Salve!!!!!!
Sono tornata con una nuovissima fic!!! Ho scritto
questo capitolo di getto, mi è venuto così!!!! So che ho in
sospeso quell’altra fic
ma vi prometto che entro l’ 8 dicembre aggiornerò l’ultimo cap!!
(almeno spero) perché nella mia scuola si fa ponte e si sta a
casa anche il 6 e il 7, così ho tempo per scrivere!!!! Ma intanto godetevi
l’inizio di questa e ditemi cosa ne pensate…ci tengo soprattutto a sapere le
opinioni delle persone che hanno seguito anche l’altra!!!!!
Un bacio!!!!!
“Non posso scegliere…io non posso
perché non so più cosa è giusto e cosa è sbagliato…”
Si
svegliò di soprassalto, il respiro affannato, la fronte bagnata di sudore. Si
levò a sedere accorgendosi di tenere strette nei pugni le lenzuola arancio
albicocca del letto. Allentò la presa, aprendo lentamente i palmi delle mani e
posandole sulle fresche coperte di cotone, provando a rilassarsi. Fece correre
i suoi occhi da un angolo all’altro della stanza studiando ogni particolare
intorno a lei. La scrivania sulla quale passava gran parte dei suoi pomeriggi a
studiare, l’armadio in legno di noce posto appena di
fronte la porta, la scimmietta di peluche poggiata vicino
al cuscino che le sorrideva goffamente, la sveglia sul comodino…le sei e
quaranta. Si passò le dita tra i capelli castani per poi portarle sugli occhi,
attendendo pazientemente che il suo cuore decelerasse il ritmo dei proprio battiti. Era successo di nuovo, aveva avuto
ancora quell’ incubo…una voce la tormentava, una voce a lei stranamente
familiare ma di cui era certa sapere di non aver sentito prima. Un’ ombra
sfocata e quella voce…non ricordava altro. Parole incerte rimbombavano nella
sua mente come un’eco martellante, mischiandosi alla confusione che regnava
nella sua testa. Che significato aveva tutto ciò? Chi
era la persona che parlava? Si alzò dal letto, dirigendosi in cucina e aprì il
rubinetto del lavello facendo scorrere l’acqua. Al buio prese un bicchiere
dalla mensola sopra il lavandino e quasi con gesto meccanico lo mise sotto il
getto del freddo liquido trasparente, riempiendolo fino all’orlo. Lo portò alle
labbra, sorseggiando con calma il suo contenuto mentre sentiva una sensazione
di rilassamento invaderle il corpo. Si lasciò cadere su una sedia e sospirò
profondamente. Il ticchettio dell’orologio fissato sulla parete vicino alla
finestra scandiva regolare il ritmo dei secondi, spezzando il silenzio nel
quale era avvolta tutta la casa. Aprì il frigorifero per fare colazione, ormai era
inutile tornare a letto dato che entro venti minuti si sarebbe dovuta alzare di
nuovo.
-Buongiorno piccola!- un uomo alto dai folti capelli scuri fece il suo
ingresso in cucina.
-Buongiorno
papà-
-Già in
piedi?- chiese allacciandosi i bottoni dei polsini della giacca. Hilary annuì annoiata mentre inzuppava nel latte un biscotto
al cioccolato –E tu? Vai al lavoro così presto?-
-Il
processo comincia alle otto ma voglio arrivare prima per verificare gli ultimi
preparativi- suo padre era un importante avvocato, rinomato in tutta la città e
non solo, capitava infatti che si trattenesse fuori
Tokyo per giorni interi per lavoro.
