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Autore: Kagura92    08/06/2008    4 recensioni
Il caso Tritter appena archiviato ha fatto venire alla luce tanti aspetti dell'amicizia di House e Wilson che altrimenti sarebbero rimasti nascosti,forse per sempre... Se solo potessero pensarci,se avessero lo spazio di una canzone... Sulle note di Ligabue,per poterlo fare... -non tiene conto di quello che segue il caso Tritter- -la mia prima Houson...i personaggi sono un po' OOC..ma d'altronde in teoria la canzone dura solo pochi minuti...-
Genere: Generale, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Greg House, James Wilson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’Amore Conta

Questa è la mia prima song-fitcion e la mia prima fan fiction su Dottor House,nonché la mia prima Houson…ma la terza serie è troppo adatta al riguardo,sembra quasi che Tritter esista solo per mettere in risalto il loro rapporto…

La canzone è la famosa ‘L’Amore Conta’ di Ligabue (uno dei pochi cantanti italiani che possa ascoltare senza sconvolgermi)…

Si tratta di una ff in prima persona vista da due persone…

È divisa in paragrafi: quanto la lettera iniziale è blu vuol dire che i pensieri sono di House,se rossa di Wilson (non mi piaceva scrivere il nome di chi pensava,mi rovina l’impaginazione XD).

I personaggi sono un po’ OOC…e d’altronde avevano solo lo spazio di una canzone per capire tante cose…

Spero vi piaccia ^^

 

 

 

 

L’Amore Conta

 

 

Io e te ne abbiamo visto qualcuna

Vissuta qualcuna

E abbiamo capito per bene

Il termine insieme

Quando il sole alle spalle pian piano va giù

E quel sole vorresti non essere tu

 

 

 

Insieme.

 Solo ora mi accorgo che quella parola finora non ha avuto veramente senso.

Non avevo mai capito com’è veramente stare insieme a te.

Non è mai stato facile ma solo ora capisco quanto in realtà sia stato difficile.

Solo ora,ora con Tritter alle spalle e un futuro come sempre incerto,solo ora che girovaghiamo di nuovo insieme senza pensieri e tutto sembra tornato come prima.

Addirittura,mi sono dovuto trattenere dal sorridere questa mattina,mentre aprendo un cassetto ho sentito una schitarrata attraverso i muri,sicuramente veniva dal tuo ufficio…e come può essere altrimenti?Chi altro oserebbe mettere Jimmy Hendrix a tutto volume quando Lisa Cuddy è la direttrice di questo ospedale? Chi se non il cinico,menefreghista Gregory House?

 

                                                                           *

 

Ora è tutto a posto come prima. Sapevo che sarebbe finita così,quello che non sapevo è che avrei coinvolto così tanto anche tutti gli altri.

Non credevo che non avrebbero scoperto che avevo falsificato un paio di ricette,non sono mai stato un gran chè a imitare firme,figuriamoci quella di Wilson.

Quello che del tutto non mi aspettavo è che lui mi avrebbe coperto.

Mi sembra di risentire le sue parole in quella stanza di hotel,mentre io cercavo disperatamente una soluzione e lui un panino.

 

‘No,noi ci siamo scelti,e in ogni relazione che comporti scelte tu devi sempre vedere fino a che punto puoi tirare la corda’

 

Aveva ragione come al solito,lui e il suo dannato intuito,lui e la sua dannata capacità di psicoanalizzarmi come e quando gli piace.

Ma devo ammettere che non me lo sarei mai aspettato. Semplicemente.

Non l’ho biasimato quando ha lasciato perdere. Anch’io mi sarei lasciato perdere se fossi stato in lui.

Anzi,io nemmeno mi sarei coperto.

Ma lui no,lui ha dovuto farlo,lui ha dovuto provvedere a tutto,lui ha dovuto seguirmi fino a Atlantic City solo per potermi aiutare se ci fosse stato bisogno con quella patetica scusa dell’auto,lui ha dovuto pensare a trovarmi un alibi,lui ha dovuto passare giorni da cani senza un soldo.

