Cane
di slanif

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Occhi negli occhi.
Sguardo fisso.
Kagami e Numero Due continuavano a fissarsi intensamente, senza mai distogliere lo sguardo.
Taiga avrebbe voluto disperatamente capire cosa si nascondeva dietro quegli occhi serafici, ma non riusciva a darsi una risposta.
L’unica cosa che sapeva con certezza, era che quel cane – come tutti i cani del Mondo – gli faceva paura.
Questo però in modo particolare, perché era un cane insolito.
Quando ti guardava, sembrava seriamente che capisse. Aveva uno sguardo umano che innervosiva non poco Kagami, e perciò si era messo inginocchiato a terra, con le braccia penzoloni poggiate alle ginocchia, a fissare quella palla di pelo che lo fissava, altrettanto seduto, proprio di fronte a lui.
Anche il fatto che se ne stesse lì immobile a fissarlo, a lingua di fuori, con una faccia che sembrava quasi sorridente, non era normale.
Ma che problema aveva quel cane?
“Tu sei un cane strano, Numero Due…” disse, più a se stesso che effettivamente al quadrupede.
Continuò a fissarlo, scrocchiando le dita di entrambe le mani facendo leva col pollice. Sentiva i muscoli delle braccia nervosi, come se dovessero scattare per compiere una prodigiosa azione in campo.
“Forse…” sussurrò.
Inghiottì a vuoto.
La mano tremò appena.
La strinse a pugno, quindi piegò il gomito.
Col cuore in gola, allungò lentamente il braccio, chiuse gli occhi e li strinse forte e anche se incerto, alla fine lo fece.
La sua mano poggiò su quella testa pelosa e morbida, e lui sentì il cane muoversi appena sotto la sua mano.
Ne avvertì i peli lisci e setosi, e sentì il fiato pesante del cane farsi più eccitato. La coda cominciò a muoversi a destra e sinistra, le zampe anteriori si muovevano leggermente, chiaro segno che stava per saltare contro il ragazzo.
Kagami, preso dal panico da tale prospettiva, ritirò di corsa il braccio verso il petto, stringendoselo per il polso, e sbarrò di nuovo gli occhi, cadendo a sedere per terra.
Aveva il fiato corto, e continuava a tenere lo sguardo fisso sul cane (voleva assicurarsi che non tentasse nessuna mossa sconveniente) che era ancora seduto tranquillo di fronte a lui.
“Okay” inghiottì a vuoto “Come primo impatto può andare bene… diciamo che per oggi basta” sentenziò.
Il cane lo guardò ancora scodinzolando. Poi fece una cosa che portò il cuore di Kagami fin dentro la sua gola: abbaiò.
“NON FARLO MAI PIU’!” gridò Taiga, sconvolto.
“E’ un cane, Kagami-kun… come vuoi che si esprima?” domandò Kuroko, anche lui accucciato vicino a quei due strani interlocutori, osservando silenzioso la scena.
Kagami per poco non svenne: “E TU DA DOVE SBUCHI?”.
“Sono sempre stato qui, Kagami-kun…” sorrise Kuroko “Eri troppo concentrato a dialogare con Numero Due per accorgertene, evidentemente…”.
“Mi fate paura, tu e questo cane…” disse Taiga, sempre col cuore galoppante.
“Potresti prenderlo in braccio e assicurarti così che è innocuo, Kagami-kun” propose Kuroko.
“Adesso non esageriamo… gli ho toccato la testa, direi che possiamo accontentarci…”.
“Ma Numero Due è così carino!” disse Kuroko, prendendo in braccio lo scodinzolante cane bianco e nero.
“E’ pur sempre un cane… e io ho paura dei cani!” precisò il ragazzo dai capelli bordeaux.
Kuroko sorrise: “Così grande e grosso… impaurito da un cucciolo così piccolo…”.
“Vuoi che diventi io un cane e ti sbrani, Kuroko-kun?”.
Kuroko sorrise: “No, Kagami-kun. Per oggi basta Numero Due come cane presente!”.

**FINE**