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Autore: Hiiro    26/01/2014    3 recensioni
Chi era Jinx prima di diventare la mina vagante?
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una giornata grigia di fine dicembre, il parco pubblico era deserto e si sentiva soltanto il cigolare della mia altalena. Era molto freddo e di me si potevano vedere soltanto i lunghi capelli blu che seguivano l'oscillazione dell'altalena. Da un mese ero in una questa stramaledetta città, non ero abituata al freddo e non ero abituata a stare così tanto da sola, sarei uscita fuori di testa.
Era tutto così calmo, tranquillo, sembrava quasi di essere in un altro mondo. Lontano dal fracasso, dalle risate degli altri e dalle loro prese in giro, "ehi treccie blu! Dove hai preso quegli occhiali!" "ehi fata turchina!" "ehi quattrocchi?" "ehi ehi!" e via di spintoni. Da quando mi ero trasferita era sempre così, loro mi spintonavano e io non reagivo, subivo in silenzio e speravo che un giorno arrivasse almeno una persona che mi avrebbe salvato da quella vita. 
Non avrei piegato la testa davanti a quei bulli, non avrei tagliato i miei lunghi capelli blu, avrei tenuto gli occhiali fin quando ne avessi avuto bisogno, ero una pecora nera e tale volevo rimanere.
In casa mi volevano bene, ero coccolata, tenuta in una sfera di vetro. Parlavo poco con i miei, evitavo i problemi e facevo di tutto per compiacerli, mi comportavo da brava figlia e inventavo storie assurde per non far sapere di non avere ancora nemmeno un amico. Dicevo di andare a studiare dai miei nuovi compagni e venivo qua, nel mio parchetto abbandonato da tutti, ad affogare nella mia solitudine.
Quel giorno però era diverso, non ero sola. Una figura camminava lenta a dieci metri da me, all'inizio non ci feci caso ma poi iniziò ad avvicinarsi e si mise a sedere sull'altalena accanto iniziando a dondolare. 
"Sei la fata turchina vero?" disse quello che capii fosse un ragazzo "a quanto pare sì" risposi irritata, odiavo quel nomignolo e mi avevano chiamato in questo modo dal primo giorno e nessuno si era interessato del mio vero nome "che ci fai tutta sola soletta?" continuò togliendosi il cappuccio, alzai le spalle. Aveva fitti riccioli scuri e due occhi verdi da infarto, rimasi per un attimo abbagliata, era dunque colpo di fulmine? Già dai primi momenti era così carino con me, non usava quel tono saccente che avevano tutti, sentivo che era diverso, sorrisi.
"Che hai da ridere?" mi chiese turbato "no no nulla, mi fa piacere chiacchierare con qualcuno" ero felice, non era nulla di particolare ma per un momento riuscivo a sentire un calore nel mio corpo che da tempo mancava. Chiacchierammo molto, ridemmo, era quella  la sensazione di avere di nuovo degli amici, forse avevo trovato il mio salvatore, colui che mi avrebbe protetto nel momento del bisogno, non solo un amico ma qualcosa di più.
Quasi ogni giorno a quell'ora ci incontravamo alle altalene del palco, nemmeno una volta mi aveva preso in giro, era carino con me. Poi un giorno d'un tratto mi chiese "ma tutti ti chiamano fata turchina, qual'è il tuo vero nome?" rimasi per un attimo immobile, lo guardai dritta negli occhi a mo' di sfida e dissi "un giorno te lo dirò" mi guardò attentamente e velocemente mi tolse gli occhiali e mi prese il viso tra due dita "non avevo mai notato questi tuoi occhi splendidamente rossi..." mi scrutava e io rimasi impietrita, mi baciò. Non so se si poteva definire un bacio, aveva socchiuso gli occhi e poi le sue labbra si erano soltanto appoggiate leggermente sulle mie. Ero sorpresa, tutto mi sembrò girare intorno e tutto pareva incredibilmente più colorato, avevo una strana sensazione di gioia, come quella che provo quando guardo i fuochi d'artificio. Non so per quanto altro tempo rimanemmo lì a guardarci senza dire una parola.
