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Autore: Niky Son    26/01/2014    4 recensioni
Nuova one shot su Gohan e Goku. E' una song fic, ho usato la canzone "Ho messo via" di Ligabue.
Sono passati alcuni anni dalla partenza di Goku con il Drago Shenron e Gohan si ritrova solo in casa sua, dove si ritrova a pensare ai momenti passati con il padre.
Spero che vi piaccia
Niky Son
Genere: Malinconico, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gohan, Goku
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho messo via




Erano passati ben cinque anni dalla vittoria di Goku sui draghi malvagi e dalla successiva partenza del saiyan. 
La vita dei nostri eroi procedeva tranquilla.
Le città si stavano pian piano ricostruendo.
Era una giornata molto nuvolosa nei pressi dei Monti Paoz, i nuvoloni erano minacciosi e sicuramente avrebbe piovuto. 
Gohan era appena tornato a casa. Erano più o meno le sei del pomeriggio. Il mezzo-saiyan era solo.
Sua moglie e sua figlia erano uscite a fare shopping. Lui invece era andato a lavoro, anche se aveva la giornata libera.
In quei ultimi giorni era molto irascibile e nervoso. 
Molte sere, dopo aver mangiato, se ne andava nel suo studio, si chiudeva a chiave, e cosa facesse lì dentro nessuno lo sapeva.
Il mezzo-saiyan, aveva declinato l'offerta di sua moglie e di sua figlia con un secco "no, non mi va" e poco dopo era già in viaggio verso Satan City, dove aveva il suo laboratorio.
Videl si era molto arrabbiata dal comportamento del marito, ma non aveva detto più niente, già la sera prima i due avevano litigato, e ancora non si erano chiariti.
Nessuno sapeva cosa avesse Gohan, ma sapevano che se lo avrebbero fatto arrabbiare molto, beh, si sarebbero ritrovati di fronte un altro Gohan. In realtà neanche il mezzo-saiyan sapeva cosa aveva veramente, si sentiva strano ma non sapeva darsi un perché.
Il fratello di Goten non sapeva cosa fare. Le sue gambe però lo avevano lentamente portato in soffitta, dove erano sepolti molti ricordi.
La stanza era molto ampia, né disordinata, né ordinata.
Sparsi per la stanza c'erano alcuni bauli, degli armadi, molti scatoloni, ma la cosa che saltò subito all'occhio del mezzo-saiyan era un sedia al centro della stanza. Quest'ultima era completamente buia. Gohan provò a cliccare l'interruttore della luce, ma la lampadina si era, molto probabilmente, fulminata. 
Il guerriero sbuffò un pó contrariato.
Si sedette sulla sedia e notò subito un grande scatolone davanti a sé
Lo prese.
Quel posto gli piaceva molto, era privo di rumori, silenzioso, non c'era nessuno che cercava, vanamente, di tirarlo su di morale. 
Gohan aprì lo scatolone e come prima cosa trovò una foto. Ritraeva lui e suo padre, Goku, un padre che, nonostante tutto, amava e stimava.
I due stavano giocando a Campana. 
Il mezzo-saiyan si ricordò che solo una volta ci aveva giocato con suo padre. Avrebbe tanto voluto rigiocarci. Se lo avrebbe fatto però tutti quanti gli avrebbero detto che non aveva l'età per certe cose. 
Ma a lui non gliene importava. Non appena si sarebbero voltati, ci avrebbe rigiocato.
Sorrise amaramente, aveva capito perché era così nervoso in quei giorni.
Prese una seconda foto. Era stata scattata pochi giorni prima del Cell Game. Era il giorno del suo compleanno.
Gohan si ricordò che in quei giorni si era allenato duramente. La mattina quando si alzava, si immaginava di avere sul comodino sempre una mina, per affrontare la giornata come un vero guerriero, e di avere sempre le tonsille a seimila watt, per urlare al mondo intero che lui sarebbe riuscito a sconfiggere Cell, una volta per tutte.

