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Autore: Giuli_Sunlight    27/01/2014    0 recensioni
[Dal primo libro della saga]
“Una volta un ragazzino, Martin, ha tentato di tenersi un paio di questi occhiali. Li ha nascosti nei pantaloni. L’hanno ucciso seduta stante.”
Panem, Distretto 11
...Ma anche in posti come questo ogni bambino riuscirà sempre a trovare un attimo per sorridere, per vivere con amore e, soprattutto, per amore.
[Partecipante al concorso "I love you, Brother" indetto da EmmaStarr sul Forum di EFP]
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Rue
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Qualunque cosa accada
 
Là in fondo al prato, all’ombra del pino
c’è un letto d’erba, un soffice cuscino
il capo tuo posa e chiudi gli occhi stanchi
quando li riaprirai il sole avrai davanti.
Qui sei al sicuro, qui sei al calduccio,
qui le margherite ti proteggon da ogni cruccio,
qui sogna dolci sogni che il domani farà avverare
qui è il luogo in cui ti voglio amare.
 
Sembrava assurdo come la notte fosse passata in fretta, come la fatica dell’intenso lavoro le aveva fatto perdere la cognizione del tempo. Gli uccelli notturni che le avevano tenuto compagnia con melodie profonde e cupe, molto diverse dal famigliare cinguettio delle ghiandaie imitatrici, stavano ancora cantando tranquillamente, ma la luna piena, che fino a poche ore prima risplendeva nel cielo plumbeo, stava lasciando spazio ad una flebile luce rossastra annunciando l’arrivo di un nuovo giorno. Dalla posizione in cui si trovava, seduta su uno dei rami più alti di un albero di ciliegio, non poteva fare altro che ammirare quel insolito spettacolo della natura, interessata e stupita, dimenticando per un secondo la stanchezza che le faceva dolere tutto il corpo.
La stagione del raccolto era arrivata con largo anticipo quell’anno nel distretto 11 e Rue, la più agile ragazzina del paese, era stata costretta a svolgere il turno notturno nell’immensa distesa sud dove gli alberi da frutto si ramificavano in fitti intrecci.
Non che questo le dispiacesse: amava arrampicarsi e saltare da un ramo all’altro circondata dalle foglie profumate delle piantagioni e accarezzata dal venticello leggero tipico delle stagioni estive.
Si sentiva libera, per quanto lo si potesse essere in un posto come quello, libera e felice, accompagnata dai canti di gruppo che scandivano le giornate di lavoro.
Ma quella notte nessuno aveva cantato insieme a lei e per la prima volta si era sentita veramente sola. Stava ancora osservando il sorgere del sole quando uno strano fruscio attirò la sua attenzione ed una figura scura sfrecciò davanti a lei, atterrando leggiadramente al suo fianco.
Un bambino la guardava dall’alto con uno sguardo innocuo e divertito, con occhi così sgranati che apparivano troppo grandi per il suo viso minuto; sulla sua bocca era tinto un sorriso bianchissimo in netto contrasto con la carnagione mulatta e, tra i suoi capelli folti e ricci, erano posati gli occhiali notturni che permettevano di vedere al buio con facilità.
Le ombre scure che contornavano i suoi occhi erano la prova evidente della notte appena trascorsa nei campi, ma l’espressione serena che gli appariva in volto non lasciava trasparire nessun tipo di stanchezza. Era ben dritto, in posizione retta, e la guardava con aria di sfida.
Voleva forse spaventarla? Ne era certa.
Martin era sempre stato un ragazzo un po’ infantile, immaturo, ma forse era proprio per questo che Rue c’era affezionata così tanto... assomigliava molto ai suoi piccoli fratelli.
A questo ricordo una risata sincera si liberò dalle sue labbra, riecheggiando limpida in tutto il frutteto. Avrebbe voluto smettere, i Pacificatori non ammettevano tanta ilarità nei campi di lavoro, ma lo sguardo interrogativo dell’amico non fece altro che divertirla di più, amplificando le sue risa. Le era davvero mancato, quella notte!
Un piccolo lampo brillò negli occhi da cerbiatto del ragazzo ed egli, inchinandosi come un cavaliere nell’atto di onorare la sua dama, le pose una pesca appena colta. In un primo momento Rue rimase sbalordita dal gesto dell’amico e, scuotendo la testa con aria divertita, alzò gli occhi al cielo; ma poi la sua attenzione ricadde sul frutto che le era stato offerto, rimanendo davvero colpita dalla sua perfezione. Non riusciva a capire come un semplice frutto potesse mostrare tante sfumature di colore diverso, dal rosa al rosso intenso, come se rispecchiasse la colorazione di quell’alba che tingeva la volta celeste in torno a loro.
Un altro regalo della natura, pensò affascinata e quando protese la mano per accettare il dono,  Martin la ritirò, nascondendo il frutto in una tasca della giacca. Il ragazzo, che fino a poco tempo prima la osservava con attenzione, si mise a ridere in modo fragoroso e incontrollato, appoggiandosi al tronco dell’albero per reggersi in piedi.
Rue inarcò le sopracciglia.
Non faceva altro che prenderla in giro, si disse accigliata, ai frutteti come a scuola, incurante delle conseguenze e di ciò che potevano pensare gli altri. Non c’era da stupirsi se gli abitanti del distretto lo consideravano “strano”.
