Il risveglio
Mister
Satan era sempre stato molto geloso della sua unica
figlia.
Sebbene
la popolarità e i numerosi impegni che quest’ultima si portava dietro gli
avessero impedito di tenerla costantemente sotto controllo, il sedicente eroe della
Terra aveva sempre e comunque fatto del suo meglio affinché la sua piccola Videl
non venisse importunata da qualche corteggiatore un po’ troppo fastidioso, che
magari ambisse a una facile popolarità.
Ma
la sua bambina era ormai cresciuta da un pezzo.
Per
quanto l’eroe del pianeta avesse inizialmente voluto ostacolare la forte
amicizia che legava Videl a Gohan,
alla fine il povero Mister Satan aveva dovuto cedere
al fatto che quel ragazzo incarnava tutte, ma proprio tutte, le qualità che
egli stesso avrebbe voluto per il suo eventuale genero: onesto, generoso, leale
e… molto più forte di lui!
Se
all’inizio Mister Satan aveva sperato di poter
scoraggiare tutti i pretendenti della figlia chiedendo che questi ultimi
fossero in grado di batterlo in un duello, alla fine, il povero omone era
rimasto intrappolato nel suo stesso gioco.
Gohan non era semplicemente molto
più forte di lui: quello straordinario guerriero aveva eliminato, tanti anni
prima, il terribile Cell, lasciando oltretutto che
Mister Satan si prendesse i meriti dell’impresa.
Avvolto
nella quiete della sua enorme dimora, il maestro pensava tra sé e sé a quanto
sarebbe stato meschino da parte sua continuare a fingere di non vedere quale
legame unisse sua figlia e Gohan. In realtà, non si
era mai opposto al fatto che quei due si vedessero – né, d’altra parte, avrebbe
in alcun modo potuto farlo – ma nemmeno si era mai manifestato esplicitamente
entusiasta della cosa. Quel pizzico di gelosia che ogni padre provava nei
confronti della figlia rimaneva sempre, però non era nemmeno giusto continuare
a far finta di niente.
«Mi
spiace interrompere il suo momento di quiete, maestro, ma ancora non mi ha dato
disposizioni riguardo alla festa.»
Mister
Satan sobbalzò, rischiando quasi di cadere
all’indietro.
Raramente
gli capitava di non accorgersi della presenza di qualcuno, ma evidentemente
quel pomeriggio il suo domestico era entrato in salotto con molta più calma del
solito. O, forse, il potente maestro aveva davvero la testa fra le nuvole.
Come
al solito, l’eroe della Terra finse nonchalance
e riacquisì immediatamente un’innaturale postura composta.
«Ehi,
guarda che io non mi trovo mai in un “momento di quiete”! Mi stavo
concentrando, come sempre!»
Il
domestico, per nulla spiazzato da una risposta che ormai aveva imparato a
prevedere, si diede una grattata di capo e liberò un colpo di tosse.
«Certo,
maestro. Mi scusi se ho frainteso. Il fatto è che ormai mancano solo due giorni
e ancora non mi ha fatto sapere come vuole che organizzi la sua festa!»
Mister
Satan ebbe un momento di smarrimento, che trapelò in
maniera ben evidente dal suo volto.
«Ma
di che stai parlando?»
«Ma
come, non ricorda più? Lei ha davvero troppi pensieri, signore. Fra due giorni
è il suo compleanno!»
A
quella piccola rivelazione, l’uomo sembrò improvvisamente ridestarsi.
Già,
accidenti! Era ormai passato un anno da quando, nel pieno della sua fama e
circondato da una cinquantina di ballerine, aveva organizzato nel cortile della
sua dimora una delle più belle feste che si fossero mai viste a Satan City. Se solo Mister Satan
provava a pensare a quanti avvenimenti avessero sconvolto la sua esistenza nel
giro di poco meno di trecentosessantacinque giorni, quasi gli girava la testa.
La Terra aveva rischiato di nuovo di scomparire; tutta la popolazione era
effettivamente stata distrutta e poi resuscitata; l’incredibile coraggio di
Goku e lo straordinario intuito di Vegeta avevano definitivamente portato in
salvo in pianeta.
E
tutto per colpa dell’alter ego malvagio
del suo inseparabile amico Bu.
D’istinto,
Mister Satan rivolse a quest’ultimo un’occhiata.
Beato lui che riusciva a dormire profondamente anche buttato malamente sul
pavimento! Quanta ingenuità e quanta innocenza tralucevano da quel viso
addormentato!
L’eroe
del pianeta si lasciò sfuggire un sorriso che non passò inosservato al
domestico, prima di voltarsi di nuovo verso quest’ultimo.
«Che
ci vuoi fare, ragazzo, io sono un uomo pieno di impegni! Comunque, be’… fa’ in modo che ci sia più o meno la stessa quantità
di cibo dello scorso anno e…»
Il
maestro si interruppe; uno strano pensiero doveva essergli balenato in testa.
