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Autore: scoiattolo17    27/01/2014    1 recensioni
Una nuova sfida per i nostri due sweeper, una nuova battaglia non meno pericolosa delle altre. Dopo l'ennesima discussione Kaori se ne va di casa e l'ombra di un nuovo sweeper compare in città. Ryo riuscirà questa volta a salvare Kaori? o sarà il contrario??
è la mia prima ff. è molto che l'ho scritta, solo ora ho deciso di pubblicarla... siate clementi! spero vi piaccia! buona lettura!
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori/Greta, Nuovo personaggio, Ryo Saeba/Hunter, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Pioggia. Fitte e grosse gocce di pioggia sbattevano violentemente sul vetro della finestra.
Kaori guardava il cielo plumbeo e minaccioso.
Quel tempo non le piaceva. Aveva una brutta sensazione. Sapeva che di li a poco sarebbe successo qualcosa, ne era sicura.
Si girò verso il comodino la sveglia proiettava una flebile luce rossa: 3:07 AM. Si distese di nuovo. Ryo non era ancora tornato. “sarà dalle sue donnacce” pensò tristemente -ma quando torna ci penso io!!!- disse ad alta voce facendo comparire un grosso martello da 100 t nelle sue mani.
 
Fuori era un tempo da lupi. Una sagoma camminava sotto la pioggia avvolta da un impermeabile grigio. Barcollava, quasi non riusciva a reggersi in piedi, perdeva sangue. Nella mano stringeva la sua 357 magnum ancora calda. Prese il cellulare dalla tasca, compose un numero:
-signor Kitoshi, il lavoro è stato ultimato –
-bene- rispose una voce roca dall’altra parte –allora il suo debito nei miei confronti è saldato… Arrivederci Saeba-
-addio- disse l’uomo stringendosi una spalla con la mano sinistra. Detto questo s’incamminò nel buio della notte.
Arrivò davanti al Cat’s eyes. Le luci erano accese. Quando entrò Falcon senza girarsi disse
-credevo non saresti tornato- poi aggiunse con tono beffardo –Sta volta quanti erano 40 o 50?!-
-ti sbagli Umi-chan, erano solo in 30 ma più arrabbiati del solito- disse l’altro con flebile voce.
Umibozu capì subito che  qualcosa non quadrava, si girò –ti hanno colpito?!-
-si, ad una spalla, ma non è niente di grave-
-Dal sangue che perdi non sembra poi così poco grave come dici, vieni, ho il kit medico di là-.
Ryo lo seguì e le luci del Cat’s Eyes si spensero.
 
La luce dell’aurora filtrava debole dalla finestra. I primi raggi del sole stavano per fare capolino sulla grande città. Kaori si svegliò. Si era addormentata e non era riuscita a sentire se Ryo era tornato oppure no.
Subito si diresse a corsa verso la sua camera ma la trovò vuota e buia. Non era ancora tornato. Venne avvolta da una grande angoscia. Appoggiò le spalle al muro e scivolò a sedere in terra. Una lacrima le rigò il viso “dove sei Ryo?”
 
-Non vuoi dire niente a Kaori?-
-no, non deve sapere nulla. Non voglio che venga coinvolta in questa sporca faccenda-
-ma ormai hai saldato il tuo debito quindi…-
-non importa non deve sapere niente- disse Ryo sorseggiando il caffè
-guarda che non è stupida. Si accorgerà che sei ferito prima di quanto tu immagini- rispose Umibozu.
Ryo si alzò dalla sedia. Tirò verso di se la porta che fece entrare i primi raggi di luce all’interno del locale –grazie per quello che hai fatto stanotte, ma non ti impicciare più dei miei affari-
Detto questo uscì senza neanche salutare.
Falcon rimase stupito del suo comportamento “sta tornando ad essere la fredda e violenta macchina da guerra che era prima di conoscere Makimura, ma che diavolo ti sta succedendo Saeba?!”.
 