D'un tratto si alzò e disse "domani andiamo al lunapark" non era una domanda, era un'affermazione, quasi un ordine, feci cenno di sì con la testa, non avevo la minima paura di uscire, non più. Se avessi incontrato qualcuno che mi avesse preso in giro c'era lui, mi avrebbe protetto.
Passò un giorno, ero eccitata. Raccolsi i capelli in due lunghe treccie blu ammattii per un ciuffo corto che non riuscivo a far stare nell'acconciatura, mi tolsi gli occhiali, mi truccai gli occhi e mi guardai a lungo allo specchio. Ero pronta per il mio primo appuntamento. Lo trovai già là sull'altalene, con in mano un sacchetto che mi porse subito quando mi avvicinai "So che ti piacciono i razzi, questi sono per te, possiamo spararli stasera se vuoi" sorrise e io mi sciolsi. Non riuscivo a parlare, era tutto così bello e lui era tutto mio. Ci avviammo verso la nostra destinazione, mi afferrò la mano delicatamente. Il mio cuore sobbalzò, sì quel ragazzo era tutto mio e mi avrebbe protetto. Poi d'un tratto la ritirò e se la mise in tasca, forse avevo le mani fredde.
Il lunapark era circondato da bancarelle, per lo più di giochi o di cibo. "Facciamo il tiro a segno? Ti prego, ti prego!!" gli chiesi con occhi da cucciolo, accennò un sorriso e accettò, si guardava intorno come per cercare qualcuno "ehi cerci qualcosa?" gli chiesi allegramente, lui scosse la testa e si avviò verso la bancarella facendosi strada fra la folla. 
"Se con dieci tiri prendete cinque paperelle avrete in regalo una pistola giocattolo o una simpatico pupazzo o quello che volete voi in questa bancarella! Accorrete bambini, venite ragazzi, c'è posto per tutti!" gridava l'uomo dietro il bancone, lo guardai e lui se ne accorse "forse questa simpatica ragazza dai capelli blu vuole farsi regalare un pupazzo dal fidanzato! Venga bel giovane!" il mio accompagnatore si avvicinò e mi accorsi che era diventato tutto rosso in viso. Per la prima volta ci avevano chiamati fidanzati, sembravamo innamorati? Io non so nulla dell'amore, forse era quello che provavo, forse era proprio il fatto di avere una persona che ti protegge e che ti vuole bene. Era tutto esclusivamente mio, sghignazzai felice.
Tirò veloce come se avesse fretta di andare via e prese soltanto due paperelle, si voltò e mi tirò per il braccio per andare via, rimasi immobile "dai voglio provare io..." gli dissi in un soffio, lui si continuava a guardare intorno "mi dispiace ma ho finito i soldi, forse è meglio se andiamo via..." lo guardai inclinando un po' la testa "non ti preoccupare pago io, poi se vuoi andiamo via" lui rimase immobile dietro di me voltandosi di tanto in tanto.
