Non piangere.
Natasha aprì delicatamente la porta della stanza e guardò Clint, sdraiato sul letto.
Era, come sempre, attaccato a decine di flebo, che conducevano una a una macchina, una a un'altra. Lo stavano mantenendo in vita artificialmente, nella speranza che si riprendesse, ma nessuno sembrava credere davvero che si sarebbe svegliato. Lei era la sola che continuava a sperare ma sapeva, nel profondo, che soltanto un miracolo avrebbe potuto salvarlo.
Si avvicinò al letto e sorrise:
"Ciao Clint! Sono passata a salutarti!"
Nessuna risposta. Come sempre del resto. Ormai Natasha si era abituata a parlare da sola: dopo che Loki aveva usato Clint, lui non si era più ripreso. Secondo i medici vagava in una specie di limbo, dal quale aveva poche speranze di ritornare.
Natasha accarezzò la mano dell'agente Barton. Le mancavano terribilmente i suoi occhi color nocciola, che ora erano persi nel vuoto, a fissare qualcosa che nè lei nè nessun altro potevano vedere.
"Ti dovevo parlare...spero che, ovunque tu sia, possa sentirmi.. Sono stata trasferita: Fury ritiene che, lontana da qui, possa essere più utile. Non credo che tornerò più" iniziò Natasha.
Aveva intenzione di fare un bel discorso d'addio, qualcosa in cui comunicava a Clint tutta la sua enorme gratitudine, invece le morì la voce in gola.
Non doveva piangere. Doveva resistere per lui. Si fece forza e riprese.
"Volevo ringraziarti per tutto: per avermi salvata, per avermi capita e per esserci sempre stato. So che non è da me aprirmi così, ma mi mancherai. Addio Clint."
Natasha cominciò a tremare. Non poteva farcela senza di lui, lo sapeva fin troppo bene.
Perchè lei lo amava.
Ma se n'era accorta troppo tardi: ora che l'aveva perso nulla aveva più senso.
Una lacrima solitaria le scese giù per la guancia. Poi un'altra e un'altra ancora.
Natasha piangeva, come non faceva da anni, come non ricordava di aver mai fatto.
Con gli occhi ancora offuscati e i capelli scompigliati, si avvicinò al letto e posò, per un attimo, le sue labbra su quelle di Clint.
"Grazie." riuscì poi a sussurrare, mentre correva fuori dalla stanza, scossa da singhiozzi.
La ragazza non seppe mai che, in quel momento, la mano del ragazzo si era mossa impercettibilmente, quasi volesse fermarla, consolarla e dirle:
Non piangere, Natasha.