Ringrazio anche solo chi legge.
Partecipa alla fanfiction
challenge II:
Personaggi:Elsa/Loki; Steve
Roger/Anna
Prompt: ...gli assegnarono la
missione più infelice di tutte: salvare chi non vuole essere
salvato.
Cuore di ghiaccio
Cap.1 La missione
Le leggende
raccontano che nella terra di oro e gloria scese un gelo
perenne. Un eroe avrebbe dovuto salvarla dalla caduta, ma gli
assegnarono la
missione più infelice di tutte: salvare chi non vuole essere
salvato.
Steven si
raddrizzò l’elmetto dorato sul capo, il naso
arrossato era umido e le iridi azzurre erano scure. Dal coprinaso del
pesante
copricapo spuntava una ciocca biondo cenere. Il soldato stringeva con
entrambe
le mani la lancia laser e camminava a passo di marcia con la schiena
curva. Nei
corridoi di marmo i suoi passi rimbombavano, coprendo dei brusii in
lontananza.
Si fermò davanti a una porta d’oro massiccio alta
sette volte lui. Una guardia
dalla pelle candida e gli occhi azzurro chiaro ghignò,
osservando le sue
braccia magre e si leccò le labbra.
“Che cosa ci fai
qui mezzosangue?” domandò. Rogers si morse
l’interno della guancia, appoggiò la fine della
lancia sul pavimento davanti a
sé ed espirò dalle narici.
“La madre di sua
maestà mi ha mandato a chiamare” rispose
con voce atona. La guardia digrignò i denti, scosse il capo
e le ciocche biondo
oro le sbatterono contro le gote.
“Vado a chiedere
alla regina Frigga se ciò che hai detto
corrisponde a verità. Non mi fido di chi ha lo stesso sangue
della menzogna”
sibilò. Si voltò e aprì le porte, le
varcò e se le richiuse alle spalle con un
tonfo. Steve sospirò, si voltò e raggiunse una
finestra. Si affacciò,
appoggiando la fronte sul vetro.
-Mi chiedo se il mondo dei
giganti di ghiaccio adesso sia
come Asgard- rifletté. Guardò la superficie
congelata dell’acqua, su di essa c’erano
degli arabeschi di ghiaccio a forma di fiocchi di neve grandi quanto il
suo
petto. La neve ricopriva gli edifici, il terreno e gli alberi secchi.
Osservò
un cervo stramazzare al suolo, vedeva le ossa premere contro il corpo
smagrito
e quasi privo di peli, il fiato si condensava davanti al suo muso. La
porta si
riaprì e la guardia uscì.
“Entra pure, ma
ti avviso che ti trapasserò a fil di spada se
oserai disturbare il sonno di re Thor” borbottò.
Steve sorrise, gli passò
davanti ed entrò correndo. La porta si richiuse con un tonfo
alle sue spalle.
La regina si voltò verso di lui, era seduta su un sedile
dorato e teneva le
esili dita intrecciate abbandonate in grembo.
“E’
ufficiale nipote mio, tuo zio il re sta morendo. Presto
la natura soccomberà e questa terra diventerà una
landa desolata priva di vita
spazzata via dal ghiaccio” spiegò. Steve
avanzò verso di lei, s’inginocchiò, le
prese la mano nella sua e le baciò il dorso niveo coperto di
rughe. Le vene
azzurrine risaltavano sulla pelle candida e le ossa premevano sulla
carne smagrita.
“I guaritori non
trovano modo di salvarlo?” domandò Steve.
Lasciò la mano della donna e si alzò in piedi.
“V’è
una sola possibilità. Solo Loki, il signore della magia
può ricondurlo alla vita” mormorò
l’anziana regina. Steve sgranò gli occhi,
impallidì
e le iridi azzurro scuro si fecero liquide e quasi bianche.
“Mio padre?
Colui che il grande re degli dei ha scacciato?
Il signore dei giganti di ghiaccio che ha tradito queste terre dopo
essere
stato recluso per anni nelle carceri? Insomma il ba**ardo di Asgard
degno mio
genitore visto quello che sono per questo mondo?”
domandò alzando la voce.
Strinse i pugni fino a far sbiancare le nocche e corrugò la
fronte. Fu scosso
da una serie di tremiti, inspirò ed espirò e il
fiato gli si condensò davanti
al viso.
“Solo tu, nipote
mio, puoi riportarlo a casa e alla ragione.
Proprio il fatto che tu abbia sangue di Midgardiano nelle vene ti
protegge dall’incanto
che è caduto in questi luoghi. Gli Asgardiani purosangue
sono indeboliti dal
gelo e diffido degli altri popoli che potrebbero approfittarne per un
colpo di
stato” spiegò Frigga. La lunga treccia che le
ricadeva sui seni era ingrigita e
gli occhi incavati.
“Nonna, Loki non
è più tuo figlio, come non è fratello
di
Thor. Perché dovrebbe aiutarci?”
domandò Steve. Sentì un rantolo e si
voltò,
scostò un drappo che copriva il letto matrimoniale. Suo viso
ansimò, il suo
respiro era roco, il petto si alzava e abbassava in maniera
discontinua, la
pelle abbronzata era ingrigita e madida di sudore. Sentì
altri due rantoli
provenire dal colosso e lo vide dimenare le gambe, seguirono dei gemiti.
“Morirà
altrimenti e per Asgard sarà la fine”
mormorò Frigga.
Steve si morse il labbro, incise la carne con i denti e
sentì il sapore del
sangue.
“Sono nato dalla
Maschera in cui mio padre venne rinchiuso
per ere dai vichinghi, un’essenza di caos e distruzione si
agita in me”
bisbigliò. Frigga si alzò dal sedile dorato, una
lacrima le rigò il viso e
strinse la spalla del giovane coperta da una spalliera dorata.
“Salva i miei
figli, convinci tuo padre” supplicò.