posizioni facendo nascere negli altri bambini una certa dose di invidia. Se c'era una cosa che accomunava i due fratelli Kaiba, bé, quello era l'ego e in quel momento il ragazzino l'aveva più gonfio che mai.

Isono ogni volta faceva un tifo a dir poco feroce, ad un certo punto si mise persino a litigare con la madre di un altro bambino che sosteneva che nella staffetta il figlio avrebbe fatto mangiare la polvere a Mokuba, cosa che peraltro si rivelò azzeccata.

-Uhuhuhuhu, come avevo previsto mio figlio ha battuto il suo...ops, è vero, lei non è suo padre.-

Per poco i due non si presero a cazzotti e dovettero intervenire gli altri genitori per calmarli e dividerli, ma al piccolo Kaiba la reazione di Isono aveva fatto davvero piacere.

Arrivò il momento delle gare fra genitori e Isono si fece subito avanti con aria combattiva:-Mokuba-sama, le chiedo il permesso di poter gareggiare- Disse rivolgendo uno sguardo d'odio alla donna con la quale era quasi finito in rissa poco prima.

-Ahahaha, ci mancherebbe, vai e vendicati, porta alto l'onore dei Kaiba!- Acconsentì Mokuba con un malefico sorrisetto sul volto.

-Lo farò senz'altro!- E si diresse ai blocchi di partenza.

Peccato che un minuto più tardi Isono si ritrovò col fiato corto, la camicia completamente pezzata di sudore e un estremo senso di sconfitta e umiliazione che pervadeva il suo animo:-Mokuba-sama, sono così dispiaciuto, non solo non ho vinto, ma quella vecchiaccia mi ha persino battuto!- Singhiozzò buttando un'occhiataccia alla signora che gli stava facendo la linguaccia con sguardo trionfante.

Mokuba lo rassicurò, gli disse che se avesse avuto l'abbigliamento giusto probabilmente quella tipa avrebbe poco da festeggiare, poi concluse:- Io sono molto contento lo stesso, è stato bello vederti correre coi genitori dei miei compagni.-

Quelle parole riscaldarono il cuore dell'uomo come niente lo aveva mai fatto prima d'ora, dovette trattenersi con tutte le sue forze per non abbracciare quel frugoletto dai capelli arruffati. Lui era un dipendente della Kaiba corporation, veniva pagato per svolgere un lavoro da Seto-sama in persona, non poteva concedersi cose del genere, lasciarsi andare in questo modo verso il proprio vice-capo era completamente fuori discussione, in realtà lui non sarebbe nemmeno dovuto essere lì. Una volta a casa il presidente probabilmente gliel' avrebbe fatta pagare cara, molto cara.

Finalmente il momento tanto atteso arrivò, la famosa “corsa a tre gambe”, quella che Mokuba avrebbe tanto voluto fare col suo Nii-sama, ma lui non c'era. Lui non c'era mai.

Isono stava legando assieme le loro caviglie con la corda, era evidentemente un po' in imbarazzo, ma gli aveva assicurato che assieme avrebbero sconfitto quella donna odiosa e quel moccioso del figlio.

Venne dato il via e i due, tenendosi a braccetto, avanzarono a grosse falcate ritrovandosi in vantaggio. Mokuba diede uno sguardo alle loro spalle:- Isono, la vecchiaccia e il moccioso si stanno avvicinando! Dobbiamo andare più veloce! Dobbiamo seminarli!-

-Signorsì, Mokuba-sama!-

Si strinsero più forte, gli sguardi determinatissimi, la competizione al massimo, ma i loro sfidanti non avevano intenzione di demordere, gli erano alle calcagna. La donna non era molto alta e procedevano sempre più spediti, loro due invece erano svantaggiati dalla differenza d'altezza, nonostante le lunghe gambe di Isono gli permettessero di fare degli ampi passi, ma stargli dietro non era affatto facile, piccolo com'era il ragazzino.

-Isono!- Gridò allarmato:-Ce li abbiamo alle calcagna! Più veloce! Più veloce!-

-Sì, Mokuba-sama! Sì, Mokuba-sama!-

Isono velocizzò il passo, allargò le falcate, Mokuba si sentì strattonare:-Isono!-

-Sì, Mokuba-sama! Sì, Mokuba-sama!- Aumentò ancora il passo, ormai stava correndo e neanche troppo piano.

-NO, ISONO, NO!-

Isono fece per muoversi quando sentì come un peso tenerlo piantato a terra. Si fermò di colpo mentre tutto intorno gli altri sfidanti li superavano come nulla fosse. Piano, lentamente, si voltò, chinò la testa verso il basso...

Sdraiato, faccia a terra, un rigolo di sangue che faceva capolino sul terreno.

-MOKUBAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!-




-Ahio- Pigolò Mokuba toccandosi la fronte dove spiccava un enorme cerotto. Isono, seduto di fianco a lui nel sedile posteriore dell'auto era nel panico, con le mani giunte non faceva che scusarsi da ore. L'aveva portato di corsa in infermeria disperato, come aveva potuto essere così irresponsabile? Ecco che succede a concedersi tutte queste confidenze con i propri datori di lavoro, il fatto che Mokuba fosse ancora un bambino non avrebbe dovuto fargli abbassare la guardia in questo modo. Fortunatamente la dottoressa della scuola lo rassicurò dicendo che s'era fatto solo un taglietto, ma se così non fosse stato? E cosa avrebbe detto al presidente?

Dopo la medicazione aveva immediatamente chiamato un autista e ora erano diretti verso casa.

-Mi scusi, mi scusi! Merito di essere licenziato! Sono stato orribile, mi scusi Mokuba-sama!!!-

-Isono, smettila, non è successo niente!- protestò il ragazzino.

-Sì, grazie a Dio non è successo niente, ma poteva accadere! Io dovrei proteggerla, non...non..-

Non riuscì a finire la frase che due tenere braccine gli avvolsero la vita e quella testolina spettinata si nascose contro il suo petto:-Non devi chiedermi scusa di niente, Isono...se tu oggi non ci fossi stato, io...io...- Singhiozzò:- Se non ci fossi stato tu io non so cosa avrei fatto...-

Ecco, stava piangendo, si era trattenuto per tutto il giorno, ma ora era scoppiato. Isono si preoccupava così tanto per lui, eppure non avevano legami di sangue. Lo veniva sempre a prendere a scuola, lo portava sempre dove voleva e quando voleva, gli dava una mano con i compiti e a volte cucinava per lui e oggi...oggi lo aveva fatto sentire come mai si era sentito prima: un figlio.

Aveva fatto di tutto per farlo sentire a suo agio, per farlo sentire come gli altri suoi coetanei, per farlo sentire in famiglia e lui si scusava? Scusare di cosa? Avrebbe rifatto quella “corsa a tre gambe” altre mille volte se quello era il prezzo da pagare per una giornata così. Lui c'era dove il suo unico parente lo aveva abbandonato. Era vero, Isono veniva pagato per questo, ma...c'erano cose che, era certo, lui le avrebbe fatte anche gratis ed era quello sguardo, nascosto da quei grandi occhiali da sole neri, a dargli la certezza che ciò che lo muoveva non fossero i soldi.

-Mokuba-sama io...cosa fa?- Isono era terribilmente in imbarazzo e spiazzato, che cosa avrebbe dovuto fare in una situazione simile? Cosa avrebbe dovuto dirgli?

-Oggi...sono stato bene, Isono. Avrei tanto voluto che Nii-sama fosse venuto, avrei tanto voluto che Nii-sama mi vedesse correre, avrei voluto vederlo tifare per me come hai fatto tu, ma lui non è così...-

Dopo queste parole Isono si sentì terribilmente in colpa, gli afferrò le spalle, serio:- Cosa dice? Non starà insinuando che il presidente non le vuole bene! No! Non lo deve nemmeno pensare, per Seto-sama lei è tutto, io glielo posso giurare! So che mi ha detto di non parlare di lui, ma...-

-Isono- Lo interruppe Mokuba:- Non gli dirai che ho pianto, vero?-

-No...-Lo rassicurò lui:- Non lo farei mai.-

Il ragazzino arrossì:- Allora mi prometti che non gli dirai neanche quello che ti sto per chiedere?-

-Ah..ma certo, è ovvio, si può sempre fidare di me, lo sa.-

-Allora...- Si strinse di più al petto di Isono, nascondendo completamente il musino contro la sua giacca nera:-Fino a quando non saremo a casa...puoi essere il mio papà?- Bisbiglio in preda alla vergogna.

Ci fu un minuto di silenzio, Isono non sapeva davvero che rispondere. Mille cose gli passarono per la testa, quello era davvero un limite da non superare, lui era un dipendente, solo un dipendente, queste cose non le poteva fare, queste cose non le poteva dire.

Ma in fondo era solo finché non sarebbero tornati a casa, giusto? Affondò una mano nella folta chioma ribelle di Mokuba, stringendolo a sé:- D'accordo.- Si limitò a rispondere.

-Grazie, papà.-



Davanti alla porta di casa Mokuba sentì il cuore accelerare il battito. Grazie ad Isono la sua era stata una bella giornata, ma ora...ora doveva affrontare LUI. Era arrabbiato, molto. Non lo poteva perdonare, gli aveva fatto una promessa e lui non l'aveva mantenuta, l'aveva fatto soffrire, l'aveva fatto piangere. Perché si era comportato così? Non lo capiva. Perché non gli aveva risposto nemmeno a quel maledetto messaggio?

Isono lo raggiunse:-Mokuba-sama, entriamo?- Gli chiese gentilmente, ma nemmeno la sua espressione risultava essere troppo rilassata, in realtà.

-Non sono sicuro di voler vedere Nii-sama.- Rispose lui a sguardo chino.

