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Autore: kymyit    08/06/2008    3 recensioni
-Ienzo che stai facendo?!- esclamò allarmato il gigante. Dal bagno fuoriusciva un rivolo di sangue. Eleaus sfondò letteralmente la porta. Ienzo era seduto a terra, coi polsi lacerati e grondanti di sangue. In mano una lametta e lo sguardo perso nel vuoto. Ora quei polsi erano perennemente fasciati e coperti. Tenuti al riparo da sguardi indiscreti. Nessuno doveva sapere. Neanche lui. Eppure, Lexaeus ne era a conoscenza. Pur non avendoli visti, sapeva il perché Zexion stava ben attento a non fare intravvedere quelle tracce. Zexion si vergognava della debolezza di Ienzo.
Genere: Malinconico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Lexaeus, Marluxia, Zexyon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CHAIN OF MEMORIES.

Capitolo 1: Tracce.

Quei tre erano sospetti.

Se n'era accorto da un bel pezzo Zexion.

Era ovvio che quelle reclute stessero cercando di sovvertire l'ordine dell'organizzazione. Quello che non capiva, era il perché.

Erano tutti dei Nobody, esseri incompleti, gusci vuoti, con un solo scopo nella loro non vita: tornare a essere quello che non erano già da un pezzo.

Zexion non ricordava bene chi era Ienzo.

Solo che si tagliava.

Era un piccolo genio incompreso e preso in giro da tutti.

Nessuno riusciva a comprendere ciò che provava. Nemmeno i suoi colleghi e il suo maestro. Per lui era stato un onore entrare a far parte degli allievi del saggio Ansem, ma essendo il più giovane, le sue idee, seppur interessanti, non venivano quasi mai prese in considerazione.

E di ciò lui ne soffriva parecchio.

E si tagliava.

Sentiva il cuore bruciargli dentro il petto e pesargli come un macigno.

Quante volte avrebbe voluto perderlo per non dover più soffrire.

E si tagliava.

Ironia della sorte, questo desiderio si era avverato.

Ienzo non esisteva più.

Ora c'era Zexion: il piccolo genio dell'organizzazione di cui tutti avevano grande considerazione.

E Zexion non si tagliava.

Da molto tempo ormai, non aveva più sentimenti che gli bruciassero nel petto.

E nonostante, non soffrisse per questo, soffriva per il desiderio di riaverli.

Molte volte si era detto che era una cosa decisamente contro senso: ora che non aveva sentimenti nessuno poteva farlo soffrire, quindi doveva esserne contento. Allora perché ogni volta che doveva provare un qualunque sentimento nei confronti di qualsiasi cosa sentiva sempre una fitta al petto?

Una fitta che gli ricordava che lì non c'era più niente.

Ed era doloroso, nostalgico... Lo faceva stare male.

Non c'era un cuore in grado di immagazzinare i suoi sogni e i suoi ricordi.

Non c'era più niente che lo potesse far sentire vivo.

Si sentiva un guscio vuoto.

Dopo anni e anni passati a fare congetture nella sua biblioteca, Zexion era arrivato alla conclusione, che forse Ienzo, desiderava non possedere un cuore perché voleva scappare. Non aveva il coraggio di affrontare la realtà.

E si tagliava.

Zexion ancora possedeva le cicatrici del suo Somebody.

Quante volte aveva impugnato la lametta quell'idiota?

I suoi polsi erano coperti da una fitta rete di cicatrici che ogni giorno si preoccupava di nascondere.

Perché lui non era un debole.

Lui non si tagliava.

Ienzo si.

Zexion no.

-Mi hai messo proprio in un bel casino, caro mio. - disse distrattamente rivolto allo specchio.

-Zexion. - la voce roca e profonda del numero V interruppe le riflessioni del numero VI .

-Lexaeus... - sospirò Zexion senza neanche girarsi.

Si limitò a guardare il gigante alle sue spalle attraverso lo specchio.

Lexaeus … Eleaus …

Forse l’unico che provava simpatia per Ienzo.

L’unico che non lo considerava un ragazzino montato e inesperto.

L’unico che gli stava accanto.

Zexion chiuse gli occhi cercando di ricordare.

Era difficile.

Non gli era rimasto nulla a ricordargli chi era.

Nulla, se non quei tagli.

Senza farsi vedere dall’altro, Zexion passò le dita nell’intricato intreccio che percorreva il polso destro come una mappa.

