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Autore: SupremeCommander    24/01/2014    4 recensioni
- Infatti lui non è il mio genitore. Lui è il mio Sherlock. -Spoiler sulla terza stagione
Nella quale John, Mary, loro figlia Sheryl e Sherlock fanno parte della stessa famiglia.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Amor Vincit Omnia'
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Titolo:  Il mio Sherlock
Genere: fluff, family
Rating: Giallo
Coppia: John Watson/Mary Morstan (implied) e platonic!Sherlock Holmes/Mary Morstan/John Watson
Avvertimenti: Vaghissimi spoiler della terza stagione
 
Il mio Sherlock
 
Non nel barattolo del caffè solubile e neppure dentro la teiera di sua madre seminascosta dietro ad una pila di pentole in equilibrio precario nel mobiletto sotto il lavandino. Il suo filtro Büchner non si trovava da nessuna parte e Sherlock chiuse con stizza i cassetti della cucina. Il rumore secco ed improvviso fece sussultare i bambini in salotto e, per un attimo, il loro gioco si interruppe. Timothy, il bambino dei coniugi affittuari di mrs. Turner, fece cadere la torre di Lego appena costruita e sua sorella Rose scoppió a piangere.
Sherlock ebbe l'istinto di chiudere la porta di vetro che separava la cucina dal salotto per schermarsi dai piagnistei della bambina, ma la socchiuse appena: del resto in salotto c'erano tre bambini, John e Mary erano al piano di sopra a godersi uno dei pochi momenti di intimità che potevano concedersi dalla nascita di Sheryl e Sherlock aveva promesso ad entrambi di prestare attenzione al trio di mormocchi e di far in modo che non si cacciassero in guai troppo grossi.
Sentì Sheryl sbuffare e ricominciare a costruire la torre con i mattoncini colorati, ma era distratto perché si era appena ricordato di aver messo in freezer il filtro che stava cercando, tant'è che quasi non sentì Timothy lamentarsi.
- Secondo me quel tizio in cucina è matto. - e sua sorella scelse quel momento per smettere di piangere e dar manforte al fratello.
- È vero. - Sherlock non ebbe bisogno di guardarla per sapere che aveva fatto una pausa per succhiarsi velocemente il pollice - Sembra un po' come Jeremy, l'handicappato della nostra classe. -
Di nuovo la torre di Lego cadde a terra. Probabilmente Sheryl l'aveva fatta cadere.
- Si dice diversamente abile. - 
Sherlock non poté fare a meno di fermarsi ed ascoltare un po' più attentamente: Sheryl aveva solo sei anni, ma quando assumeva quel tono per correggere le persone sembrava tutta suo padre, una metà via perfetta tra il dottor Watson e John il soldato.
John e Mary scelsero quel momento per intrufolarsi in cucina. John si affaccendò con il bollitore mentre Mary posava sull'unica porzione di tavolo pulita e decontaminata tre tazze.
- Tutto a posto? - sorrise al detective e si alzò in punta di piedi per spettinargli i capelli - I bambini ti hanno dato fastidio? -
Sherlock rispose con un borbottio indecifrabile.
- Lascialo stare, Mary. Quando è così è inutile fargli domande, tanto non ti risponderà mai. -
Sherlock si girò verso John per zittirlo e si trovò davanti i coniugi Watson impaginati a divorarsi il viso a vicenda.
Ossitocina che aumenta il desiderio di contatto fisico ed endorfina che simula un falso senso di pace, rilassamento ed armonia completa. Tipico scenario post-accoppiamento. Pensò Sherlock e quando John e Mary ridacchiarono, lui li mise a tacere con un gelido - Shhh! - 
Vedere i due Watson scambiarsi effusioni e tenerezze non era nulla di nuovo, lo aveva sempre messo in imbarazzo e di certo era meno interessante della conversazioni in salotto fra i tre bambini. Conversazione di cui aveva perso due battute a causa delle coccole post coitali dei coniugi.
- Per me è comunque un tipo strano. - 
I bambini sembravano aver perso interesse nei mattoncini Lego e con un'occhiata veloce, Sherlock lo potè confermare: sul tappeto giaceva una distesa multi colorata di piccolissime costruzioni di plastica ed il trio si era spostato nella zona della scrivania del detective.