«E?»
lo incalzò il giovane domestico.
«E…
no, mi correggo! Il cibo dovrà essere molto di più! Mettiti in contatto con
tutte le più grandi imprese di catering di Satan City
e fa’ in modo che i miei ospiti non rimangano delusi!»
Il
ragazzo prese accuratamente nota di quanto ordinatogli dal suo padrone, mal
celando però un certo stupore per l’esiguità delle pretese.
«Scusi,
signore, ma non vuole ballerine, cabarettisti, qualche circo e…»
«Ehi,»
lo interruppe Mister Satan, «quest’anno avrò degli
ospiti di un certo prestigio per cui non voglio in alcun modo che rimangano
turbati dall’eccessiva volgarità di certi spettacoli! Limitati a contattare
soltanto qualche cantante lirico, un paio di violinisti e una buona compagnia
teatrale. Per il resto, nessuna sciocchezza!»
«Sarà
fatto, maestro.»
Mister
Satan non aveva davvero idea di che tipi fossero i
suoi futuri ospiti. Per la verità, non avrebbe nemmeno saputo dire come gli
fosse balenata in testa l’idea di invitarli al suo compleanno. Chi diavolo
avrebbe potuto garantirgli che avrebbero accettato? Certo, nel caso in cui lo
avessero fatto, il sedicente uomo più forte del mondo non avrebbe potuto
sfigurare con qualche danzatrice da quattro soldi e un paio di pivelli in
gonnella pronti a dare il peggio di sé in uno spettacolo canoro.
In
fondo, almeno di fama, aveva imparato a conoscere bene gli amici – o presunti
tali – di Gohan. Tra di essi c’era la famosissima
scienziata Bulma Brief, il
suo misterioso marito – che ormai Mister Satan sapeva
bene essere un guerriero saiyan tanto potente quanto
burbero –, il vecchio maestro Muten, l’ex Supremo
della Terra, l’attuale Supremo della Terra, la tizia che lo aveva lasciato
vincere all’ultimo torneo, qualche essere umano dai poteri sovrannaturali e un
numero imprecisato di divinità. Decisamente, un simile campionario era troppo
anomalo perché il grande Satan rischiasse una brutta
figura proponendo spettacoli più votati alla goliardia che non alla
meditazione.
Forse,
la persona che al maestro sembrava più alla mano di tutti era proprio Goku.
Comunque
stessero le cose, non sarebbe di certo stato un problema per uno come lui
cambiare gli eventi della serata anche durante la festa stessa.
Una
cosa era certa: di fronte a cotanti ospiti, egli non avrebbe mai e poi mai
sfigurato.
«Ah,»
riprese il maestro, «non dimenticare il vino! Compra il migliore in
circolazione sul pianeta!»
***
Videl non aveva affatto preso bene
la notizia.
In
fondo, se anche lei e Gohan si frequentavano, tra
loro non c’era assolutamente niente. E va bene, un paio di baci ci erano
scappati, e anche qualche piccola effusione; ma da lì ad accettare che suo
padre lo invitasse a una stupida festa di compleanno ce ne voleva! Tra l’altro,
non contento, il genitore aveva deciso di estendere l’invito anche alla sua
famiglia, ai suoi amici, a diverse divinità e a dei noiosissimi cantanti
lirici.
Chi
diavolo avrebbe mai potuto divertirsi a una festa del genere?
Evidentemente,
suo padre non aveva affatto chiaro in testa con che genere di divinità avesse a che fare. D’accordo,
forse Piccolo e Vegeta non erano propriamente dei tipi da cabaret, ma…
In
quel momento, la ragazza fu disturbata dal suono del campanello.
Possibile
che gli ospiti già stessero arrivando?
Videl non aveva nemmeno fatto in
tempo a farsi una doccia quella sera. Il via vai di gente che doveva pulire la
casa, i fan che si erano affollati in massa fuori dal cancello nella speranza
di poter fare personalmente gli auguri al proprio idolo e poi…
Erasa.
Da
più di mezz’ora la sua compagna di liceo si era piantonata in casa sua con
l’intento evidentemente di farle perdere ancora di più la pazienza.
Quando
Videl aprì la porta, la sua amica era ancora intenta
a studiare un piano.
Poco
importava che nel frattempo stessero arrivando alcuni invitati e che di lì a
un’ora la figlia di Mister Satan sarebbe dovuta
essere bella, pulita e profumata! Erasa era stufa di
quella situazione. Da quando la giovane liceale aveva scoperto la vera identità
di Gohan, aveva fatto di tutto perché l’amica si
decidesse finalmente a cadere tra le sue braccia. Ma la cocciutissima Videl non aveva voluto saperne di dichiararsi. D’altra
parte, non aveva nemmeno tutti i torti: queste cose spettavano agli uomini!
