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Autore: Preussen Gloria    25/01/2014    5 recensioni
"E cosa racconterò a mio figlio, quando nascerà?"
Tony ha mandato a monte la sua relazione con Pepper, l'unica stabile e di valore che abbia mai avuto e cerca di venirne fuori sprofondando nella totale immaturità.
Steve fatica a trovare un suo posto nel ventunesimo secolo e comprende che, nel passato come ora, Captain America non gli ha mai permesso di averne uno suo.
Thor ha fallito con Loki ancora una volta e la conseguenza lo ha portato a perdere il trono di Asgard ed il rispetto di suo padre.
"Gli racconterai l'avvincente storia di come papà e gli zii, costretti da una serie di sfortunati ed inaspettati eventi, si decisero a crescere per rendere il mondo un posto un pochino migliore a posta per lui."
[Loki x Thor]
Genere: Angst, Comico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Loki, Steve Rogers/Captain America, Thor, Tony Stark/Iron Man
Note: Lime, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Incest, Mpreg
Capitoli:
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La minaccia
[Quarto mese.]


"Thor, smettila immediatamente!"
L'espressione del principe Aesir era radiosa, quando si voltò, "comincia a vedersi," mormorò timidamente, tornando a fissare il riflesso del proprio profilo sulla vetrata.
Steve girò la testa di lato, "forse appena..."
Tony alzò le braccia al cielo e collassò sul divano, "non sperare in qualcosa di enorme, non assomigli proprio ad un giunco!"
"Prego?" Domandò il semi-dio confuso.
"Non sei una fanciullina di mezzo metro, la principessa ha un sacco di spazio da sfruttare, prima di sfondare la tartaruga!"
Thor tornò a guardare la propria immagine lisciando la stoffa della t-shirt per poter notare qualche cambiamento, "ti vedo, sai?" Mormorò abbassando lo sguardo, "non vedo l'ora di sentirti."
"Aspetta a dirlo, viste le tue capacità metereologiche, ho paura di quello che potrebbe accadere ad ogni calcio!"
 
***



"Quattro mesi..."
Bruce ricordava quel giorno come se fosse stato ieri.
Ricordava il buio della sua casa dall'altra parte del mondo, ricordava l'insopportabile odore di carne bruciata,ricordava l'orrore provato di fronte a quel corpo ricoperto di ustioni. Non c'era nulla di riconoscibile in quell'ammasso di carne annerita che, miracolosamente, emetteva ancora qualche terribile ansimo.
Poi, la creatura aveva aperto gli occhi e, pur nella sua deformità, l'aveva riconosciuta.
Ora, Loki fissava distrattamente la televisione, come se quelle ustioni non lo avessero mai toccato.
"Devo andare da Thor, oggi," lo informò tamburellando un dito sul calendario appeso al frigo. La pagina era quella di luglio.
"Sei già andato la settimana scorsa."
Non si era voltato ma il solo fatto che gli avesse risposto era una cosa positiva.
"Ho deciso di fare controlli settimanali," spiegò Bruce prendendo un pennarello indelebile e alzando le pagine, fino ad arrivare a dicembre. Fece scorrere il dito sui numeri dell'ultima riga facendo un veloce calcolo a mente, poi cerchiò più volte il numero ventinove in modo da ottenere un bel segno rosso ed evidente.
"Che cosa stai facendo?"
Bruce sobbalzò: il suo ospite era arrivato accanto al frigo senza fare il ben che minimo rumore.
"Segno la due date di Thor," disse con un sorrisetto.
"Non conosco i vostri ridicoli termini mortali."
Il dottor Banner picchiettò la punta del pennarello sopra il giorno segnato.
"Partendo dalla data del concepimento," spiegò, "e, considerando che Thor è un primiparo, quindi è più probabile che il bambino decida di prendersi il suo tempo, il ventinove dicembre è, indicativamente, la nostra data di scadenza."
"Il bambino nascerà quel giorno?"
Bruce scrollò le spalle, "se non ci manda qualche segnale prima, quello è il limite che il dottore gli concede."
Loki lo fissò, "puoi farlo nascere con la forza, senza compromettere la sua salute?"
"È una pratica che su Midgard usiamo spesso e ha i suoi lati negativi ma è meno pericoloso di protrarre un gravidanza per troppo..."
"Comprometterai la loro salute?" Chiese ancora Loki.
Bruce lo guardò, poi lasciò ricadere le pagine del calendario sul mese di luglio, "pensi veramente che comprometterei le due vite da cui dipende il tuo equilibrio mentale?"
"Taci..."
"Taci tu!" Esclamò il dottore annoiato, "o a visitare Thor, questo pomeriggio, sarà il mio mostro nascosto e non gli piace fare visite a domicilio da solo!"
Loki lo sfidò con lo sguardo, ma sviò il discorso, "perchè vuoi andare da lui una volta a settimana?"
"Perchè oggi entra nella sedicesima," spiegò Bruce, "posso cominciare a fare test approfonditi sul bambino e..."
"Non è una cavia!" Inveì Loki.
Bruce gli afferrò il braccio con rabbia, "lasciami finire di parlare, maledizione!" Tuonò.
Loki impallidì di colpo, contò fino a dieci ma non successe nulla.
Il mortale lo lasciò andare, "sono per seguire lo sviluppo del bambino, non per studiarlo," fece una pausa, "ad ogni modo, stai perdendo il tuo stile."
"Che vuoi dire?"
"Voglio dire," Bruce gli puntò l'indice contro il petto, "che se il tuo disinteresse si manifesta in modo tanto emotivo, allora non ho più motivo di preoccuparmi."
"Stai delirando, mortale."
"Forse..." Il Vendicatore annuì, "ma se Thor dovesse, come dire... Scomparire dalla sua stanza, in silenzio, senza lasciarsi alle spalle segni di lotta... Non avrei difficoltà a trovare una storiella da raccontare a Tony e Steve per arginare il panico."
Ci riflettè un istante.
"O, forse, finirei per peggiorarlo, il panico..."