Non riesco mai a capire come diavolo ci riesca e perchè diavolo lo faccia.

E soprattutto non capisco come fa Jimmy Hendrix a ispirarmi questi pensieri stupidi.

Forse proprio perchè si chiama Jimmy.

Accendo la radio.Sarà sempre meglio di niente.

 

 

E così hai ripreso a fumare,a darti da fare

È andata come doveva…come poteva..

Quante briciole restano dietro di noi..

O brindiamo alla nostra o brindiamo a chi vuoi

 

Ripensandoci però non riesco a essere tranquillo.

È tutto così strano questo ritorno alla normalità,inaspettato,veloce…e così trascurato.

È strano rivederti in ufficio mentre zoppichi tormentando con il tuo sarcasmo i tuoi assistenti che nonostante tutto ti stimano,strano andare a pranzo con te,strano vederti prendere le pillole di Vicodin al volo e pensare…

House ha combinato un disastro dietro l’altro e io dietro,con quello che lui chiama ‘Istinto di Protezione da Principe Azzurro’ e ho avuto più guai con la polizia in questi mesi che nei miei trentacinque anni di vita.

E ora di tutti quei momenti orrendi,di quelle notti passate a fissare il soffitto ignorando i morsi della fame e chiedendomi perchè stavo facendo tutto per uno del genere,di quei dubbi e paure,di quella rabbia e quel continuo rodere non ne rimane che il ricordo…

Ma mi sento strano,come se non potessi ancora archiviare questo periodo della mia vita.

Come se ci volesse qualcosa per suggellare questo passaggio.

Chissà se anche lui ha una sensazione di questo tipo,sempre che lui ce le abbia le sensazioni.

A volte sembra così vuoto,perchè per lui ogni cosa è normale. È normale fregarsene della vita di chi hai intorno?è normale credere che questo mondo sia solo uno schifo da cui nessuno ci tirerà fuori?

Ma perchè mi stupisco?Stiamo parlando di House.

E perchè mi preoccupo?è così che doveva andare. Lui doveva continuare questa sua semi-vita così come ha sempre fatto.

Scuoto la testa,sospiro e ricomincio a compilare cartella. Non è questo il momento di perdersi in cupe reminescenze. Ieri è morta una mia paziente,e probabilmente ne morirà un’altra domani.

Devo portarmi avanti…

Ma cosa diavolo è questa roba?

Viene davvero dall’ufficio di House?

 

L’amore conta… L’amore conta…

Conosci un altro modo per fregar la morte?

Nessuno dice mai se prima o se poi

Forse qualche dio non ha finito con noi…

L’amore conta…

 

Sono quasi disgustato. Non riesco a immaginarmi un ritornello più idiota.

Certo che conosco un altro modo per fregare la morte. Essere immortale. Fare amicizia con dio.

Vincere una partita a scacchi *. Invitarla a ballare**.

Sto solo pensando,ma mi sembra quasi di sentire il sospiro di Wilson se mi potesse ascoltare.

Ghigno e prendo ancora del vicodin.

Dopo qualche minuto la canzone mi sembra più sopportabile e dopo tutto la voce non è così orrenda.

Certo,il ritornello resta idiota. L’amore non può certo così tanto.

Piuttosto cos’è questa sensazione?è come se stessi dimenticando qualcosa anche se non ho idea di cosa. Ho spulciato la posta,e ho finito il livello di Metroid alla PSP. Ho pagato la luce.

Ho ignorato il messaggio di mio madre,ma quanto me ne frega del matrimonio di mia cugina Cathy?

Non sapevo nemmeno di averla una cugina Cathy. Non sono mica Wilson,che cerco di mantenere un amichevole rapporto con i parenti. Doveva essere un penoso tentativo perchè la richiamassi.