Possibile che un ragazzo tanto forzuto e coraggioso non riuscisse a rivelare i
propri sentimenti a una persona?
Certo,
effettivamente Gohan era timido, ma…
insomma, quale ragazza non avrebbe voluto una relazione con un tipo come lui?
Se Erasa non avesse capito fin da subito quanto il
suo compagno di liceo fosse interessato a Videl,
probabilmente ci avrebbe provato lei stessa.
Ma
andare contro il destino – soprattutto quando si rischiava di urtare i
sentimenti degli amici – era sempre stato inutile, da che mondo era mondo.
Questo,
però, non le avrebbe di certo impedito di velocizzare un po’ i tempi e spingere
l’uno tra le braccia dell’altra! Per quale altro motivo, altrimenti, avrebbe
mai accettato di partecipare a una festa nella quale si sarebbero esibiti
violinisti e cantanti lirici?
Videl fece accomodare gli ospiti con
molto garbo e un pizzico di imbarazzo.
C18
era davvero bellissima! L’abito rosso che scivolava morbidamente lungo i
fianchi sottili e perfetti della splendida moglie di Crilin
creava un meraviglioso arcobaleno di colori coi capelli biondi della donna e i
suoi glaciali occhi azzurri.
D’istinto,
la povera Videl si diede un’occhiata: decisamente, la
sua tuta da ginnastica non reggeva il confronto con la bellissima donna che era
appena entrata!
«Ehi,
Videl! Allora, come va? Gohan
è già arrivato?» proruppe Crilin, elargendo un
sorriso ampio e sincero.
«In
realtà ancora no. Gli avevo detto di arrivare con calma perché…
be’, mi sono trovata in ritardo coi tempi» rispose la
giovane, senza riuscire a nascondere un lieve rossore sulle gote.
«Anzi,
forse è il caso che vada a farmi una doccia. Voi accomodatevi pure! A breve
arriveranno tutti.»
***
Come
previsto, la festa era di una noia di mortale.
Poco
importava che tutti gli invitati fossero vestiti in pompa magna e che
fingessero di approvare lo stile snobistico che il sedicente eroe della Terra
aveva voluto dare a quella serata! Erasa si stava
annoiando da morire, Muten si stava annoiando da
morire, Kaioshin il Sommo si stava annoiando da
morire.
La
ragazza ci aveva messo poco a capire cosa in realtà quei due anziani signori si
aspettassero dalla festa: musica, spettacolo, divertimento e, soprattutto,
tante donne.
Più
di una volta li aveva sorpresi mentre puntavano i loro sguardi sulla scollatura
molto vistosa del suo lussuoso abito in pizzo.
Ma
la cosa peggiore era che tra Gohan e Videl c’erano almeno dieci tavoli di distanza.
«Assurdo!»
si lasciò sfuggire la ragazza a gran voce.
«C’è
qualcosa che non va, signorina?» le chiese Muten.
Erasa sospirò, ormai affranta e
piuttosto sconfortata. Non c’era semplicemente qualcosa che non andava: niente in quella stramaledetta serata
stava prendendo la giusta piega.
Un
paio di ospiti avevano persino preso a dormire. Erasa
non sapeva chi fosse il tizio muscoloso
dai tre occhi e la testa calva che stava beatamente accasciato su una
comodissima sdraia a bordo piscina, ma di sicuro non si stava affatto
divertendo.
Tra
l’altro, proprio in quel momento l’enorme palcoscenico si era aperto, gettando
nello sconforto più totale i presenti. Di lì alle prossime due ore avrebbero
dovuto subire uno straziante concerto di violini e altra simile roba noiosa.
La
ragazza decise di alzarsi.
Approfittare
della splendida aria fresca che quella sera soffiava a Satan
City le avrebbe sicuramente fatto bene.
Un
campo da golf, due palestre, persino una sala da ballo.
Erasa a stento trattenne un moto di
rabbia nel constatare come tutto quel ben di dio stesse andando sprecato.
«Perché
non vai con gli altri a sentire il concerto?»
La
ragazza sobbalzò, poi si girò di colpo. Da quando Bu
era dietro di lei?
Era
incredibile quanto quel buffo essere rosa e pacioccone riuscisse sempre a farla
spaventare.
«Ah,
per carità! È troppo noioso.»
Bu sembrò quasi annuire. Il
demone buono rimase in silenzio per un po’, poi decise di nuovo di dar fiato
alla voce.
«Non
ti preoccupare! Tra un po’ la festa si animerà! Sai, ci sono un paio di
furfanti che si sono intrufolati nelle cantine di Satan
per buttare del sonnifero nel vino e fare razzie.»
«Cosa?!»
esclamò Erasa, non riuscendo a nascondere un moto di
terrore.
«Sta’
tranquilla! Ho già pensato io a contaminare il vino anche con degli
allucinogeni. Vedrai, prima che si addormentino tutti si scatenerà il
putiferio! E io mi mangerò tutti i cioccolatini della festa!»
