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Autore: Omega_Alice    27/01/2014    3 recensioni
In memoria del 27 Gennaio 1945. Per non dimenticare.
Genere: Angst, Guerra, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Germania/Ludwig
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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I REMEMBER EVERITHING



Non riesco a negarlo, non riesco a dimenticarlo. I miei sensi non riescono a dimenticarlo, quasi come se fosse marchiato a fuoco in essi.


UDITO:


Urla. Pianti. Grida. Grida di spavento, grida di orrore. Sussurri di chi non ce la fa più, rantoli di dolore e di morte. Sussurro sommesso di chi prega un Dio che non c'è più, che non li aiuta. Preghiere mormorate ad un muro freddo, vuoto, ostile, che separa il prigioniero dalla sua libertà. Silenzio surreale, un silenzio colmo di paura e di sottomissione. Un silenzio di chi non può reagire senza essere costretto a morire. Il rumore del SILENZIO. Il rumore del lavoratore silenzioso che trasporta amici, parenti, fratelli, sorelle, genitori e figli a bruciare. Il rumore di carretti che trasportano i morti ammassati gli uni sugli altri, il rumore dei forni crematori in funzione, il rumore lento e letale della valvola del gas che viene aperta, rilasciando morte. Imprecazioni, bestemmie, schifezze urlate da quelli che consideravo uomini, amici, soldati, generali. Improperi urlati contro loro pari, contro loro simili. "Ebreo di merda!", "Muori, maledetto bastardo figlio di Davide!", "Bisogna sterminarli tutti, questi cani ebraici!", "Razza impura!", "Crepate porci ebrei!". Grida di odio, di razzismo, di INVIDIA. Il rumore dei fucili che sparano, implacabili, uccidendo la "razza impura", destinata alla morte.



VISTA:


Ogni pianto, ogni lacrima, ogni sguardo. Ogni vagone strapieno di uomini, donne, bambini, anziani. Ogni ebreo da ogni Nazione, ogni Stato, ogni Regione, ogni paese, ogni casa. Ogni corpo, ogni baracca, ogni forno, ogni doccia, ogni catasta di scarpe, capelli o valigie. Ogni bambino, che guarda spaventato i soldati delle SS che gli puntano addosso i fucili, i cani che abbaiano furiosi, la paura nei loro occhi quando vengono separati dai loro genitori. Occhi vitrei, spenti, senza vita. Occhi di chi si è rassegnato ad un destino ormai inevitabile, occhi di chi è morto e non ha più rivisto i prati verdi dietro casa o i fiori appena spuntati a primavera. Sguardo di chi si ritrova steso su di un lettino, sotto i ferri di un medico pazzo intento a trasformare un essere umano in un "Frankenstain". Sguardo di chi è terrorizzato dalla crudeltà  di qualcuno che ormai ha perso il diritto di essere definito "essere umano". I numeri, scritti sulla pelle, come se fossero bestie da macello, perdendo la loro identità. Il nero, il nero del fumo, il nero della veste della morte, il nero dei corpi bruciati nel forno crematorio. Il bianco degli scheletri dei morti, i corpi accatastati uno sopra l'altro, tutti uguali. Tutti scheletri.



OLFATTO:


Un'odore acre, pungente, di morte. Il fumo brucia, pizzica al naso, fa bruciare gli occhi, ti fa starnutire. Un'odore di carne bruciata, rancida, morta. L'odore nauseante della carne in decomposizione, unito a quello del piscio e dello sterco dei bagni comuni. L'odore di chi non si lava da più di sei mesi, l'odore del fango, l'odore della polvere da sparo. L'odore del gas assassino che si espande in tutto il campo. L'odore della schifosa brodaglia preparata per dare un minimo di forze ai prigionieri, l'odore di morfina unito ad altre medicine nella zona degli esperimenti. L'odore di chiuso delle baracche, l'orrendo odore dei forni crematori, l'odore delle camere a gas, l'odore di morte.

TATTO:

La pelle sottile, cadente. Le ossa piccole, quasi come uno spillo o uno stuzzicadenti. La pelle fredda, il filo spinato che ti graffia la pelle. Il fango che ti scivola tra le dita, la ruvidità del legno, la leggerezza del pigiama in flanella. Il cuoio duro delle scarpe e delle valigie, la morbidezza dei capelli nella mia coperta. Il freddo della tazza per il rancio, la morbidezza del mio materasso, la durezza del legno delle brande dei prigionieri, la ruvidità del muro, dei mattoni dei forni crematori. Il freddo del metallo dei bisturi o delle siringhe.

GUSTO:

Il sapore salato delle lacrime amare che scorrono sul mio viso, il sapore amaro sulla lingua della cenere che usciva dal camino. Il sapore metallico del mio sangue, il loro sangue. Il sapore della pioggia, il sapore della neve, il sapore del fango, il sapore della morte. Il sapore della vittoria. Il sapore dolce del vino che scivola lungo dalla mia gola, il sapore salato dell'arrosto. IL SAPORE DELLA SCONFITTA. Il sapore del mio sangue sul muro.

E' questo che sono stato, un generale, un assassino, un genocida. Ho ammazzato migliaia di esseri umani e ne ero felice, perchè credevo che fosse giusto. Perchè credevo di essere il migliore. Povero pazzo, povero malato. Seguivo le regole dettate da un capo che credeva che tutto fosse suo, che tutto avesse un canone di perfezione: il SUO. Povero pazzo dalla mente deviata da un pensiero razzista. Lui è morto, finalmente. E io? Io espierò le mie colpe... Ricordando. Ricordando tutte le sofferenze che ho provocato. Anche voi, VOI dovete ricordare. Non dimenticate quello che è successo. Non dimenticate il 27 GENNAIO 1945.

Germania/Ludwing Belishdmitd

Angolo autrice:

Niente sassi per favore! Piuttosto cuscini, funzionali e non fanno male! ;) Lo so, lo so. Sono una dannata ritardataria, avete ragione! Ma giuro che ricomincerà presto a scrivere! E' un periodo un po' complicato questo e quindi ho avuto poche chance per scrivere, ma questa FF DOVEVA essere scritta, perchè non possiamo dimenticarci quello che è successo. Fa perte di noi, della nostra storia... E non si può ignorare. Quiiiindi... Se vi è piaciuta questa "storia" (e avete voglia, ovviamente!), lasciate pure una recensioncina!! :3

La Tartina








  
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