Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: JeanGenie    24/01/2014    9 recensioni
I problemi di una ragazza tremendamente sexy imbarcata su una nave di rudi pirati.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Yama, Yattaran, Yuki
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Tacchi a spillo

 

“Che diavolo combini, Yama?”

L'amazzone senza cuore urla per l'ennesima volta e la sua voce in preda all'isteria rimbomba nel suo casco. Su quel pianeta dall'atmosfera rossastra, che assomiglia proprio all'immagine che uno tende a farsi dell'inferno, Kei Yuki sembra ancora più spaventosa.

Campioni. Stanno raccogliendo campioni. Su e giù per lo spazio conosciuto, perché se la nuova motivazione è far rinascere la Terra, allora occorrono sementi compatibili e resistenti. Dalle colonie si stanno muovendo, ma loro hanno deciso di fare la loro parte. Le nuove piante dovranno purificare l'aria e essere, al tempo stesso, commestibili.

Che meraviglia. Tutti in armonia, neanche fosse Natale. Yama si concede un sorriso.

E poi io volevo diventare un botanico. Quindi mi va benone. O no?

Yama è convinto che dall'Arcadia non scenderà più. Glielo dice ogni cellula del suo corpo. E gli dice non solo quello. Un'altra occhiata a Kei Yuki, nella sua tuta spaziale dorata e succede il disastro.

Il contenuto della cassa adesso è ai suoi piedi e tutto il lavoro è da rifare. Perché lui si è distratto e ha dimenticato di sigillarla. Non ci vede bene con quella benda sull'occhio, anche se si sta abituando. Potrebbe farsi rimuovere chirurgicamente l'impianto. Forse lo farà molto presto. Intanto inciampa. E trova scuse. Perché non può ammettere di stare pensando ad altro. Ai suoi tacchi, per l'esattezza. A come ci ondeggia sopra, sempre in perfetto equilibrio, sul terreno accidentato, saltando da una roccia all'altra, ancheggiando come se non immaginasse neppure quanto quel suo incedere lo faccia sudare. Sudare e reagire come ogni altro maschio sano reagirebbe, a dirla tutta.

Ed è un problema togliersi il sudore dalla nuca quando si porta una di quelle tute. Le tute, appunto. Perché lei deve indossare quella tuta? Lo fa apposta. Sì, lo fa apposta. Se l'è fatta assemblare in quel modo da Yattaran per qualche oscuro motivo.

 

Gli ci vuole una buona mezzora per rimediare la disastro che ha combinato e a tornare a bordo. E fa appena in tempo a togliersi il casco nella camera di depressurizzazione e ad asciugarsi la fronte che lei ricomincia. Non si è ancora spogliata. E grazie al cielo... Con quei tacchi è più alta di lui. Proprio quello che ci vuole per sbollire, quella specie di dea vichinga che incombe sulla sua faccia accaldata mentre lui riesce a pensare solo ai suoi tacchi metallici e a immaginarli mentre si piantano sulla sua schiena. Mai, mai avrebbe sospettato che in lui si annidassero certe fantasie. Ma lei ancheggia, e allora non è più colpa sua.

“Ma che fai? Sudi?”

Accidenti, quanto sei perspicace, Kei...

Lei scuote la testa e quei maledetti capelli biondi ondeggiano. Certo. Certo che ondeggiano. Kei Yuki non possiede una parte della propria figura che non ondeggi. Allunga le dita ricoperte di metallo e armeggia con i pulsanti interni della sua armatura per regolare la temperatura interna della sua tuta.

“Si chiama termostato. E dovresti imparare a usarlo. Primo ufficiale Yama.”

Oh, quanto sarcasmo, tesoro...

Kei non l'ha mandata giù. Non riuscirà mai a digerire la sua promozione a bordo. Le ha scippato il posto, secondo lei. Ha cominciato a guardarlo storto da quando Harlock l'ha messo al timone. Oh, certo. La ragazza pensava di ereditare l'Arcadia, un giorno. E invece sono arrivato io. Il Capitano sa riconoscere la stoffa in un marinaio, quando la vede.