L’espressione
inebetita di Erasa tradiva senz’altro una certa
perplessità; ma, d’altra parte, che importanza aveva come si sarebbe movimentata quella serata? L’importante era che ciò
avvenisse al più presto.
La
giovane liceale fece appena in tempo a stampare sul proprio volto un sorriso
soddisfatto che un forte urlo di apprezzamento si levò dal piazzale dove
c’erano gli ospiti.
Forse,
il vino soporifero allucinogeno iniziava a fare effetto.
***
Kaioshin il Sommo, finalmente,
iniziava a godersi la serata.
Non
sapeva cosa diavole fosse successo al padrone di casa, ma il fatto che
quest’ultimo si fosse precipitato sul palco e avesse cominciato a prendere a
pedate i poveri violinisti nel pieno della loro esibizione lo aveva convinto a
ricredersi sull’ilarità di quella festa.
Forse,
persino per lui che aveva organizzato tutto, quel concerto risultava
estremamente noioso.
«Eh,
Kaioshin, beva qualche bicchiere anche lei! Non ci
crederà ma questo vino è… divino!»
Re
Kaio rise da solo alla sua battuta, suscitando lo
sdegno di Kaioshin il Sommo. Quest’ultimo, piuttosto,
aveva iniziato a guardarsi attorno e a notare quanto improvvisamente si fosse
innalzato il picco di allegria.
Solo
Tensinhan continuava beatamente a dormire e la sua
affascinante moglie – resa ancora più bella da uno starnuto che l’aveva fatta
diventare bionda – aveva iniziato a fare uno spogliarello. Muten
le stava letteralmente sbavando dietro.
Persino
Crilin sembrava molto più espansivo del solito:
possibile che sua moglie ancora non lo picchiasse? Il vecchio amico di Goku,
infatti, si era da poco unito a Muten nei suoi troppo
espliciti apprezzamenti nei confronti di Lunch.
«Io
non capisco, ma che sta succedendo a tutti quanti?»
Videl si guardava intorno sconvolta
e perplessa. D’accordo, ciò che aveva progettato suo padre era effettivamente
ed esageratamente sonnolento; ma il modo in cui stava degenerando la serata
l’aveva sconvolta non poco!
La
figlia di Mister Satan non amava bere, né tanto meno
ubriacarsi, ma di sicuro non era stato difficile attribuire tutto quel brio al
vino da poco servito in tavola.
Eppure
le sembrava una reazione estremamente inconsulta!
Mentre
rifletteva sull’assurdità della situazione, qualcuno le andò ad urtare dietro
la schiena. La ragazza solo a fatica riuscì a non cadere a terra.
«Ehi,
ma che diavolo… Gohan! Sei
impazzito per caso?»
«Scu… scusami, Videl. Ti aveva
scambiata per Freezer e…»
«Cosa?
Ah, accidenti! Dammi immediatamente quel bicchiere di vino!»
Tutto
sommato, a parte lei ben poche persone sembravano preoccupate per quanto stesse
succedendo.
Piccolo
era sparito da un po’, evidentemente innervosito dagli eccessivi schiamazzi; Yamha sembrava essere su di giri tanto quanto Gohan; Chichi a fatica riusciva a
tenere a bada suo marito che, preso improvvisamente da una gran voglia di
accoppiarsi, aveva trascinato la sua tenera mogliettina dietro un cespuglio;
Vegeta si era già allontanato da un pezzo: aveva dovuto trascinare via a forza Bulma, intenzionata più che mai a imitare lo spogliarello
di Lunch; suo padre… be’,
suo padre dal palco continuava a blaterale qualcosa circa la presunta invasione
di violinisti alieni intenti a conquistare tutti i bordelli del pianeta; e
intanto Bu si era
precipitato in gran fretta sui piatti lasciati ancora pieni dagli
euforici commensali.
Ma
a preoccuparla maggiormente era Gohan.
Mai
quel ragazzo si era comportato in maniera tanto strana, né le sembrava che il suo
atteggiamento avesse alcunché di normale. In fondo, non era certo così che
aveva immaginato quella serata: di progetti veri e propri non ne aveva fatti,
ma di sicuro qualche piccola fantasticheria su un momento di completo
isolamento tra lei e Gohan lo aveva messo in conto.
In quelle condizioni, però, pensare di appartarsi col ragazzo sarebbe stata
addirittura un’ipotesi rischiosa.
«Videl, sei l’unica che non si sta divertendo per niente.
Perché, una volta tanto, non lasci da parte la tua rigida moralità e non ti
concedi un bel bicchiere di vino?»
La
figlia di Mister Satan quasi imprecò di fronte alla
proposta indecente di Erasa.
Non
era nelle sue abitudini ubriacarsi, né tanto meno lo avrebbe fatto ora che
sospettava ci fosse qualcosa di strano nel vino.
