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Autore: Jagiya Eomma    24/01/2014    1 recensioni
Mary ha sempre desiderato andare in Corea del Sud. Compiuti i 20 anni, finalmente ha la possibilità di realizzare il suo sogno. Però sembra proprio che tutto stia andando per il verso sbagliato e l'incontro con un playboy le rovinerà del tutto la vacanza... O sarà solo l'inizio di una serie di peripezie un po' particolari?
Una comica avventura che cambierà la vita di una ragazza, e non solo!
Dal cap 5:« STAI INDOSSANDO I MIEI VESTITI! » urlò una voce e un ragazzo mascherato piombò nella camera.
Mary inizialmente si irrigidì, ma poi decise di affrontare lo sconosciuto.
« Dove sono? E tu chi sei? »
« Non è affar tuo! E adesso lascia stare i miei vestiti! » si avvicinò di qualche passo.
« Fermo lì! Fai un altro passo e te ne pentirai! »
« Ooooh, che paura! Cosa vuoi farmi? Saltarmi addosso? Baciarmi? Lo so che sono irresistibile ma... NO FERMA! »
Mentre lui si dilettava col suo sarcasmo da quattro soldi, Mary prese una maglietta firmata Gucci e, utilizzando tutta la forza che aveva, strappò una manica.
Il ragazzo cadde a terra ed iniziò ad imprecare disperato.
« BASTARDA! MALEDETTA! COME HAI POTUTO? COME HAI POTUTO? »
A Mary scappò una risatina soddisfatta e questo
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando Mary riaprì gli occhi, fu pervasa da mille fitte di dolore alla testa. Con dei piccoli mugolii si girò da una parte e dall'altra, cercando di aprire gli occhi, ma si sentiva troppo male.
Quando finalmente riuscì ad aprirli, scorse 3 figure nere su uno sfondo bianco.
S-sono... Arrivata in paradiso? - si chiese, strofinandosi gli occhi per cercare di riacquistare la vista.
Quando finalmente le fu chiaro cosa aveva davanti, rimase a bocca aperta.
Tre maschere cucite con faccine strambe erano vicine a lei, dalla parte opposta al letto.
Aspetta un momento... Un letto? -
« MA DOVE CAVOLO SONO? » urlò improvvisamente.
Le figure sobbalzarono e si allontanarono di qualche passo.
« VOI CHI SIETE? CHE CI FACCIO QUI? E VOI CHI CAVOLO SIETE? »
Le figure cercarono di parlare, ma le urla di Mary le spaventarono e uscirono dalla camera.

Dopo solo un minuto dal suo risveglio, Mary fece scappare gli unici che potevano darle delle spiegazioni.
Balzò fuori dal letto e trascinando il piede ingessato si diresse verso la porta. Cercò di aprirla ma era chiusa a chiave. Allora, pervasa dalla rabbia, iniziò a sbattere i pugni al legno e urlò a squarciagola: « DOVE SONO? CHI SIETE? PERCHÉ SONO QUI? AIUTO! QUALCUNO MI AIUTI! »
« Non urlare! » le ordinò una voce dietro la porta.
« ALLORA FAMMI USCIRE DA QUI, CRETINO! »
« Modera le parole, ragazzina! » rispose un'altra voce.
« COL CAZZO CHE MI MODERO! FATEMI USCIRE DA QUI! »
Non sentì alcuna risposta e allora urlò ancora più forte. Continuò così per alcuni minuti, finché perse la voce.
Oddio! Non riesco più a parlare! Adesso come faccio? -
« Finalmente si è calmata! »
Non cantare vittoria, bastardo! - si abbassò e cercò di sbirciare dalla serratura.
Riuscì scorgere solo il basso ventre di 3 figure, accorgendosi che erano tutti maschi.
Saranno stupratori? Mafia? Trafficanti di esseri umani? In cosa mi sono cacciata!?-

Lacrime di disperazione cominciarono a rigarle le guance. Perché era successo proprio a lei una disgrazia del genere?

Ad un tratto si sentì una porta aprirsi e una nuova voce parlò.
« Sono venuto il prima possibile! Cos'hai combinato, scemo!? » Mary vide dal buco della serratura un quarto ragazzo che picchiò un altro.
« Una ragazza lo ha visto con una delle sue "amichette!". » lo informò una voce roca e mascolina.
« Che idiota... » sospirò.
« E adesso dov'è? » continuò.
« In camera tua. »
« COSA? L'AVETE FATTA ENTRARE IN CAMERA MIA!? NO! » si precipitò verso la porta e Mary non vide più nulla.
« Non aprire quella porta! Quella è una belva, non è una ragazza! » lo avvertirono.
Oi! Non è colpa mia se sono stata rapita! - pensò indignata.
« MA È LA MIA CAMERA! » si lamentò.
Cosa c'è di tanto importante in questa camera? - si chiese Mary e si girò.

