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Autore: Kelaria    25/01/2014    1 recensioni
SPOILER Thor The Dark World
Thor piange la morte di suo fratello... di nuovo... per poi scoprire che...
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jane Foster, Loki, Sif, Thor
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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L'autrice di questa storia è straniera. Potete trovare qui la storia originale.
Traduzione a cura di melting ice.

Will I Ever Not Fall For That?

Riuscirò mai a non cascarci?





“Com’è andata?” domandò Jane interessata mentre porgeva a Thor un tè coi pasticcini, che lui accettò abbozzando un sorriso riconoscente.

“Bene, mio padre ed io stiamo facendo del nostro meglio per ricostruire tutto e andare avanti.”
Dopo essersi lasciati alle spalle l’attacco degli elfi oscuri, le cose ad Asgard le cose stavano lentamente tornando lentamente alla normalit. Ciononostante Thor non riusciva a dimenticare i tragici eventi dei mesi appena appena trascorsi, i più tristi della sua vita.

“Dev’essere dura, senza tua madre lì con voi,” commentò Jane delicatamente. “Era una donna incredibile.”

Thor, annuì, sorseggiando il suo tè per dissimulare il groppo che sentiva alla gola. “Sì, proprio così. E in questi ultimi tempi sembra che chiunque abbia qualche storia da raccontare su di lei: tutto il regno sente la sua mancanza,” aggiunse con un sorriso triste. Mentre nessuno nomina mai Loki, pensò amaramente e subito sentì la disperata necessità di cambiare discorso. “Ma dimmi… tu come sei stata?”

“Bene,” lo rassicurò lei con un sorriso comprensivo, percependo il suo disagio. Poi improvvisamente si ricordò di una cosa che la illuminò di allegria. “In realtà, ho qualcosa da mostrarti, cioè, a dire il vero… qualcuno,” specificò, con gli occhi che le brillavano. “Aspetta qui, vado a vedere se è sveglio.” E così dicendo si diresse verso la camera da letto.

Cosa? Thor sbarrò gli occhi confuso. “Va bene, io… aspetto qui,” balbettò sentendosi prendere dallo sconforto, mentre cercava di immaginare chi potesse esserci nella stanza di Jane e si domandava se l’orribile periodo appena trascorso avrebbe potuto peggiorare ulteriormente.

Ma dopo pochi istanti lei ritornò, portando con sé una piccola gabbietta per animali che posò entusiasta sul tavolo. “Si chiama Squittolino. Sai, non avevo intenzione di prenderlo, ma poi l’altro giorno io e Darcy abbiamo fatto un giro nel negozio di animali e… non trovi che sia adorabile?”

Thor osservò curiosamente il piccolo roditore bianco all’interno della gabbietta. “Sì,” concordò affascinato. “E sarebbe una… formica? pulce?” provò a indovinare, incerto.

Jane aggrottò le sopracciglia. “Topo,” lo corresse un po’ seccata. “E’ un topolino.”

“Ah,” annuì Thor, continuando a studiare la creaturina. “E’ molto… piccolo.”

“Vero? Adesso è ancora un cucciolo, ma probabilmente non crescerà molto più di così,” disse entusiasta.

Thor sorrise, la sua allegria era contagiosa; la attirò sulle sue gambe e cominciò a baciarla giocosamente mentre ammiravano insieme il suo animaletto. “E’ perfetto,” concluse Thor, accarezzando Jane e sospirando di gratitudine per questo breve momento felice. Poi però si accigliò, riflettendo. “Posso chiederti una cosa?”

“Che cosa?” gli chiese Jane, osservando affascinata il topolino che correva sulla ruota.

“Una volta sono stato in un vostro negozio di animali e ho visto che avevano cani, gatti, uccelli,” ricordò aggrottando le sopracciglia perplesso. “Ma la maggior parte non erano molto più grandi di Squittolino, quindi mi stavo domandando… Come fate a cavalcarli?”

“Cosa?” Jane lo guardò stranita. “Beh… non lo facciamo,” rispose, tornando a sistemarsi sulla sua sedia e riprendendo a sorseggiare il suo tè.

“Quindi perché li tenete?” le chiese Thor, sforzandosi di capire.

“Perché sono carini,” disse Jane, come se fosse ovvio. “E adorabili.”

“Non c’è nessun altro motivo? Non servono per… non so… raccogliere informazioni o… qualcos’altro?”

Jane si accigliò. “E’ un topo,” gli fece notare perplessa. “Che tipo di informazioni pensi che possa raccogliere?”

“Non so… mio padre possiede dei corvi che usa a questo scopo,” rispose Thor. “Quindi, questa è una caratteristica tipicamente umana?” chiese, continuando a osservare curiosamente il topolino. “Voglio dire… prendere con voi degli animali, anche se non sanno fare niente di utile?”

“Suppongo di sì,” confermò lei.

Thor ridacchiò seguendo un pensiero nostalgico. “Questo spiega un sacco di cose.”

Jane gli rivolse uno sguardo interrogativo. “Cioè?”

“Niente,” si scusò lui, cercando di non dare a vedere i suoi veri sentimenti. “Mi sono solo ricordato di una persona, tutto qui.”