***


Il terzo evento che rischiò di far precipitare Anthony Stark nel baratro dall'alcolismo, dopo la separazione da Pepper e l'improbabile gravidanza del principe dorato di Asgard, si verificò alle prime luci di una mattina di metà luglio.
A quell'ora improponibile, di solito, a disturbarlo era il cercapersone del maledetto Capitano senza macchia e senza paura che, nonostante l'attività illecità di ginecologia aliena che mandavano clandestinamente avanti, continuava a lavorare con le forze dell'ordine e, cosa più importante, per Nick Fury.
Quella mattina, fu sempre Steve a disturbare il suo sonno ma non con quel bi-bip infernale che proseguiva fino a che non usciva di casa. No! Steven Rogers, quel giorno, decise che una botta di sano isterismo era quello che mancava a quella squadra d'improbabili difensori del mondo... E oltre!
"No!" 
Tony per poco non ebbe un attacco di cuore.
"No! Non è possibile! No... Non andesso!"
Per un raggelante momento, Tony ebbe seriamente paura di uscire dalla stanza per scoprire che Thor era entrato in una sorta di travaglio prematuro o qualcosa del genere. 
"Perchè? Perchè adesso?"
Poi, si rese conto che quella voce non apparteneva al principe asgardiano.


"Steve?" Chiamò e quasi inciampò nei suoi stessi piedi nel tentare di alzarsi dal letto, "Steve!"
Uscito in corridoio, trovò Thor che bussava insistentemente alla porta del compagno d'armi.
"Anthony..."
"Che succede?" Domamdò questi barcollando nella sua direzione.
"L'ho sentito urlare."
"Sì, persino i tuoi amici lassù lo avranno sentito!" Esclamò Tony spalancando la porta senza troppe cerimonie.
Non fu affatto pronto a quello che si ritrovò davanti.
Steve era in piedi, davanti allo specchio, e si tastava disperatamente il petto alla ricerca dei pettorali scolpiti che non c'erano più. 
Tony sgranò gli occhi e spalancò la bocca. Quello era Steven Rogers? Il vero Steven Rogers?
"Steve..." Chiamò Thor incerto.
Il Capitano... O, meglio, quello che era rimasto del Capitano si voltò nella loro direzione: gli occhi azzurri colmi di disperazione. 
"Che cosa mi è successo?" Domandò con voce rotta.
"Non lo so," ammise Tony, "ma devono averti affamato da qualche parte tra la Seconda Guerra ed oggi. Forse, dovresti mangiare, prima che io sia costretto a trascinarti in ospedale per anoressia fulminante."

