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Autore: Emily Kingston    27/01/2014    2 recensioni
George O'Malley | Meredith Grey | Season one
“Buonanotte Meredith.”
“Buonanotte George.”
E prima di sparire dietro alla porta di camera mia la bacio per un’ultima volta. Perché ho appena fatto l’amore con la ragazza dei miei sogni, lei è scoppiata a piangere mentre lo facevamo e poi mi ha scaricato, dicendomi che non può amarmi, quindi penso di avere il diritto di prendermi un’ultima soddisfazione.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cristina Yang, George O'Malley, Meredith Grey, Preston Burke
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima stagione
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Emi's corner
Questa storia è uscita fuori da una ricerca tra vecchie cartelle. 
Stavo cercando una qualche ispirazione tra le storie mai pubblicate ed è saltata fuori lei. 
Quando ho iniziato a vedere Grey's Anatomy dall'inizio e puntata per puntata, ormai due anni fa credo, ho iniziato a innamorarmi lentamente di George O'Malley (attualmente il personaggio per la cui morte ho pianto più tempo in assoluto. Esattamente 80 minuti, l'intera durata degli episodi 1-2 della sesta stagione. Ogni volta che dicevano: autobus, esercito, George, scoppiavo a piangere com una disperata. Eggià T.T). 
Attualmente, dopo quattro stagioni dalla sua morte, George resta il mio personaggio preferito della serie e, quando nella prima stagione è finito a letto con Meredith, ho odiato il modo in cui tra loro è andata a finire perché, all'epoca, credevo potessero avere un senso insieme (prima del mio innamoramento indiscusso per Meredith e Derek *-*). Perciò, esattamente in quel periodo, ho scritto questa ff, una versione di come volevo andasse ma non è andata (non fatevi ingannare da questa frase *sguardo malefico*). 
Bene, dopo queste immense note vi lascio alla shot (ovviamente riveduta e corretta) e spero che vi piaccia.
Se mi lascerete una recensione, positiva o negativa che sia, mi farete felice, altrimenti pace e amore a tutti :3 

 



Reality freaking hurts
 
Lei è lì, sotto di me, così piccola ed indifesa, e sta piangendo.
Dio, ho appena fatto l’amore con lei e lei sta piangendo.
“Meredith, tutto bene?”
Lei sorride, ma le vedo le lacrime che escono dai suoi occhi, le vedo fin troppo bene.
“Sì, sì, io sto bene. Ora passa, tu ignorami.”
Certo, ignorarla. Come faccio ad ignorare il fatto che la ragazza con cui ho appena fatto sesso sta piangendo? È stato davvero così orribile per lei stare con me?
“Non posso ignorarti,” sussurro, baciandole le clavicole.
Magari si è solo fatta prendere un po’ dallo sconforto, magari se la bacio un po’ le passerà.
“George tu…tu hai quasi finito vero?”
Mi sollevo, guardandola in volto. Per quanto ci provi non riesce a nascondere le lacrime, non riesce a nascondere il fatto che vorrebbe scappare a gambe levate da quel letto.
“No,” rispondo, scrutandola un attimo. E le scappa un singhiozzo, che lei cerca di ignorare.
“George, per favore…”
Inarco le sopracciglia, osservando le lacrime che le colano lungo le guance, confondendosi tra i capelli e il cuscino. E improvvisamente le lenzuola avvolte attorno alle mie gambe cominciano a bruciare, l’aria si fa troppo pesante e l’unica cosa che ho voglia di fare è scappare via di lì, lontano dalle lacrime di Meredith e da quello che è appena successo tra noi.
E mi verrebbe da chiederle perché, perché ha fatto l’amore con me se non era quello che voleva. Avrei sopportato un rifiuto, ma adesso non so se riuscirò mai a sopportare tutto questo. Non so se riuscirò mai a perdonarglielo. A perdonarlo a me stesso.
Perché, in fondo, lo sapevo che non era possibile che ci fosse una possibilità anche per me, lo sapevo che era ancora innamorata di Shepherd, lo sapevo e le ho permesso lo stesso di venire a letto con me e ho sbagliato per entrambi.
“È stato così orribile per te fare l’amore con me?” non è una vera e propria domanda, perché la risposta ce l’ho già da un po’. Afferro le lenzuola e le avvolgo attorno alla mia vita, balzando giù dal letto.
“No, George, non se tu! Non sei tu…”
Sbatto la porta alle mie spalle e non me ne frega nulla di quello che lei sta dicendo; non me ne frega nulla se non sono io, perché la storia del ‘non è colpa tua, sono io il problema’ vorrei risparmiarmela, se posso.
Non faccio in tempo ad aprire la porta della mia stanza che una mano, piccola e fredda, si avvolge attorno al mio braccio, costringendomi a fermarmi.
“Non sei tu,” ripete la voce di Meredith, meno lacrimosa di pochi attimi prima. “Sono io e sono stata orribile, ma non sei assolutamente tu.”
Mi volto, una mano a stringere le lenzuola che mi coprono le gambe.
Lei se ne sta in mezzo al corridoio, con una mano posata sul mio braccio e il corpo avvolto in un altro lenzuolo, così leggero da lasciar intravedere l’ombra delle sue forme e, Dio, nonostante tutto quello che è successo la spingerei contro il muro e farei l’amore con lei un’altra volta.
“Non volevo ferirti, George.”
“Ma l’hai fatto,” rispondo, allontanando lo sguardo da quello di Meredith.
“Lo so e mi dispiace,” sembra quasi che mi stia implorando ma non riesco comunque a guardarla in faccia. “Tu eri lì e mi stavi dicendo tutte cose perfette, le cose più belle che qualcuno mi abbia mai detto, e io ero triste e ho pensato che potevo darti una possibilità, che magari poteva funzionare.”
Alzo un attimo lo sguardo, incontrando i suoi occhi ancora lucidi.
“Quando mi hai detto che mi amavi io non ti amavo, George,” continua, “ma volevo capire se potevo amarti e non posso farlo.”
Sento un qualcosa guizzarmi nel petto, un qualcosa che brucia e fa male da morire.
“Tu sei fantastico, George, ma io non posso amarti e allora-”
“Se lei non ama lui come lui ama lei allora lei non lo merita,” completo, ricordando una vecchia frase che qualcuno mi aveva detto tempo fa.
Lei annuisce, abbassando lo sguardo.
“Tu non te lo meriti di impazzire dietro a una come me,” dice dopo un po’, rialzando gli occhi. “Ti meriti di stare con una ragazza che ti ami, non con una che dice a tutti che la storia con il suo capo è acqua passata quando non è passata per niente. Io sono una persona orribile, per quello che ho appena fatto a te e per tutte le cose che penso su Derek e tu non meriti una persona orribile.”
Annuisco, avvicinandomi di qualche passo.
“Non sei orribile, Meredith,” le dico, alzandole il mento con la mano. “Fai degli sbagli, tutti noi facciamo degli sbagli, siamo esseri umani. Ma non sei assolutamente orribile.”
“Mi dispiace George, mi dispiace davvero tanto.”
Io annuisco, rivolgendole la cosa più simile ad un sorriso che riesco a fare in quel momento.
“Buonanotte Meredith.”
“Buonanotte George.”
E prima di sparire dietro alla porta di camera mia la bacio per un’ultima volta. Perché ho appena fatto l’amore con la ragazza dei miei sogni, lei è scoppiata a piangere mentre lo facevamo e poi mi ha scaricato, dicendomi che non può amarmi, quindi penso di avere il diritto di prendermi un’ultima soddisfazione.
 