“Chi?” gli chiese lei gentilmente.

“Nessuno,” insistette Thor, per poi essere colpito dal senso di colpa. Alla fine ammise sconfitto, trattenendo le lacrime, “Volevo dire… Loki, mi ricorda Loki.”

Jane abbassò lo sguardò a disagio.

“Mi dispiace,” si scusò Thor. “So che nessuno vuole parlare di lui.”

“No, non c’è problema,” lo rassicurò lei mostrandosi comprensiva. “Quindi a lui… piacevano gli animali?” chiese cautamente.

“Sì,” ammise Thor. “Quando eravamo ragazzi lui riusciva sempre a trovare delle creature abbandonate che poi prendeva con sé, curava e rimetteva in salute… Sleipnir, Fenrir, Jormungandr,” elencò sorridendo nostalgicamente.

“Ho letto di loro,” disse Jane. “Erano i suoi bambini, vero?”

“Lui li chiamava così,” Thor rise affettuosamente; poi la guardò sorpreso. “Sono menzionati nei vostri libri?”

“Sì, però… in realtà… lì c’è scritto che erano veramente suoi figli,” precisò con una smorfia un po’ imbarazzata. “Nel senso che lui li avrebbe generati. O… partoriti, in alcuni casi.”

Thor levò gli occhi al cielo. “Sif e gli altri lo prendevano sempre in giro per questa sua abitudine e mettevano in circolazione un sacco di stupidi pettegolezzi. È stato migliaia di anni fa, eravamo bambini.” Poi si accigliò. “Quindi, tu mi stai dicendo che… quei pettegolezzi sono arrivati fino a Midgard e sono stati trascritti nei vostri libri?”

“Così pare,” rispose un po’ a disagio. “Quindi non è vero che Loki…?”

“Cosa?” le domandò, non riuscendo a seguirla.

“Non si è accoppiato con… cavalli, serpenti… pietre?” elencò Jane ansiosamente.

Pietre? Thor strabuzzò gli occhi, preso alla sprovvista. “Aveva una pietra preferita, una volta. - Amava quella cosa… - E Volstagg continuava a prenderlo in giro impietosamente per quello…ah, appena lo vedo lo uccido,” ringhiò rabbioso. “Ma davvero c’è scritto così?”

“Ahhh…” Jane si fece piccola e rivolse uno sguardo imbarazzato alla libreria.

“No, non dirmelo. Ho già abbastanza problemi in questo momento,” sospirò Thor, scuotendo la testa stancamente. “Mi dispiace,” aggiunse poi con un sorriso dispiaciuto, rendendosi conto che probabilmente lei non aveva nessuna voglia di sentire storie sul quel criminale di suo fratello. Nessuno vuole parlare di lui. “So che tu non lo ricordi come lo ricordo io.”

Ma lo sguardo di Jane era comprensivo. “Ricordo che mi ha salvato la vita,” disse pacata. “So che se non fosse stato per lui, nessuno di noi sarebbe seduto qui oggi a bere tè e a raccontare storie. Gli sono grata per quello che ha fatto, Thor. Lo sono davvero.”

Lui annuì grato. “Con Sif e gli altri non posso parlare di queste cose.” Loro non erano là. Loro non hanno visto cosa ha fatto, alla fine. “Tu sei la sola persona che conosco che possa capire… capire come era lui realmente,” confessò, riportando l’attenzione sull’animaletto.

Jane seguì il su sguardo. “Quindi è insolito per la tua gente amare gli animali?” chiese, sorpresa da questa rivelazione.

“Noi li amiamo,” spiegò Thor. “Voglio dire, vivono nelle nostre foreste… e sono meravigliosi. Noi vogliamo che siano felici. Però… se non li puoi mangiare, cavalcare, o addestrare a fare qualcosa di utile… No, generalmente noi non ci curiamo di loro,” ammise scrollando le spalle perplesso.

“Eccetto Loki,” realizzò Jane. “Forse è una cosa da Jotun?”

Thor scoppiò a ridere. “No, non è assolutamente una cosa da Jotun. I giganti di ghiaccio sono freddi, insensibili, spietati… Loki era l’opposto: era profondamente emotivo, fastidiosamente sensibile…” Sorrise affettuosamente, sentendo una fitta dolorosa nel petto. “Si preoccupava troppo.”

“Forse non è la nella loro indole avere il cuore di ghiaccio, forse è Jotunheim che li rende così,” suggerì Jane.

“Eh già, forse hanno solo bisogno di un abbraccio,” concordò Thor ridendo; poi tornò serio e abbassò lo sguardo. “No, noi che ci fosse un altro motivo, nel caso di Loki,” ammise infine.

“E cioè?” chiese Jane.

“Quando mio padre trovò Loki, a Jotunheim, era sicuro che fosse il figlio di Laufey,” disse Thor. “Però, e questo non me l’hanno detto fino a poco tempo fa, i miei genitori non hanno mai saputo con certezza di chi fosse sua madre. Ma il fatto che fosse troppo piccolo per un bambino Jotun… era il figlio del re, ma ciononostante è stato abbandonato, lasciato a morire… Tutto questo è accaduto poche settimane dopo che Laufey attaccò Midgard,” concluse, sospirando incerto.

