Anime & Manga > Kuroko no Basket
Ricorda la storia  |      
Autore: Kastel    26/01/2014    1 recensioni
Non ricordo esattamente quando lui è diventato una presenza fissa nella mia esistenza.
[Akacenter/Akacest]
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Seijuro Akashi
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Non ricordo esattamente quando lui è diventato una presenza fissa nella mia esistenza. Forse da quel pomeriggio dove, chiuso in camera a studiare, inzuppavo i fogli degli esercizi di lacrime, sentendomi incapace di affrontarli.
Tu non devi essere un perdente! Se anche solo un bambino ti supera vuol dire che non potrai affrontare nulla nella vita!”
Parole dure da sostenere per un ragazzino, soprattutto quando nessuno, fino a quel momento, lo aveva mai messo in discussione.
Poverino piccolo... Devi proprio sentirti giù di morale.”
Spalancai gli occhi, smettendo di piangere.
Era stata la mia stessa voce a pronunciare quelle parole. Però non ero stato io a dirle.
Hai ragione, io non sono te. Ma non per questo non posso comprenderti.”
Non riuscivo a capire. Perché sentivo la mia bocca muoversi, ma io non ero cosciente di ciò che stavo dicendo.
Non vedo come potresti, visto che non sei tu a parlare.”
Rimasi con la bocca socchiusa, tremante, incapace di comprendere.
La mia voce, guidata dalla mia volontà, tremò nel chiedere le risposte. Come se non fosse stata lei stessa a parlare precedentemente, con quella sicurezza fin troppo adulta e malata.
“Tu... chi sei?”
Se solo avessi potuto vedermi avrei compreso che, davvero, ero sul baratro della follia totale.
E ci stavo saltando dentro volontariamente.
Io sono colui che ti salverà. Forse.”

 

 

 

Accettarlo è stato talmente semplice che mi sono domandato, ad un certo punto, com'è stato possibile che avessi dubitato della sua esistenza.
Lui si prese cura di me, sostenendomi e proteggendomi. A volte ci scambiavano addirittura di posto, lasciando che lui affrontasse il mondo che spesso chiedeva troppo.
Era rilassante, era tranquillizzante osservare quella stanza distorta che era il suo regno. Rossa di colore e piena di mie foto, sua unica ossessione e motivo di vivere. Io che respiravo, dormivo, sognavo, piangevo, vivevo. Alcune erano attaccate al muro, altre maciullate a terra e pestate con rabbia. Parole su di esse, scritte che dichiaravano l'amore che provava per me, promesse di morte e salvezza al contempo.
Io non facevo altro che accarezzare quei sentimenti e farli miei, accettarli come qualcosa di naturale.
Solo chi ama così intensamente da voler uccidere, forse, sa realmente cosa vuol dire proteggere.

 

 

 

“Cosa vorresti fare, se fossimo due persone separate?”
Delle volte la notte mi rinchiudevo con lui a parlare, curioso di sapere la sua visione del mondo che, a detta sua, mi stava trafiggendo con le sue richieste folli.
Niente di diverso da quello che faccio ora.”
Non era raro che mi toccasse: le sue mani erano spesso alla ricerca del mio corpo, quasi fosse l'unica cosa che lo tenesse ancorato alla realtà.
Ti terrei al riparo da tutto, ti aiuterei come potrei.”
Lasciavo che la sua voce diventassero delle carezze, la voce che rispondeva solo a sospiri silenziosi.
Ti farei mio, ancora di più di quanto tu non lo sia già.”
Chiudevo gli occhi cercando di trattenere la mente che voleva perdersi volentieri dentro il labirinto che lui creava apposta per me, fallendo miseramente.
Ti divorerei, ti strapperei in mille pezzettini per tenerti sempre con me. Mangerei il tuo intestino, succhierei le tue ossa e mi gusterei la tua carne.
Farei tutto ciò perché vorrei avere il diritto di ferirti e amarti al contempo.”
Per quanto sottilmente provavo terrore davanti a un desiderio così spaventoso non potevo fare a meno di tremare di piacere, rabbrividendo per la prospettiva così egocentrica ed eppure eccitante allo stesso tempo.
Oh sì, non c'erano dubbi che fossi totalmente fuori di testa: eppure mi bastava lasciarmi toccare da lui per ignorare questo piccolo dettaglio.
Quelle notti furono all'insegna dell'autoerotismo, anche se di auto, lì, non c'era nulla.
Perché io non ero solo.

 

 

 

Non urlare!”
Vorrei piangere, vorrei disperarmi SMETTILASMETTILAIONONPOSSOPERDERENONPOSSO
Non fare così!”
Perché no STOPERDENDOTUTTOSISTADISTRUGGENDOTUTTOTUTTO...
Non lo permetterò.”
Fu in quel momento che i ruoli si invertirono, lasciandomi scoprire cosa poteva significare rinchiudersi dentro una stanza totalmente impazzita.

 

 

 

 

E ora.
Ora sei qui.
A tremare.
A urlare.
A disperarti.
A renderti conto che sei sempre stato incapace di vivere da solo.
A capire che la solitudine è la peggiore delle punizioni.
A chiamarmi.
Ma io non posso tornare, perché tu stesso hai distrutto la stanza. Ti sei spezzato, e hai fatto tutto da solo.
Quindi lasciami baciare la tua foto e dirti addio.
A quanto pare sei stato tu a divorarmi.
Anche se, in effetti, non è poi una così brutta morte.
È solo molto triste.
 

 

 

 

Note.
Quando io e Kalahari parliamo di Akashi è sempre meglio preoccuparsi.
Altra fic, l'ennesima su Akashi, altro modo di vedere il suo rapporto con il secondo se stesso (chiamato, per mera comodità, #2), stavolta in una prospettiva malsana e inquietante. Considerando che però è palesemente affetto dal disturbo di personalità multipla ho deciso di esagerare un pelo.

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Kuroko no Basket / Vai alla pagina dell'autore: Kastel