«Scusa,
ma non mi pare il caso. Guarda come si sono ridotti tutti quanti!»
«Suvvia,»
ribatté la sua amica, dandole uno scossone alle spalle, «mica crederai sia
colpa del vino? Io ne ho già bevuti tre bicchieri e sono in splendida forma! La
verità, Videl, è che quei violinisti stavano
annoiando un po’ tutti, ed ecco che gli invitati hanno iniziato a divertirsi in
altro modo!»
«Gli
invitati, certo. E mio padre? Come spiegheresti il suo teatrino?»
«Videl, cara, da quando in qua tuo padre è appassionato di musica
classica?»
L’inevitabile
sbigottimento che si palesò sul volto della figlia di Mister Satan altro non poteva essere che il preludio a una forzata
rassegnazione.
«Appunto»
si affrettò a concludere Erasa, insistendo con quella
sola parola sulle abitudini ben poco caste e tantomeno eleganti di Mister Satan.
Intanto,
a Gohan girava sempre di più la testa.
Intorno
a sé vedeva mostri, dittatori sotto copertura, fotomodelli in calzamaglia,
lavatrici senza oblò, cioccolatini volanti, farfalle a quattro zampe e un nano
da giardino dalla testa pelata.
Ah,
no! In un momento di lucidità riuscì a riconoscere in quell’ultimo individuo un
ormai barcollante Crilin.
I
due andarono a cozzare l’uno contro l’altro, cadendo maldestramente a terra.
«Ah,
Gohan! Proprio te cercavo! Nella sfera di Baba stanno trasmettendo un film porno…
Vieni a vedere, dai! O preferisci piuttosto sollazzarti con la tua bella
pollastrella?»
Il
giovane figlio di Goku, estremamente confuso dall’alcol, faticava a dare un
senso logico a quanto ascoltato. Gli pareva che Crilin
straparlasse, che tutto intorno a lui girasse e che Vegeta avesse iniziato a
ballare la Salsa sul palco.
«Che
stai dicendo? Ah, tu hai bevuto troppo! Come si fa a divertirsi con una
gallina?»
«Oh,
be’… Non lo so! Perché me lo chiedi?»
«Sei
stato tu a dirlo!»
Crilin fece fatica a soppesare tali
parole. Si diede una grattata di capo e poi prese a gironzolare intorno a Gohan.
«Se
l’ho detto, allora è sicuramente vero! Cerchiamo una gallina e vediamo cosa
farne!»
Chi
diavolo glielo aveva fatto fare?
Videl si pentì all’istante di aver
ceduto alle parole dell’amica. Dentro di sé, sentiva la gola e lo stomaco in
fiamme e la testa le doleva come non mai. Tra l’altro, da quando si era
concessa quello stupido bicchiere di vino, non faceva altro che ridere come una
stupida per ogni scemenza che trasmettesse la sfera di Baba.
Per quale assurdo motivo, poi, quest’ultima si fosse sintonizzata ull cespuglio dietro il quale si erano nascosti Chichi e Goku, davvero non riusciva a capirlo. Se proprio
voleva spiarli, non poteva andare direttamente lì?
Di
sicuro, però, vedere le posizioni in cui si stavano districando i due coniugi
era davvero divertente.
«Guarda
e impara, Videl. Se Gohan
ha la stessa tempra di suo padre uscirai fuori distrutta da ogni notte di
passione!»
Erasa ancora non aveva smesso di
ridere sotto i baffi. In realtà, sebbene la ragazza sapesse che il vino era
contaminato, per riuscire a convincere Videl a
sorseggiare aveva dovuto assaggiarlo lei stessa. Il risultato era che aveva
perso un po’ di lucidità. Non troppa, certo – in fondo si era contenuta! – ma
abbastanza perché trovasse quella situazione decisamente esilarante. Cosa ne
sarebbe stato di quella incredibile festa di compleanno? La giovane prese a
ridere di gusto, poi si voltò verso Videl.
«Sai
che ti dico? Ti porto in un bel posto. Chissà che magari Gohan
non ti raggiunga lì!»
***
Una
delicatissima brezza, fresca e sorprendentemente piacevole, aveva preso ad
accarezzare il corpo del giovane Gohan.
Erano
anni che non si concedeva un simile sonno!
Raramente
gli capitava di abbandonarsi con tanta premura tra le braccia di Morfeo, eppure
sembrava proprio che quella notte il suo fisico non avesse richiesto altro che
il meritato riposo.
L’unico
problema è che non sapeva assolutamente dove si trovasse, né per quale motivo
avesse la sensazione di aver dimenticato
qualcosa.
Ora
che ci pensava bene, in camera sua non si erano mai sentiti tanti spifferi d’aria.
D’accordo che quel venticello era tutt’altro che fastidioso, ma come mai aveva
l’impressione di essere all’aria aperta?
