Anime & Manga > Saint Seiya
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Autore: Deliquium    06/06/2008    3 recensioni
Una bambina dorme beatamente. La brezza soffia. Il cielo è trapunto di stelle. E un uomo si sta perdendo per sempre.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gemini Saga
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sangue divino

Lo specchio riflette la sua immagine. Il volto è pallido, imperlato da gocce di sudore. Gli occhi verdemare sono cerchiati da aloni scuri. Le labbra, nervose, sono rigide. Si guarda, con attenzione, scorgendo segni corrotti tra le curve del viso. Il cuore gli batte forte, traballa nel petto. Le mani gli sudano. Il respiro è sofferente. La luce soffusa illumina il suo volto riflesso. Si guarda e non si riconosce. E' una maschera con il ghigno da diavolo e gli occhi di brace. La bambina piange, in lontananza. Lui solleva una mano. Se la passa ai lati della fronte. Le dita gli s’inumidiscono. Sfrega il pollice contro il medio e l'indice, saggiando la consistenza della propria paura. Respira profondamente. Il suo cuore continua a scorrere su e giù, lungo l'invisibile ascensore che dal petto raggiunge la gola e scivola fino allo stomaco. Respira profondamente. Le cellule nervose gli pulsano nella testa. La gola gli s’inaridisce. Brucia come se avesse ingoiato lava incandescente. Un brivido gli scuote le spalle. La luce che illumina la stanza è fioca e non basta a rischiarare la notte che è scesa a circondargli l'anima. Non bastano i pensieri nobili, non bastano gli alti propositi, non basta la ferma volontà. L'ombra lo avvolge, lo sommerge, lo tira verso il basso. L'anima si tende verso l'alto. Mulinella le braccia. Annaspa in mezzo a quel mare di petrolio. Ma l'alba è lontana. L'alba è ormai utopia. Il sole l'hanno spento direttamente, con una secchiata d’acqua gelata. Fumante se ne sta lì. Non illumina più. Non riscalda più. Ascoltami tu, cui brilla nel volto limpida luce, e un porto felice concedi a me che erro sulla terra;dona all'anima la luce pura delle tue sante parole, e sapienza e amore; e all'amore ispira forza tanta e tale, quanta dai terrestri abissi di nuovo mi trarrà verso l’Olimpo, nella dimora del potente padre. Accosta la fronte alla superficie dello specchio. Fredde stilettate gli entrano dentro. Le mani appoggiate ai lati del capo. Le unghie scivolano, stridono graffiando la superficie. Respira. Ancora. Respira. Andrà tutto bene. Il sole si riaccenderà. Le tenebre si diraderanno. La maschera evaporerà dal suo volto. Il cuore ritornerà a pulsare armonico. Respira. Respira. Il pianto riecheggia in lontananza. Divino pianto di bimba dalle gote arrossate e dagli occhi lampeggianti. Atena Glaukopis che soggiace all'ombra dell'ulivo. Deve morire. Pensiero improvviso, sbrigliato, selvaggio. Scudisciata sulle labbra. Non è suo. Non è vero. Non sono sue le mani che tremano. Non è sua la veste che nasconde l’aurea daga. Brucia a contatto con la pelle. Incide le sue membra di ferite invisibili. Ti ammazzo. Il sangue gli irrora la testa. Pulsa dentro gli occhi. Si guarda allo specchio. E' così vicino che le immagini si sdoppiano e si fondono. Ormai è dentro. Ormai il sole s'è spento e la nebbia nera lo soffoca. Una ciocca grigia gli scivola davanti al volto. Allunga la mano e afferra la maschera appoggiata sul tavolo. Se la mette per nascondersi. Ma se mi doma errore funesto di vita - giacché so come spesso sono straziato da una serie di azioni non sante, che ho commesso con zelo insensato -sii propizia, o dolce consigliera, salvatrice dei mortali, e non permetter e ch’io diventi preda e strazio di orribili castighi, in questa plaga terrena abbandonato, poiché prego d'essere tuo. La porta è socchiusa. L'apre, lentamente. L’androne è deserto. Si guarda alle spalle. La sua ombra sogghigna. Ha gli occhi di brace. Ha i denti da lupo. Il cuore si stringe, immerso nell’odio. Salvalo, Athena. La mano sotto la tunica, stringe l’elsa. Cammina circospetto. Si guarda attorno. Assassino. Assassino. Assassino. Ogni mattone una parola. Ogni antro una condanna. Ogni ombra rifugge. Le fiamme si abbassano. Il vento si placa. Eco di risa come campane di cristallo. Le mani sgusciano fuori. Afferrano le orecchie. Le chiudono con rabbia. Eco di risa come campane di cristallo. La lama appoggiata al cuoio della maschera. Respira profondamente. Torna indietro. Non andare. Respira. Sei ancora in tempo. Colpisce il muro. Le nocche gli sanguinano. Sporco deicida striscia nel fango. Solleva la testa. Pallade, Tritogenia, lui ti ama. Concedi fin nel profondo delle mie membra stabile e prospera salute, e allontana la moltitudine dei tristi morbi, struggitori di corpi; ti supplico, o regina, e con la tua mano divina fa' cessare tutta la miseria delle sofferenze nere. Ti supplico, volta, crolla, abbatti questo demonio, sfigura le sue membra, maciulla le sue ossa. Ti scongiuro, fiamma, lambisci queste vesti, brucia questi capelli, incendia questo sangue. Ascoltami, spirito, mangia la sua anima, sputala all’inferno. Signore, Zeus, padre misericordioso, abbi pietà di lui. Ferma la sua mano, strappa il suo cuore, schiaccia il suo volto a terra. Signore, Zeus, Padre. Signore. Salvalo. Salvaci. C’è la sua ombra che lo segue rasentando il muro. Ci sono i suoi passi che risuonano nel silenzio. C’è il suo respiro affannato. Bestia terribile, animale dell’inferno, lupo del sottobosco. La porta è socchiusa davanti a sé. Appoggia la fronte. Respira. Punta i piedi. Vorrebbe tornare indietro. Vorrebbe che quella lama si girasse, entrandogli nelle costole, coprendosi del suo sangue. Chiude gli occhi, lentamente. Li tiene chiusi. Ancora qualche istante. E quando li riapre… e quando li riapre… c’è solo un’aura cremisi attorno alle iridi nere. Occhi folli che non vedono. Labbra rigide che non chiedono. Mani fredde che non tremano. Spalanca la porta. La culla è al centro della stanza. La brezza ne scuote lievemente il tendaggio. Risate d’argento che egli ha smesso d’udire. Non la sente più. Ormai, non la ama più.

Disclaimer: Saint Seiya, i suoi personaggi e ogni richiamo alla serie citata appartengono a Masami Kuramada. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro. Il testo riportato in corsivo non mi appartiene: si tratta dell’ “Inno ad Athena Polymetis” di Proclo.

Note dell’autrice: nel bel mezzo della revisione alle due fanfiction che ho iniziato, ma non finito (le finirò… prima o poi… le finirò), ho pensato a questa breve one-shot sulla “notte degli inganni”. S’è cimentata un bel po’ di gente, mi sembra giusto che anche io dia il mio contributo. :) Il testo è volutamente privo di a-capo, come se fosse un flusso continuo, un qualcosa che non si può fermare.

   
 
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