Può sognarsi che io lo faccia. Non ho voglia di parlarle. Non ho niente da dirle,e se la chiamassi mi toccherebbe sentirla parlare di cose di cui non m’importa e parenti a cui non importa niente di me come a me non importa niente di loro. Quindi non lo farò.

Non so nemmeno se accennarlo a Wilson,anche se so già che se potesse mi costringerebbe a richiamarla armato di pistola.

-È pur sempre tua madre- direbbe e per lui le motivazioni per chiamarla finirebbero lì.

Come se il semplice fatto di avermi messo al mondo la mi costringesse a chiamarla.

È da un po’ che me lo chiedo,ora soprattutto ,mentre aspetto che quella pallina arancione che ho appena lanciato verso il soffitto bianco , mentre mi ricordo di quella frase

 

‘Io e te ci siamo scelti…’

 

Io e Te ci siamo scelti.

 

Non ci avevo mai pensato. Ma io perchè avevo scelto Wilson?Perchè continuavo a frequentarlo anche se eravamo così diversi,perchè continuavo a stare bene solo con lui io che respingo chiunque altro,perchè mi appoggio sempre a lui io che preferisco stare solo?

E bravo Jimmy, penso. Grazie a questa canzone ora passerò mezz’ora a pensarci sopra.

Ti sei guadagnato questa canzone.

Non faccio in tempo a svuotare la mente che mi ritorna in mente un’altra immagine,quando hai vinto il torneo di poker dell’ospedale.

Mi ritorna viva in mente,eravamo proprio su questa terrazza qua fuori.

Un caso urgente che stavo fallendo,il mio paziente,un bambino,forse sarebbe morto,eppure in un istante mi era passato dalla mente.

Eri stanco e preoccupato,stanco per quella notte così lunga, e preoccupato perchè lo ero io,ma in un certo senso trattenevi una gioia come quella di aver vinto il torneo. Ti ho chiesto com’è andata perchè volevo che tu potessi dirmelo,anche se a differenza di te io non so condividere le mie emozioni,nemmeno con te.

E mi ricordo che sorridevi,mentre lentamente sorgeva l’alba…sorridevi di un entusiasmo quasi infantile e eri così emozionato…dio santo come mi sento stupido come allora mentre sorrido,inconsapevolmente,perchè rivederti così anche se solo nei miei ricordi mi fa quasi tenerezza…

E anche se tutti i bambini di quell’ospedale fossero stati miei pazienti e avrebbero rischiato di morire,non ci avrei nemmeno pensato mentre sorridevi…

Sbatto il bastone con violenza per cercare di scacciare questi pensieri così assurdi eppure,non capisco perchè, sono così reali.

Questa canzone te la stai prendendo tutta,Wilson.

 

 

Io e te ci siamo tolti le voglie

Ognuno i suoi sbagli

È un peccato per quelle promesse

Oneste ma grosse…

Ci si sceglie per farsela un po’ in compagnia

Questo viaggio da cui non si ripassa dal via

 

Non posso pensare alla piccola Judith White che forse morirà domani ora.

Non posso compilare la sua cartella se continuo a pensare a quell’idiota dell’ufficio accanto.

House mi guarderebbe come solo lui sa fare,ma io non posso fregarmene altamente dei miei pazienti come fossero giocattoli.

E poi Judith ha dodici anni.

Come medico è comunque mio dovere avere rispetto per loro.

Chiudo la cartella e comincio a rigirarmi la penna tra le dita,perchè questa sensazione fastidiosa di mancanza permane. Sbuffo e mi appoggio una mano sugli occhi.

E mi torna in mente un’altra frase,pronunciata in una  stanza in un hotel della notturna Atlantic City…

 

’Forse non voglio spezzare troppo la corda’

 

In un certo senso nel linguaggio astruso e cinico di House può equivalere a qualcosa del tipo ‘ci tengo a te’.

