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Autore: iloveroseandrosie    27/01/2014    2 recensioni
[ATTENZIONE, CAPITOLO 1 MODIFICATO]
Jane e Maura hanno sempre avuto un rapporto speciale: scherzano, ridono, si punzecchiano, ma soprattutto si vogliono bene. Davvero bene, come uno di quelli dove non vuoi nessun altro attorno che quella persona quando stai male, quando sei triste o felice.
Ma se quest'amicizia non fosse soltanto una semplice amicizia? Se ci fosse qualcosa di più in ballo? Come... un amore nascente?
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Visto che qui su EFP non ci sono molte Rizzoli & Isles fanfictions (3 per l'esattezza, vergogna), ho deciso di scriverne una io! Però avverto i fan più accanti, ho solo cominciato oggi a guardarla quindi non so se riuscirò a descriverle al meglio! Detto questo, spero vi piaccia! Se avete voglia, recensite dandomi anche dei consigli su come potrei migliorare i personaggi! :D
Ho voluto fare una cosa a parer mio molto carina: per ogni episodio racconto come sarebbe andata la storia se Jane e Maura avessero espresso un pò di più i loro sentimenti :) Magari poi continuerò su un'altra strada ma per il momento voglio provarci :)
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash, Crack Pairing
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Buongiorno! Pensavo di scrivere la storia di Jane e Maura, una coppia che oltre ad una bellissima amicizia, secondo me potrebbe avere anche una stupendissimissima relazione sentimentale! Quest'idea mi è venuta oggi, mentre guardavo il primo episodio della prima stagione (si l'ho cominciata oggi e già sto scrivendo una Fanfic aiuto). Mi sono subito piaciute: la loro complicità è qualcosa che mi stringe il cuore e mi fa venir vogli di sorridere e abbracciarle! E poi ragazzi, la voce di Jane quant'è sexy? *cri cri cri*
Ok, momento imbarazzante a parte, spero vi piaccia. 
Ho deciso di cominciare il primo capitolo con il descrivere la scena dalla quale voglio fare partire il "What If?", ovvero what if Jane avesse detto a Maura qualcosina di più su quel letto matrimoniale? ;) o what if nel prossimo episodio Maura invece di dirle che è semplicemente bella in quel vestito le fa qualche altra avance un pò più spinta? 
Bene, detto questo, e avendovi annoiate già troppo, vi lascio alla vostra lettura chiedendovi ancora una volta scusa se non riesco a descrivere subito al meglio i caratteri dei personaggi. Oggi ne guarderò ancora due o tre di episodi e capirò sempre meglio le loro dinamiche. Per ora dovete scusarmi! :D 
Un bacione grandeeeeeeeee :D

“Perché sembri sempre uscita da una sfilata di moda anche all’una di notte?” chiese Jane guardando l’amica vestita come se dovesse uscire da un momento all’altro. Tacchi alti, camicetta di seta, pantalone tailleur grigio chiaro e capelli appena lavati. Una bellezza, insomma.

Dopo aver bevuto un bicchiere d’acqua, Maura accompagnò l’amica nella stanza dove quella notte avrebbe dormito. Era parecchio scossa per il fatto che Hoyt, l’assassino seriale che già una volta aveva cercato di ucciderla, fosse in libera circolazione, aspettando il momento giusto per “finire quello che aveva cominciato”, e per questo non se la sentiva di stare a casa da sola, con la madre per giunta. Aveva così deciso di andare dalla sua migliore amica. Stava davvero bene con lei, c’era questo legame fortissimo che le univa, come una specie di corda d’acciaio che le legava. Non avrebbe potuto lavorare e vivere bene come faceva se non ci fosse stata Maura. E questo valeva anche per l’amica.

Jane lasciò cadere la sua borsa sul letto della stanza degli ospiti di Maura, dove già aveva dormito un po’ di volte, quando suonò il citofono. Sussultando e tremando dalla paura, chiese all’amica se stava aspettando qualcuno, che la rassicurò dicendole che un collega doveva farle vedere una cosa.

Un collega? Chi? E poi cosa doveva farle vedere all’una di notte? pensò immediatamente Jane, che senza indugi, riaprì la porta della stanza che Maura aveva chiuso dietro di sé, per sbirciare chi era quell’uomo misterioso che si era presentato a quell’ora di notte a casa dell’amica.

COSA? Cosa ci fa Dean qui? Se un detective dell’FBI deve parlare di un caso alla MIA coroner , avrebbe dovuto parlarne anche con me, in fondo sono io il detective della Boston Homicide! Oh, oh sta tornando, chiudi la porta e mettiti sul letto!