Il
giovane starnutì, e questo gli fece finalmente aprire gli occhi.
Se
non fosse stato maledettamente sicuro di essere ormai sveglio, avrebbe creduto
che quello fosse solo uno stranissimo sogno. Tentò maldestramente di rimettersi
in piedi – o quanto meno seduto – poi prese a guardarsi intorno.
Effettivamente,
sopra di lui c’era il cielo e ai lati…
«Una
recinzione?!» esclamò il ragazzo, a metà strada tra stupore e sconcerto.
Fu
in quel momento che il saiyan notò l’animale davanti
a lui.
Un’oca
– o quello che ne rimaneva – lo fissava con fare furioso e per nulla
amichevole. In realtà la cosa non l’avrebbe nemmeno sorpreso più di tanto visto
che conosceva perfettamente la natura di quei pennuti, peccato che di penne
non ne avesse più! In compenso un bel paio di pantaloni eleganti e un’altrettanto
raffinata giacca coprivano il dorso dell’animale, evidentemente infreddolito e
tremolante. Ma la cosa più divertente in assoluta era il paio di boxer infilato
al collo del povero volatile.
Gohan scoppiò a ridere.
«Questa
è bella! Un’oca con un paio di boxer!»
In
quel momento notò che, a pochi passi dall’animale, giaceva a terra Crilin, beatamente addormentato e adagiato su un morbido
manto di piume d’oca.
«Ah,
ecco dove sono finite le tue penne!» esclamò il giovane divertito rivolgendosi
al pennuto.
Poi
si avvicinò di soppiatto a Crilin, e prese a
sussurrargli nell’orecchio nel tentativo di svegliarlo.
«Ehi,
svegliati! Guarda che è mattina! Vuoi spiegarmi che cosa è successo? Io non
ricordo più niente!»
«Ah,
lasciami in pace! Mi avevi promesso che avrei dormito io sul manto di piume!»
Gohan sospirò rassegnato.
Probabilmente, Crilin ne sapeva molto meno di lui.
Il
giovane saiyan aveva l’impressione di non aver mai
visto quel posto. Senza dubbio era finito dentro un pollaio visto l’elevato
numero di volatili che pian piano stavano uscendo dalla casetta di legno. C’era
persino uno stagno all’interno di quella recinzione. Sicuramente, il
proprietario di quella tenuta doveva essere benestante.
Mentre
il giovane cercava di dare una risposta ai suoi interrogativi, l’urlo di una
ragazza lo fece traballare.
«Ehi,
ma… chi acciden… Oh,
cavolo! Videl!»
***
Intorno
a lei regnava il buio più totale.
Sebbene
la figlia di Mister Satan avesse aperto gli occhi da
diversi minuti, ancora non riusciva a discernere niente. Non c’era nemmeno un
piccolo spiraglio di luce che potesse farle da guida.
Nulla.
Che
fosse diventata cieca?
Forse,
ma come era potuto accadere? E dove era
potuto accadere?
Per
quanto si sforzasse di fare ordine all’interno della propria testa, la povera
ragazza non riusciva a ricordare altro se non un paio di violinisti e la faccia
di Kaioshin il Sommo. Che qualcuno le avesse fatto
del male? Probabile, vista la sua totale amnesia. E questo, di fatto, non fece
altro che accrescere il senso di terrore che già si era impossessato di lei.
Liberare
quell’urlo non era bastato a calmarla. La giovane era riversa a terra,
piangeva, batteva i pugni contro il pavimento. Improvvisamente si rese conto
che sotto quel parquet doveva esserci il vuoto.
Videl cercò di regolarizzare il
respiro. Era pur sempre la figlia di Mister Satan,
dopotutto! In realtà, da quando aveva scoperto che suo padre aveva mentito
circa l’incontro con Cell, quell’unica fune che la
legava a una sorta di auto convincimento si era definitivamente recisa. Se
davvero le fosse capitato qualcosa di grave, difficilmente avrebbe potuto
contare su sé stessa e tantomeno sull’unico genitore che le era rimasto.
«Videl!»
Il
suo nome, gridato con forza, le fece tornare un minimo di speranza.
Avrebbe
riconosciuto quella voce ovunque: Gohan, il suo Gohan,
stava finalmente andando a salvarla da quella terribile oscurità.
Il
ragazzo si era precipitato in fretta e furia dietro quelle che dovevano essere
le quinte di un enorme palcoscenico all’aperto. Forse, ora iniziava a
ricordare.
Già,
la festa di compleanno di Mister Satan!
Ma
come era possibile che si fosse ridotto in quello stato? E cosa era successo a Videl?
Il
ragazzo non riusciva ad aprire la porta che avrebbe condotto sul palco e dove
sicuramente si trovava la sua preziosissima amica.
Non
ci pensò due volte: con un potentissimo pugno, Gohan
sfondò la porta e riuscì a riportare uno spiraglio di luce in quella stanza
fino a quel momento completamente oscura.