L’unica frase gentile in dieci anni e per evitarmi un’accusa di concorso in omicidio, ma forse è un buon segno. Tutte le persone che mi hanno detto d’amarmi d’altronde le ho tradite. Ho mandato a monte tre matrimoni negli ultimi dieci anni.

È da dieci anni che conosco House ripensandoci,e sono una delle poche cose di questi ultimi dieci anni che non rimpiango. È strano,ma stare con House è come se mi rendesse felice.

Quando sono con lui posso essere del tutto me stesso e è strano a volte.

Però non riesco a farne a meno.

Mi chiedo ancora una volta se anche lui provi qualcosa del genere…

Oh mio dio quanto sono stupido.

Picchierei la testa contro la scrivania,se non fosse che non servirebbe a niente.

Decido di farlo lo stesso.

Un leggero thud ma il dolore aiuta.

Questa mia amicizia con House resta comunque una cosa che non posso spiegarmi,ma che mi da piacere…

….

….

Scoppierei a ridere perchè mi sono appena reso conto…serendipità***  

Oddio,davvero ci ho messo dieci anni?E ho avuto bisogno di spezzare i cuori di tutte le donne che ho incontrato sul mio cammino per farlo?

E ora che lo so?E ora che me ne sono accorto?E ora che questa canzone continua incessante e la calda voce del cantante mi avvolge mi chiedo se non sia il caso di andare dalla Cuddy e chiederle un permesso,almeno per oggi. Voglio avere almeno due ore per dare a me stesso il tempo di definire bene tutto questo,perchè inconsapevolmente l’ho già accettato da tempo,e non ho nessun problema nemmeno ora.

Non ho nessun problema a chiamare questo sentimento che mi lega a te ‘amore’ …solo che è tutto dannatamente doloroso…’impossibile’ è l’aggettivo di questo amore…devo decidere cosa fare ora…il ritornello ora sembra fatto apposta per me…

 

L’amore conta… L’amore conta…

E conta gli anni a chi non è mai stato pronto

Nessuno dice mai che sia facile

Forse  qualche dio non ha finito con te…

L’amore conta…

 

Nessuno dice mai che sia facile.

Tutto questo è decisamente vero,ma le cose non devono essere per forza difficili.

Non ho mai detto che sarebbe stato facile rielaborare la mia vita nello spazio di una canzone,eppure,non so come,ci sto riuscendo,mentre scrivo velocemente sulla lavagna i sintomi.

I miei sintomi.

Li contemplo un paio di istanti,poi entra Cameron.

-Cos’è,il tuo paziente si è malato d’amore?-

-Cosa?- chiedo io rileggendoli.

-Allora io eviterei di usare i termini scelta,necessità,felicità momentanea,presenza …-

-Non avevo voglia di copiare i termini usati da Oscar Wilde.Sono impossibili,e ancora non capisco la relazione tra Dorian Grey e il cinico…-

Alza gli occhi al cielo mentre io cancello in fretta e me ne torno in ufficio.

Non me ne sono reso conto del paragone che ho usato. L’angelico Dorian Grey e il cinico Lord Henry… l’angelico Dottor Wilson e il cinico Dottor House?

Sempre con quel pensiero incessante nella mente.

Perchè ho scelto Wilson?Cos’è che ho dimenticato?

Dimenticato…abbandonato…

Un’altra scena alla mente.

Fa ancora parte di quel mucchio di ricordi legati a Tritter che non ho ancora dimenticato.

Mi viene in mente con dolore.

Era stata la prima volta che Wilson mi ha urlato contro. Quando l’ha fatto sono ammutolito di colpo,quasi sconvolto,incapace di capire cosa stava succedendo…ma sapendo pienamente che me lo meritavo.

 

‘-Sì vai a costituirti!Cos’è più importante per te, il vicodin o la nostra amicizia?

