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Autore: PadmeGiulia    22/01/2014    3 recensioni
Molly Hooper non riusciva a credere di essersi fatta fregare di nuovo. Nella sua mente si rincorrevano pensieri poco gentili non solo su se stessa - una persona dovrebbe pur imparare, prima o poi, no?- ma anche nei confronti dell'uomo che l'aveva costretta, con un semplice messaggio lasciato in segreteria, ad abbandonare il suo lavoro alle 10 della mattina. Sociopatico, egocentrico, manipolatore, egoista e str--
Genere: Comico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Molly Hooper, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota dell'autrice: buonasera! Questa è la mia seconda fanfiction a tema Molly-Sherlock, spero che vi piaccia! Quando l'ho iniziato avevo molte idee ma ben confuse su cosa volevo fare di questa storia: ma devo ammettere di essermi divertita un sacco, scrivendola. Fatemi sapere cosa ne pensate, grazie!! (Ringrazio di cuore Teabox per l'aiuto e la sua gentilezza :)

 

 

 

Molly Hooper non riusciva a credere di essersi fatta fregare di nuovo. 

Nella sua mente si rincorrevano pensieri poco gentili non solo su se stessa - una persona dovrebbe pur imparare, prima o poi, no?- ma anche nei confronti dell’uomo che l’aveva costretta, con un semplice messaggio lasciato in segreteria, ad abbandonare il suo lavoro alle 10 della mattina.

Sociopatico, egocentrico, manipolatore, egoista e str--

Molly evitava quasi sempre di dire le parolacce: i suoi genitori le avevano insegnato che una signorina per bene doveva mordersi la lingua prima di parlare, ed evitare qualsiasi linguaggio osceno. Ma con il passare del tempo gli insegnamenti di mamma e papà Hooper erano passati in secondo piano. Molly Hooper aveva incontrato e conosciuto Sherlock Holmes, e aveva scoperto che alcune cose (soprattutto se implicavano la presenza del consulente investigativo) potevano risolversi solo con una parolaccia. E se non la risolvevano, almeno erano in grado di farti sentire un po’ meglio. 

Stronzo.

La ragazza, desiderando solo concludere velocemente quella faccenda, camminava speditamente lungo Marylebone Road, l’oggetto del desiderio di Sherlock Holmes nella mano destra, ermeticamente chiuso in una borsa frigo che portava il marchio del Saint Bartholomew Hospital. 

 

PRIMO MESSAGGIO: (bip) Molly, sono estremamente impegnato. Ho bisogno che mi porti a casa un paio di tu-sai-cosa, perfettamente conservati. So bene che sei al lavoro e immagino che tu sia molto impegnata, ma so anche che ieri sera ti sei fermata al Bart due ore oltre la fine del tuo turno. Quindi, direi che allontanarti dal posto di lavoro per una mezz’ora sia nei tuoi diritti. (bip)

 

SECONDO MESSAGGIO: (bip) Prima possibile, Molly. (bip)

 

La voce di Sherlock continuava a rimbombare nella sua scatola cranica: gli sembrava quasi di vederlo, affondato nella poltrona dell’appartamento di Baker Street, fissare il vuoto davanti a sè, oziosamente perso nel suo Mind Palace. Tutto questo mentre lei era costretta a fare chilometri per raggiungerlo.

(A Molly piaceva l’idea di essere stata costretta a fare quella cosa, sebbene, nel profondo, sapesse benissimo che avrebbe potuto benissimo spegnere il telefono, ignorare quell’uomo - a cui non doveva niente, NIENTE- e continuare l’autopsia di Jean Kurk, apparentemente annegato nel Tamigi). 

Quando finalmente raggiunse Baker Street, il freddo vento londinese le scompigliava i capelli e la mano che serrava con forza la borsa frigo aveva cominciato a perdere sensibilità; dalla strada le parve di sentire il lento procedere di un violino.

Fu la signora Hudson ad aprirle la porta: la salutò a bassa voce, tirandola velocemente all’interno.

“Oh, buongiorno, Molly cara. Hai una consegna per Sherlock?”

Questa è l’ultima volta che mi usa come suo fattorino, questa è una promess-

Annuì con aria grave. 

“Oh, Dio ce ne scampi, qualcos’altro di terribile da mettere nel mio frigorifero”, piagnucolò la signora Hudson, coprendosi le guance con entrambe le mani.

Molly sorrise, provando compassione per quella donna. 

Pezzo di m-

“Non penso che sia in una delle sue giornate migliori”, sussurrò strabuzzando gli occhi e indicando con forza il soffitto.