Ho messo via un po' di rumore 
dicono così si fa, nel comodino c'è una mina 
e tonsille da seimila watt. 
Ho messo via i rimpiattini 
dicono non ho l'età 
se si voltano un momento 
io ci rigioco perché a me... va. 

In quella soffitta aveva messo via tutto, o quasi, ciò che riguardava la sua vecchia vita. 
Le illusioni. Da bambino, quando era ad allenarsi con Junior in quella landa desolata, sperava che dopo quella terribile battaglia che lo aspettava, sarebbe ritornato a vivere felice con la sua mamma e il suo papà. Fece lo stesso quando era sul pianeta Namecc, durante la minaccia degli androidi. 
Quando si ritrovò da solo, con un fratello piccolo da accudire, senza padre, iniziò a pensare che forse era meglio smettere di illudersi.
Aveva sbagliato molte cose nella sua vita, il colpo di grazia era arrivato quando aveva "ucciso" suo padre. Si era promesso che non lo avrebbe rifatto mai più, eppure era ricapitato quando aveva fatto lo sbruffone con Super Bu.
Da quel giorno aveva smesso di allenarsi, lo scopo della sua vita era quello di diventare un ricercatore, non avrebbe accettato consigli, tanto era già bravissimo a sbagliare da sé.

Ho messo via un po' di illusioni 
che prima o poi basta così 
ne ho messe via due o tre cartoni 
comunque so che sono lì. 
Ho messo via un po' di consigli 
dicono è più facile 
li ho messi via perché a sbagliare 
sono bravissimo da me.

Era riuscito a dimenticare tutti quei ricordi dolorosi. A metterli via, ma notava che in ogni foto che guardava c'era sempre il volto suo e quello di suo padre, che ricordava molto limpidamente.
Era l'unica cosa che non era riuscito a metter via. Gli voleva troppo bene.

Mi sto facendo un po' di posto 
e che mi aspetto chi lo sa 
che posto vuoto ce n'è stato ce n'è ce ne sarà. 
Ho messo via un bel po' di cose 
ma non mi spiego mai il perché 
io non riesca a metter via te.

Era passato molto tempo dal Cell Game. Un ricordo doloroso sia familiare, per la perdita del padre, sia fisico, aveva battuto il nemico in condizioni fisiche molto gravi. 
Dopo un po' di tempo però, il dolore fisico era passato, non era rimasta nessuna cicatrice sul corpo possente del guerriero, ma il dolore per la perdita della sua figura di riferimento non era mai scomparso. Aveva una grande e profonda cicatrice che ancora non si era rimarginata. Quella sul suo cuore.
Aveva messo via molte foto di quel periodo, forse per scordare.
Dietro quel sorriso da dodicenne si nascondeva un'immensa tristezza e rancore. 
Quelle foto le aveva abbandonate lì per non ricordare ciò che aveva passato in quegli anni, ciò che aveva tenuto nascosto per tanto tempo. Non si era mai confidato con nessuno perché pensava che i suoi problemi fossero futili per i suoi amici e i suoi parenti. Era riuscito a scordare anche quel momento no. Ma nonostante tutto, non riusciva a scordare il volto di suo padre. 

Ho messo via un bel po' di foto 
che prenderanno polvere 
sia su rimorsi che rimpianti 
che rancori e sui perchè 
Mi sto facendo un po' di posto 
e che mi aspetto chi lo sa 
che posto vuoto ce n'è stato ce n'è ce ne sarà. 
Ho messo via un bel po' di cose 
ma non mi spiego mai il perché 
io non riesca a metter via te.

Prima di suo padre se ne era andato anche il suo migliore amico, Junior. Il namecciano non era stato solo un amico, ma anche un maestro, un secondo padre. E sapere che si era sacrificato inutilmente per la Terra lo faceva stare male.
Si era ritrovato in poco tempo, a stare in equilibrio su una Terra che si dondolava troppo velocemente. Doveva imparare a cavarsela da solo, a non cadere. E anche se sarebbe caduto, avrebbe avuto il conforto di chi non c'era più e che ora si trovava in cielo. Suo padre e Junior.
Aveva fatto piazza pulita in quegli anni, aveva buttato al cestino tutti i brutti ricordi. Ma nonostante tutto non riusciva a metter via il ricordo di suo padre.