E così fece, facendo finta di essere stata tutto il tempo sul letto senza aver guardato chi fosse venuto a suonare a Maura.

*Toc toc*

“Entra pure sto dormendo!” disse Jane, scherzando. 
Maura si sedette sul bordo del letto, guardando la sua amica. Era davvero bella, con quel suo stile un po’ da “garçon manqué”, pantaloni, camicia e giacca. Mancava solo la cravatta e sarebbe stata un perfetto accompagnatore per il ballo. Però a Maura le piaceva anche per quello.

“Cosa ci faceva Dean qui a quest’ora, Maura?”
“Voleva parlarmi di un caso del quale non posso parlare con te, ordini superiori” disse girando la testa dall’altra parte.
“Dai, Maura. Hey, sono io, mi riconosci? La tua migliore amica, nonché DETECTIVE per il quale lavori. Insomma, non sono mica l’ultima dei giornalisti!” disse scherzando.
“Sai che vorrei dirtelo, ma non posso. Non ancora, questa cosa è troppo delicata” disse dolcemente, come per scusarmi, guardandola negli occhi. Jane si arrese e disse che andava bene così, tanto neanche lei le raccontava mica tutto.

Quando Jane dormiva a casa sua, magari a causa del drink di troppo nella loro serata libera o magari perché restava lì a guardare un film con lei e poi era troppo stanca per prendere la macchina e tornare a casa, di solito Maura non entrava mai in quella stanza, anzi, andava subito nella sua a dormire, salutandola fuori. Invece, quella volta era diverso. Forse perché Jane era particolarmente tesa e stressata a causa di Hoyt a piede libero, o forse perché quella sera voleva semplicemente sentire la sua vicinanza.

“Che ore si sono fatte?” chiese distrattamente Jane.
“L’una e ventisei” le rispose la rossa, sempre precisa su tutto. “Tra cinque ore e trentaquattro minuti dobbiamo essere in centrale, bello eh?”

Era questo che a Jane piaceva di lei, il fatto che pur essendo una noiosissima perfettina, riusciva anche ad essere la migliore in tutto e ad aiutarla sempre quando ne aveva bisogno. Per esempio, se era triste, lei lo capiva subito e faceva subito qualcosa per farla sentire meglio. Non c’era bisogno di parlare quando erano vicine, si capivano quasi solo con uno sguardo.

“Come fai?” chiese Jane, con occhi ammiranti.
“A fare cosa?”
“Ad essere così perfetta in tutto. A sapere sempre tutto, in pochi secondi. Sei meglio perfino di Wikipedia, il che è un complimentone” scherzò (per metà) l’amica.
“Haha, guarda che wikipedia la maggior parte delle volte si sbaglia, ovvio che io sia meglio di Wikipedia” e si adagiò sul materasso accanto a Jane, mantenendo comunque una certa distanza. Jane la guardò e sospirò.
“Cosa c’è?” chiese Maura.
“Non sono mai stata spaventata così tanto in vita mia come stasera” cominciò a dire la bruna, ricacciando indietro le lacrime che forzavano la via d’uscita.
“Jane, non ti devi preoccupare più adesso, ci sono io con te” le disse stringendole il braccio.
“Lo so, grazie per esserci sempre” fu quello che uscì dalle sue labbra. Ma quello che in realtà avrebbe voluto dire era “Lo so, infatti quello che ora mi spaventa di più non è Hoyt, ma il fatto che non ho più avuto paura appena ho varcato la soglia di casa tua”. Ma non lo disse, non voleva rovinare l’amicizia da un  lato, e dall’altro, lei non era così sdolcinata. Lei era la parte “maschile” della coppia Rizzoli & Isles, non poteva concedersi a smancerie del genere. Anche se quello che avrebbe voluto in quel momento era soltanto dormire insieme a lei, sentendo la sua presenza.
“Posso dormire con te stanotte?” chiese Maura, in perfetta sincronia, come quasi accadeva sempre, con i pensieri dell’amica.
“Si, per favore” e detto questo, si girò vero la rossa, posando la testa sul suo petto sentendosi immediatamente meglio.

In un primo momento, Maura si stupì di Jane: lei era sempre stata quella dura delle due, quella che scherzava sempre e che sembrava non avere mai paura, ma ora sembrava un piccolo porcospino indifeso che non aveva più nessuno a cui chiedere aiuto. Si mise quindi un po’ più comoda e cominciò ad accarezzarle i capelli dolcemente. 
  
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