- Possiamo giocare con uno di questi! - Esclamò Timothy trascinano fuori da sotto il divano Cluedo e l'Allegro Chirurgo, entrambi vecchi di una trentina d'anni.
- No, non possiamo. - rispose pacatamente Sheryl spingendo con i piedi i giochi nella loro posizione originale - Quelli sono di Sherlock. -
- Ma perchè vive con voi? - chiese Rose - Di genitori ne servono solo due. -
Sheryl sbuffò. Timothy si mise a fare le capriole sul tappeto.
- Infatti lui non è un mio genitore. Lui è il mio Sherlock. -
- E che vuol dire? - 
La piccola Watson si buttò sopra Timothy e ben presto Rose si unì a loro cercando di fare il solletico ad entrambi. Risate si levarono nel salotto del 221b e per qualche minuto le conversazioni serie furono dimenticate.
Sherlock accettò la tazza di tè fumante da Mary e la ringraziò con un bacio sulla guancia. John cercò di coinvolgerlo in una conversazione, ma il detective, distratto, non rispose.
Lui è il mio Sherlock. Una frase di cui non conosceva il significato, ma che sembrava avergli riscaldato il cuore e stretto lo stomaco in una morsa.
Si sedette dietro al suo microscopio e cercò di indaffararsi mettendo a fuoco il vetrino con la muffa coltivata nel lavandino del 221c, ma la sue orecchie erano puntate sui bambini e quando sentì Timothy chiedere cosa volesse dire lui è il mio Sherlock, la sua attenzione fu inesorabilmente catturata dalla risposta di Sheryl.
- Vuol dire che è mio e solo mio. Tu hai Teddy che ti protegge dai mostri che vivono sotto al tuo letto, io ho il mio Sherlock che mi spiega che i mostri non esistono. È un po' come un papà, ma molto più fico. Mi costringe a lavarmi i denti dopo mangiato e se non prendo i voti migliori nelle materie che dice lui mi fa la ramanzina e mi annoia a morte. Ma mi legge le storie dei pirati prima di dormire e quando c'è il temporale o ho fatto un brutto sogno mi lascia dormire nel letto con lui. - si interruppe per un attimo e Sherlock trattenne il respiro, ansioso di ascoltare dell'altro. - Vive con noi perchè è il più speciale del mondo ed è il mio migliore amico. Chi se ne frega se non è veramente il mio papá? -
I bambini tornarono a giocare, decisero di prendersi a cuscinate, ma in cucina calò un silenzio quasi innaturale spezzato solo dal respiro rapido di Sherlock. Il detective sentì su di sé gli occhi dei Watson e tornò a fingere interesse nella coltura sotto le lenti del suo microscopio, aggiustò il fuoco, cambiò vetrino, ma le sue mani pervase da un leggero tremore lo fecero cadere a terra. Imprecò sottovoce e la sua voce si mostrò ancor più instabile delle sue dita.
Mary lo avvolse in un abbraccio e lui si portò la mani al viso per cercare di nascondere i sentimenti che gli alteravano i lineamenti. John gli diede una pacca sulla spalla prima di unirsi ai bambini e cercare di convincerli a cambiare gioco prima che qualcuno si facesse male.
I padri di Timothy e Rose arrivarono solo dieci minuti più tardi per portare a casa i propri figli e appena se ne furono andati, Sheryl si fiondò in cucina. Si arrampicò sulla sedia di Sherlock e gli si sedette in braccio mentre lui cercava di asciugarsi velocemente gli occhi.
- Posso non invitarli più? - chiese la bambina accomodandosi in sulle ginocchia del detective.
Fu Mary a risponderle.
- Non ti sei divertita, tesoro? - 
- Mi sono annoiata da morire! Non capisco perché sono sempre tutti così normali e noiosi. - rispose lei - Ho deciso che quando divento grande mi voglio sposare con Sherlock, perché lui è l'unico a parte te e papà a non essere noioso. Ci stai Sherlock? -
Il detective la guardò sbigottito per qualche istante e poi le rivolse la stessa espressione che riservata a Mary e John: amore, incredulità, felicità. Mai si sarebbe aspettato di trovare una persona di grado anche solo di tollerarlo, figuriamoci amarlo. Il fatto, poi che non solo esisteste una persona che lo volesse nella sua vita, ma ben tre esseri umani desiderosi della sua compagnia era nient'altro che un miracolo.
- Ne sarei onorato. - rispose. 
E lo era davvero.
   
 
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