E Yama sa riconoscere l'odio negli occhi di una donna come Kei. E quello non è odio. C'è sempre una burla dietro le sue stilettate, come se lei volesse rimetterlo al suo posto, ma senza fargli troppo male. Lui invece non ha voglia di giocare, a meno che il gioco non preveda dei piccoli morsi su quelle labbra imbronciate. E qualche lieve carezza con lingua che arriva fino al suo collo e poi...

“Termostato” ripete come un'idiota mentre Yattaran entra nella sala di depressurizzazione.

“Togliti questa tuta e poi porta tutto in laboratorio” ordina la ragazza.

Sì, mia padrona... vorrebbe risponderle. Ma invece si ritrova pensare fa che si giri e che non mi guardi.

Qualche dio che lo protegge evidentemente c'è, perché lei decide finalmente di occuparsi della propria corazza da battaglia invece di sindacare su quelle di Yama. Lui si libera del pesante esoscheletro e osserva Kei fare lo stesso. Non come gli altri. No. Mai. Ci mancherebbe. Kei solleva la gamba destra e la puntella contro il muro, poi inizia ad allentare le fibbie all'altezza del polpaccio. E Yama pensa che sotto quell'imbracatura ci starebbe proprio bene un reggicalze e...

Ma lei si gira eccome e glielo dice chiaro e tondo, con quel sorrisetto acido e soddisfatto che lo manda in bestia. “Hai una Cosmo Gun in tasca o sei contento di vedermi?”

Oh, certo. Quindi ora la strega prevede che lui arrossisca, o se la fili nel primo bagno disponibile. Ma questa soddisfazione non vuole dargliela. Non se la merita.

“Tu non c'entri. Sono quei fottuti tacchi. Renderebbero appetibile perfino Yattaran.”

Ovviamente lei non se la beve. E Yattaran protesta sottolineando come, su un paio di tacchi, lui sarebbe di certo molto più sexy di Kei Yuki. Lei si concede una risata. “Allora? Vai in laboratorio oppure ti servono cinque minuti da solo?”

“Più di cinque, se mi fai compagnia.”

Yattaran borbotta qualcosa che assomiglia a “Trovatevi una camera.”

Kei lo scruta di nuovo da capo a piedi. “Non ora. Devo parlare con il Capitano” asserisce togliendosi quel che resta della sua tuta spaziale mentre Yama sente lo stomaco arrivargli all'altezza delle tonsille. Poi li pianta lì e lui ricomincia a respirare in modo regolare.

“Ma perché ti fai trattare così?” gli chiede Yattaran.

“Non lo so. E tu? Quando glielo dirai che sei cotto marcio di lei?”

L'uomo agita le mani. “Ora non fare del transfert, per favore. Questi sono problemi tuoi!”

Certo. Sicuro.

Problemi suoi. Ma comuni a buona parte dell'equipaggio. Yattaran compreso. Yattaran più degli altri.

Mal comune, amico mio. Mal comune.

“Sai, Yama... Yuki aveva un uomo, una volta. Prima di imbarcarsi con noi. Ne era innamoratissima. Si sono incontrati di nuovo qualche anno fa. E lui... insomma, non è che si sia rivelato uno stinco di santo, sai... ma lei era ancora presa. Ci ha messo un po' a capire di che pasta fosse fatto.”

Yama deglutisce. Ma non sa dire se si tratti di ansia o di gelosia. “E come è finita?”

Yattaran solleva le spalle. “Niente di particolare. Lei lo ha ammazzato.” Yama sente il sangue defluirgli dalla faccia, mentre Yattaran gli rifila una pacca sulle spalle prima di uscire dalla sala.

“Buona giornata, ragazzo.”

Yama ha la bocca troppo secca per poter rispondere e sta sudando freddo. Buona... giornata... anche a te...