Oh lascia stare tanto so già la risposta. Esci,per favore. Vattene,ti prego’

 

Volevo dirgli che per la nostra amicizia era importante…che per me era una delle poche cose felici in questa vita orrenda…ma non ce l’ho fatta,non ora che eri così furioso,non ora che volevi fatti e non parole…e io non potevo farlo. Non potevo,e lo sapevi.

Il mio ego è smisurato.

 E mentre stavo tornano a casa in moto ti ho visto.

,sulla panchina,sotto il freddo vento d’inverno,i capelli scompigliati e l’aria distrutta,i tuoi occhi dolci di quel nero così indefinito perchè non forte ma mite,pallido e devastato…e poi mi hai guardato e per la prima volta nella mia vita mi sono sentito davvero uno stronzo.

Volevo fermarmi,volevo chiederti scusa,volevo abbracciarti,volevo…non so nemmeno cosa volevo,perchè uno di quei tuoi sguardi è quanto basta per penetrare subito questo mio cinico egoismo e colpire questo cuore che,da qualche parte dentro di me,forse batte ancora.

È bastato distogliere gli occhi da te per tornare me stesso,accelerare di colpo e andarmene,abbandonandoti lì.

 

Quel pensiero mi rode ancora.

 

Chiudo gli occhi e d’improvviso so cos’è che non ho fatto.

C’è una cosa che non ho mai fatto in questi dieci anni.

Sono felice di non averlo mai fatto,perchè posso farlo ora.

Sono felice che tu sia il primo che lo riceverà e che tu lo sappia. Forse così l’apprezzerai di più.

Devo farlo subito,ora,ora che questa stupida canzone continua  a suonare,ora prima che questo momento come d’incanto finisca e io torni a essere me stesso,prima che questo momento di debolezza finisca e io torni a fregarmene di quello che senti.

Esito,poi alzo un po’ il volume,anche se sono sicuro che si può sentirlo dall’ascensore ,ma so che se non ho qualcosa a cui appoggiarmi non potrò andare avanti.

 E questa volta non posso appoggiarmi a te.

Apro la porta e vado in terrazza. Sbircio dalla finestra. Hai appena chiuso una cartella e stai pensando,non so cosa ma dev’essere importante,e deve farti male,perchè sembri davvero abbattuto e preoccupato. Che questa dannata canzone dia fastidio anche a te?

I secondi passano,e questa canzone non è così lunga.

Picchio col bastone sul vetro,ma hai chiuso la porta della terrazza.

Alzai lo sguardo e mi guardi,sorpreso e confuso,poi ti alzi a aprirmi.

Irrompo nel tuo ufficio che mi è tanto famigliare mentre tu  mi guardai inarcando un sopracciglio.

-Cosa ci fai qui ora?-

-Mi sono dimenticato di fare una cosa- è inutile provare a mentirti.

-E vieni  a farla nel mio ufficio?-

-se tu fossi stato nel mio ufficio non mi sarei dovuto muovere e se tu fossi stato in laboratorio sarei andato in laboratorio,ma tu sei qui…-

Mi guardi perplesso.

-Se devi rubarmi i panini sappi che non c’era bisogno di annunciarmelo,continua pure a fare alla Lupin…-

-Non c’entrano i panini. È una cosa diversa questa volta…-

Mi guardi dritto negli occhi,il tuo solito sguardo che riesce a ribaltarmi del tutto.

Stai cercando tutti i possibili motivi per cui io dovrei venire qui.

Ma questa volta scommetto che non indovinerai.

-Sono venuto a ringraziarti-

Ecco,ti ho sconvolto,ci riesco ancora!

Mi guardi come un cucciolo smarrito.

-Per che cosa?-

-Per tutti i panini di questi anni…sveglia!Per tutto quello che hai fatto per me finora-

Perchè?Perchè nei tuoi occhi è apparso un unico,brevissimo lampo di dolore?