Era suo amico, certo, ma in situazioni come queste non riusciva proprio a sopportarlo.
Quando Rue si rigirò per ammirare il paesaggio, Martin la guardò in modo affettuoso e si sedette accanto a lei. Dopo essersi assicurato che non c’era nessun uomo o pacificatore nei paraggi, prese la pesca e, con un pezzo di corteccia staccato dal tronco al suo fianco, la divise in due, dando a Rue la metà più abbondante. La polpa giallastra emanava un dolce profumo e il succo che le bagnava le dita le fece venire l’acquolina in bocca.
Si ricordava ancora quando, la primavera dell’anno prima, suo padre era riuscito ad acquistare una pesca al mercato nero: era un po’ ammaccata e aggrinzita, troppo piccola per essere mangiata da otto persone, ma le era bastata solo una fetta, un piccolo assaggio per imprimere nella sua mente il sapore di quel frutto così morbido e saporito.
E Martin lo sapeva. Il giorno seguente non aveva potuto fare altro che raccontagli tutto, così, quando lei addentò il frutto, sul suo viso apparve un’espressione d’intensa gioia.
Solo allora Rue si rese conto del pericolo che l’amico aveva corso per farle questo regalo... nessuno aveva il diritto di tenere per se i prodotti del raccolto, era considerato un furto e tutti sapevano qual era la pena per questo reato.
Se un pacificatore l’avesse colto in flagrante?
Non voleva neppure immaginarlo. In fondo quale bambino non ha mai commesso una sciocchezza? Si, quale bambino, ma lui non era più un fanciullo ormai, aveva undici anni, e nessuno avrebbe più sorvolato sui suoi atteggiamenti infantili.
-Martin- disse –non avresti dovuto rischiare la tua vita in questo modo. Niente potrebbe mai ricompensare un simile sacrificio-
Il ragazzo, incurante di ciò che gli era stato appena detto, continuò a mangiare la sua parte di pesca come se non avesse sentito alcuna parola. La sua attenzione era totalmente attratta da una farfalla che stava volando tranquilla tra le ciliegie che ricoprivano i rami, concentrato sui suoi movimenti graziosi e leggiadri.
Si, era davvero uguale ai suoi fratelli e proprio per questo non poteva permettere che gli accadesse qualcosa di male.
-Sai,- continuò –la vita non è un gioco e qui non lo sarà mai. La si potrebbe considerare come una difficile corsa ad ostacoli, ricca di trappole e tranelli, dove la vittoria sembra irraggiungibile... Perché vuoi rendere tutto più faticoso? Che senso ha partecipare a una gara che, oltre ad essere insidiosa, è anche in salita?-
La sua voce, che fino a poco tempo prima riecheggiava autoritaria nell’aria fresca del mattino, si incrinò leggermente, facendo trasparire la sua agitazione.
Martin si irrigidì fissando il suo sguardo sul sole ormai sorto davanti a loro.
-La vera vita,- cominciò il ragazzo –quella degna di essere vissuta, deve saper correre qualche rischio per le persone che ama-
Rue trasalì. Non l’aveva mai sentito parlare in quel modo, con un tono di voce profondo, controllato... da adulto.
-E’ inevitabile. Ma se si rimane uniti anche scalare una montagna sarà semplice come arrampicarsi su un albero come questo, non ti sembra giusto?-
Si girò e quando i suoi occhi incontrarono quelli di Rue un enorme sorriso riapparve sulle sue labbra.
-E poi noi, qualunque cosa accada, andremo sempre avanti, insieme, perché ogni ostacolo che si presenterà non ci dividerà ne ora ne mai-
Mai. Quella semplice parola di sole tre lettere continuava a risuonare nella sua mente riuscendo a tranquillizzarla.
Mai. Qualunque cosa accada. E se Martin gli era sempre apparso come un bambino da accudire, un fanciullo a cui si dovesse insegnare anche il gesto più banale, ora lo vedeva in modo diverso, un vero è proprio fratello maggiore grazie al quale si sentiva protetta, pronta a scalare qualsiasi montagna.
Questo incominciò a fischiettare un motivetto a quattro note, formando, con le ghiandaie imitatrici che si erano appena svegliate, una melodia cristallina.
Allietata da questa dolce sinfonia Rue terminò la pesca che teneva ancor stretta tra le dita e osservò Martin scendere dall’albero agile come una scimmia.
Non ci aveva mai pensato prima. Lottare per il bene di chi ti sta vicino, per vederlo sorridere. Sicuramente questo ricompensava qualsiasi sacrificio.
Si girò per guardare l’amico che si allontanava velocemente dal suo campo visivo, ripensando allegramente alle ultime parole che si erano rivolti.
Nonostante fossero lontani, Rue distinse nitidamente la sua mano che si agitava in segno di saluto, indicando uno stormo di ghiandaie imitatrici che si era posato su un albero li vicino. E così, contraccambiando il saluto, si mise ad osservare quei graziosi animali, trascurando per un secondo il sorriso del ragazzo mentre si chinava per nascondere gli occhiali notturni nei pantaloni.
Un senso di vuoto si insediò dentro di lei, accentuato dal silenzio che improvvisamente calò sul frutteto.
Poi sentì uno sparo.
E  l’ultima cosa che vide fu il gruppo di uccelli che scappava lontano da quel suono.
 
