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Autore: karter    23/01/2014    3 recensioni
questa fanfiction è arrivata prima al contest "neve rossa [ there is only one truth . Detective conan]" indetto da Shiho Myano sul forum di Efp.
Una lacrima gli rigò il volto candido a quel pensiero, mentre un piccolo fiocco di neve gli finiva sul labbro, lasciandogli una sensazione di gelo sulle labbra screpolate dal freddo.
Aveva iniziato a nevicare. Piccoli fiocchi di neve danzavano nel cielo prima di cadere al suolo imbiancando ogni cosa con il suo candido manto.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Shiho Miyano/Ai Haibara, Shiho Miyano/Shinichi Kudo
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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NICK SUL FORUM: karter95
NICK SU EFP: karter
FANDOM: Detective Conan
GENERE: romantico (pacchetto scelto), introspettivo, malinconico.
BETA-READING:
COPPIA: AixConan, ShinichixShiho
TITOLO: Il mio fiocco di neve
NOTE: prima fan fiction che scrivo su questo fandom quindi non so cosa possa esserci uscito. Conan è tornato adulto e ora vive come Shinici, ma la sua vita non è più la stessa da quella maledetta gita in montagna che gli cambiò la vita…
La parte in corsivo sono i ricordi di Shinichi, mentre quella normale è il presente.
Spero possa piacerti almeno un po’ questo mio piccolo esperimento.
 
 
 
 
Il cielo era buio, scuro, coperto da immensi nuvoloni grigi che da troppo tempo ormai ricoprivano quell'immensa distesa che un tempo era azzurra.
Poche persone si aggiravano per le strade, strette nei loro cappotti cercando di ripararsi dal freddo pungente tipico del periodo prima di Natale, alla ricerca degli ultimi regali per i propri cari.
Tra queste poche persone si distingueva la figura di un giovane ragazzo che, senza una meta apparente, si aggirava per le strade di Tokyo. Camminava lentamente, incurante del gelo che senza pietà gli raggiungeva le ossa facendolo rabbrividire, ma non fermare la sua passeggiata, se così poteva essere definita.
Camminò a lungo, fino a giungere davanti ad un parco. Rimase qualche secondo ad osservarlo senza fiatare, prima di entrarvi e dirigersi verso un'altalena che sembrava chiamarlo, invitarlo ad andare da lei. Sorrise amaramente vedendola. Era lì che nella sua seconda infanzia aveva trascorso interi pomeriggi a ridere e scherzare con quelli che erano diventati i suoi compagni di giochi, suoi amici di avventure, quei bambini amanti dei misteri, con un forte senso della giustizia, proprio come lui.
Aveva sempre odiato quella vita, che gli aveva strappato quella che lui definiva felicità, mentre ora darebbe oro per tornare a quei giorni in cui tutto era semplice, in cui era un ragazzo nel corpo di un bambino e, nonostante tutto, era felice, assieme a loro, assieme a lei, la sua partner, la persona che aveva capito troppo tardi di amare.
Una lacrima gli rigò il volto candido a quel pensiero, mentre un piccolo fiocco di neve gli finiva sul labbro, lasciandogli una sensazione di gelo sulle labbra screpolate dal freddo.
Aveva iniziato a nevicare. Piccoli fiocchi di neve danzavano nel cielo prima di cadere al suolo imbiancando ogni cosa con il suo candido manto.
A quella vista un sorriso amaro gli comparve sul volto.
Lei amava la neve. Non l'aveva mai ammesso, ma per lei era qualcosa di meraviglioso, di magico, capace di incantarla ore e ore davanti alla finestra per osservarla con sguardo sognante. Com'era bella quando guardava la neve facendo cadere la maschera da regina di ghiaccio che si era costruita per difendersi dalla sofferenza che da sempre l'aveva accompagnata.
Amava la neve, e tra le sue braccia era caduta nel sonno eterno, troppo presto.
Ricordava bene quel giorno il detective, non sarebbe mai riuscito a dimenticarlo neanche se avesse voluto.
 
Finalmente, dopo interminabili giorni di nevicate incessanti, era tornato a splendere il sole, rendendo le temperature più miti e permettendo ai bambini di uscire finalmente a divertirsi su quella coltre bianca che tanto amavano.
Tra essi però si scorgevano due bambini, che di infantile avevano solo l'aspetto, fermi davanti un maggiolino giallo...
 