Persino i vestiti di Stark gli stavano larghi, quando, solo il giorno prima, avrebbe potuto scambiare i suoi con quelli di Thor.
Se non si fosse sentito completamente vuoto, a causa del trauma, forse, sarebbe scoppiato a piangere.
"Steve."
Thor gli mise davanti una tazza di caffè fumante.
"Bevi questo, ti farà stare meglio."
Il ragazzo gracile lo guardò, "lo credi davvero?"
"No," ammise Thor sorridendo amaramente, "ma, forse, riuscirà a farti smettere di tremare."
Tony uscì dall'ascensore un minuto più tardi e Steve si alzò in piedi di colpo, "allora?"
"Allora, se escludiamo l'asma, il sottopeso e un paio di valori un po' bassi ma non preoccupanti, posso dire che non hai nulla che non va... Rispetto ad una persona normale, intendo."
"Persona normale?" Ripetè Steve, "io non sono una persona normale, Stark!"
Tony alzò entrambe le mani, "agitarsi non cambierà la situazione!" Esclamò, "Bruce sarà qui nel pomeriggio, gli racconteremo tutto, lasceremo che si prenda cura di Thor e, poi, darà un'occhiata anche a te... È diventato quel che è lavorando sui dati del tuo creatore, forse, riesce a capirci qualcosa."
"Tuo padre aveva gli stessi dati!"
"Tra me e mio padre non c'era dialogo!" Gli ricordò Tony improvvisamemte irritato, "per me, tu eri un delirio della sua giovinezza, nulla di più!"
"Bene! Ora hai l'occasione di vedere quanto sono reale!"
"Ehi!" Intervenne Thor, "se ci mettiamo l'uno contro l'altro è la fine dei gochi, cerchiamo di mantenere la..." Si bloccò di colpo fissando un punto nel vuoto. 
"Thor?" Tony esaurì la distanza tra sè ed i compagni.
"Ti senti bene?" Domandò Steve, alle sue spalle.
"Mi gira la testa..." Thor chiuse gli occhi ma la sensazione finì solo per peggiorare.
"Ok! giù, giù..." Stark lo afferrò per le spalle, mentre il Capitano girava la sedia da lui precedentemente occupata.
L'Aesir dovette anche appoggiare una mano sul tavolo per mantenere l'equilibrio, "perchè fa così freddo?"
"Freddo?" Tony si sporse verso il salotto, "l'impianto dell'aria condizionata è spento e fuori saranno trenta gradi!"
"Io ho freddo," insistette Thor avvolgendosi le breccia intorno al corpo.
Steve prese a strofinargli le spalle, poi si spostò al suo fianco per appoggiargli una mano sulla fronte, "ma tu scotti!"
"Anche dopo l'ultimo svenimento aveva la febbre," commentò Tony imitando il gesto del Capitano, "maledizione, tu bruci!"
"La bambina..." Mormorò Thor debolmente.
"Senti qualche dolore particolare all'addome?" Domandò Stark allarmato.
Thor scosse la testa e la sensazione di vertigine peggiorò.
"Bene, il fagiolino non deve aver subito danni ma dobbiamo portarti subito a letto... Steve, dammi una mano!"


***


"Steve... Steve, calmati! Thor aspetta un bambino, può capitare che..."
Fu l'improvvisa immobilità di Bruce che attirò l'attenzione di Loki, sebbene gli occhi verdi fossero ancora puntati in direzione del teleschermo.
"Che cosa hai detto?"
La voce del mortale era diversa.
"Avverte dolori?" Domandò con urgenza, "perde sangue?"
Loki si alzò dal divano e lo guardò.
"Tenetelo al caldo, arrivo subito!"
Bruce cacciò il cellulare in tasca e saettò in direzione della porta. Il semi-dio gli si parò davanti, "che succede?" Domandò freddamente. Bruce sbuffò e fece per scansarlo ma Loki oppose resistenza, "tu non esci da qui, senza dirmi che cosa succede."
"Thor ha la febbre alta!" Esclamò Bruce con rabbia, "togliti di mezzo, se non hai intenzione di seguirmi!"
Loki lo fissò senza espressione, "che cos'ha?"
"Sei diventato improvvisamente stupido?"
"Fai un'ipotesi, Banner..."
"Sei folle!" Urlò, "quello è tuo fratello, maledizione! Tuo fratello!" Mise nel braccio una forza che non gli apparteneva, non direttamente, almeno, e scaraventò Loki sul pavimento. 
Il semi-dio rimase immobile, con la guancia premuta contro il suolo. Poi, improvvisamente, strinse il pugno e lo sbattè contro il muro al suo fianco, "maledizione..." sibilò frustrato. 
Si passò entrambe le mani tra i capelli tirandoli con rabbia, "maledizione! Maledizione! Maledizione!"
 