A quel punto Isono non resistette più:- Mokuba-sama, ci ho provato tante volte a dirglielo oggi, ma lei non mi ha mai fatto finire di parlare, ora mi ascolti. Per favore!-

Mokuba si era voltato a guardarlo con stupore aspettando che proseguisse.

-Questa mattina suo fratello si è svegliato con la febbre molto alta, gli ho consigliato di restare a casa, ma lui diceva di dover assolutamente raggiungerla a scuola, aveva già persino preparato la macchina, ma io...io non posso permettere che Seto-sama esca di casa in quello stato! Non stava in piedi, dico davvero!-

Lo sguardo di Mokuba si fece preoccupato.

-Così, io...l'ho sollevato di forza, mi ha insultato e si è dimenato parecchio, ma non ho mollato la presa, l'ho portato a letto, ho chiuso a chiave la porta della sua stanza e l'ho consegnata al dottore, ecco. Ho preparato il bento...e poi sono venuto da lei. - Concluse con la faccia bordaux.

Silenzio.

Si fissarono negli occhi senza dire una parola per alcuni istanti, poi Mokuba scoppiò a ridere, una risata forte, cristallina, un po' per l'immagine di Isono che sollevava di peso suo fratello (chissà la sua faccia), un po' perché si sentì estremamente sollevato. Allora era per questo, suo fratello stava male ed era stato costretto, letteralmente, a rimanere a letto. Non era stato Seto a mandare Isono da lui per essere rimpiazzato e Isono aveva fatto tutto di sua volontà e non perché gli era stato ordinato! Provò una sensazione bellissima.

-E probabile che ora Seto-sama mi licenzierà, e per completare il quadro ho pure permesso che lei si facesse del male...sono pessimo! Mi merito il peggio! Ma non potevo vedere il presidente stare così male e non potevo nemmeno lasciarla là da solo! Volevo proteggervi, ma alla fine...-

-Non ti preoccupare Isono, Seto non ti licenzierà, ci parlerò io.-Disse Mokuba sorridendo.

-Mi dispiace così tanto, volevo dirle come erano andate le cose, ma lei...e poi se le avessi detto che Seto-sama era ammalato...-

-Sì, sarei voluto tornare subito a casa.-

-Sì, e io...volevo che lei potesse avere la sua giornata genitori/figli, so quanto ci teneva...- Concluse Isono con un tono molto dispiaciuto.

Mokuba Kaiba era felice, forse non era mai stato così felice in vita sua. Ormai erano a casa e lui quella parola di quattro lettere non la poteva più dire, non lo poteva più chiamare in quel modo, era nei patti, eppure lo pensò. Isono per lui lo era e lo era anche per Seto. Isono e nessun altro. Che cosa avrebbero fatto senza di lui che si prendeva cura di loro?




-Nii-sama, posso entrare?- Domandò Mokuba bussando alla stanza del fratello. Un mugolio arrivò dall'altra parte come conferma.

Il ragazzino entrò e vide Seto con la faccia rossa e gli occhi febbricitanti sdraiato sul letto, aveva davvero una pessima cera.

-Nii-sama, come stai?-Chiese preoccupato sedendosi sul bordo del materasso.

-Meglio- Rispose secco Seto. Il ragazzo diede un'occhiata al fratellino:- Che hai fatto in fronte?-

-Ah...questo?-Mokuba si indicò il cerotto:-Nulla, sono caduto.-

Cadde il silenzio, per alcuni lunghi istanti nessuno disse una parola.

Fu stranamente Seto a spezzarlo:- Mi dispiace.-

Mokuba sorrise, sapeva quanto queste parole per suo fratello fossero difficili da pronunciare. Scosse la testa:-Non fa niente, so come è andata, Isono ha fatto bene a sequestrarti, guarda come stai messo!- Ridacchiò vedendo la faccia corrucciata dell'altro:-Spero quindi che non lo manderai via, oggi ci siamo divertiti molto, sai? Piuttosto, perché non hai risposto al mio messaggio?-

Seto roteò gli occhi:- Prima di venir rinchiuso qui con la forza bruta avevo messo il cellulare in borsa, ero pronto a partire...temo sia rimasto lì.-

Mokuba gli si sdraiò vicino:- L'anno prossimo però verrai, vero?-

-Hai intenzione di cominciare già da ora a chiedermelo? Perché in questo caso la risposta è no.-

Il bimbo fece un broncio offeso, ma in realtà non lo era affatto. Si accomodò meglio di fianco al fratello:-Sai, in fondo non siamo male come famiglia.- Disse sbadigliando.

-Hun.- Mugolò Seto chiudendo gli occhi.

-Intendo...tu, io e Isono, il nostro papà.-

-Hun.-

Un momento, aveva sentito bene? Si tirò su con le braccia spalancando gli occhi di scatto:-IL NOSTRO COSA???- Chiese allibito.
Ma ormai Mokuba stava già dormendo con un sorriso sereno stampato in faccia.



   
 
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