Echo.
-Jason
Walker
Hello,
hello
Anybody out there?
'Cause I don't hear a sound
Alone, alone
I don't really know where the world is but I miss it now.
Un’ombra.
Si
era ridotto un’ombra del grand’uomo che era stato
in
quel ultimo periodo.
Le
guance erano scavate, facendo risaltare gli zigomi,
gli occhi infossati e spenti con due profonde occhiaie che lasciavano
intendere
la quasi totale mancanza di sonno.
Gli
occhi non possedevano più quella scintilla che li
aveva sempre caratterizzati, come se avessero perso il combustibile che
li
faceva ardere, rendendoli pallidi, quasi vitrei.
Anche
i capelli, che erano sempre stati di un arancione
acceso che saltava agli occhi di tutti, si sembrava scolorito, quasi
come se il
sole avesse smesso di illuminarli.
Qualcuno
affermava anche che fossero castano chiaro, non
più arancioni.
Il
colorito del volto era pallido, non passando più gran
parte delle giornate all’aria aperta, forse anche un
po’ malaticcio.
Una
corta barba ispida incorniciava le guance, mettendo
in evidenza come non fosse più quel ragazzino di sedici
anni, ma come ormai i
vent’anni erano arrivati.
Si
limitava ad andare all’università e tornare a
casa,
dove passava infinite ore sdraiato sul letto, fissando il soffitto
bianco,
opaco, dove il suo sguardo si perdeva spaziando in quella superficie e
la sua
mente si riempiva di ricordi appannati, che qualche volta si convinceva
fossero
sogni.
Non
alzava mai gli occhi quando girava per la città, per
paura che quanto vedesse avrebbe potuto fargli male, facendogli capire
tutto
quello che aveva perso quel giorno.
Buttandogli
ancora in faccia la dura realtà.
Non
aveva più quello sguardo fiero che l’aveva
caratterizzato, ora era un vigliacco.
Non
guardava il mondo attorno a se perché aveva paura di
non vedere ciò che lo faceva sentire unico.
Non
alzava lo sguardo perché sapeva che non ci sarebbero
stati quei due occhi ad aspettarlo.
I'm
out on the edge and I'm screaming my name
Like a fool at the top of my lungs
Sometimes when I close my eyes I pretend I'm alright
But it's never enough
Cause my echo, echo
Is the only voice coming back
My shadow, shadow
Is the only friend that I have
Alzò
gli occhi verso il cielo, osservando il sole rosso
che scompariva dietro il profilo di alti palazzi in lontananza, mentre
quel
particolare colorito scarlatto si specchiava nel fiume ai suoi piedi,
riempiendolo di riflessi dorati.
Una
calma irreale invadeva la cittadina all’ora del
tramonto, come se tutti corressero a casa per stringersi attorno ad un
tavolo,
per stare almeno qualche momento con le persone che amavano.
E
in quel momento lui stava meglio.
Usciva
di casa ed iniziava a correre sulle sponde del
fiume, seguendone il corso finche` il sole non si tuffava dietro
l’orizzonte e
rimaneva il buio.
Si
lasciò cadere sull’erba soffice, mentre
l’acqua del
canale scorreva lenta e silenziosa ai suoi piedi.
Chiuse
gli occhi immaginandosi di essere altrove, di
essere un'altra persona, di essere nel suo passato.
Per
un attimo riusciva ad illudersi che tutto andasse
bene mentre quel tocco delicato sotto di lui lo abbracciava. Quando
però
cercava di afferrarlo si rendeva conto che fosse solo l’erba
e non una mano che
lo stringeva.
Aprì
gli occhi, tirando un pugno al terreno soffice,
lasciando uscire dalle sue labbra un urlo straziante, roco, distrutto.
Le
case erano ormai lontane e solo la sua ombra e le
fabbriche immobili assistevano ogni sera a quello spettacolo di
disperazione.
E,
come ogni sera, fu solo l’eco del suo urlo a giungere
alle sue orecchie.
Listen,
listen
I would take a whisper if
That's all you have to give
But it isn't, isn't
You could come and save me
Try to chase it crazy right out of my head
Il
tramonto era ormai passato da parecchio e lui sapeva
che a casa le sue sorelle avrebbero iniziato a preoccuparsi della sua
assenza.
Ma
era diventato più egoista col passare del tempo e
qualche volta si concedeva di ignorare la sua coscienza.
-Perché
non mi rispondi?-
Domandò
con un sussurro, appena percepibile alle sue
orecchie, tornando a chiudere gli occhi per impedire alla sua
sofferenza di
sfociare.
Sospirò
affranto, troppo orgoglioso per piangere un’altra
volta, troppo stanco per versare altre lacrime inutili.
La
disperazione però, come ogni sera lasciò il passo
alla
rabbia.
-Perché
non mi rispondi?!-
Urlò
nuovamente, alzandosi in piedi e iniziando a
prendere a pugni l’aria attorno a lui.
-Perché
non mi rispondi e non vieni a salvarmi
maledetta?!-
Tuonò
di nuovo, crollando poi sulle ginocchia e iniziando
anche quella sera a piangere, mentre
le nocche iniziavano a sanguinare per i colpi inferti al terreno.
Aveva
bisogno di lei, di averla vicino in quel momento
per impedirgli di fare scemate.
Aveva
bisogno di lei per non perdersi di nuovo, aveva
bisogno della sua bussola, non solo dell’eco della sua voce
nella sua testa.
Listen,
listen
I would take a whisper if
That's all you have to give
But it isn't, isn't
You could come and save me
Try to chase it crazy right out of my head
Si
rialzò tremante, ben conscio che ormai Yuzu o Karin
erano uscite a cercarlo, avvertendo probabilmente anche suo padre della
sua
assenza.