***


Thor non la smetteva di tremare, su quel lettino operatorio.
Bruce sentiva il cuore andargli in mille pezzi di fronte a quella scena.
Scottava, eppure le labbra cominciavano a diventargli blu, come se stesse per congelare.
"Che forma d'ipotermia è mai questa!" Esclamò Tony frustrato continuando a strofinare la mano destra del semi-dio. Steve faceva lo stesso con la mancina, "è cianotico, eppure sembra un vulcano sul punto di esplodere."
"Comincio a sentire freddo anche io," mormorò il Capitano.
"È solo empatia, non preoccuparti."
Bruce studiò con attenzione le immagini in bianco e nero sullo schermo, muovendo lentamente lo scanner sull'addome di Thor. Si morse il labbro inferiore e il semi-dio se ne accorse.
"Che succede?" Domandò terrorizzato.
"Il battito..." Bruce scosse la testa e si voltò a guardarlo, "Thor, ho bisogno di pensare a te, ora."
Steve guardò Tony allarmato, questi puntò gli occhi sul pavimento.
"Che cosa significa?" Thor a stento riusciva a tenere gli occhi aperti, "che cosa succede alla bambina?"
Bruce gli strinse una spalla, "il battito sta rallentando," confessò.
Il giovane Aesir si sentì morire, "no... No..."
"Non posso far star meglio lei, senza far star meglio te," spiegò Bruce.
"Allora facciamolo!" Esclamò Steve, "cosa sono quelle facce rassegnate, la bambina è ancora viva!"
"Non sappiamo che fare," intervenne Tony, "non sappiamo cos'abbia Thor e potrebbe volerci del tempo prima di capirlo... Forse, troppo perchè il feto resista."
Thor girò il viso da una parte incapace di dire qualsiasi cosa, non l'ho nemmeno sentita muoversi...
Bruce strinse i pugni ed uscì dalla stanza a grandi passi.
"Bruce?" Chiamò Tony ma il dottore nemmeno si voltò.
Una volta in corridoio, estrasse il cellulare dalla tasca e digitò il numero del suo appartamento. Come era prevedibile, il telefono squillò a vuoto, fino allo scattare della segreteria.
"Tua figlia sta morendo," sibilò nel ricevitore, "avevi ragione, maledetto bastardo, è una bambina... Ora, l'ecografia è chiara."

Loki continuò a fissare il soffitto, mentre quell'aggeggo infernale gli sputava addosso parole velenose con la voce di Banner.
"Non te l'ho mai detto, ma anche Thor ne è sempre stato convinto fin dall'inizio."
Loki lo sapeva già. Vedeva nei suoi sogni quello che suo fratello s'immaginava ed era la cosa più bella al mondo.
Era perfetta, non era ancora nata, eppure il buon dottore gli stava dicendo che stava morendo.
"Ed ora non posso confermarglielo, perchè non posso garantirgli che salverò nemmeno la sua vita... Non so cosa fare, Loki, va oltre le conoscenze dei mortali..."
Sbagliato... Gli stava dicendo che stavano morendo entrambi. 
"Hai detto che Asgard non può vederlo grazie a te... Se vuoi rimanere morto, almeno lascia che loro vivano!"
Loki strinse gli occhi ed il telefono andò in mille pezzi.

Buce gettò il cellulare a terra.
"Bruce!" Urlò Steve uscendo in corridoio, "Thor non si sveglia più!"
 

***


Il giardino di sua madre era sempre stato ricco di fiori perennemente freschi.
Ma quello che aveva davanti, era un giardino morto... Soffocato dalla neve.
"Non riesco a controllarlo..."
Lei piangeva e giaceva a terra.
Lui le fu subito accanto, "il mostro..." Mormorò, "il mostro che avvelena la mia anima, ha stretto tra le sue spire anche te."
Lei tentò di alzarsi a sedere.
Lui l'afferrò per le spalle, "non può essere un mostro, se è parte di te."
"Non avrei voluto che lo fosse anche di te..." Lui la strinse a sè e le baciò i capelli, "questa doveva essere solo la mia maledizione."
Lei strinse il lembo del suo mantello, "sto morendo, vero?"
Lui non rispose.
"Se muoio, lui si salva, vero?" 
Lui strinse gli occhi.
"Per questo non corri da noi," Lei sorrise tristemente, "non vuoi essere costretto a scegliere... Che stupida, non c'è scelta, perchè io non posso vivere senza di lui e lui può solo morire con me... Non vuoi essere tu ad uccidermi, vero?"
Sentì un dolore acuto all'altezza del petto. Lì, dove, un tempo, aveva avuto un cuore.
"Puoi restare con me?" Domandò lei chiudendo gli occhi, "resta fino a che non mi addormento, padre."


Quando si svegliò, Loki si raggomitolò sul pavimento e scoppiò a piangere.
Guardò il cielo azzurro fuori dalla finestra.
Non conosceva un modo per salvarli entrambi.
Ma, forse, questo non significava che un modo non ci fosse.
"L'ho giurato sulla mia vita..." Sibilò, "se ne vorrai una, Odino, non dovrai nemmeno provare a toccare la loro."

