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Autore: Mania    26/01/2014    2 recensioni
{ Spoiler! 3x11 "Going home" ● Emma + Henry ● Hook/Emma!Accennata in modo lievissimo }
"Il nuovo volume – anzi, quello di cui prima Emma non si era accorta, perché i libri non si materializzano da soli e lei lo sapeva benissimo, d'altronde come avrebbe mai potuto essere altrimenti? – era rettangolare, più grande del consueto e con un titolo che lasciava poco all’immaginazione per quello che sarebbe potuto essere il suo contenuto: «Once upon a time»."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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PROLOGO

C A P I T O L O   U N I C O ▬
Favole, sogni sfatti e libri usati



C’erano giorni, rarità gettate su un calendario saturo di frenesia e caos, in cui a Emma sembrava di afferrare un’atmosfera lievemente differente vibrare nell’aria di New York. Non avrebbe mai saputo dare un nome a quella che era unicamente una sensazione irrazionale, ma in quei momenti persino il traffico aveva qualcosa di stranamente affascinante – quasi magico. Erano mattine in cui si svegliava con la malinconia a riempire le fibre del cuore, ed era così strana quella nostalgia da cui si sentiva avvolta – un abbraccio caldo e solitario, nel quale si lasciava cullare senza saper spiegare la ragione –, da quando apriva gli occhi e i sogni svanivano in effluvi evanescenti. Negli echi di ciò che aveva vissuto di notte, Emma era certa vi fosse la chiave per comprendere la ragione per spiegare come l’intera giornata cambiasse prospettiva, ma per quanto si sforzasse ogni volta, non era mai riuscita a trattenere più che fremiti di emozioni. E già mentre preparava la colazione per sé e Henry, quei pensieri sbiadivano, lasciando unicamente il vortice delicato con il quale avrebbe convissuto quasi inconsapevolmente tutta la giornata.
Anche quella mattina, mentre percorreva la solita strada, per prendere il solito caffè lungo, passando a fianco della solita piccola libreria di libri usati, qualcosa di diverso interruppe il suo abitudinario percorso. Le chiavi del maggiolino giallo erano state dimenticate sul bancone del caffè shop, e tornando indietro si ritrovò a lanciare uno sguardo vago alla vetrina in cui si ammucchiavano in modo scomposto ed insieme affascinante vari volumi a mostrare le loro logore copertine – segnate dal tempo, capaci di suscitare un interesse particolare grazie alle lettere stampate in oro, definite in forme elaborate. Fu unicamente l’impulso del momento, sbuffando, e non un reale interesse per fermarsi a fare un acquisto quando già era in ritardo.
Quando uscì nuovamente dal bar con finalmente in mano le chiavi conquistate strette in pugno, si bloccò davanti al vetro della libreria con disappunto. Era assolutamente certa che un libro fosse comparso all’improvviso, e la cosa era assurdamente impossibile dato che ancora non vi era nessuno all’interno – il proprietario apriva sempre tardi, preferiva tenere il negozio aperto fino a tardi, perché, come ripeteva in continuazione, i libri avevano più fascino quando venivano acquistati di sera, o meglio ancora dopo il tramonto. Il nuovo volume – anzi, quello di cui prima Emma non si era accorta, perché i libri non si materializzano da soli e lei lo sapeva benissimo, d'altronde come avrebbe mai potuto essere altrimenti? – era rettangolare, più grande del consueto e con un titolo che lasciava poco all’immaginazione per quello che sarebbe potuto essere il suo contenuto: «Once upon a time».
Emma mosse un passo in avanti, per avvicinarsi alla vetrina e studiare, attraverso le grate, il volume. Qualcosa di quel tomo la attraeva in modo impensabile, forse era dovuto al fatto che quando era piccolo Henry le fiabe gliele leggeva ogni sera, quando lo metteva a letto e lei si infilava con lui sotto le coperte, finendo per addormentarsi insieme in un letto minuscolo che riuscivano a farsi bastare. Era da molto che non gliele raccontava, ma aveva la certezza che a Henry avrebbe fatto piacere ricevere quel libro – proprio quello, in realtà, ed era per quella ragione che decise che sarebbe tornata a prenderlo più tardi, per fare un regalo inaspettato a suo figlio.
Da piccola, tra una famiglia e l’altra, le fiabe se le leggeva da sola ma già a sei anni non credeva in alcun principe azzurro o lieto fine di sorta. Era proprio perché a lei era mancato quel momento, quel tipo di fede, che aveva tanto strenuamente voluto che almeno suo figlio potesse imparare quanto importanti potessero essere storie piene di regine cattive, mele avvelenate, fate turchine e polvere di stelle. Speranza, qualcosa che lei aveva perso quando avrebbe dovuto trovarla, ricreata solo con l’arrivo di Henry – e proprio per questo lui doveva averne in abbondanza, perché per vivere in quel mondo ne serviva parecchia.
Lasciò il libro sul piano della cucina, vicino alla cioccolata ricoperta di panna su cui la cannella era caduta come neve a macchiarne lievemente la superficie. Sarebbe stata una sorpresa per quando fosse tornato da scuola, a momenti, in modo da poter sfogliare le sue pagine con la merenda, leggendosele un po’ da solo e un po’ con lei quelle stesse fiabe di cui avevano riempito la sua infanzia.
«Bentornato» lo accolse semplicemente, osservando avvicinarsi per abbracciarla, attendendo con ansia di scoprire la sua reazione nel vedere il regalo.