 

Vaglielo a spiegare, al ragazzino, come stanno le cose. Che, anche se fosse, lui non lo ammetterebbe mai. Perché una come Kei Yuki per lui è inarrivabile. Dopo tutto quel tempo trascorso in prima linea insieme Yattaran lo ha capito benissimo. Per Kei lui non è altro che un ridanciano compagno di bevute. Ma, diamine, se capisce Yama.

Per quale scopo lei gli ha fatto mettere quei tacchi sulla sua tuta spaziale? Una volta ha provato a chiederglielo. Secondo lei, quei cosi di dodici centimetri rappresenterebbero una buona arma.

Sì, certo.

La verità è che Kei Yuki è una femmina, e come ogni brava femmina malvagia le piace prendersi il suo posto in quel mondo pieno di uomini. Con testa, palle e anche usando armi più meschine, come quel corpo mozzafiato che si ritrova e sa come valorizzare anche quando è costretta negli abiti da combattimento.

Yama è caduto nella sua trappola con tutti e due i piedi. E la cosa peggiore è che a lei il ragazzo piace. Non come il tenebroso Capitano, ovviamente. Il tenebroso Capitano resterà un sogno frustrante nella testolina bionda di Kei Yuki per tutta la sua vita, Yattaran ne è certo. Così come è certo che se il Capitano le desse l'ok per una relazione con lui, la ragazzetta perfida se la darebbe a gambe. I sogni non vanno mai toccati con mano. E questo vale anche per lui. Per questo continuerà a sognare lei e i suoi tacchi. Augurerà buona fortuna a Yama e dopo andrà ubriacarsi per la disperazione.

 

Il Capitano sta imparando a rilassarsi. Una volta assodato che la donna con la falce non ha ancora intenzione di portarselo via, sta mettendo ordine nelle proprie faccende. Ovvero, sta lasciando che il suo equipaggio si gestisca da solo, mentre Yama si prepara a prendere il testimone alla guida della nave. Non hanno parlato esplicitamente della questione, ma il Capitano sta facendo i conti con la propria ritrovata mortalità. Non sa ancora cosa questo implichi. Di sicuro, in qualunque momento la morte arriverà, lui sarà pronto. Non ha più conti in sospeso. È pronto a scrivere la parola 'Fine' alla propria storia personale.

Ma intanto ogni sua cellula sta godendo di ciò che viene chiamata 'vita'. E con quella ritrovata sensazione, tremendamente vicina a una serenità dimenticata da troppo, il Capitano insegna a vivere ai propri cuccioli, prima di lasciarli andare nel mondo e chiudere gli occhi. Anche se questo vuol dire farsi carico di questioni spinose o, come in quel caso, frivole.

Kei Yuki. Lei c'è sempre. O quasi. Battagliera ma dolce. Giovane, ribelle eppure ligia ai propri doveri. Il Capitano è consapevole della venerazione che la ragazza ha per lui. Lui la ricambia con sincero affetto, per quanto gli sia possibile provarne. Non è mai stato una persona espansiva, neppure quando era... umano?... giovane. Eppure quella ragazza gli scalda il cuore. Non è un'amante, non è una figlia, non è solo una compagna d'armi. È la scintilla dell'entusiasmo, della speranza e della voglia di resistere a qualunque ostacolo. Da quale gabbia l'ha tirata fuori? Il Capitano non lo ricorda con chiarezza. Troppe vite, troppe davvero. Sa solo che, come tutti loro, Kei Yuki ha perso tutto e ora appartiene all'Arcadia. Sono una famiglia, non è forse così? E in ogni famiglia ci sono piccole guerre. Per questo ora Kei Yuki sta tenendo il broncio mentre lancia freccette in sala ricreativa.

“Yama non è in grado. Non voglio più andare in missione con lui.”

Il Capitano si impone di avere pazienza. Man mano che i giorni passano, scenette come quella stanno iniziando a diventargli familiari. Le cose diventano più lievi quando la speranza diventa una compagna fedele.

“Qual è il problema, stavolta?”