 

***

Era nel suo vecchio letto su Asgard.
Lo seppe ancor prima di aprire gli occhi.
Innumerevoli fanciulle erano state accolte tra quelle lenzuola ma quella che si ritrovò davanti era diversa da ogni altra.
Lo sapeva, anche se non era ancora nata.
Lo sapeva, perchè era stato il primo a conoscerla. 
Eppre, non l'aveva mai vista prima.
Eppure, sapeva esattamente chi era pur non conoscendo il suo nome.
"Ciao..." Mormorò passando una mano tra quei lunghi capelli neri.
Lei fece intrecciare le loro dita con un sorriso commosso, "mi hai riconosciuto?"
Lui sorrise, "come potrei non riconoscerti?"
Lei gli baciò il palmo della mano con devozione, "non volevo farti male."
"Come potresti?"
"Ti ho quasi ucciso."
"Ho già perso tuo padre, avrei preferito morire che non sentire più il tuo cuore."
"Non dire così, ti prego."
Gli occhi azzurri di lei erano lucidi a causa delle lacrime, lui si avvicinò e le baciò la fronte, "ti amo... Ti amo in un modo che non credevo fosse possibile."
"Sei il mio mondo," rispose lei, "sei tutto per me."
Lui sorrise amaramente, "non per sempre."
"Invece sì, se mi terrai stretta al tuo cuore."
"Vorrei tenerti lontano dal dolore che vi è contenuto, amore mio."
Lei non rispose, poi abbassò lo sguardo, "ti prego, non odiarlo."
"cosa vuoi dire, piccola?"
Lei scosse la testa, "non odiarlo, nemmeno quando saprai la verità, promettilo."