-E la
mamma?-
-Sta
dormendo. Ha avuto il turno di notte in ospedale- bevve l’ultimo sorso del
caffè che si era preparato e posò la tazzina sul lavandino, poi afferrò la ventiquattr’ ore sul tavolo –Ci
vediamo stasera!-
-Ciao-
rispose al saluto con scarso entusiasmo. Quella mattina non aveva proprio
voglia di andare a scuola, ultimamente non riusciva a concentrarsi sulle
lezioni, quel sogno la tormentava praticamente ogni
notte. Se continuava così avrebbe sicuramente fatto
colare a picco la sua media scolastica. Non che la cosa la turbasse più di
tanto, pensava mentre si infilava la maglietta nera
attillata e si guardava allo specchio per vedere come le stava. Un tempo
sarebbe stato diverso…un tempo, prima di incontrarlo. Finito l’ultimo
campionato mondiale era tornato in Russia con i suoi compagni
di squadra, da allora non lo aveva più visto né sentito. Non aveva
trovato il coraggio il coraggio di rivelargli quello che provava nei suoi confronti prima che partisse, a dire la verità non
aveva trovato il coraggio neanche per scriverlo sul suo diario, lo stesso su
cui ogni sera annotava tutto ciò che le succedeva durante la giornata. Soltanto
una persona era a conoscenza di quel suo segreto e quella persona era Takao. Quando Kai
aveva lasciato il Giappone, sei mesi prima, si era sfogata con lui, l’unico che
si era accorto che qualcosa non andava in lei, che le aveva chiesto se andava
tutto bene…quel giorno non era riuscita a tenersi tutto dentro e le lacrime
avevano fatto il resto dandole la forza, o la debolezza come pensava lei, di
confessargli ogni cosa.
Sospirò
aprendo il cassetto della scrivania da cui ne estrasse
una catenina con un ciondolo a forma di cuore in argento con al centro
incastonata una pietra di ametista, avvolta da due rose color quarzo. La
allacciò al collo e la sfiorò con le dita, non se ne separava mai, da quando
suo padre gliela aveva regalata ne aveva fatto il suo
portafortuna. Guardò l’orologio sul comodino, erano
passate da poco le sette…si portò una mano alla testa, un dolore lancinante le
attraversò improvvisamente le tempie, sbatté gli occhi un paio di volte ma la
sua vista si faceva sempre più appannata finché tutte le cose intorno a lei
sfocarono, acquisendo una forma indefinita, un’ombra, una voce…
“La cosa più difficile del mondo è
viverci…vivi anche per me…”
Il suono
del campanello della porta la risvegliò; si guardò intorno spaventata, che cosa
era successo?
-Hilary!-
Takao la stava chiamando, ogni
mattina passava sotto casa sua insieme al professor Kappa
per andare a scuola. Possibile che fosse già arrivato? Solitamente era in
ritardo eppure quel giorno era in largo anticipo. La ragazza gettò
un’occhiata alla sveglia…segnava le otto passate!
-Non è possibile- sussurrò fra sé. Cercò nervosamente il
telecomando della televisione e selezionò la modalità
televideo, dove in alto a destra indicava la data e l’ora…le otto e cinque.
Sentì i suoi battiti cardiaci aumentare, solo pochi minuti
prima aveva guardato l’orologio e segnava le sette. Come
era possibile che fosse già trascorsa un’ora? Che
cosa aveva fatto durante quel periodo? Era come se non lo avesse vissuto.
Quella voce…
-Hilary!
Allora, quanto ci metti?- di nuovo il blader che aspettava più o meno pazientemente davanti alla
porta la distolse dai suoi pensieri. La ragazza si riscosse, afferrò la
cartella e di corsa scese le scale.
-Alla buon ora!- si lagnò il moretto.
-Scusa,
non mi era accorta che fosse così tardi- in fondo non aveva mentito.
-Almeno
se questa volta facciamo tardi la colpa non sarà mia!-
-Non
lamentarti Takao! Di solito quello
che arriva tardi sei tu. Ti hanno buttato giù dal letto questa mattina?-
-E’
colpa di Daichi- rispose seccato intrecciando le mani
dietro la testa. Quel piccoletto non lo aveva lasciato dormire oltre, gli aveva
rovesciato addosso un secchio di acqua gelata che lo
aveva fatto svegliare con tanto di urla. Se ci
ripensava gli tornavano i brividi.