-Credi ci voglia ancora molto prima che il dottore sia pronto?- chiese il finto bambino alla sua partner.
-Starà cercando la patente- rispose la finta bambina atona, facendo ricadere uno strano silenzio tra i due.
-Scusate il ritardo ragazzi!- disse un anziano signore con gli occhiali correndo incontro ai due.
-Era ora doc!- rispose il bambino con gli occhi color del cielo.
-Avete ragione, ma non trovavo la patente!- rispose l'uomo grattandosi il capo imbarazzato.
A quella risposta i due si lanciarono uno sguardo esasperato prima di sospirare, era inutile, quell'uomo non sarebbe mai cambiato!
 
Dopo questo scambio di battute i tre si diressero in montagna, per divertirsi qualche giorno, non sapendo ancora che quei pochi giorni gli avrebbero cambiato la vita per sempre...
 
Il viaggio passò tranquillamente. La piccola scienziata restava in silenzio, persa fra i suoi pensieri, che da un po' di tempo ruotavano solo intorno ad uno stupido detective sbruffone con gli occhiali.
Il bambino, invece, tentava di tenere la mente occupata chiacchierando con Agasa, non poteva permettere di lasciare libero sfogo ai suoi pensieri, non voleva lasciarli liberi di scorrere perché lo avrebbero condotto in una strada contorta, a riflettere su una certa finta bambina dai capelli biondo ramati e gli occhi indaco che da troppo tempo impegnava la sua mente, confondendolo e occupando il posto che da sempre era dedicato a Ran nel suo cuore.
 
Dopo qualche ora di viaggio giunsero alla baita che avevano affittato per passare le vacanze tutti assieme e che alla fine sarebbe stata occupata solo dai tre.
-È enorme!- disse l'ex detective liceale uscendo dalla macchina e osservandola.
-È per minimo dieci persone- rispose il dottore prendendo i bagagli dal cofano.
-Peccato che Heiji sia rimasto bloccato a Osaka- disse il bambino occhialuto.
-Secondo me sei dispiaciuto più per il fatto che la ragazza dell'agenzia sia rimasta a occuparsi del padre malato- disse sarcasticamente la bambina aspettandosi una risposta imbarazzata dal compagno d'"avventura", ma quello, dopo una rapida occhiata alla bambina, non rispose, continuando a procedere verso la baita.
L'ex scienziata dell'organizzazione rimase un po' perplessa da quel comportamento ma non vi diede peso e si avviò verso l'interno anch'ella.
 
Nel pomeriggio ognuno rimase nella propria stanza a disfare le valigie.
Conan Edogawa era rinchiuso in camera sua, steso sul letto, la valigia abbandonata in un angolo e pensava. Fin dall'infanzia il suo cuore era appartenuto a quella ragazza dagli occhi lilla con la quale era cresciuto, eppure da quando Ai era entrata nella sua vita, tutto era cambiato. Era arrivata senza bussare e gli aveva stravolto il cuore senza chiedere il permesso.
Ai Haibara, chiusa nella sua stanza, stava finendo di sistemare le ultime cose, ma la sua testa non seguiva i suoi movimenti, era rimasta ferma, a riflettere sul comportamento dell'amico. Ormai sapeva dei suoi sentimenti per la ragazza dell'agenzia, allora perché non aveva risposto alla sua provocazione come sempre? Che avesse iniziato a metterli in dubbio? Impossibile. Da quando si erano incontrati non aveva fatto altro che chiedergli antidoti su antidoti solo per poter stare qualche ora con la sua bella, anche se, nell'ultimo periodo il ragazzo non se ne preoccupava più. Che significasse qualcosa? Che finalmente stesse mettendo da parte quella ragazzina e magari si stesse interessando a lei? No, non voleva illudersi, avrebbe fatto ancora più male la verità. A quel pensiero un sorriso amaro le comparve sul volto stanco, mentre infilando una mano in tasca ne estrasse una scatolina bianca contenente due pillole: l'antidoto contro l'apotoxina era pronto. Una volta preso il detective sarebbe tornato alla sua vita di sempre, dimenticandosi di lei, di quella ragazza che gli era debitrice e che solo grazie a lui era riuscita a tornare a vivere. Lui che le aveva insegnato il valore della giustizia e le aveva fatto scoprire l'amore, sciogliendo il suo cuore di ghiaccio con il suo caldo sorriso. Una lacrima solcò il volto al pensiero che presto sarebbero tornati ad essere Shiho Myano e Shinichi Kudo e che presto tutto tra loro sarebbe scomparso, si sarebbe dissolto per sempre, come la sua amata neve che sotto i caldi raggi del sole si scioglieva, sparendo definitivamente fino alla prossima nevicata, peccato che per loro non ci sarebbe stata nessuna nevicata, sarebbe brillato sempre il sole nella vita del detective. Gli avrebbe fatto prendere l'antidoto di nascosto, e dopo averlo preso anche lei sarebbe andata via, per sempre, lontana da lui, lontana dall'amore e dal dolore, lontana dal suo fiocco di neve.
 