Quando Thor riaprì gli occhi, Midgard era ormai lontana.
Ma casa lo era ancora di più, in un modo che non aveva nulla a che fare con la distanza fisica.
Il gelo era scomparso.
Un meraviglioso tepore lo avvolgeva, solo le dita che, di tanto in tanto, passavano tra i suoi capelli erano fredde.
Nel recuperare i sensi, Thor appoggiò entrambe le mani sul suo grembo: poteva ancora percepire la piccola vita sotto le sue dita ed un sorriso commosso comparve sulle sue labbra, mentre apriva gli occhi.
Raggelò nel momento stesso in cui riuscì a mettere a fuoco il viso del giovane accanto a lui.
"Thor!"
"Conan, stai bene?"
Steve e Tony stavano urlando, come se avessero paura che non potesse udirli. 
Ma Thor non poteva voltare lo sguardo e cercarli. Aveva paura di quello che sarebbe successo, se avesse distolto la sua attenzione da quegli occhi verdi. 
"Ehi, zombie, potresti dirci qualcosa, almeno tu!" Sbottò Tony frustrato.
Loki continuò a fissare il viso del fratello senza tradire la ben che minima emozione.
"Ti credevo morto," il tono di Thor era incolore.
L'altro annuì, "era quello il piano."
Il principe dorato sorrise orribilmente, "il piano..." Mormorò stringendo i pugni, "il piano?!" Scattò a sedere. Voleva colpirlo, voleva fargli male, voleva vederlo sanguinare ed implorare pietà ma un improvviso senso di vertigine lo fece collassare di nuovo contro i cuscini. 
"Idiota..." Sibilò Loki premendogli una mano contro la fronte per controllare la temperatura, "hai rischiato di morire e..."
"Non mi toccare!" Urlò Thor scostando quella carezza alla cieca, "non devi toccarmi, non devi parlarmi, non devi nemmeno guardarmi."
"Thor..." Era la voce di Bruce quella, "Thor, lo so che è difficile, ma Loki ha salvato te e la bambina e..."
"E ci ha fatto rinchiudere in una scatola magica!" Concluse Tony con rabbia.
"Scatola..." Mormorò Thor guardandosi intorno per la prima volta: c'era un sacco di luce, ma non vi era nessuna finestra; giaceva su di un letto comodo, ma non era il suo e quella non era la sua camera. Si voltò e solo allora vide i suoi compagni, sul lato opposto del corridoio, oltre una barriera invisibile che gli avrebbe ustionati, se solo avessero provato a toccarla.
"No..." Mormorò alzandosi sui gomiti, "no..."
"Sì, invece," replicò Loki fissando gli Avengers nella cella dirimpetto alla loro, "fornicare con il proprio fratello è scandaloso. Fornicare con un traditore, un ricercato, uno Jotun e concepirci un figlio... Oh, quello sì che è un peccato imperdonabile."
"Che cosa è successo?" Chiese il giovane Aesir continuando a fissare i tre compagni.
"Ti stava congelando da dentro," spiegò Loki senza guardarlo, "ha sviluppato quel potere, come se fosse un organo indispensabile alla sua vita... Non sei uno Jotun, ti avrebbe ucciso se non l'avessimo fermata."
"Che cosa le avete fatto?" Chiese Thor con urgenza.
"Il re ha bloccato i suoi poteri," spiegò il più giovane, "non è pericoloso, l'incantesimo svanirà non appena uscirà dal tuo corpo."
"Nostro padre non sapeva?"
"Pensi che saresti arrivato al quarto mese se avesse saputo?" Loki gli rivolse un sorriso beffardo, "l'ha salvato solo perchè era indispensabile per salvare anche te. Ho dovuto ritirare la barriera che ci celava ai loro occhi per permetterlo ed eccoci qui, Thor! Nel regno dorato dove credevi che tua figlia sarebbe nata amata e al sicuro!"
"Ma tu come fai a sapere tutto questo?" Chiese il principe dorato confuso e arrabbiato, "tu non c'eri, tu non puoi...!"
Guardò i tre Vendicatori: Tony fissava il pavimento con espressione chiaramente contrariata, Steve, invece, sembrava non sapesse cosa guardare, Bruce era l'unico di cui incrociò lo sguardo. Uno sguardo colpevole.
"Mi dispiace," disse abbastanza forte perchè potesse udirlo, "quando tutta questa storia sarà finita, spero che mi darai l'opportunità di spiegare..."
Thor strinse le labbra e girò il viso nella direzione opposta, "voglio parlare con i nostri genitori."
"Per quale motivo?"
"Voglio che sentano parlare della bambina da me!" Esclamò Thor cercando di ricacciare indietro le lacrime rabbiose, "padre è arrabbiato, va bene, non ho mai pensato che potesse accettarlo subito, io..."
"Odino non è arrabbiato," lo interruppe Loki, "sei il suo unico figlio, aspetti un bambino e sei in una cella..."
Thor tremava, "voglio parlare con i nostri genitori," ripetè sforzandosi di mantenere una voce ferma.
Loki annuì, si avvicinò alla barriera e chiamò le guardie all'entrata, "il principe si è svegliato," comunicò, "avvertite il vostro re," quando si voltò, Thor lo guardò dritto negli occhi, "perchè anche loro?"
"Uno mi ha tenuto nascosto, gli altri hanno protetto il tuo segreto."
"Non centrano nulla con questa storia!"
"Sono d'accordo!" Intervenne Tony guadagnandosi una gomitata da Steve. 
"Non preoccuparti per noi," disse quest'ultimo gentilmente, "ce la caveremo! Abbiamo passato di peggio, no?"
In quel mentre, un gran numero di soldati entrò nel corridoio a passo di marcia.
Tony sospirò, "sì, ma mai un re divino profondamente incazzato, Steve."
Odino fu l'ultimo ad entrare e lo fece con passo lento, come se si stesse trattenendo dal fare qualcosa. I tre Vendicatori lo fissarono, quando passò davanti alla loro cella, lui nemmeno li vide. L'attenzione del suo unico occhio era tutta per i due giovani all'interno della seconda cella.
Thor forzò un sorriso tirandosi a sedere a fatica, "padre..." Chiamò con voce carica di speranza.
Odino, però, non guardava lui ma Loki, pronto a sfidarlo anche con una semplice occhiata.
"Lasciateci," ordinò alle guardie che, senza battere ciglio, eseguirono.
Nessuno parlò, fino a chenil fragore delle armature non si dissolse in lontananza.
"Padre, io..." Tentò Thor.