-E come mai ti è venuto in mente?Hai esagerato con le dosi di Vicodin?-

Ti avvicini,le mani sui fianchi come se volessi proteggerti…e ora riesco a rispondere anche alla mia prima domanda,ora so perchè ti ho scelto…serendipità

-E ora sorridi?House cosa diavolo ti…-

Non so perchè lo faccio ma lo faccio.

Mi sporgo verso di te e poggio le mie labbra sulle tue.

Non so cosa mi aspetto. Un pugno in pancia,uno spintone…

Quello che non mi aspetto è vederti prima sorpreso poi incerto…ma felice…chiudi gli occhi e schiudi le labbra…

 

Grazie per il tempo pieno

Grazie per la te più vera

Grazie per i denti stretti,i difetti

Per le botte di allegria,per la nostra fantasia

 

Mentre mi baci mi passi una mano sulla schiena per poi arrivare ai miei capelli,e stringermi ancora di più a te…il tuo braccio su di me,esito poi timidamente con la mano raggiungo il tuo viso e accarezzo la tua guancia…

Non so cosa sta succedendo,non so perchè l’hai fatto…non capisco niente,ora meno che mai,ma tutto quello che voglio è concentrarmi su questo…su questo bacio che mi sembra il più vivo che io abbia mai avuto,gioire di questo contatto e gioire del fatto che non siamo mai stati così uniti, perdermi in questa tua innaturale dolcezza  e in questo breve attimo di calda passione…

 

                                         

Adoro tenerti fra le braccia,sentirti su di me,sentire quella tua dolcezza ora così forte e decisa…

È bellissimo e mi sento un idiota per non esserci mai arrivato prima. Ho sempre avuto la soluzione sotto il naso…ma come in ogni caso che io abbia mai dovuto affrontare,devo sempre parlarne con te per capirlo…

Ci stacchiamo dolcemente,e i tuoi occhi sembrano lucidi,e mi guardi e capisco che hai paura che io ti dica…

-Jimmy è stato uno sbaglio…-

Abbassi gli occhi…

-…Non accorgermene mai in dieci anni!-

-House!- esplodi,e io mi limito a sogghignare.

Sei chiaramente imbarazzato ma sei sempre tu,anche dopo questo…e poi sorridi,e questa canzone non è ancora finita.

-E ora?-

-E ora si va a pranzo…offri tu?- Alzi gli occhi al cielo e sospiri,ma rinunci a ribattere.

Ti avvicini alla porta dell’ufficio –Come sempre-

Mi avvicino a lui e ringrazio chiunque abbia voluto che lui non abbia ancora aperto la porta ma tenga solo la mano sulla maniglia.

Mi sporgo e lo bacio ancora. È incredibile farlo,come è incredibile le sensazioni che mi da.

-No,questa volta non è come sempre-

Sorridi impacciato poi apri la porta.

Quella canzone va ancora

 

L’amore conta… L’amore conta…

Conosci un altro modo per fregar la morte?

Nessuno dice mai se prima o se poi

Forse qualche dio non ha finito con noi…

L’amore conta…

 

-All’inizio questa canzone mi faceva schifo- dici e cominci a zoppicare lungo il corridoio mentre io ti seguo,come abbiamo sempre fatto,anche se le mie labbra bruciano ancora.

-E adesso?-

-Adesso ha un altro senso-

 

L’amore conta…

 

 

 

 

 

 

 

 

* - riferimento al film Il Settimo Sigillo’ in cui la Morte concede all’umano la possibilità di scamparle se la batterà a scacchi

** - riferimento alla canzone di F.De Gregori e ispirato alla credenza medievale secondo la cui si poteva invitare la Morte (che era pur sempre una figura femminile) a ballare per farle perdere il senso del tempo e impedirle di agire

*** - quando tutti i pezzi confusi si combinano in un istante meraviglioso e tu di colpo capisci che tutto ha un senso e lo ha sempre avuto’ definizione da ‘Boy Meets Boy’ di David Levithan

 

  
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