-Takao
le hai detto quella cosa?-
-E’ necessario che venga anche lei?-
chiese ricevendo un’occhiataccia da parte del professore. Il blader
sbuffò poi si rivolse a Hilary –Prepara le valige,
sabato si parte!-
-Per
dove?- mancavano solo tre gironi a sabato.
-Andiamo
in America. Mio fratello dice che il presidente Daitenji
deve comunicarci delle importanti novità riguardo il
prossimo campionato di beyblade-
-E
perché farci andare fino in America?- la sede della BBA si trovava a Tokyo, non
aveva senso recarsi in un altro continente. Takao alzò le spalle –Non ne ho idea. So solo che non è stata
convocata solo la nostra squadra, ma anche gli All Stars, i Baihuzu e la Neoborg-
A Hilary mancò un battito…la Neoborg.
Ciò significava che l’avrebbe rivisto finalmente dopo sei mesi. Non poteva credere alle proprie orecchie, sabato, il sabato successivo
avrebbe potuto di nuovo incontrare il suo sguardo, i suoi splendidi
occhi violacei. Un brivido le percorse la schiena e il
cuore cominciò a batterle impaziente nel petto, anche troppo.
-La
Rivoluzione Francese scoppia il 14 luglio 1789 con la presa della Bastiglia…- Hilary sospirò profondamente, cosa gliene importava a lei della
Rivoluzione Francese? Tempo tre giorni e lo avrebbe rivisto…inclinò
leggermente la testa e cominciò a scarabocchiare soprapensiero sul suo quadernino a righe dove solitamente prendeva appunti. Disegnò
un cuore con all’interno l’iniziale del nome del
russo, una K. Sorrise mentre con il pastello rosso colorava
attente il simbolo dell’amore. Doveva ammettere di essersi presa proprio
una bella cotta, si era innamorata di lui come una principessa si innamora del suo principe. Non riusciva a spiegarsi come
fosse successo, sapeva solo che un giorno sollevò gli occhi sul suo profilo, i
suoi lineamenti perfetti, la sua espressione seria che trasmetteva un senso di
solitudine eppure di infinita dolcezza…all’improvviso
il cuore le aveva donato la chiave per aprirlo e lei quella chiave l’aveva
usata, aveva scoperto cosa provava veramente, aveva scoperto se stessa.
La
campanella della ricreazione avvertì che quella noiosissima lezione di storia
era finalmente terminata, lasciando il posto ad una ventina di minuti di pausa
prima della ripresa delle lezioni. Si affacciò alla
finestra, lasciando al fresco venticello di aprile di
scompigliarle i capelli castani che si riavviò con calma dietro le orecchie.
-Stai
pensando a lui?- Takao appoggiò i gomiti sul
davanzale in attesa della risposta della ragazza che
non tardò ad arrivare manifestandosi con un dolce colore rosseggiante sulle
guance.
-Immaginavo- commentò mordendo avidamente il suo panino ultrafarcito.
-Sai- continuò –Non capisco cosa ci trovi di tanto speciale-
-Sei geloso?- domandò rivolgendogli lo sguardo.
-Ma
figurati! Quello che intendevo è che non pensavo che Kai
fosse il tuo tipo. Voglio dire, è un blader
eccezionale, nonché mio amico ma…beh, sai com’è fatto-
-Si, lo
so…- ribatté con aria trasognata, incurvando gli
angoli della bocca in un sorriso e fissando un punto indefinito davanti a lei;
lo sapeva bene e spesso anche lei si domandava il perché quel russo così freddo
e distaccato le piacesse tanto…
TO BE CONTINUED…
E’ un capitolo corto, lo so, ma
questo era solo il prologo!! Il prossimo, che sarà un cap vero e proprio sarò più lungo, promesso!!!!! (ma non c’è bisogno che ti
disturbi tanto! nd.tutti).