"Qualcosa non va?" Domandò Odino ma non a lui, al figlio traditore.
Loki scosse la testa.
Thor li guardò e non capì, "padre... Dov'è madre? Ho bisogno di parlare ad entrambi."
Odino lo ignorò di nuovo, "ti ho lasciato in questa cella per una ragione, Loki."
"Idea poco saggia," commentò l'altro, "le mie parole vengono interpretate come crudeltà gratuita."
"Grazie per aver salvato la mia bambina," continuò Thor imperterrito, "riferite a mia madre che è una femmina, sono certo che ne sarà felice!"
Steve fissò la scena scuotendo la testa, "è orribile."
"Zitto, Steve..." Lo ammonì Tony a bassa voce, "qui non esistono i diritti umani, ti possono far saltare la testa per capriccio."
"Non convocarmi più inutilmente," disse perentorio il re, prima di voltarsi e dirigersi verso l'uscita.
"Padre!" Urlò Thor tentando di alzarsi in piedi.
Loki lo prese subito per le spalle e lo spinse a rimanere sul letto, "non devi muoverti!" Esclamò.
Il maggiore gli afferrò le braccia e lo guardò smarrito, "ho bisogno di parlargli..." Respirava a fatica, "ho bisogno di spiegargli, ho bisogno che mi capisca..."
"Thor!" Loki lo spinse contro il cuscino e gli appoggiò una mano sul petto, "respira!"
Il giovane Aesir si aggrappò al fratello cercando di riprendere un respiro regolare, "perchè?" Domandò in lacrime, "perchè?"
"Shhh..." Loki gli appoggiò le labbra contro la fronte, "non puoi farti questo... Non stai facendo del male solo a te stesso."
"Ma che t'importa?!" Sbottò Thor e Loki si ritrovò con la schiena contro il muro della cella.
I tre Vendicatori sobbalzarono.
"Avevate detto che non poteva usare i poteri," disse Bruce, senza staccare gli occhi dalla scena.
"Era così, infatti," rispose Steve.
"Il fratellino è più sorpreso di noi, ragazzi," Tony incrociò le braccia contro il petto, osservando Loki che prendeva un respiro profondo, prima di avvicinarsi di nuovo al letto.
"Dovevi lasciarmi morire," mormorò Thor con rabbia, "dovevi lasciarmi morire!"
Loki ghignò, "non crucciarti, se si fosse trattato solo di te, lo avrei fatto."
"Se ti fosse importato di questa bambina, saresti rimasto con me!"
"È stato un errore!" affermò Loki, "non doveva essere così!"
Thor trattenne il fiato.
"Ascoltami," il più giovane si sedette sul letto accanto a lui, "Odino vuole scendere a compromessi ma nessuna delle sue soluzioni c'interessa, quindi devi fidarti di me."
Il principe dorato non capiva, "se mio padre ha delle proposte da farmi, perchè mi ha ignorato."
"Non lo immagini?" Domandò Loki abbassando lo sguardo sulla mano che suo fratello teneva premuta contro il grembo.
Thor lo imitò, poi scosse la testa, "dovrebbe odiarmi per una cosa del genere?"
Loki inarcò un sopracciglio, "hai idea di quello che hai fatto?"
"Un bambino!" Esclamò l'altro irritato, "ecco che cosa ho fatto ed successo dopo poche ore d'amore con te!"
"Davvero non vedi nulla di strana in questo?"
"Mi prendi in giro, Loki? Non c'è niente di normale in tutto questo!"
"Allora perchè ti sorprendi che tuo padre ti abbia chiuso in cella e non voglia parlarti?"
"Perchè..." Thor abbassò gli occhi.
Perchè sono suo figlio, perchè la bambina che porto in grembo è sua nipote.
Non disse nulla e si morse il labbro inferiore.
"L'ha chiamata abominio," raccontò Loki, "voleva farmi giustiziare e liberarsi di lei, mentre eri privo di sensi."
Thor cominciò ad ingoiare aria a fatica.
"Quando ho abbassato lo scudo, sono venuto da te... Sapevo di non poterti salvare ma potevo tenerti stabile, fino a che Padre-Tutto non fosse sceso a distribuire il suo giudizio tra noi e quelli che ha definito i nostri complici."
"Che cosa gli hai detto?"
"La verità... Sorprendente, vero? Non ha dato credito alle tue parole... Eir non ci ha messo molto a capire in che stato versavi e quell'emotivo di un mortale si è lasciato sfuggire qunto fosse importante per te la bambina."
Steve arrossì fino alla punta dei capelli, Thor nemmeno si voltò a guardarlo.
"Hai detto ai nostri genitori che siamo amanti?" Domandò.
"Non avrebbe avuto senso mentire," spiegò Loki, "la bambina stava usando i poteri di uno Jotun."
"Perchè ci ha lasciato insieme?" Chiese Thor, "perchè un simile gesto di pietà, quando..." Si guardò intorno, poi tornò a fissare la propria mano.
"Perchè io servo ai suoi scopi," rispose Loki.
Gli occhi azzurri lo penetrarono, "e quali sarebbero?"
Il più giovane fissò il pavimento, "come ho detto, ci ha concesso due possibilità," disse con tono incolore ma Thor lo vide stringere i pugni con forza, "puoi avere la bambina qui dentro e lasciare che Eir si prenda cura di te per i prossimi mesi," una pausa, "ma, una volta nata, verrà portata in un luogo lontano... Non ti sarà detto dove."
Calò il silenzio più assoluto tra loro, poi Thor rise... Una risata isterica.
"Nostro padre non può credere che io asseconderò una follia simile!"
Loki continuò a fissare i propri piedi, "lo crede, invece."
"Non lo farò mai!" Urlò Thor, "mai e poi mai rinuncerò a mia figlia. Dovranno uccidermi, prima di portarmela via."
"L'alternativa è simile."
"Cosa?"
"Puoi avere la bambina e seguire il volere del re," Loki lo guardò dritto negli occhi, "oppure puoi permettermi di ucciderla con le mie stesse mani, mentre la porti ancora in grembo."
Thor sentì qualcosa spaccarsi dentro di lui e, per un folle attimo, temette che anche la sua piccina potesse avvertirlo. Sperò che i frammenti del suo cuore non arrivassero a lei: non si sarebbe mai perdonato di farle conoscere un dolore così grande.
"Il re mi offre la possibilità di perderla ora o tra cinque mesi?" 
Avrebbe voluto piangere ma non aveva più emozioni da sprecare nei confronti del suo carceriere.
Loki annuì.
"Che venga a strapparmela dalle braccia, se ne avrà il coraggio!"
Loki sorrise.