Lanciai le monete all'uomo che gridò "riuscirà la ragazza a battere il fidanzatino!" ero emozionata perchè lui era mio. Imbracciai il fucile, sparai il primo colpo e giù una paperella questo è per tutte le volte che mi avete preso in giro per i miei capelli blu  aspettai un attimo e ne tirai giù un'altra questo è per tutte le volte che mi avete chiamato fata turchina, qualche passante si fermò a guardare, sparai due colpi uno di seguito all'altro e caddero entrambe  questi sono per le lacrime che ho versato, che emozione! una strana sensazione stava nascendo dentro di me e ogni volta che sentivo il proiettile partire il mio cuore esultava, ne buttai giù altre due. Intorno a me si era radunata una piccola folla e l'uomo della bancarella gridava qualcosa, un'altra paperella giù questa è per me che ho la forza di non reagire ma facevo bene a non fargliela pagare a tutte le persone che mi evitavano e che mi prendevano in giro? Altro sparo e altro centro, con la coda dell'occhio vidi che la gente mi guardava. I miei occhi scorrevano veloci sui miei obbiettivi, puntai a una e la presi, poi un'altra cadde  e poi feci per sparare a quella accanto ma non partì nulla, erano finite le munizioni. Delusa guardai l'uomo dietro il bancone che per un attimo ebbe paura di me "complimenti alla ragazzina! - gridò facendo disperdere la folla che si era formata intorno - dimmi un po' cosa vuoi..." ci pensai, avevo colpito dieci paperelle "vorrei quella pistola e quel cosetto che fa il fuoco" l'uomo rimase turbato "non puoi prendere entrambi" "oh sì che posso, ne ho prese dieci e con cinque potevo prendere una delle cose che ci sono in questo banchetto" mi guardò con rispetto, infondo avevo ragione e mi porse le cose che avevo chiesto. Non so perchè presi proprio quelle due cose, non potevo prendere due bei pupazzi colorati? Forse volevo sentire di nuovo l'ebbrezza di sparare. Aprii la scatola per vedere se c'era tutto, ringraziai l'uomo e mi misi quella pistola giocattolo nella tasca della giacca e le altre cose nel sacchetto dove c'erano i razzi.
Mi voltai verso il mio ragazzo con il sorrisone più grande che avessi mai fatto ma lui non c'era, era sparito. Attimo di panico. Mi morsi nervosamente le labbra scrutando la folla, camminavo a zigzag come farebbe un ubriaco poi lo vidi, era di spalle e parlava con altri ragazzi, non mi aveva abbandonato, lui non l'avrebbe mai fatto, era il mio fidanzato. Gli corsi incontro e gli misi la mano sulla spalla. Si voltò quasi impaurito e fece un passo indietro. 
"ehi ma tu conosci fata turchina??" chiesero i suoi amici ridendo forte, lui mi guardò e poi guardò loro "chi, questa stramba sfigata? No di certo!" non potevo credere alle mie orecchie "ehi fata turchina dove sono i tuoi occhiali??" loro continuavano e si avvicinavano a me in cerchio, lui era mio, era il mio fidanzato e mi avrebbe protetto. Arrivò la prima spinta. Sì, mi avrebbe protetto. Poi un'altra. Era mio. Un'altra ancora. Le sue parole mi rimbombavano in testa, mi aveva chiamato stramba e sfigata. 
Io non sono stramba.
Presi la pistola giocattolo la puntai al ragazzo che avevo davanti sparai un colpo proprio in mezzo agli occhi. Cadde urlando. Erano palline ma da distanza ravvicinata facevano pur sempre male, presi anche i due ragazzi più volte, non sbagliavo un colpo. Corsero via lontano da me "fermi sto cercando di spararvi!" ma loro erano ormai lontani. Mi girai e le treccie sbatterono una contro l'altra, poi lentamente camminai verso quello che credevo fosse il mio fidanzato, presi il suo bel faccino con la mano libera, lui trasalì e io affondai le unghie. Non si mosse, soffriva in silenzio, si era preso gioco di me o forse era troppo debole per farsi vedere con una come me.
"quel giorno mi hai chiesto quale fosse il mio vero nome... Da oggi sarò per te la tua sfortuna, sarò Jinx" lo lasciai e si allontanò continuando a guardarmi con il terrore negli occhi e le guance sanguinanti. 
Risi forte e di gusto. La gente si girava e bisbigliava qualcosa indicandomi, non me ne importava, sarei stata la sfortuna di tutti, il mondo non mi voleva perchè ero strana? Perfetto, allora tutti si sarebbero accorti della mia stranezza. Sì, sarei scappata, a disseminare il caos tra la gente. Presi quei razzi ne accesi uno puntandolo appena sopra le persone "giù la testa!" gridai esaltata. Tutti urlarono. Quel razzo colpì una bancarella di popcorn "emozione!" ero felice, esaltata ridevo saltellando di qua e di là tra la gente presa dal panico, guardai l'uomo che con le mani tra i capelli guardava la montagnetta di popcorn. 
"Non volevo farlo apposta... Anzi sì!"
  
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