“Devo proprio svegliarlo io?”
“Cristina, è un tuo amico.”
“Chi lo dice che è un mio amico?”
Sento uno sbuffo e poi dei passi.
“Okay, lo sveglio io. George. George svegliati.”
Cosa diavolo ci fa Cristina Yang in camera mia?
“Visto, non si sveglia.”
“Dottor O’Malley se non alzi subito il culo da quel divano non vedrai un intervento per almeno una settimana!”
Apro gli occhi di scatto: cosa diavolo ci fa Burke in camera mia?!
Mi guardo un po’ intorno, realizzando che no, questa non è la mia camera. La schiena brucia dal dolore e mi rendo conto di aver dormito su un divano. No, questa non è decisamente la mia camera.
Mi volto su un fianco, accorgendomi di Burke e Cristina che mi osservano, uno con le braccia incrociate al petto e l’altra con le mani sui fianchi.
“Ehm, buongiorno,” biascico, mettendomi seduto.
“Sì, sì, buongiorno George, ora sbrigati perché io non ho intenzione di aspettarti e fare tardi a lavoro,” risponde sbrigativa Cristina, voltandomi le spalle e sparendo in camera. Burke scrolla le spalle e si dirige in cucina.
Io torno sdraiato per un po’ e inizio a contemplare il soffitto.
Questa non è la mia stanza, perché io adesso abito da Burke e Cristina e dormo sul divano. Come mai, volete sapere?
Perché fare l’amore con Meredith, che doveva essere la cosa più bella della mia vita, si è rivelata la cosa più orribile che mi sia mai successa. Di nuovo come mai?
Perché io sono George O’Malley, il terzo di tre fratelli, l’unico in famiglia che tenta di fare qualcosa nella vita che non sia andare a caccia e parlare di auto, la mia vita è uno schifo e tutta quella cosa dove io e Meredith chiariamo ciò che è successo tra noi tornando buoni amici è stato tutto un sogno. Come lo so?
Perché vivo sul divano dell’appartamento di una mia compagna di corso e del suo fidanzato, che è anche il mio capo, e sto fissando una macchia di umido sul soffitto cercando di immaginare a quale genere di tumore possa assomigliare. Perché io e Meredith non ci parliamo, ci evitiamo e ogni volta che mi vede lei prova a chiedermi scusa ma io neanche mi sforzo di fare almeno finta di ascoltarla, la ignoro e basta.
In fondo, mi aveva chiesto questo quando stavamo nudi nel suo letto e lei piangeva. Tu ignorami, aveva detto proprio così.
Il fatto è che non si può ignorare la realtà, non si può e basta. Perché la realtà… Be’, la realtà fa maledettamente male.

 
   
 
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