“Grazie per l’avvertimento, Signora Hudson. Ma ormai penso di averci fatto il callo”.

Cominciò a salire le scale, lo sguardo in alto, un’espressione fiera e determinata impressa sul volto. Il brano che aveva sentito suonare dalla strada doveva essere finito, poichè adesso una nuova sinfonia, più triste e malinconica riempiva l’aria.

“Molly, sono estremamente impegnato.” Egoista, bugiardo e manip-

Le parole morirono nel suo cervello, che smise tutto d’un tratto di pensare. Le gambe si rifiutarono di fare il loro dovere, bloccandosi a metà di uno scalino. La mandibola si rilasciò, e la bocca di Molly Hooper prese la forma di un ovale perfetto.

 

Sherlock Holmes suonava il violino dando le spalle alla porta d’ingresso. Si muoveva piano, oscillando, il corpo celato solamente da un lenzuolo bianco appuntato all’altezza delle costole. 

Molly Hooper dovette inumidirsi le labbra, mentre la luce che entrava dalla finestra e la leggera trasparenza del lenzuolo le permettevano di scorgere in controluce le forme di quel corpo pallido, magro e... Bellissimo. 

Si chiese come Sherlock non si fosse accorto della sua presenza semplicemente dal rumore del suo cuore che sbatteva forsennatamente contro la cassa toracica, deciso a farsi violentemente spazio tra i due polmoni.

I suoi occhi vagarono sulle braccia, magre ma -non l’aveva mai notato prima, nascoste sotto una camicia o un abito- allo stesso tempo forti, muscolose. Al momento Sherlock sembrava quasi abbracciare, appassionato, lo strumento musicale. 

Irrazionalmente Molly desiderò prendere il suo posto.

Una nuova nota musicale e il guizzo di un muscolo della sua schiena - sicuramente il trapezio, sussurrò la parte del suo cervello ancora legata alla realtà- le fece correre un brivido lungo tutto il corpo, e Molly Hooper dovette chiudere gli occhi, per cercare di tornare in sè. Per ricordare a se stessa il motivo per cui era lì, al fondo delle scale del 221B di Baker Street, e per ricordare che fino a pochi minuti prima lei stava odiando quell’uomo.

 

E poi il miracolo avvenne e la ragazza dovette ricredersi su tutte le sue convinzioni. Perchè Molly Hooper, dall’alto del suo cervello scientifico, non credeva ai miracoli. Ma il fatto era che, in tutta sincerità, non avrebbe saputo come definire altrimenti quanto avvenne.

Sherlock Holmes stava ancora suonando - e la sinfonia aveva preso un che di allegro, quasi comico-, facendo ondeggiare le braccia e le gambe, quando pestò il lenzuolo. 

 

All’ondeggiamento successivo, il lenzuolo era sceso ai fianchi.

Un altro ondeggiamento e il lenzuolo era un ammasso di cotone candido ai piedi dell’uomo.

 

Molly sentì tremare le gambe - ma era un buon segno, perchè fino a qualche secondo prima avrebbe messo in dubbio persino di esserne ancora in possesso- e pensò di svenire. 

I glutei di quell’uomo. 

E le gambe, lunghe e muscolose, naturalmente glabre.

Cercò di deglutire, ma si accorse di aver finito da tempo ogni riserva di saliva. 

 

Il brano finì. (Molly aggiungerebbe “troppo presto” alla constatazione)

Decise che per quel giorno aveva visto troppo e che non avrebbe retto un incontro con quell’uomo. Appoggiò piano la borsa frigo per terra, voltandosi per andarsene in punta di piedi. Ebbe comunque il tempo - e la fortuna- di avere una fugace visione del lato A di quel corpo: Sherlock si era voltato per poggiare il violino sulla sua poltrona. 

Il cuore di Molly volò di nuovo ai 160 battiti al minuto. 

 

Corse fuori, chiudendo piano la porta d’ingresso, scordandosi completamente della signora Hudson. 

Un sogno, Molly. Nient’altro che un sogno.

Continuò a ripeterselo, cercando di convincersi, cercando di reinsegnare alle sue gambe a camminare, al suo cuore a battere a un ritmo ritenuto normale dai libri di medicina.

Il suo cellulare trillò, informandola dell’arrivo di un nuovo messaggio. Molly lo tirò fuori dalla tasca, mentre un brutto, bruttissimo presentimento si faceva strada tra le sue sinapsi.

 

Dovresti imparare a respirare più silenziosamente, Molly Hooper. SH

 

 

 

...Stronzo.


  
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