Un sorriso si delineò sul volto del bambino, mentre alzava gli occhi dalla copertina di pelle per osservare la madre e avere qualche spiegazione. Ottenne unicamente un gesto di incitazione del capo ad aprirlo, e così fece, mentre Emma gli si avvicinava mettendogli un braccio attorno alle spalle per sbirciare le pagine lievemente ingiallite, scrutando il testo interrotto di tanto in tanto da immagini dei protagonisti.
«È bellissimo, mamma.»
«Era da tanto che non leggevamo favole, ho pensato potesse farti piacere», gli baciò i capelli, spostando lo zaino di Henry abbandonato a terra in un punto in cui nessuno ci avrebbe potuto inciampare accidentalmente. «E poi è successa una cosa strana.»
«Che cosa?» domandò interessato Henry, con una lieve smorfia a inarcare le labbra principalmente di un lato mentre inclinava la testa per poter ricambiare lo sguardo di Emma.
«Stamattina sono passata davanti alla libreria, e sono certa che non ci fosse. Poi sono tornata indietro e quando sono ripassata era lì. Come per magia», e nel sentire quelle parole Henry ebbe la stranissima sensazione di aver già tenuto una conversazione tremendamente simile in passato. Se non fosse stato per la reale impossibilità di una simile circostanza, avrebbe dato più peso a un’impressione tanto insensata, invece di liquidarla come qualcosa che probabilmente era nata da pezzi di sogni dimenticati.
«Non è possibile, devono averlo messo nel frattempo» osservò, con uno scetticismo di cui non si sentiva poi così tanto sicuro, perché in fondo alla magia avrebbe davvero voluto credere se avesse solo avuto un buon pretesto – e magari, in quel nuovo libro lo avrebbe trovato.
«Lo so che non è possibile, ma la libreria era chiusa. Quindi, in un modo o nell’altro quel libro è comparso nel giro di qualche minuto.»
Henry ritornò a fissare le pagine del libro, sfogliandole senza soffermarsi troppo a leggere, per prendere una prima confidenza generale con le sue storie. E mentre le passava in rassegna, studiando i disegni con curiosità, si ritrovò a riflettere su come sembrassero diverse dalle solite fiabe che aveva imparato a conoscere da bambino, tra film d’animazione e altri libri.
Un sorriso privo di un’origine precisa gli nacque mentre i polpastrelli passavano sui contorni di Biancaneve e del suo Principe Azzurro, in un ricalcarne i contorni con un senso di malinconia che affibbiò alla lontananza del tempo dall’ultima volta in cui aveva prestato attenzioni alle loro gesta.
Bevve un sorso di cioccolata, ancora calda, leccandosi via la panna dagli angoli della bocca. La Regina Cattiva occupava un’intera pagina a poca distanza, con abiti scuri e un rossetto cremisi a richiamare il sangue di tutti coloro che aveva ucciso. Eppure, nonostante il ricordo distinto di come da piccolo non provasse nessun sentimento di simpatia per quel personaggio – per il cattivo -, in quell’attimo Henry si disse che forse non era poi così malvagia come veniva dipinta, forse nessuno gli aveva dato la giusta possibilità – o forse, non era arrivata la persona che avrebbe potuto cambiare la sua mente e risvegliare il suo cuore. Lui ci avrebbe provato, pensò, se fosse stato un eroe di quelle fiabe, ed era certo che ci sarebbe anche riuscito.
Li ritrovò tutti, gli abitanti delle sue fiabe, raffigurati con dovizia di dettagli e in forme nuove. E ogni volta li indicava a Emma, per sentire anche i suoi di commenti, assaporando il gusto che avrebbe avuto addormentarsi quella notte con nelle orecchie il suono dei loro racconti.
«Mamma, guarda, c’è anche Uncino.»
«È una versione molto più carina rispetto a quella della Disney» osservò Emma girando il libro per poter osservare con maggiore attenzione i tratti a tre quarti del pirata. Occhi azzurri, capelli spettinati e solo una mano come da tradizione, ma il fascino di cui era formata la sua figura non era quella a cui era abituata, e dovette ammettere di apprezzare maggiormente immaginarselo come nel libro appena regalato a Henry – il quale sembrava parecchio bizzarro, ma d’altronde le favole avevano avuto così tante rivisitazioni che una in più non poteva far male, sarebbe solo stata più originale quando gliel’avrebbe letta.
Staccò quasi a fatica lo sguardo da Uncino, restituendo il libro a Henry, con l’irritante sensazione di una nostalgia immotivata a martellarle il petto. Scosse appena il capo, credendo che bastasse quel piccolo gesto a scrollarsi via le gocce appiccicose di una tale impressione, e anche se non funzionò fece finta del contrario, tornando a sorridere mentre si metteva a sistemare la cucina.
«La figlia di Biancaneve e il Principe si chiama come te». Emma era ricamato nella coperta di un neonato tra le braccia dei due, e Henry sorrise all’idea che la sua mamma potesse essere una principessa delle fiabe – e quindi anche lui un eroe delle stesse, armato di spada e coraggio a sconfiggere tutti i nemici che avrebbero minacciato le persone a lui care.
«Nome strano per un personaggio di una favola», ridacchiò appena la donna, lanciando appena uno sguardo in direzione del disegno, desistendo dall’impulso di mettersi ad analizzarlo – perché l’urto di mestizia che le si stava arrampicando addosso non le piaceva, e stupidamente credeva potesse essere colpa di un libro di magiche storie. Era un pensiero talmente insensato che ne sorrise, pensando a come l’intera giornata fosse stata cosparsa di piccole cose illogiche già dal risveglio. Ma non aveva molta importanza, le bastava che Henry stese bene e tali minute faccenduole non assumevano la minima importanza; così gli diede un altro bacio sula fronte, prima di chiudere il libro: «Questo lo riprendiamo in mano stasera, Henry, ora fai i compiti.»