Yuki resta silenziosa e arrossisce. Poi emette una specie di grugnito e lancia l'ennesima freccetta contro il bersaglio. Non è riuscita a fare neppure un centro da quando è entrata lì.

“Si distrae.”

“Si distrae?” ripete il Capitano tentando di venire a capo della questione.

“E poi...”

Un'altra freccetta. Stavolta finisce contro la parete mancando il bersaglio di almeno trenta centimetri.

“Sembra sempre che debba spogliarmi con gli occhi.”

L'ha detto e sembra che le sia costato una fatica enorme. “Capisco” le risponde lui trattenendo a stento un sorriso. Kei Yuki. Anni e anni di battaglie ed è rimasta una ragazzina. Gli fa una tenerezza infinita ed è un altro dei sentimenti che credeva di non sapere più provare.

“Cerca di avere pazienza con lui. È un favore personale che ti chiedo.”

La ragazza resta zitta per qualche secondo, poi si volta verso di lui. Il Capitano sa che Kei Yuki non gli negherebbe mai niente. “Va bene. Ma farà meglio a cominciare a trattarmi come qualunque altro membro dell'equipaggio.” Lascia ricadere le ultime due freccette rimaste sul tavolo da ping pong e si avvia alla porta.

Il capitano osserva il suo passo sicuro eppure seducente. Lei non può più permettersi di giocare al soldato. Non ora che sono di nuovo... vivi? E Kei Yuki sembra l'incarnazione stessa della vita, di un futuro che si spalanca luminoso di fronte a loro. Qualunque cosa succeda fra le pareti metalliche dell'Arcadia in futuro, di certo sarà all'insegna del piacere ritrovato per la stessa esistenza. E comunque il capitano la conosce bene. Sa che non è andata lì per lamentarsi di Yama. Sa che le attenzioni del ragazzo la lusingano. E sa che ci teneva moltissimo a fargli sapere che potrebbe succedere qualunque cosa, da quel momento in poi.

Va bene. Va bene così, davvero. È questa la vita che continua, senza rimanere bloccata in un circolo vizioso.

“Chissà cosa gli passa per la testa” borbotta lei uscendo dalla sala ricreativa. Gli occhi del Capitano si soffermano un ultimo istante sulla sua splendida figura, sui suoi fianchi perfetti, sulle gambe lunghissime inguainate nell'uniforme.

“Già. Chissà che cosa” mormora con un sorriso.

 

 

 

Note: Questa è per Danish, la fan numero uno di Kei qui dentro.

Kei è un personaggio che piace molto anche a me, anche se non sono mai riuscita a vedere in lei alcun tipo di innamoramento “romantico” nei confronti di Harlock, se non nella serie SSX (anzi, rivedendo in tempi recenti la serie classica, ho confermato il mio pensiero circa la sua cotta per Tadashi Daiba).

Anche il ceffone che lei rifila a Yattaran nel film quando quest'ultimo insinua che lei ami il capitano ai miei occhi vuol dire esattamente quello che lei conferma subito dopo, ossia “Non hai capito un cespo di lattuga bollito!”

Ma va bene così. Lo shipping è bello perché è vario.

Comunque sono riuscita a scrivere una one shot ambientata a bordo dell'Arcadia tenendo completamente fuori Meeme e sono molto fiera di me stessa per questo (scusa, tesorina... rimedierò presto).

Per quanto riguarda l'accenno a Kazuya, ok, non ho resistito. “La canzone del commiato” è uno degli episodi più belli della serie classica. Ovviamente sto parlando della versione integrale, quella in cui Kazuya, tutto fiero, superbo e alquanto stronzo, va verso di lei dicendo che tanto lei non avrà mai le palle per sparargli. E lei lo sforacchia beatamente a sangue freddo. Epic win, baby. Oh, sì, dimenticavo... Proprio l'episodio con la leggendaria scena in cui Yuki e Kazuya fanno sesso sulla spiaggia. Tutte robe che nei passaggi TV si sono perse sotto i colpi della censura. Urge tornare sull'argomento.

Ma per ora è tutto

Bye.

   
 
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