«Videl, accidenti, va tutto bene?»
Il
volto del ragazzo si posò immediatamente su quello sconvolto, incredulo e
confuso della ragazza. Sembrava spaventata o, semplicemente, come lui non
capiva cosa realmente fosse successo. La felicità che Gohan
scorse negli occhi della giovane nel momento in cui era giunto a salvarla stava
però lasciando a poco a poco spazio allo stupore, alla confusione…
all’imbarazzo!
«Ehi,
ma… che ti prende? Stai male, forse?»
La
ragazza cercò di riprendersi, con la speranza di riuscire a controllare
finalmente i battiti del proprio cuore impazzito. Dar fiato alla voce era tutt’altro
che semplice in una situazione del genere; ma qualcosa avrebbe dovuto pur dire,
accidenti!
«Go… Gohan,» sussurrò Videl, sperando ardentemente che il suo tono di voce non risultasse
troppo tremolante, «dove diavolo sono finite le tue…
mutande?»
Un
silenzio imbarazzante avvolse i due compagni classe.
Il
saiyan avrebbe voluto sprofondare. Ci mise un’eternità
prima di trovare il coraggio di abbassare lo sguardo e accorgersi di essere
effettivamente nudo, eccezion fatta per una stupidissima canottiera. Ora
finalmente capiva da dove provenissero i boxer che quell’oca portava intorno al
collo! Ah, cosa avrebbe dato per tornare indietro nel tempo e rimediare a
quella sciocca leggerezza!
Il
ragazzo si avvicinò a uno dei tizi dormienti, beatamente accovacciato per terra
e ancora completamente vittima del sonno. A giudicare dallo strumento musicale
vicino a lui doveva essere un violinista. In pochi secondi, Gohan
gli sfilò i pantaloni e se li infilò, per poi tornare a rivolgersi alla
ragazza.
«Scusami,
io… Davvero, non so cosa sia successo!»
«Nemmeno
io,» si affrettò a rispondere Videl, le guance ancora
imporporate e le mani strette a pugno, «ma credo che sia colpa di una stupida
festa degenerata.»
Un
leggero spiraglio di luce, filtrato da ciò che rimaneva della porta sfondata,
aveva permesso a entrambi i giovani di guardarsi intorno. Quello era senz’altro
il palcoscenico montato dietro l’imponente dimora di Mister Satan.
E intorno a loro, oltre al violinista cui Gohan aveva
sottratto i pantaloni, c’era anche Erasa.
Che
fosse colpa sua? Videl sapeva bene quanto la ragazza
ci tenesse perché succedesse qualcosa tra lei e l’affascinante saiyan. Certo, da lì a pensare che li avesse completamente
storditi ce ne passava, tanto più che non sembrava affatto che lei e Gohan avessero trascorso la notte insieme.
Nel
frattempo, il ragazzo si era avvicinato a lei e le si era seduto davanti. Solo
in quel momento Videl capì di non essersi ancora
messa in piedi.
«Mi
dispiace» sussurrò il ragazzo, mostrandosi sinceramente pentito per come le si
era presentato davanti.
«Immagino,
ma… non credo sia colpa tua.»
Videl trovò finalmente il coraggio
di alzare lo sguardo.
Nonostante
l’evidente imbarazzo che ancora era ben percepibile nell’aria, la figlia di
Mister Satan cercò di mostrarsi indifferente e di
esibire un sorriso. In fondo, se tutto ciò non fosse stato maledettamente
reale, l’avrebbe presa a ridere davvero. Quante volte aveva fantasticato su Gohan e su come sarebbe stato eccitante vederlo nudo? Se,
fino a quel momento, Videl non aveva potuto fare
altro che immaginare, finalmente – anche se non sapeva bene il perché di quanto
avvenuto – era riuscita a soddisfare un suo piccolo desiderio. E Gohan nudo era ancora più bello. Quasi le dispiaceva
persino che indossasse la canottiera e che avesse trovato un paio di pantaloni.
Senza
riflettere troppo, Videl si buttò fra le sue braccia.
«Grazie
per avermi aiutata e… be’, ecco…
credo di amarti, sai?»
Gohan si sarebbe davvero aspettato
di tutto: uno schiaffo, un urlo, un calcio… Di certo
non aveva potuto immaginare una simile reazione!
Lo
amava? Assurdo!
O
meglio, forse proprio assurdo non era
visto che ultimamente tra loro c’era stato un forte avvicinamento; ma neppure
aveva mai pensato che la ragazza si sarebbe rivelata in maniera tanto
esplicita.
Il
saiyan sorrise.
«Quindi,
sono perdonato?»
«Perdonato»
confermò la ragazza.
E
i due si scambiarono un bacio, tenero, appassionante, ricco di entusiasmo.