M A N I A’ s  W O R D S
Allora, lasciatemi spiegare. Questa storia va collocata il giorno prima dell’ultima scena della 3x11, ovvero prima che Hook arrivi a bussare alla porta di Emma un anno dopo. L’idea mi è venuta ripensando a quando Snow da il libro a Henry e dice che è comparso misteriosamente nel suo armadio, come per magia. Da ciò mi è partita l’idea che magari il libro voglia essere trovato da Henry e che anche questa volta lo abbia fatto – non so, magari per prepararlo di nuovo a credere nelle favole (?). Vaneggiamenti miei, insomma.
C’è un lievissimissimo accenno Hook/Emma, ma è talmente minimo che potete interpretarlo come più vi pare e piacere – infatti non ho nemmeno inserito il tipo di coppia. Invece la parte in cui Henry vede Regina, no, quella va interpretata alla luce della frase che lui le dice prima di dimenticare, ovvero che non è cattiva ma è la sua mamma /piange litri di lacrime/
Abbiate anche pietà del fatto che ho riletto due volte, ma ho un esame prossimamente - molto poco prossimamente - e purtroppo il tempo è quel che, e ci tenevo veramente molto a postare questa shot.
Spero che questa storia un po’ stramba possa esservi piaciuta quanto a me è piaciuta scriverla, quindi vi prego, fatemi sapere che ne pensate – una recensione fa sempre piacere e io poi saltello tutta allegra quando me le lasciate, quindi vi prego, anche due righe vanno benissimo. E come sempre, grazie in anticipo a chiunque passi di qui ♥
Alla prossima,

Mania■


  
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