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Autore: SiSi    06/06/2008    7 recensioni
“Si sta riprendendo, vero? Oggi mi sembra più colorito in volto..” Continuò speranzoso, osservando dalla soglia della porta, il paziente nel lettino dell’ospedale. Ed era ogni giorno la stessa storia, chiedeva notizie, ma non aspettava mai le risposte. Forse perché anche le sue speranze erano svanite, forse perché aveva paura della verità o semplicemente, conosceva già la risposta.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Buon giorno dottoressa” disse il ragazzo avvicinandosi alla donna.

Aveva un'aria stanca, ma felice.

E dietro quel sorriso, nascondeva tristezza.

Ma era così tutte le volte, tutti i giorni, per questo il medico non ci fece neanche caso.

Arrivava, salutava, chiedeva ed entrava nella stanza.

“Buon giorno, signor Kaulitz.” Si sentì in risposta.

“Mi chiami Bill, per favore. Ormai, ci conosciamo da molto tempo.” Disse tendendo la mano, che subito fu stretta da un’altra.

 “Si sta riprendendo, vero? Oggi mi sembra più colorito in volto..” Continuò speranzoso, osservando dalla soglia della porta, il paziente nel lettino dell’ospedale.

Ed era ogni giorno la stessa storia, chiedeva notizie, ma non aspettava mai le risposte.

Forse perché anche le sue speranze erano svanite, forse perché aveva paura della verità o semplicemente, conosceva già la risposta.

Dunque entrò nella stanza, come era previsto, diede un bacio in fronte all’altro ragazzo e posò il suo borsone ai piedi del lettino.

“Buon giorno Tomi. Come stai oggi? Tutto bene vero? Mi fa piacere.” Disse Bill sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi. Probabilmente non ne faceva uno vero, da sette anni, da quando il suo gemello, ora adagiato in quello scomodo lettino ospedaliero, era entrato in coma, dopo che aveva tentato di gettarsi dal secondo piano di un ignoto albergo berlinese.

“Guarda che bella giornata che è.” continuò aprendo la finestra infondo alla stanza. I raggi di luce solare accolsero con un abbraccio l’intera camera.“C’è un caldo tremendo. Come dici? Ah, anche tu lo senti? Si, si. Il sole spacca le pietre..”

La dottoressa era accanto ad un’infermiera. “Fa così tutte le vote, inizia una quotidiana guerra con la razionalità” spiegò osservando con attenzione lo spettacolo che stava prendendo vita in quel luogo. “Ogni giorno, da sette anni, inizia il suo monologo. Non vuole rassegnarsi all’evidenza, non capisce che suo fratello non si sveglierà mai più.” E scosse la testa.

“Bè, ha un carattere molto forte però. Mi fa una pena incredibile.” Continuò l’altra, a bassa voce per non farsi sentire dal ragazzo che continuava a parlare freneticamente.

“Guarda un po’ cosa ti ho portato oggi! Una bella fotografia. Avevamo 9 anni. Ricordi? Quando la mamma ci portò in campagna dalla zia e tu che poi sei caduto dall’altalena.” Disse il fratello sedendosi in una sedia accanto al letto sistemando alcune fotografie nelle lenzuola bianche.

“Ehi! Guarda come siamo venuti bene qui! Ti ricordi quell’estate? In giro anche se pioveva, con Andreas, Kevin, Marion, Ireen... Nessuno ci fermava, ci divertivamo anche con delle cose senza senso, il nostro piccolo quartiere ci sembrava quasi immenso. Poi le strade piano piano ci hanno fatto allontanare ed Andreas è stato l’unico a rimanere con noi. Sta mattina mi ha chiamato, sai? Ha detto che non potrà venire sta mattina, ma che ti saluta e ti manda un bacione grande grande.” Strinse la mano del fratello sempre di più, dalla sua espressione si poté capire quanto gli era difficile trattenere le lacrime.

“Tomi, mi stai ascoltando vero? Però dai, il tuo nuovo look non mi dispiace tanto, stai bene lo stesso. Certo, io preferivo i dread, ma i medici non hanno voluto sentire le miei preghiere in cui imploravo di lasciarteli, io gliel’ho detto che a te piacevano così, ma loro mi hanno risposto che per una questione di igiene bisognava tagliarteli e così hanno fatto.” E il monologo andava avanti per ore. Aveva ottenuto un permesso speciale, per restare assieme al fratello, anche nelle ore di non-visita. Ed ogni giorno, infatti, stava lì, seduto, a volte saltando sia il pranzo che la cena, a raccontare storie, a parlare con il fratello, pregandolo di svegliarsi, nella speranza che l’impossibile potesse accadere.