Là in fondo al prato, nel folto celato
c’è un manto di foglie di luna illuminato.
Scorda le angustie, le pene abbandona.
quando verrà mattina, spariranno a una a una.
Qui sei al sicuro, qui sei al calduccio,
qui le margherite ti proteggon da ogni cruccio.
Qui sogna dolci sogni che il domani farà avverare
qui è il luogo in cui ti voglio amare.
 
Un colpo di cannone.
La morte di un altro tributo.
Ed ora sarà davvero per sempre, Rue, nessun ostacolo vi dividerà più... mai più.
 




 Nda:
Era da un po’ di tempo che volevo scrivere una storia su questi due personaggi, una one-shot che parlasse della loro vita nel distretto 11, ma, a causa della mia sfrenata fantasia (?) non ero mai riuscita a creare qualcosa di originale e piacevole da leggere. Poi, girando per il forum di efp, mi sono imbattuta in un concorso indetto da EmmaStarr riguardante l’amore fraterno e mi sono detta “Perché no?”. Mi piaceva l’idea di un rapporto simile tra questi due personaggi.
Quindi ora sono qui ad annoiarvi con queste note d’autore.
Non che questa storia sia particolarmente interessante *in effetti è un po’ scontata*, ma mi è davvero piaciuto scriverla, soprattutto perché ho “usato” personaggi diversi dal mio solito xD *Avrei potuto utilizzare la pesca per parlare di nuovo di Finnick, ma chi mi avrebbe sopportato ancora?*
Tornando a noi, ho voluto aggiungere la ninnananna che Katniss canta nei romanzi per creare un collegamento tra la morte di Martin e Rue e... Niente!
Ringrazio chiunque abbia letto la mia storia e alla prossima;)
Baci Giuli;D

 
  
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