Jane lo guardò sorpresa. “Pensate che sua madre fosse un’umana?”

Thor abbassò lo sguardo. “I miei genitori lo sospettavano,” confessò. “E’ sempre stato piccolo, fragile; debole, per i nostri standard. Da bambino si ammalava sempre e non riusciva a stare al passo con il resto di noi. E poi, è diventato più vecchio…” Thor scosse la testa affranto.

“In che senso?” chiese Jane gentilmente.

Thor fece un sospiro addolorato. “La maggior parte del tempo riusciva a nasconderlo dietro a una maschera di falsa sicurezza,” spiegò. “Ma l’ultima volta che mi ha permesso di vederlo, di vederlo realmente, sembrava orribile,” confessò Thor, tormentato dall’immagine di suo fratello in quella cella, solo un mese prima.

“Orribile… come un umano?” chiese Jane accigliata.

“Sì. Cioè no,” si corresse rapidamente, vedendo il suo sguardo indignato. “No, non come te. È che era più pallido, scavato, stanco… Ma più di ogni altra cosa sembrava… vecchio,” Thor confessò sconfitto. “Era il mio fratellino, ma alla fine posso giurare che sembrasse più vecchio di me,” disse. “E credo che lui se ne rendesse conto, e ne fosse spaventato.”

“Quindi lui stava invecchiando più velocemente di te?”

Thor annuì. “Per anni ho cercato di non vederlo ma… sì, è così. Un secolo fa, Loki sembrava decisamente più giovane di me. Nelle ultime decadi invece… che cosa c’è?” si interruppe, vedendo l’espressione divertita di Jane.

“Un secolo fa?” rise lei. “Scusa, è solo che mi sembra… buffo. Cosa eravate, teenager?”

Thor si accigliò. “Suppongo di sì.”

“Mi dispiace,” si scusò Jane, tornando seria. “E che mi dici dei giganti di ghiaccio? Loro quanto vivono?”

“Il doppio degli asgardiani. Da un punto di vista Jotun, Loki era ancora un bambino.”

Jane corrugò la fronte, riflettendo. “Quindi lui era un bambino Jotun, nel corpo di un uomo che sta invecchiando? Non c’è da meravigliarsi che avesse dei problemi.” Poi rivolse a Thor uno sguardo comprensivo. “E pensi che lui lo sapesse?

“Alla fine sì. E sono sicuro che per lui fosse difficile,” disse Thor. “Quando Loki venne a sapere di essere per nascita Jotun, lui… reagì male,” le ricordò con una smorfia imbarazzata.

“Non c’è niente da scherzare,” borbottò Jane. La crisi d’identità di Loki era culminata con un’armata aliena scatenata contro New York.

“E dopo quello, quando l’ho riportato ad Asgard… mio padre era furioso con lui, lo ha imprigionato nei sotterranei e mi ha proibito di vederlo. Mia madre però andava a fargli visita tutti i giorni. E alla fine gli raccontò dei loro sospetti: che lui fosse per metà umano e non completamente un mostro, come considerava se stesso,” sospirò. “All’inizio Loki la prese male, pensò che significasse che era condannato a essere debole e insignificante, come se non fosse già abbastanza essere malvagio. Ma, secondo mia madre, alla fine aveva cominciato ad accettarlo e a vedere l’umanità dentro di sé. A comprendere che i midgardiani non sono semplicemente deboli e insignificanti, ma anche capaci di grande forza, onore, coraggio.” Thor le rivolse un sorriso affettuoso. “E amore,” aggiunse pacato, osservando il topolino. “In un certo senso sospetto che tu ne capisca molto più di noi.”

“Non sottovalutarti,” disse Jane, con un sorriso scherzoso. “Tu mi tieni con te, e tutto quello che so fare è farti finire nei guai.”

“Più che altro è salvarmi dalla noia,” rise Thor, tirandola di nuovo sulle sue gambe e baciandola con affetto. “Non sei molto diversa da Loki in questo senso. Però sei molto più carina,” le disse, con un sorriso tenero.

Jane ricambiò il suo sguardo adorante. “Allora ti fermi qui questa notte?” chiese dolcemente.

“Vorrei,” sospirò Thor, accarezzandole i capelli. “Ma abbiamo molte cose di cui occuparci e ultimamente sono anche preoccupato per mio padre…” si interruppe, ricordandosi delle sue altre preoccupazioni. “Devo davvero tornare,” ammise facendola scendere dalle sue gambe per potersi rimettere in piedi.

“Sei preoccupato per tuo padre?” chiese Jane, accompagnandolo alla porta. “Perché?”

Thor scosse la testa. “Non ho la forza di parlarne adesso,” si scusò nascondendo la sua angoscia. “La prossima volta, te lo prometto.”

“La prossima volta,” ripeté Jane, con gli occhi che le brillavano. “Mi piace sentirtelo dire.”

“Spero sarà presto,” le disse baciandola. “Stammi bene, ok?”

Jane sorrise nostalgicamente. “Anche tu.”



  
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