***


La fanciulla aveva i capelli biondi, arriciolati sulle punte.
Indossava una sottoveste color smeraldo che le arrivava poco sopra il ginocchio.
Era stesa sull'erba con fare un poco sgraziato.
Teneva un libro sospeso sopra la sua testa senza che dovesse toccarlo.
Thor sorrise, "sei cambiata..."
La fanciulla lo guardò ed il volume le cadde in testa con un tonfo.
"Oops!" lui le se inginocchiò subito accanto, mentre lei si massaggiava la fronte mettendosi a sedere, "mi dispiace..."
Lei rise, "non fa niente."
"Perchè sei diversa?" Domandò, prendendo tra le dita una lunga ciocca di capelli dorati.
"Non posso decidere il mio aspetto," rispose lei, "non ne ho uno ancora."
"Allora perchè ti vedo come se fossi vera?"
"Perchè nei nostri pensieri lo è," rispose una voce che conosceva bene.
Loki fece capolino da dietro un albero e Thor non sembrò così sorpreso di vederlo.
"È così che la vedi?" Domandò il maggiore alzandosi in piedi.
Il più giovane annuì sorridendo alla fanciulla seduta sull'erba.
"Assomiglia a me," gli fece notare Thor, come se fosse una cosa strana.
"Assomigliava a te anche prima."
"Non così," insistette il principe dorato, "perchè non c'è nulla di te in lei, quando la immagini?"
"C'è, invece," replicò lui aprendo il palmo della mano destra: il libro si alzò da terra e si spostò nella sua direzione, "solo che non si vede."
Lei si mise piedi ed afferrò il volume fluttuante, "proveresti vergogna per me, se ti assomigliassi?"
"No," Loki scosse la testa, "non io, mai."
"Pensi che io lo farei?" Domandò Thor alterato.
"Sarebbe più facile per lei, se la gente la guardasse e vedesse te," rispose Loki accarezzandole la guancia, "una principessa dorata... Tutti l'ammirerebbero, senza sapere che è stata concepita dall'oscurità."
"L'oscurità che tanto odi è già dentro di me, padre," affermò la fanciulla, "ed ha quasi distrutto la mia ed un'altra vita, pur non avendo ancora emesso il mio primo vagito."
Loki le prese il viso tra le mani e la osservò.
Thor stentava a riconoscerlo, mentre quella luce gli illuminava gli occhi: non aveva mai guardato nessuno così, nemmeno lui. Si sentì un idiota nel momento stesso in cui lo realizzò, ma era geloso di questo.
La fanciulla si voltò nella sua direzione ed, nonostante tutto, il principe dorato non poteva che adorare il modo in cui quella creatura gli assomigliava. Gli posò una mano sul petto e lui la coprì con la sua.
"Non temere che il tuo dolore mi ferisca," gli disse dolcemente, "lo fa ma sento che questo cuore batte per me, mi culla ogni istante da quando esisto. Sono dentro di te. Mi ami. Mi proteggi. Non devi temere di farmi del male."
Thor avrebbe solo voluto stringerla forte e non lasciarla mai andare, "ti amo come non credevo fosse possibile amare."
Fu Loki a lanciargli un'occhiata, ora ma non disse nulla.
Restò a guardare, mentre sua figlia, quel peccato tramutatosi in carne, si lasciava stringere tra le braccia forti del suo fratello ed amante. Loki aveva conosciuto la forza di quel calore prima di lei ed era proprio perchè era stato stordito da quell'illusione di amore e pace che quella creatura era stata concepita.
Avrebbe voluto odiarla, perchè aveva occupato un posto nel cuore di Thor che non sarebbe mai dovuto appartenere ad altri che a lui. Ma l'amava troppo, non aveva importanza quanto fosse insopportabile.
Era lei che si addormentava col cuore di quel principe ad un palmo di distanza dal suo. Non avrebbe avuto importanza quanti errori avesse fatto nella sua sua vita, Thor non le avrebbe mai negato la ninnananna di quel battito.
Loki, invece, sapeva di aver sbagliato troppo spesso e abbastanza gravemente da non poter più pretendere di avere un simile privilegio.

  
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