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Autore: Sheylen    27/01/2014    4 recensioni
Cenerentola è ancora una bambina, eppure si ritrova sola contro il resto del mondo: suo padre viene improvvisamente a mancare, Giac parla di complotti e un vecchio amico di famiglia potrebbe essere in realtà un traditore...
Storia scritta per il "Diving into fairy tales" contest di Aleyiah
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Crazy fairy tales'
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C’era troppa confusione. I servitori correvano di qua e di là, alcune cameriere si asciugavano teatralmente le lacrime per ricordare a tutti quanto fossero affezionate al loro padrone.
Quanta falsità.
Come se perdere un datore di lavoro fosse paragonabile a rimanere orfane.
Ero sola in mezzo al mondo.
Mi avvicinai al grande letto a baldacchino. Il corpo di mio padre era composto, le mani incrociate sul ventre. Lo avevano vestito con il completo della domenica, quello che si metteva per andare a messa e fare bella figura.
Giac mi tirò per il vestito, per chiamarmi in disparte. In un'altra occasione mi sarei arrabbiata con lui: non volevo che comparisse in pubblico. In quel momento però ero come apatica, quindi mi limitai a seguirlo.
‹‹ Non mi piace per niente quella donna. In pubblico non fa altro che lagnarsi e strillare… ››
‹‹ Giac, ma cosa dici? Papà è morto, e lei era pur sempre sua moglie, mi pare normale che sia addolorata! ››
Il topolino mi guardò di traverso, incrociando le zampe con aria imbronciata.
‹‹ In ogni caso non riesco a sopportarla. A volte non la capisco: davanti a tuo padre trattava sempre gentilmente i servitori, ma quando lui ti portava al parco a passeggiare la casa diventava sempre un inferno. ››
‹‹ Cosa vuoi dire? ›› chiesi incuriosita.
Giac si guardò alle spalle, controllando che nessuno ci stesse guardando.
‹‹ Lady Tremaine diventava scontrosa con tutti, impartiva ordini come una regina! Anche se ultimamente si dimostrava molto gentile con il cocchiere di famiglia. Tobia ha detto di averli visti più volte appartati… ››
‹‹ Ma Giac! ›› esortai scossa ‹‹ Il signor Alfred è sempre stato un caro amico di papà! ››
Lo sguardo eloquente del topolino mi fece salire un brivido.
Salii di corsa le scale, raggiungendo la mia camera. Nessuno si sarebbe fatto domande: ero appena rimasta orfana di entrambi i genitori, era comprensibile che cercassi un posto dove stare tranquilla.
Lo scricchiolio di una trave mi avvisò dell’arrivo di Giac, probabilmente seguito da Mary.
‹‹ Mi stai dicendo che Lady Tremaine potrebbe aver complottato l’omicidio di papà per stare con Alfred? Non ci credo, lui non l’avrebbe mai permesso! Conosce… conosceva papà da più di vent’anni! ››
Papà ucciso. Tradito anche da un suo caro amico. In fondo era sempre stato un uomo robusto e sano, le poche volte che si era preso la febbre era guarito nel giro di pochi giorni. Poteva essere stato stroncato da un semplice malore? Il dottore lo aveva visitato solo da un mese e non aveva trovato sintomi di nessuna malattia…
‹‹ Alle volte gli adulti possono essere terribili, Cenerella ››.
‹‹ Ma non il signor Alfred! È sempre stato gentile con me, ogni tanto mi portava dei nastri per capelli o delle spille… ››
Il frastuono che proveniva da oltre la porta ci distrasse. I topolini schizzarono subito a curiosare, mentre io rimasi nella mia camera. Cercando di non pensare alle parole di Giac, mi avvicinai alla finestra, sperando di rilassarmi.
Non potevo immaginare che proprio in quel momento sarebbe arrivata la carrozza di famiglia. Il cocchiere scese velocemente, entrando in casa. Attesi qualche minuto, curiosa. Scendere sarebbe stato inutile, i topolini mi avrebbero informata di tutto in seguito. Quando stavo per allontanarmi, l’uomo uscì altrettanto di corsa, stringendo un paio di buste sigillate. Un postino arrivò quasi nello stesso istante, scendendo da cavallo e raggiungendo Alfred, che gli parlò per pochi secondi per poi congedarlo. Dettate le ultime informazioni, il cocchiere si allontanò sorridendo, mentre il postino montava a cavallo e partiva al galoppo.
Il mio cuore perse un battito. Alfred, subito dopo aver saputo della morte di mio padre, era felice.
Giac aveva ragione? Papà era stato tradito da uno dei suoi più cari amici?
E io, una semplice bambina, cosa potevo fare?
Lo squittio alla mia destra mi ricordò che non ero più sola. Giac mi salì sulla spalla, fissando preoccupato i miei occhi lucidi.
‹‹ Il cocchiere ha subito chiesto tue notizie, voleva sapere dove eri e come stavi. ››
Alzai la testa e mi premetti le mani sugli occhi, per ricacciare indietro le lacrime.
‹‹ Giac, ho tanta paura. Forse adesso vogliono uccidere anche me, così da poter vivere insieme senza un'inutile orfana… ››
‹‹ Non lo permetterò!  Dovranno passarmi sulla coda prima! ››
Per essere un topolino ne aveva di coraggio, ma non avrebbe mai potuto fare nulla davanti a me, figuriamoci contro degli adulti.
Sentii la voce di una cameriera dietro alla porta, seguita da quella di Alfred.
Guardai disperata la finestra. Nelle storie che mi leggeva papà tutti quelli che volevano fuggire trovavano sempre una finestra da cui calarsi e scappare nella notte. Adesso però era pieno giorno, e io solo una bambina che aveva letto tante favole.
La porta si aprì con violenza e l’uomo entrò. L’avevo sempre visto sul sedile della carrozza e non mi ero mai accorta di quanto fosse alto. Mi guardò coi suoi occhi neri, sorridendo.
Mi chiesi quanto avrebbe fatto male la morte. Nelle fiabe i bambini non morivano mai. Forse i bambini non potevano morire.
L’uomo si guardò intorno attento, poi mi prese per un braccio e mi trascinò per le scale. Giac riuscì ad arrampicarsi lungo la mia gamba e a nascondersi in una tasca interna del vestito. Per quanto fossi consapevole della sua minuscola forza, mi sentii più tranquilla. Qualcuno avrebbe saputo la verità sulla mia prematura morte.
Alfred mi caricò sulla carrozza, salendo rapidamente sul sedile.
Non so quanto durò il viaggio. Prestavo attenzione solo al paesaggio. Il sole illuminava le colline inglesi, facendole brillare come smeraldi. Era un bel giorno per morire.
Giac mi stava accarezzando teneramente la mano quando l’uomo aprì lo sportello.
‹‹ Non preoccuparti, adesso è tutto finito. ››
Era arrivata la mia ora quindi. Chiusi gli occhi, pensando che avrei almeno rivisto i miei genitori.
‹‹ Sono sicuro che tuo padre sarà felicissimo di avere tue notizie. In fondo il Nuovo Mondo non è tanto lontano! ››
Nuovo Mondo? Era così che gli adulti chiamavano il Paradiso?
Alfred sorrise di nuovo, prendendomi in braccio.
‹‹ Quando sarai più grande potrai partire anche tu su una nave, così non correrai il rischio di contrarre qualche brutta malattia. Tuo padre morirebbe di dolore perdendoti… ››
‹‹ Signor Alfred, papà è già morto! ››
L’uomo mi lanciò uno sguardo interrogativo, poi si batté una mano sulla fronte come ricordandosi qualcosa.
Mi sorrise e mi passò una mano tra i capelli, sorridendo.
‹‹ Non hai guardato sotto al tuo cuscino, vero? Tuo padre ti aveva lasciato una lettera dove spiegava ogni cosa. ››
Non riuscivo a seguire le sue parole. Alfred non voleva uccidermi? Ma soprattutto papà era ancora vivo?
‹‹ Vieni dentro, signorina. ›› mi invitò l’uomo, indicandomi una piccola casetta di campagna alle nostre spalle ‹‹ Sarà meglio continuare questa conversazione davanti ad una bella tazza di the! ››
 