La sera giunse in fretta e i due si ritrovarono in cucina per preparare la cena, o meglio Ai cucinava, Conan apparecchiava mentre il doc era uscito per andare da un suo amico che abitava poco lontano da lì e si sarebbe trattenuto anche per la notte.
In cucina regnava il silenzio tra i due, ognuno troppo scosso dai pensieri del pomeriggio per poter parlare liberamente con l'altro.
 
Anche la cena trascorse in silenzio, l'unico rumore era il fischio del vento proveniente dall'esterno che sembrava voler allentare la tensione tra i due finti bambini.
Tutto quel silenzio pareva strano ad entrambi, ma non volevano spezzarlo, volevano illudersi che tutto andava bene, che tutto era perfetto, mentre dentro di loro erano in subbuglio, avevano una tempesta nel cuore.
-Non c'è bisogno che mi aiuti, posso pensare a tutto io- disse a fine cena la ragazza iniziando a sparecchiare la tavola.
A quelle parole l'ex capitano della squadra di calcio liceale acconsentì e si diresse nella sua stanza a riflettere.
Vedendolo andar via la ramata sorrise ed estrasse la scatolina bianca dalla tasca mettendo una pillola in un bicchiere che a fine serata avrebbe portato a Shinichi, mentre l'altra la prese lei, prima di dirigersi nella sua stanza e buttarsi sul letto aspettando i terribili dolori che avrebbe sentito mentre il suo corpo tornava alle sue dimensioni reali.
 
Il processo le sembrò infinito. Un dolore atroce le trafisse il cuore, sembrava che volesse scapparle dal petto prima di esplodere. Le ossa bruciavano come se si fossero rotte tutte nello stesso istante e di lei non rimanesse altro che polvere. Durante la trasformazione l'unica cosa che avrebbe voluto fare era urlare, ma non poteva, avrebbe spaventato Shinichi e non poteva permetterselo o tutto il suo piano sarebbe andato in rotoli.
 
Completata la trasformazione, Shiho si alzò tremante dal suolo e si fermò davanti allo specchio rimanendo incantata. Era da tanto che non si vedeva nel suo vero corpo. Tutto le pareva diverso, ora che non era più una bambina di sette anni. Un sorriso malinconico le comparve sul volto a quella constatazione, ma non aveva tempo da perdere. Velocemente indossò dei pantaloni neri ed un golfino bianco che aveva portato, si sedette alla scrivania e iniziò a scrivere una lettera per quel ragazzino impertinente che le aveva rubato il cuore.
 
Silenziosamente sgattaiolò via dalla sua camera, prese il bicchiere per l'amico, e senza far rumore entrò nella sua stanza. Si fermò davanti alla porta ad osservare il ragazzo rimpicciolito dormire. Nonostante fosse ancora nel corpo di un bambino, era stupendo, sembrava un angelo caduto in terra. A quella visione una fitta le trafisse il cuore sapendo che non sarebbe mai stato suo. Si avvicinò a letto scuotendolo leggermente.
-Shinichi...- lo chiamò sussurrando dolcemente la scienziata.
-Mmh...-rispose mugolando il ragazzo.
-Apri gli occhi Shinichi...- continuò la ragazza, mentre il cuore le sanguinava sempre di più.
-Chi è?- chiese aprendo un po' gli occhi.
-È tutto un sogno- gli rispose Shiho una volta ottenuta la sua attenzione.
-Allora tu sei un angelo!- affermò Conan sorridendo debolmente.
A quelle parole il volto di Shiho prese un leggero color fragola, ma non si scompose, doveva portare avanti la sua missione.
-Devi bere- continuò la diciassettenne porgendogli il bicchiere -Ti farà bene-
Sentendo le parole dell'angelo, il bambino sorrise prima di bere il tutto.
-Potresti sentire un po' di dolore questa notte, ma vedrai che domani sarai di nuovo te stesso- aggiunse sorridendo la ragazza, rimettendolo sotto le coperte e scompigliandogli delicatamente i capelli castani -Ora dormi- continuò alzandosi dal letto e avviandosi alla porta, ma prima di uscire fu bloccato dalla voce del detective.
-Ti amo Shiho!-
A quelle parole il cuore della ragazza ricevette un duro colpo, ma non poteva permettersi di cambiare idea, non adesso.
-Anch'io Shinichi- rispose aprendo la porta –Addio!- continuò chiudendosi la porta alle spalle mentre una lacrima le solcava il volto.
 