“Vorrei sentire la tua voce. Sai, mi manca tanto. Sono felice che tu mi stia ascoltando, i medici dicono che tu puoi, anche se non mi rispondi. Soltanto certe volte capita che, appena prima di dormire mi sembra di sentire le tue ultime parole, prima di compiere il gesto estremo. Mi dicesti ‘Non è colpa tua’ e poi con la scusa di sentirti male sei andato via Io non avevo capito le tue intenzioni, non pensavo che avresti voluto farla finita. E anche se ti sei raccomandato di non sentirmi in colpa, io rimpiangerò per sempre ciò che non ho potuto fare. Forse, avrei dovuto accorgermene, ma non me ne hai mai parlato. Ed ora, non so neanche la motivazione e ciò che ti ha spinto a saltare giù da quel maledettissimo palazzo.” Ora le lacrime scorrevano velocemente, era quasi una routine piangere per Bill Kaulitz. Un brivido percosse la sua schiena, quando una mano sconosciuta si posò sulla sua spalla.

Alzò il capo, incuriosito di sapere chi lo stesse incoraggiando. Era la dottoressa, continuava a dargli piccole pacche nella schiena.

“Ha chiamato sua madre, ha detto che oggi pomeriggio, durante le ore di visita verrà con i ragazzi a farvi compagnia. Per l’ultimo saluto..” Sussurrò la donna sedendosi ai piedi del letto, spostando il borsone nero, precedentemente poggiato lì dal ragazzo.

“Grazie dell’informazione, dottoressa.” Disse in risposta Bill. “Ma credo che non resterò.”

“Come non resterà?” chiese quasi incredula.

“Non mi sento molto bene oggi, credo che fra un po’ tornerò a casa.” Rispose abbassando lo sguardo, fissando la sua mano stretta a quella del fratello.

“Sa cosa c’era scritt..” tentò di spiegare invano.

“Lo so cosa ci sta scritto in quel maledettissimo testamento biologico! Lo so! L’ho letto e riletto milioni di volte! Vuole che dopo sette anni la spina venga staccata!” urlò con tutte le sue forze il ragazzo “Non è necessario che me lo ricordi!”

A quel punto la donna si alzò e corse via nel corridoio. Il ragazzo, sfinito, cadde per terra, inginocchiandosi.

“Svegliati, per favore. Svegliati, per favore.” Ripeté per circa sei volte dando pugni al materasso.

Tom, non si mosse. Rimase immobile lì, con gli occhi chiusi.

“Vedi questo?” continuò. “Tutto ciò che sta accadendo? Non puoi morire così, Tom. No. Non puoi scansare in questo modo le tue sofferenze. Ma so che è il tuo volere e lo rispetterò.”

Si alzò da terra, si affacciò alla finestra. “Il tempo passa per tutti, e lo sai. Nessuno indietro lo riporterà mai. Neppure noi, che credevamo di poterlo fare. E so che queste saranno le ultime parole che sentirai uscire dalla mia bocca. Certe cose rimarranno in eterno segrete, altre non sono riuscite a dirtele. Ma vedi, sta notte morirà una parte di me. E io ti devo fare ancora molte domande. Non so precisamente dove voglio arrivare con questo discorso. Ma so solo che ti vedo dire grazie, per tutto quello che hai fatto, e per ogni istante che mi hai regalato, perché con te ho raggiunto il punto in cui termina l’infinito. E lo so che ti sembrerà strano, perché io ho smesso di cantare da quel giorno. Ma io ieri sera ti ho scritto una canzone. Solo per te.” Estrasse  un foglio di carta dalla tasca dei suoi pantaloni ed iniziò a cantare.

E i giorni corrono tranquilli, frenetici.. Lenti..

Nessuno ferma il tempo.

Nessuno può, nè ci prova.

C'è chi vuole tornare indietro, chi vuole andare avanti.

C'è chi invece non ce la fa.

Chi nasce. Chi muore.

E tutto passa come se fosse vento, come se fosse pioggia..

..Come se fosse il tempo..

Ed io voglio che questo invece resti.

Lo scrigno dei miei ricordi è aperto,

e conterrà ogni moneto passato con te,

per sempre. So che è difficile separarci,

perché oggi parte del mio ‘io’ morirà con te.

Ti voglio bene, e lo sai,

ma adesso devo andare.

Sappi che questo non è un addio, ma un arrivederci.

. Mi mancherai.

Ma, aspetta ancora un’ultima parola: Grazie.”

 “Voglio che queste parole muoiano con te, fratellino”.

Osservò, il foglio di carta, la scrittura poco curata, era molto calcata sulla superficie bianca. Poi lo iniziò a strappare e gettò fuori dalla finestra i pezzetti di carta che furono trasportati via dal vento.

“Che queste parole, volino lassù con te.”

FINE

Ok, è tremendamente orripilante, ma in questi giorni sono nel ‘negativo cosmico’, sto vivendo una mezza crisi esistenziale. Come sono adolescente “-.-  Mi sono ispirata al cd “LIVE LOVE” degli 883, alcune frasi  le ho estrapolate da lì, infatti. Il titolo nasce da una canzone di Carmen Consoli. Adios amigos, ad un’altra storia (si spera più felice).

  
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