-*-*-*-*-*-*-*-*-*-


Mi accoccolai sui cuscini della carrozza, cullata dal rumore degli zoccoli dei cavalli.
Alfred mi aveva raccontato di come lui e papà si erano accorti dei secondi fini di Lady Tremaine. Una delle cameriere aveva infatti ritrovato delle strane fiale nel mobile da toeletta della donna e le aveva subito portate a papà che, sospettoso, ne aveva fatto analizzare il contenuto da un medico. Dopo aver ricevuto la conferma della natura velenosa dei liquidi, Alfred aveva iniziato a fingere interesse nei confronti della mia matrigna, per estorcerle informazioni e sventare futuri attentati. Per sicurezza papà aveva assunto un attore che, indossando una maschera, lo sostituisse nella vita quotidiana. Nel frattempo avevano cercato una nave con cui partire per l’America insieme a me, ma il capitano aveva sconsigliato loro di esporre una bambina al pericolo di un simile viaggio.
Secondo quanto aveva detto Alfred, papà non aveva potuto divorziare per questioni politiche: la famiglia di Lady Tremaine era nobile e molto influente, e subendo una simile offesa avrebbe di sicuro trovato il modo di vendicarsi. Per ciò andare via dall’Inghilterra sembrava essere l’unica soluzione al problema.
Io lo avrei raggiunto dopo essere cresciuta e Alfred avrebbe vegliato su di me fino ad allora.
Dovevo solo resistere per una decina d’anni, poi avrei potuto rivedere mio padre.
Giac spuntò da sotto la mia mantellina, guardandomi sorridente. Avevamo temuto entrambi il peggio solo poche ore prima, mentre ora ci si prospettava davanti un futuro ricco in parte di sacrifici, in parte di sogni e di speranze. Sapevo che il clima a casa non sarebbe mai più stato quello di prima, ma potevo almeno contare sull’appoggio di amici come Giac e Alfred.
Potevo farcela, dovevo solo pensare al momento in cui papà mi avrebbe stretta tra le braccia.
Un attimo prima di addormentarmi, mi sfuggì un sorriso sollevato.
Non ero più sola. Anzi, in fondo non lo ero mai stata.

 

 

*microfono prego*
Non ho nemmeno voluto lontanamente etichettarla come "Giallo" (anche perchè non l'ho trovato nell'elenco) nonostante fosse la prerogativa, uno scritto di nemmeno 1500 parole mi sembra eccessivo definirlo così. Non ho la più pallida idea di dove sia ambientata la vera storia di Cenerentola -non sono una sua grande fan- ma dato il prefisso "lady" ho ipotizzato fosse l'Inghilterra! E dato che mi sembra che si parlasse di XVI secolo su per giù, ho parlato dell'America (subito avevo pensato all'India, ma non credo che fosse già Impero britannico, leggendo poi la storia di _Malika_ partecipante allo stesso contest mi sono accorta dell'errore madornale e ho corretto *Thanks Malika*)
Le note dovrebbero essere finite, spero di non aver sparato troppi errori xD

  
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