Il mattino dopo il giovane detective si svegliò frastornato. Si sentiva strano e aveva fatto un sogno assurdo quella notte, aveva sognato un angelo con le sembianze di Shiho e gli aveva rivelato il suo amore, doveva essere proprio innamorato per dichiararsi alla scienziata in sogno e immaginare che lei ricambiasse i suoi sentimenti. Stancamente si passò una mano sul volto e per poco non urlò spaventato.
Che cosa diavolo aveva fatto al volto?
Titubante si mise a sedere e rimase a bocca aperta, le sue gambe erano lunghe. Con uno strano presentimento si alzò dal letto e corse ad uno specchio. Si osservò attentamente. Gambe lunghe e muscolose, torace scolpito, petto delineato, spalle larghe e viso spigoloso. Era tornato un diciassettenne!
Si guardò attentamente non riuscendo a credere ai propri occhi, era una cosa impossibile, eppure era accaduto.
Velocemente si vestì con degli abiti che aveva trovato all'angolo del letto.
Doveva chiedere spiegazioni ad Ai.
Ai, forse anche lei era tornata ad avere il suo corpo! A questo pensiero si imbarazzo notevolmente. Non aveva mai visto Shiho adulta e la sua mente si perse nell'immaginare quel corpo da donna che aveva l'amica. Si diede mentalmente dello stupido, non era il caso di perdersi in tali pensieri.
 
Arrivato davanti la sua porta bussò lentamente, non voleva disturbarla.
Attese una risposta che non avvenne, allora riprovò un po' più forte, ma niente. Non era da Ai dormire fino a tardi, c'era qualcosa che non quadrava.
Lentamente aprì la porta ritrovandosi davanti agli occhi la stanza dell'amica, vuota.
A quella visione il cuore del detective dell'est perse un battito. Dov'era finita?
Entrò nella stanza trepidante, alla ricerca di indizi utili per sapere dove fosse, ma prima ancora potesse iniziare a cercare, il suo sguardo fu attratto da una busta bianca posata sul letto della ragazza.
Con il cuore in gola il giovane la prese tra le mani, osservandola attentamente. Aveva il suo profumo di menta fresca. Con mani tremanti l'ex bambino l'aprì cominciando a leggerne il contenuto.
 
 
Shinichi,
Quando leggerai questa lettera sarò già lontana, spero.
Scommetto ti starai chiedendo come è possibile il tuo ritorno ad essere Kudo. È molto semplice, ho trovato l'antidoto definitivo e prima di andar via te l'ho fatto prendere inconsciamente. Ora sarai felice, finalmente potrai tornare dalla ragazza dell'agenzia.
Per quanto riguarda me, anch'io ho preso l'antidoto e sono tornata ad essere Shiho Myano e ho deciso di andar via, di partire per iniziare una nuova vita, così potrete essere finalmente felici e potrò esserlo anch'io cercando di mettere da parte i miei sentimenti per te.
Addio Kudo-kun
 
 
Shinichi lesse più volte, parola per parola di quella lettera. Non riusciva a crederci. Shiho, la sua Shiho era andata via.
-Allora non era un sogno!- disse ripensando a ciò che era accaduto la notte prima.
Senza pensarci due volte prese un giubbino e si diresse fuori di casa, non sapeva dove fosse andata ma doveva trovarla, non poteva permetterle di andare via, non ora che aveva capito di amarla e che i suoi sentimenti erano ricambiati.
-Shinichi!- lo chiamò il dottor Agasa vedendolo uscire di corsa mentre lui rientrava e soprattutto vedendolo tornato un diciassette ne.
A quel richiamo il ragazzo non si fermò, aveva fretta, doveva trovarla e partiva già svantaggiato.
Il doc rimase sulla soglia ad osservare il ragazzo con uno sguardo confuso, prima di entrare e notare la lettera sul pavimento. Con un po' di fatica la raccolse e per poco non perse un battito dopo averla letta...
-Ti prego Shinici, trovala!- riuscì solo a dire mentre una lacrima gli rigava il volto.
 
