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Autore: Lau_McKagan    25/01/2014    3 recensioni
“…ho solo bisogno di stare da solo per un po’, lontano da qui, da tutto questo… ho fatto un bel casino”
“E stai scappando dalle conseguenze”
“Si, lo sto facendo”
“Forse non è stata una buona idea”
“Forse avrei dovuto farlo da un pezzo, non credi?...”
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Aveva subito fatto le valige, con stizza e nervosismo. Proprio lui, li a Positano. Quante probabilità c’erano che il caso li avesse fatti incontrare in quel piccolo paese? Era furioso. Con lui, si, furioso perché per quanto si sforzasse di lasciarsi il passato alle spalle, era come se lo tormentasse. Aveva passato notti intere dopo serate come i Golden Globes, a chiedersi perché lo trattava addirittura come un estraneo, perché nemmeno un saluto, un cenno, qualsiasi cosa. Perché quella freddezza, cosa aveva fatto per meritarsela? Certo in passato aveva enormemente sbagliato con lui, ma per quanto ancora doveva pagare? E adesso, che aveva deciso di dare una totale svolta alla sua vita riprendendola in mano, eccolo di nuovo, come la più infida della malattie, quelle di cui prorio non ti riesci a liberare. Quelle che quando credi di essere guarito, ritornano. A volte, più forti di prima. Perché in verità, la prima cosa che aveva provato quando l’aveva visto seduto a quel tavolo non era stata rabbia, no. Il suo cuore aveva preso a galoppare veloce, il suo cuore aveva fatto una capriola. Era bastato rivederlo. Ma poi la rabbia era traboccata spazzando via qualsiasi altro sentimento, una difesa, l’unico modo che aveva per non cadere di nuovo nell’inferno da cui era appena risorto.
L’indomani mattina avrebbe lasciato quel posto. Si era fatto portare qualcosa in camera per cena, Maria era stata molto gentile come sempre. Poi la sera, era sceso guardingo, sperando di non incontrarlo, per godersi per l’ultima volta la tiepida brezza marina sulla terrazza dell’hotel, affacciata sullo splendido mare di Positano. Si appoggiò alla ringhiera sospirando. Chissà se Jared aveva provato qualcosa… chissà se il suo cuore aveva anche lui sobbalzato alla sua vista… eppure era stato così freddo, così atrocemente freddo.

“E’ bello qui” Colin trasalì, e strinse istintivamente la presa sulla fredda ringhiera in ferro battuto, senza muoversi di un centimetro, nemmeno quando lui gli fu a fianco e il suo dolce profumo gli penetrò le narici “avevi ragione… non sono in vacanza”
Deglutì lasciando passare diversi secondi prima di rispondere “Non mi interessa”
 Jared tremò “Domani me ne vado… è giusto, tu sei venuto qui e io… volevo solo…”
“Cosa?!” urlò voltandosi “Volevi cosa?” Jared non rispose, rimanendo con lo sguardo fisso sulle proprie mani “Perchè sei venuto qui, e niente stronzate. Ne ho già sentite abbastanza”
“Volevo parlarti…”
“Chi diavolo…” sospirò “Eamon! Lo ammazzo”
“Glie l’ho chiesto io, non sapevo dove trovarti dopo… dopo tutto quello che è successo…”
“Dopo la mia pubblica confessione dici? E’ questo il tuo problema Jared?! Ti sei sentito offeso? O cosa? Non mi credevi capace di farlo, e invece l’ho fatto! E senza di te… perciò ora di quello che devi dire e poi levati dalle palle” si morse subito il labbro, avrebbe voluto rimangiarsi subito quelle parole dure, che era evidente, avevano ferito Jared più di quel che avrebbe voluto.
“Si è vero, forse mi sono sentito offeso in qualche modo, o non lo so… credevo che l’avremmo fatto insieme, credevo…”
“Devo ricordarti come sono andate le cose per caso? Sei stato tu a non volerlo fare, pensando di andartene in tour per due stramaledettissimi anni e lasciarmi come un coglione a chiedermi perché lo stessi facendo proprio in quel momento, proprio quando io ero pronto a passare tutta la mia vita insieme a te!”
A quel punto lo sguardo di jared si alzò su di lui, i suoi occhi erano di un blu cosi profondo da sembrare quasi neri nella semi oscurità “Credi che sia stato facile per me?! Credi che ti abbia lasciato a cuor leggero Colin?! Tu non sai, tu non sai quanto io ho sofferto a causa tua, quanto male ho dovuto sopportare, quanto io…”
“Ma ti senti?! Io, io, io… sei solo tu al centro del tuo universo! Ti sei mai reso conto di quanto tu sia fottutamente egoista?!  Lo so bene quanto hai sofferto a causa mia, non hai fatto altro che ripetermelo, per quanto ancora devo pagare eh?! Quanto ancora dovrò sentirmelo rinfacciare, quando finirò di espiare le mie colpe Jared?!” urlò, disperato.
Jared abbassò di nuovo lo sguardo “Mi dispiace…” disse con un filo di voce. Forse Colin aveva ragione, forse era davvero egoista. Aveva sofferto si, ma Colin aveva pagato per ciò che aveva fatto, ed era diventato un uomo migliore dopo, un uomo disposto a mandare all’aria tutto, persino a rischiare di perdere i propri figli, pur di stargli accanto alla luce del sole. E lui era scappato. Accampare la scusa del tour era stato fin troppo facile. La carriera, il successo, tutte scuse, un’ottima copertura per voltare le spalle e scappare il più lontano possibile da lui. Perché aveva paura, tantissima paura “mi dispiace per quello che ho fatto, per non aver avuto il coraggio di seguirti… mi dispiace di averti trattato come un estraneo in tutti questi anni, di averti ignorato e… e ferito…”
“Dimmi perché sei venuto fin qui” la voce di Colin ora era calma, allungò una mano e con un tocco lieve gli sollevò il mento con due dita affinchè lo guardasse. I loro occhi riflettevano la stessa emozione.
“Perché… perché ti amo…” la risposta di Jared fu semplice, diretta, pura. Ogni sentimento che provava per quell’uomo lo era. Non poteva nemmeno lui credere di averlo detto, dopo tanto tempo. Ma era la verità, lo amava, lo amava così tanto che senza il suo amore sarebbe morto. Ed era come se lo fosse stato sul serio in tutto quel tempo passato lontano da lui. Morto. Se ne rendeva conto solo ora. Solo ora il suo cuore aveva ripreso a battere. E ora era Colin ad averlo in pugno, e poteva definitivamente disintegrarlo.
La risposta di Colin arrivò dopo attimi di silenzio, in cui nella sua testa riecheggiavano di continuo quelle due parole che dette da lui suonavano dolci come miele. Gli accarezzò il viso con una mano e Jared a quel tocco chiuse gli occhi umidi godendosi di nuovo la sensazione delle loro pelli a contatto “Io non ho mai smesso di farlo Jay” sussurrò l’irlandese vicino alla sua bocca. Così vicino che Jared poteva sentirne il respiro. Aprì gli occhi ora limpidi e blu, ritrovando quelli scuri e profondi dell’altro. Non solo lo amava ma l’aveva chiamato Jay…
“Colin” lo chiamò con calde lacrime che gli rigavano le guance  e che premurosamente le dita di Colin si affrettarono ad asciugare “non farmi andare via… ti prego” lo supplicò con la voce rotta dal pianto ormai traboccato.
“Non ce ne andiamo da nessuna parte” rispose, tirandolo tra e sue braccia. 

***

Io sono perfida, ma poi vedete che sistemo tutto? ;)
   
 
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