Lo scatto della chiave nella toppa fece sobbalzare Kaori che subito materializzò un super martellone da 500t con sotto la scritta “vendetta per una notte insonne” che tipo boomerang fece le scale per avventarsi su di Ryo.
Poco dopo scese anche lei ma una scena insolita le si propose davanti agli occhi: Ryo era riuscito a schivare il super martello che si era conficcato nel muro senza il suo bersaglio.
Era la prima volta da quando lo conosceva che non era riuscita a centrarlo, ma cosa era successo?!
-Mi spieghi dove cavolo sei stato fino a ora?- chiese una Kaori arrabbiata più che mai
-non sono cose che ti riguardano- rispose un Ryo freddo e distaccato come il ghiaccio.
A Kaori si raggelò il sangue nelle vene.
-Non sono cose che mi riguardano?! Certo, infatti sono solo sette anni che viviamo nella stessa casa e facciamo lo stesso lavoro cosa vuoi che mi importi di te e di come mai torni a mattina inoltrata!-.
ma Ryo rimase in silenzio. Lo sguardo spento, privo di ogni emozione.
Kaori lo guardò per un istante negli occhi. Un istante infinito in cui capì che quella notte era successo qualcosa, qualcosa di grave. Quello non era il Ryo di sempre, non era quello che aveva conosciuto, non era il suo Ryo. Sembrava un automa pronto a eseguire gli ordini.
-cosa è successo Ryo?-
L’uomo, che la fissava ormai da molto, solo allora si accorse di averla davanti a sé. Kaori aveva gli occhi pieni di lacrime e cercava in tutti i modi di non dare libero sfogo alla rabbia e alla frustrazione che provava.
Ryo non rispose. Si girò e iniziò a dirigersi verso la sua camera.
-Aspetta Ryo! Perché non mi rispondi?- disse Kaori dirigendosi verso di lui.
E poco dopo gli fu davanti. Fu un istante. Un istante in cui si sentì prendere i polsi dalle possenti mani di Ryo.
-così mi fai male!- disse Kaori stringendo i pugni per il dolore
-cosa vuoi da me Kaori? Perché non mi lasci in pace?!- adesso era Ryo ad urlare
La donna lo guardò. Non sembrava lui. Doveva fare qualcosa e subito.
Riuscì al liberarsi dalla forte morsa dell’uomo e l’unica cosa che le venne in mente di fare fu di abbracciarlo. Non sapeva però che nel gesto gli aveva colpito la ferita, riaprendola. Ryo la prese per le spalle con violenza e la spostò di lato facendogli battere una mano contro il muro, poi se ne andò in camera senza dire una parola.
 
Kaori era lì. Piangeva. Cosa era successo quella notte?!. Doveva scoprirlo. Poi si guardò la mano; era sporca di sangue. Ryo era ferito.
Salì le scale a corsa. Pochi attimi dopo era davanti alla porta della camera del socio. Doveva fare qualcosa. Ma cosa? Lui non gli avrebbe permesso di fare nulla. Forse avrebbe reagito male come poco prima. Rimase molto tempo lì, con la mano sulla maniglia, era immobilizzata, aveva paura di rivedere quegli occhi freddi e cupi, ma allo stesso tempo doveva sapere se stava bene.
Quando entrò Ryo dormiva gia.
 
La ragazza camminava a testa china per la strada. aveva lasciato Ryo nel suo letto che dormiva e lei era uscita. Che diavolo era successo? Se lo chiedeva ormai da molto. Doveva trovare delle informazioni, e chi meglio di Falcon poteva dargliele. Mentre camminava si guardò la mano. Poco prima era sporca del sangue del suo socio. Ma quale socio? Quell’uomo rappresentava tutta la vita per lei, era l’unico che aveva e forse l’unico che avrebbe voluto avere.
Ormai era la medesima essenza che costituiva la sua anima a ricercarlo, sempre  e comunque, se era necessario anche nei sogni.
Si guardò i polsi. Erano arrossati. Sentiva ancora la forte morsa dell’uomo stringerla mentre urlava che non si sarebbe dovuta impicciare dei suoi affari. Una lacrima le rigò il volto. La porta del Cat’s Eyes si aprì ed al suo interno intravide due sagome.
 