In queste scarpe 
e su questa terra che dondola 
dondola dondola dondola 
con il conforto di 
un cielo che resta lì 
Mi sto facendo un po' di posto 
e che mi aspetto chi lo sa 
che posto vuoto ce n'è stato ce n'è ce ne sarà. 
Ho messo via un bel po' di cose 
ma non mi spiego mai il perchè 
io non riesca a metter via 
riesca a metter via, 
riesca a metter via te.

Il mezzo-saiyan era stato destato dai suoi ricordi da un tuono dal suono fragoroso.
Si accorse che aveva iniziato a piovere. Molto strano siccome era estate. 
Il fratello di Goten però non ci pensò due volte.
Scese velocemente dalla soffitta, corse fuori e si lasciò bagnare dalla pioggia che cadeva copiosa e ininterrottamente. 
Piano piano, man mano che ogni suo indumento si bagnava, iniziò a piangere. 
Avrebbe tanto voluto abbracciare suo padre almeno un'ultima volta. E voleva farlo lì, sotto la pioggia, in modo da non scordarsi mai più suo padre. Non voleva metterlo via, era troppo importante.
Improvvisamente senti due braccia forti che lo circondavano. Il mezzo-saiyan aveva gli occhi chiusi e non sapeva chi fosse. Si lasciò abbracciare da quelle braccia. Solo dopo aprì gli occhi, ma non c'era nessuno che lo stava abbracciando e improvvisamente iniziò a sentire un po' freddo.
Improvvisamente smise anche di piovere, e Gohan si ricordò immediatamente una poesia che aveva scritto in onore di suo padre, quando era venuto a mancare dopo la minaccia di Cell. Il dodicenne si era immaginato cosa avesse pensato suo padre quando era passato a miglior vita.

"Passa il tempo in questo mondo i ricordi sfuggono,
ma nulla ci può annientare continuiamo a volare.
Diffonderemo amore anche da lassù, nel vasto cielo blu,
tra le stelle vorrei asciugare le mie lacrime amare.
Tu, oh grande infinità, che sovrasti la realtà
dimmi il senso che tutto questo ha.
Anche così.
Ai miei amici, io dirò, di tenermi sempre stretto al cuor,
anche se ora ho le ali che si ergono dietro di me.
Ma dirò a tutti laggiù di sognarmi ogni notte di più,
perché non vi abbandonerò sono ancora, qui con voi"
Gohan sorrise, suo padre aveva ragione, non gli avrebbe mai abbandonati.









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Angolo autrice:
Salve a tutti sono Niky Son (Ragazzina e Testa Dura per gli amici XD).
E' da un pò che non mi faccio sentire, lo so, ma ho avuto un periodo no che sta ancora continuando perciò perdonatemi se questa one shot fa pena.
Questa song-fic è dedicata a tre persone per me veramente molto importanti che in questi giorni mi hanno sopportata e aiutata.
Queste tre persone sono:
Giulia Pierucci, Rohan e Sky Dream. Un giorno vi ringrazierò come si deve XD.
La canzone che ho usato "Ho messo via" splendida canzone di Ligabue. Il cantante l'ha dedicata appunto a suo padre deceduto. Lo splendido banner è stato fatto da Giulia Pierucci *.*
Per chi segue le mie storie: dovete aspettare ancora un pò, mi dispiace ma sono ancora un pò incerta sul mio futuro qui dentro. La prova del nove è questa one shot, spero che vi piaccia.
Vi ringrazio a tutti e spero soprattutto che piaccia alle tre autrici che ho citato prima.
A presto (spero)
Niky Son 










 
   
 
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