Per la prima volta da quando era lì, si accorse dell'ambiente circostante. Incantata dalla bellezza di quella stanza, lanciò un gridolino di emozione. Il motivo era un grande armadio che si estendeva per più di metà stanza, colmo di vestiti firmati, scarpe, accessori e cappelli di ogni forma e genere.
Meravigliata, provò alcuni capi ed improvvisò una sfilata.
« STAI INDOSSANDO I MIEI VESTITI! » urlò una voce e un ragazzo mascherato piombò nella camera.
Mary inizialmente si irrigidì, ma poi decise di affrontarlo.
« Dove sono? E tu chi sei? »
« Non è affar tuo! E adesso lascia stare i miei vestiti! » si avvicinò di qualche passo.
« Fermo lì! Fai un altro passo e te ne pentirai! »
« Oh, che paura! Cosa vuoi farmi? Saltarmi addosso? Baciarmi? Lo so che sono irresistibile ma... NO FERMA! »

Mentre lui si dilettava col suo sarcasmo, Mary prese una maglietta firmata Gucci e, utilizzando tutta la forza che aveva, strappò una manica.
Il ragazzo cadde a terra ed iniziò a piangere disperato.
« BASTARDA! MALEDETTA! COME HAI POTUTO? »
A Mary scappò una risatina soddisfatta e questo fece imbestialire il ragazzo. Si scagliò su di lei, ma fu fermato dagli altri mascherati prima che potesse afferrarla.
« Fermo! Non fare cavolate! »
« MA QUELLA MAGLIETTA ERA LA MIA PREFERITA! » piagnucolò.
« Chiederò al boss di prendertente un'altra! »
Quelle parole fecero calmare l'aggressore di Mary. Quest'ultima intanto si era rifugiata nel letto ed era rimasta lì tremolante. Aveva paura più che mai. Forse l'avrebbero uccisa adesso.
Invece, con sua grande sorpresa, sentì qualcosa accarezzarle il capo da sopra le coperte.
« Calmati, non voglio farti del male. » la rassicurò una voce roca e virile, ma dolce e affettuosa.

Mary uscì dal suo nascondiglio e lo guardò con le lacrime agli occhi. Non lo vedeva, ma era più che sicura che sotto quella maschera lui le stesse sorridendo. Allora qualcosa in lei scoppiò. Non riuscì più a trattenere l'angoscia e si buttò tra le braccia di quello sconosciuto. Cominciò a piangere ininterrottamente, dando voce a tutto il malessere che le attanagliava il cuore. Lui la accarezzò e la tenne stretta al suo petto finché Mary scivolò nel mondo dei sogni.

Quando Mary si risvegliò era mattino. Una grande finestra mostrava il cielo rossastro dell'alba e una vasta panoramica di Seoul. Si guardò attorno sperduta e solo dopo alcuni secondi di smarrimento ricordò cosa le era successo il giorno prima. Però, stranamente, a differenza della sera prima, adesso non aveva più così tanta paura. E questo grazie a quelle calorose braccia che l'avevano stretta tutto il tempo. Tentò di aprire la porta e ci riuscì.

Ecco la mia occasione! -

Uscì in punta di piedi e si trovò davanti un salone immenso. Rimase ad ammirare i mobili color nocciola e i 3 divani dalle forme strane, il televisore al plasma che occupava gran parte della parete e alcuni quadri che coloravano il biancore della stanza. Non si sentiva volare una mosca e Mary ne approfittò per scappare. Ma la porta d'ingresso era chiusa e dopo vari tentativi si rese conto che era impossibile da aprire. Allora si arrese all'evidenza di essere rinchiusa lì e per passare il tempo e soprattutto per far riposare la gamba ingessata, si mise sul divano color cremisi e accese la televisione.

Yeogi buteora, modu moyeora
We gon' party like, lilililalala ~

Mentre faceva zapping, Mary si imbattè nella sua canzone preferita: Fantastic Baby dei BigBang. Non riuscì a resistere al suo ritmo e ,nonostante il piede ingessato, si mise a ballare la coreografia della canzone. 
Al termine della canzone era stanca e si lasciò andare sul divano soddisfatta della sua performance. Un applauso la fece trasalire, divenne pallida e iniziò a sudare freddo.
« Complimenti, sei brava!» la complimentò una voce proveniente dalle scale.
Lei si girò subito e riconobbe subito quella maschera: era del ragazzo che l'aveva abbracciata!
Imbarazzatissima fece un inchino di ringraziamento per quel complimento. Ripensando a quel abbraccio che le era stato vitale e aveva fatto da culla per lei, divenne ancor più rossa di quel che già era.
Lui intanto era sparito e lei si guardò intorno sperduta, per poi vederlo sbucare da dietro una parete.
« Vuoi qualcosa da mangiare? » le chiese.
« S..Sì, grazie... » e lo seguì in cucina.
Si sedette su uno sgabello e seguì tutti i movimenti del ragazzo.
« Come ti chiami? » le chiese lui mentre preparava la collazione.
« Mi chiamo Mary... E... Tu? » esitò per un momento. Forse quella domanda lo avrebbe fatto arrabbiare: in fondo era pur sempre uno dei suoi sequestratori!
« Scusa, non te lo posso dire... Ma puoi chiamarmi Teddy! »
Mary scoppiò in una fragorosa risata al sentir quel nome.
« Cosa c'è? »
« No scusa, è che quel nome e la maschera sono perfetti insieme! »
Anche lui rise e dopo poco le servì uova e pancetta.
... Devo sposare quest' uomo! - pensò, ammirando con un certo languorino uno dei suoi piatti preferiti.
« Grazie mille e buon appetito! » e cominciò a divorare la sua collazione.
A differenza di lei, lui mangiava lentamente. Per la prima volta Mary riuscì a scorgere una parte del suo viso e non poté non rimanere estasiata dalle sue labbra rosse e carnose. Erano un invito al peccato.
« G-grazie per ieri! »
« Ieri? Perché? »
« Sai... Perché... Mi hai calmata... »
« Cosa? ... Ah! Ti stai sbagliando! Questa mattina non trovavo la mia maschera e ho preso quella di T... Del mio amico. »
« Ah... Va bene... Quando posso ringraziarlo? »
« Di solito si sveglia intorno a mezzogiorno... Ah no, eccolo! » il suo sguardo si spostò sulla porta che si era appena aperta.

Mary, istintivamente, corse verso il nuovo arrivato e si accoccolò tra le sue braccia.

  
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