Avvolti l’uno tra le braccia dell’altro, ancora seduti a terra e quasi
completamente ignari di cosa fosse successo nelle ultime ore, Goha e Videl accantonarono i loro
pensieri per godersi quel meraviglioso momento di condivisione, insieme, senza
che nessuno potesse disturbarli.
***
«Io,
l’ho sentita! Era mia figlia la ragazza che ha urlato!»
«Cerca
di calmarti, Satan. Ora proviamo ad aprire questo
maledetto sipario!»
L’uomo
più forte del mondo era riverso a terra ai piedi del palcoscenico sul quale,
probabilmente, qualche ora prima qualcuno si era esibito. Aveva braccia e gambe
doloranti, la testa frastornata e le spalle indolenzite. Nonostante Yamcha cercasse di tranquillizzarlo, il maestro sembrava
tutt’altro che propenso a rilassarsi. Non sapeva cosa diavolo fosse successo,
né tantomeno perché il suo cortile fosse affollato di gente più o meno
dormiente. Ora che osservava bene, quei tizi erano gli amici di Gohan!
Provare
a fare mente locale era del tutto inutile, tanto più che la sua piccola Videl si trovava dietro quel sipario e aveva, pochi minuti
prima, lanciato un terribile urlo.
«Insomma,
mettici un po’ più di forza, ragazzo!»
Yamcha si voltò indispettito verso
Mister Satan. Nel frattempo, Chichi
aveva raggiunto il sedicente maestro ai piedi del palco.
Yamcha la guardò sconvolto: la sua
amica aveva un aspetto orribile! I capelli spettinati, l’abito strappato, le
gambe infangate. Se non avesse conosciuto bene quella donna, avrebbe giurato
che si fosse concessa una nottata di sesso violento col marito nascosta dietro
qualche fratta.
«Si
può sapere che diavolo avete da urlare? Mi aveva svegliata, accidenti!»
«Mia
figlia è in pericolo! È dietro il sipario. Non so cosa le sia successo di
preciso, ma… l’ho sentita gridare!»
A
Chichi per un attimo mancò il respiro. Videl? Videl era in pericolo? La
donna non sapeva come mai si trovasse lì o cosa le fosse successo, ma una cosa
era sicura: la figlia di Mister Satan sarebbe dovuta
diventare sua nuora e lei non avrebbe mai permesso che le succedesse qualcosa!
Scostò
Yamcha dalla posizione in cui si trovava e si
aggrappò al sipario, imprimendo quanta più forza possibile avesse nelle
braccia.
Finalmente,
e inaspettatamente, riuscì a tirarlo giù.
«Ah,
Videl! Come sta… stai… ehm…»
Mister
Satan avrebbe voluto sprofondare; Chichi
invece sarebbe saltata dalla gioia se l’evidente imbarazzo che si poteva
cogliere sui volti dei due giovani non l’avesse fatta desistere.
In
un attimo, si fece luce sui due amanti stretti in un caldo abbraccio e ancora
intenti a scambiarsi un bacio appassionato.
«Ehm,
cavolo… Scusate, ragazzi…
Ehm, noi pensavamo che Videl fosse in pericolo.»
La
balbettante giustificazione di Yamcha non servì poi
molto a far scemare la rabbia di Videl. Non che fosse
colpa degli amici di Gohan se il suo urlo li aveva
messi in allerta, ma di certo non avrebbe immaginato un simile epilogo per quel
suo piccolo momento di intimità.
Ci
misero qualche secondo prima di sciogliere il loro abbraccio, entrambi
vistosamente arrossiti.
Crilin sopraggiunse di lì a poco, lo
sguardo assonnato e qualche piuma attaccata qua e là sui vestiti.
«Ma
insomma, cosa sta succedendo qui?»
C18
lo afferrò, lo trascinò lontano dal palco e poi stappò una bottiglia di
spumante. Il botto improvviso provocato dal tappo distrasse tutti, facendo loro
distogliere lo sguardo dal palcoscenico e dai due amanti.
«Vuoi
forse dire che non te lo ricordi più?» lo redarguì la splendida donna cyborg. «Stiamo
festeggiando il compleanno di Mister Satan!»
FINE
Angolo
dell’autrice
Sicuramente
questa storia non è il massimo della serietà, ma ogni tanto ci vuole anche un
po’ di allegria! Ho voluto cimentarmi con un po’ di romanticismo e un mare di
goliardia per dar vita a una trama divertente – almeno spero – e sostanzialmente
molto leggera. Non ho molte cose da dire circa la storia in sé, a parte il
fatto che le cose non narrate rimarranno effettivamente avvolte nell’oscurità.
Perché Erasa ha portato Videl
dietro al palcoscenico? E cosa hanno davvero combinato Gohan
e Crilin?
Sinceramente,
lascio a voi ogni congettura!
Spero
solo che il mio racconto vi abbia strappato un sorriso.
9dolina0