La mappa dei suoi ricordi perduti.

Attraverso quei tagli, lui ricordava Ienzo.

Quel piagnone alla fin fine aveva fatto qualcosa di utile.

-Zexion … - per la seconda volta, Lexaeus interruppe i pensieri del giovane numero VI.

Proprio non riusciva a capire che gusto ci provasse quel piccoletto a far ammattire tutti.

Era insopportabile, sicuro di se e soprattutto, odiava sporcarsi le mani.

E nonostante lui avesse potuto prenderlo a pugni per far sparire quel suo sorrisetto ironico e opportunista, non ce la faceva.

Quel suo sorriso da schiaffi, era l’unica cosa importante per lui.

Se anche non fossero riusciti a raggiungere Kingdom Hearts, non gli importava. L’unica cosa che desiderava era il sorriso del numero VI.

Forse era per quello che in fin dei conti, il numero V dell’organizzazione veniva considerato Zexion e non lui.

Lexaeus, il gigante buono, l’Eroe del Silenzio, era solo una marionetta in mano al Burattinaio Mascherato.

-Xemnas ci aspetta.- emise tutto d’un fiato mantenendo la voce roca e profonda come in un sospiro.

Zexion si alzò.

-Andiamo.-

E Lexaeus lo seguì.

Quel corpo così minuto e gracile …

Lexaeus non aveva nulla che gli ricordasse chi era prima di cominciare la sua non vita.

Nulla se non quella piccola schiena.

Eleaus bussò alla porta. Sentiva dei singhiozzi sommessi.

-Ienzo?-

I singhiozzi cessarono.

-Vattene.- rispose il più piccolo

-Devo chiudere il laboratorio.-

Pochi secondi di silenzio.

-E chiudilo. Chi se ne importa.-

Eleaus scosse la testa.

Ienzo era … Ienzo.

Non aveva modo per descriverlo.

Per come si vestiva e pettinava, gli sembrava quasi un ragazzino capriccioso, che voleva tutto e subito.

Ma le poche volte che si erano parlati, Eleaus aveva percepito da lui qualcosa in più.

Ienzo cercava di farsi accettare.

Troppo intelligente per i suoi coetanei.

Troppo acerbo per i suoi colleghi.

Non aveva nessuno con cui parlare Ienzo.

Nessuno che desiderasse stare con lui e ascoltarlo.

Persino Ansem lo sgridava dicendogli che era troppo impulsivo.

Dilan e Braig non facevano che ripetergli quanto fosse infantile per il suo modo di vestire, che altro non era che il modo in cui vestivano tutti i suoi coetanei e gli facevano sempre scherzi perfidi.

Ed Even… Even non lo considerava. Si sentiva superiore a lui.

Troppo superiore per scendere ai livelli di uno sbarbatello impulsivo.

Eppure, i discorsi di Ienzo erano tutt’altro che impulsivi: erano passionali, carichi di sentimenti e di amore verso la scienza.

E nessuno li capiva.

Nessuno li voleva capire.

Tutti avevano paura che Ienzo li superasse. Che la nuova generazione superasse la vecchia.

Una cosa alquanto stupida visto che tutti si lamentavano del fatto che ai giovani non importava nulla se non divertirsi. E ora che avevano la prova che questo non era vero: la schiacciavano senza pietà.

-Ienzo che stai facendo?!- esclamò allarmato il gigante.

Dal bagno fuoriusciva un rivolo di sangue.

Eleaus sfondò letteralmente la porta.

Ienzo era seduto a terra, coi polsi lacerati e grondanti di sangue. In mano una lametta e lo sguardo perso nel vuoto.

Ora quei polsi erano perennemente fasciati e coperti. Tenuti al riparo da sguardi indiscreti.

Nessuno doveva sapere.

Neanche lui.

Eppure, Lexaeus ne era a conoscenza.

Pur non avendoli visti, sapeva il perché Zexion stava ben attento a non fare intravvedere quelle tracce.

Zexion si vergognava della debolezza di Ienzo.

Prima di uscire, prese da un tavolino, un barattolo di sottaceti.

Al numero VI piacevano molto i sottaceti. Prima di andare alle riunioni ne mangiava sempre qualcuno.