Shinici corse mentre il freddo gli penetrava sotto la giacca sottile che aveva portato, ma non gli importava, aveva un solo pensiero in testa e non si sarebbe arreso fino a quando non avrebbe avuto la bella scienziata tra le sue braccia.
Corse a lungo seguendo delle lievi orme di donna e sperando ardentemente che fossero le sue. Arrivò in una radura seguendole, notando che ad esse se ne erano aggiunte altre più grandi, più marcate, orme da uomo. Tornò ad osservare quelle di donna e notò che alcune erano più marcate, si era fermata in quel luogo. Continuò ad osservarle, ma c'era qualcosa che non andava, era come se dopo quell'incontro la ragazza si fosse spaventata e avesse iniziato a correre. Continuò a seguire quelle orme confuse finché non gli si gelò il sangue nelle vene. Davanti a lui c'erano delle macchie carminie, la neve era tinta di rosso. Con il cuore in gola continuò a seguire queste macchie, notando che più andava avanti più aumentavano. Camminò ancora e ancora, era incredibile quanta strada fosse riuscita a fare quella persona ferita. D'un tratto, però, il detective dell'est si fermò. Davanti ai suoi occhi c'era una scena che non avrebbe mai voluto vedere.
Stesa a terra, in una pozza di sangue c'era la sua Shiho.
Rimase a osservarla per secondi che gli parvero ore, prima di correre verso di lei.
Con cautela le misurò il battito, constatando che era lieve, troppo per permetterle di vivere. A quel pensiero i suoi occhi si inumidirono e calde lacrime rigarono quel volto non più infantile, cadendo sulle guance di quella ragazza così fragile, ma allo stesso tempo forte e coraggiosa.
-Non lasciarmi Shiho!- la supplicò il detective stringendola in un tenero abbraccio, cercando di non farle male.
A quel contatto, la ragazza, che fino a poco prima si trovava immersa nella più totale oscurità, percepì una luce calda che l'attirava a se facendola sentire protetta e amata.
-Shinichi- bisbigliò la scienziata aprendo lentamente gli occhi per osservare il suo amato.
Sentendosi chiamare il moro scostò leggermente la ragazza da se per poterla guardare negli occhi. Nonostante il pallore, i capelli bagnati e il sangue che le inzuppava i vestiti era stupenda.
-Che ci fai qui Shinichi?- continuò a fatica.
-Che domande fai?- le chiese lui sorridendo -Non potevo lasciar scappare la ragazza...la ragazza che amo- concluse in imbarazzo.
-Sei uno sciocco!- gli disse con un sorriso malinconico -Devi...andartene-
-Ma come? Io ti dico che ti amo e tu mi cacci?-
-Sciocco...- ribadì con un sorriso più dolce -Loro mi hanno trovata, ma tu puoi salvarti-
-Non dire sciocchezze, tu ti salverai, noi ci salveremo- la riprese Kudo stringendola a se.
A quelle parole la scienziata sorrise, avvicinando lentamente il suo volto a quello del suo amato.
-Ti amo Shinichi!- gli disse a pochi centimetri dal volto, prima di far congiungere le loro labbra in un tenero bacio.
-Ti amo, ti amo, ti amo- le disse il ragazzo non appena le loro labbra si separarono, mentre dolcemente le accarezzava una guancia.
-Addio...- gli rispose la biondo ramata in un sussurro, chiudendo per sempre le sue splendide iridi color indaco, finalmente felice.
A quella vista il cuore del detective dell'est si spezzò e stringendo fra le braccia il corpo della sua amata pianse tutte le sue lacrime.
 
Pianse il detective ripensando a quel maledetto giorno, il giorno in cui i suoi occhi avevano visto la neve rossa, cremisi, la neve macchiata del suo sangue, il sangue della donna che amava e che per sempre avrebbe amato.
-Ti amo- ripeté il detective al cielo asciugandosi le lacrime che gli rigavano il volto, prima di ritornare sui suoi passi e lasciarsi alle spalle quel parco, simbolo del suo passato felice, passato che non avrebbe mai dimenticato.
 
  
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