Ryo si svegliò di soprassalto. Si sentiva uno schifo. Forse per la ferita o forse per come aveva trattato poco prima Kaori. Tanto stà però che non si ricordava ciò che le aveva detto precisamente e quindi non si porse neanche il problema di chiederle scusa. Uscendo dalla stanza chiamò più volte il nome di Kaori, ma tutt’intorno solo il desolato eco delle sue parole riecheggiò solitario. Andò in camera sua. Ma la ragazza non c’era nonostante fosse ormai sera inoltrata. La finestra era aperta e il vento entrando faceva muovere dolcemente le tende. Ryo si avvicinò pensando che tantissime volte aveva spiato la sua bellissima socia addormentata alla finestra, quando i suoi occhi erano pieni di lacrime, che lui stesso aveva fatto sgorgare.
Poi si avvicinò al comodino. Vi era una cornice di fiori d’argento che racchiudeva una foto in cui tre sagome sorridenti si rincorrevano in un parco. Makimura e Ryo correvano a gambe levate inseguiti da una serena Kaori che brandiva un martello da 100t.
In un istante, come in un flashback, fu catapultato nel passato. Vide il buio del fronte, la guerriglia, i suoi amici che morivano uno dopo l’altro, il viaggio in America, poi la luce con Maki, con la sua Kaori.
Sebbene lei gli avesse ridato quella vita che aveva sempre voluto, lui non riusciva a non farla piangere talvolta, a non offenderla, tutto per il suo stupido orgoglio.
 
Era ormai da molto all’interno del Cat’s Eyes. Falcon le aveva più volte ripetuto che non sapeva niente della storia di Ryo e che anche se avesse saputo non le avrebbe detto nulla comunque. Ma Kaori di tutta risposta disse che non se ne sarebbe andata di lì finchè non avesse avuto notizie sul nuovo cliente e sulla faccenda del suo socio.
-Non posso dirti niente e adesso devo chiederti di lasciare il Cat’s Eyes…- brontolò Falcon per l’ennesima volta, quella sera.
La ragazza capì allora che non avrebbe scoperto niente continuando per quella strada, doveva trovare un piano alternativo. Si diresse verso la porta accompagnata da Miky
- Kaori rassegnati- disse Miky con flebile voce quando furono entrambe sull’ uscio del locale –anch’io non so niente di questa storia, Falcon non mi vuole svelare nulla anche se è mio marito, non posso che aver fiducia in lui-.
-Sono stanca di aver fiducia in tutto quello che Ryo fa, non ne ho più voglia- detto questo salutò l’amica, montò in macchina, ma non si diresse verso casa, non aveva ancora voglia di vederlo.
 
Era più di un’ora che girava per le strade della città. A quell’ora deserta.  Gli avvenimenti del giorno non facevano che riproporsi nella sua mente come un film. Guardò nuovamente l’ora: le 5.29 A.M. Sarebbe dovuta tornare a casa. Probabilmente Ryo era a letto.
 
Quando chiuse la portiera della macchina si rese conto che la mano sinistra le faceva male, l’aveva battuta al muro quando era stata spinta da Ryo.
Salendo le scale si accorse che vi era ancora la luce accesa in casa. Dubitò un attimo se salire o rimanere lì. Ma si rese conto che non avrebbe potuto evitarlo ancora per molto. Aprì la porta di casa. Entrando notò la sagoma di Ryo ergersi di fronte alla finestra. Era arrabbiato, si vedeva lontano un miglio. Ma si fece coraggio; lei lo era ancora di più.
 
-dove sei stata?-
-Credo che non siano cose che ti riguardano-
-SMETTI DI FARE LA BAMBINA KAORI!- urlò Ryo –mi stai procurando solo guai-.
-E allora tu smetti di fare il super-uomo!- detto questo corse in camera sua chiudendosi la porta alle spalle. Era arrabbiata. Per come Ryo la trattava. Per come la trattavano tutti. Non aveva neanche voglia di piangere. Voleva solo scaricare quella rabbia che si portava dentro da troppi anni ormai. Ma come?. Avrebbe trovato un modo.
Il sole sorse nello stesso momento in cui Kaori chiuse gli occhi cadendo in un sonno profondo. Solo una frase, ripetuta tante volte prima di addormentarsi, echeggiava ancora nella sua testa:             “Basta fare la brava bambina”. 
  
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