Quel miracoloso barattolo aveva il potere di calmare il piccoletto. Se Zexion non ne mangiava almeno uno, durante le riunioni, sputava veleno. Insultava gli altri membri come solo lui sapeva fare: parlando loro in maniera ironica e provocatrice, rendendoli inferiori a lui.

Era fortunato che i Nobody non avessero un cuore che provasse odio.

-Uh?- Zexion porse il barattolo a Lexaeus. Il tappo era troppo stretto e non riusciva ad aprirlo.

***************************************************************************************************

Finita la riunione, entrambi, Zexion e Lexaeus, avevano la testa che quasi gli scoppiava.

Il Superiore non faceva altro che dare a loro tante, troppe, preoccupazioni.

Tanto per cominciare, aveva deciso di spedire loro due e Vexen al castello dell’Oblio, dove sospettava che Marluxia stesse tramando qualcosa.

-Finalmente se n’è accorto.- disse Zexion mentre preparava i bagagli. Poche cose: vestiti neri, soprabito di riserva, libri e sottaceti. Molti sottaceti e molti libri.

“Anche se dubito che questi mi basteranno.” Pensò. Il numero XI, Marluxia, aveva il potere di farlo imbestialire solo a guardarlo. Non sarebbe servito un barattolo. Ce ne voleva una vagonata.

Anche Lexaeus prese poche cose. Poche ed essenziali.

I due raggiunsero Vexen all’entrata.

Il vecchio si lamentava del fatto che fossero in ritardo. Ma la verità era che Vexen si lamentava di tutto.

I tre Nobody, partirono alla volta del Castello dell’ Oblio utilizzando i varchi oscuri.

Appena arrivati, Marluxia li accolse a braccia aperte e con un sorriso smagliante.

-Felice di avervi qui!- esclamò. Ovviamente fingeva. Non era felice di avere quei tre tra i piedi. Specialmente quel piccolo emo.

-Qua dentro c’è sempre la solita puzza.- esclamò Zexion, varcato il portone.

-Profumo, non puzza.- lo corresse il Leggiadro Sicario e li accompagnò all’ala del castello a loro riservata.

-Quel maledetto!- esclamò Vexen – Come ha osato confinarci in questa topaia?-

-Lascia perdere Vexen. Abbiamo altro di cui preoccuparci.- disse Zexion aprendo un barattolo di sottaceti. Ne prese uno e lo mise in bocca. Arrivato a metà barattolo, il numero VI , pensò che forse anche gli altri ne volevano.

-Volete?-

-Oh, ma quanto sei gentile Zexion!- esclamò ironico Vexen

Lexaeus scosse la testa senza dire niente.

Zexion alzò le spalle e finì di mangiare il resto dei sottaceti.

Più tardi, il castello era immerso nel silenzio più innaturale.

Zexion stava sdraiato sul suo letto con lo sguardo fisso al soffitto.

Ovunque aleggiava il nauseabondo profumo di rose del numero XI.

Ogni cosa ne era intrisa, persino i cuscini, i soprammobili.

Anche i suoi adorati barattoli di sottaceti cominciavano a puzzare di rose.

Zexion storse il naso. E si girò di fianco.

Chiuse gli occhi.

-Che ragionamento profondo!- esclamò il ragazzo coi capelli rosa accanto a lui.

Ienzo arrossì.

Conosceva quel ragazzo da soli dieci minuti. Eppure gli pareva l’unica persona in grado di capirlo. Lo ascoltava senza fiatare e con lo sguardo attento di chi pende dalle tue labbra.

Nessuno lo ascoltava così.

Solo Eleaus.

Ma alle volte Eleaus, sembrava preso da tutt’altre cose. Non aveva tempo per parlare col piccolo Ienzo.

-Ora devo andare.- il rosato si alzò.

“No! Non andartene!” dentro di se, Ienzo supplicava l’altro di rimanere.

-Ci rivediamo domani?- chiese il rosato.

Ienzo annuì arrossendo e accennando un sorriso.

-Il mio nome e Ilamaru, piacere.-

-I-Ienzo.-

Il rosato strinse calorosamente la sua mano e se ne andò.

Si conoscevano solo da pochi minuti.

Solo pochi minuti. Eppure Ienzo desiderava ardentemente rivederlo.

-Perché ridi Marluxia?- chiese Larxene, la numero XII, la Ninfa Selvaggia.

-Eheheh. Niente, niente. Solo che, in attesa che arrivi Sora, ho trovato un bel passatempo.-

   
 
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