Si
incamminò a lato della strada in silenzio, cercando di
svuotare la testa da tutti i suoi pensieri per lasciarlo in pace almeno
qualche
istante.
Inciampò
su una sporgenza del marciapiede e si ritrovò
riverso a terra, con i gomiti e le ginocchia che bruciavano per la
botta
sull’asfalto sotto di lui.
Per
un attimo dimenticò il dolore che provava nel petto e
sentì solamente il dolore alle articolazioni, beandosi di
quella situazione.
Immediatamente
però tornò quella sensazione di vuoto che
assorbì ogni suo pensiero, facendolo tornare alla
realtà.
Si
rialzò facendo pressione sulle braccia, tornando
barcollante ad avanzare per la strada deserta.
Ormai
il sole stava per scomparire dietro gli ultimi
palazzi all’orizzonte e l’ombra che proiettava sul
terreno era incredibilmente
lunga.
Lui
la osservò per qualche istante, ripensando a come Zangetsu
fosse sempre restato al suo fianco come aveva fatto la
sua ombra in tutti quegli anni.
Ora
non riusciva a sentire neppure più la sua voce, dopo
tutto l’allenamento che aveva fatto per riuscire a conversare
con lui.
Era
un altro amico perso dopo quegli avvenimenti, era un
altro modo per sottolineare come ormai fosse rimasto solo.
Solo
la sua ombra muta era l’unica amica.
I
don't wanna be down and
I just wanna feel alive and
Get to see your face again once again
Just my echo, my shadow
You’re my only friend
Si
ritrovò schiantato contro l’asfalto ruvido, dopo
un
volo in aria di qualche metro.
Non
sentì il fragore dell’incidente, si
ritrovò solamente
più vicino al terreno, rendendosi conto che, come nella
caduta precedente, si
sentiva meglio.
Il
vuoto che lo stava assorbendo da giorni venne messo a
tacere da un dolore lancinante al corpo, mentre l’odore di
sangue misto ad
asfalto iniziava a penetrare prepotente nel suo naso.
Sentì
lo stridere delle gomme e intravide l’auto che
l’aveva appena investito in pieno allontanarsi di fretta, per
sfuggire alle
responsabilità di quell’incidente.
Voleva
ridere lui, perché finalmente aveva trovato
qualcuno vigliacco quanto lui, ma dalle sue labbra uscì
solamente uno spruzzo
di sangue e un colpo di tosse lo mise a tacere.
Il
dolore a tutto il corpo iniziò ad arrivare più
netto,
espandendosi per le terminazioni nervose.
Cercò
di mettersi in piedi ma le braccia non ressero lo
sforzo, facendolo cadere nuovamente sull’asfalto.
Un
lampione si accese dopo qualche scatto poco distante da
lui, proiettando la sua ombra accanto al suo corpo.
Anche
quella volta era la sua unica compagna.
I'm
out on the edge and I'm screaming my name
Like a fool at the top of my lungs
Sometimes when I close my eyes I pretend I'm alright
But it's never enough
Cause my echo, echo
Oh my shadow, shadow
Furono
delle gocce gelide a riportarlo alla realtà,
facendolo uscire dall’agonia in cui era caduto.
Pioveva
anche quel giorno, tanto tempo fa, quando lei se
n’era andata per sempre.
Urlò
il suo nome con tutte le sue forze, facendolo
rimbombare nel nulla che lo circondava, mentre altro sangue usciva con
dei
colpi di tosse.
Stavano
per lasciarlo anche le ultime forze e in quel
momento non aveva rimpianti.
Aveva
sognato più volte di andarsene in quell’ultimo
periodo, quindi in questo momento la morte non lo spaventava.
In
fondo, lui era morto il giorno in cui lei l’aveva
abbandonato a quella vita di solitudine, quindi quel destino non lo
spaventava
per niente.
Avrebbe
raggiunto le persone che amava, finalmente.
Chiuse
gli occhi esausto, capendo che stava per
succedere.
Hello,
hello
Anybody out there?
Aprì
gli occhi sofferente, per dare un ultimo addio a
quel mondo a cui non aveva mai sentito di appartenere quando la vide.
I
capelli neri scompigliati dal vento, i grandi occhi blu
colmi di lacrime, mentre si mescolavano con la pioggia che continuava a
cadere.
Lo
guardò per qualche secondo, incrociando i suoi occhi
ambrati.
-Stolto.-
Sussurrò
lei abbassandosi e scostando qualche ciuffo
arancione dalla fronte del ragazzo, accarezzandolo.
Lui
non sentì più alcun dolore, ne quello fisico che
lo
stava torturando ne il vuoto dentro al suo cuore, solo il calore di
quel tocco
sulla sua pelle, mentre tutto tornava ad avere un senso.
Tutto
stava tornando al suo posto.
-Stolto
non dovevi arrivare a tanto per rivedermi
un’ultima volta.-
Lo
sgridò lei. Lui per tutta risposta sorrise, mentre gli
occhi scintillavano come un tempo, pieni di vita.
-Rukia.-
Sussurrò
un’ultima volta Ichigo Kurosaki prima di
spirare.
*Angolo
dell’autrice*
Allora..
Premetto
che non so bene come mi sia venuta in mente
questa fan fic e non sono neanche sicura che sia venuta bene..
Posso
solo dire che la canzone “Echo” di Jason Walker
è
un capolavoro e vi consiglio di ascoltarla.
Ho
collegato a come Ichigo si potesse essere sentito in
un momento in cui è stato abbandonato da tutto quel mondo in
cui è sempre
vissuto, in un momento in cui non può più vedere
Rukia e che quindi si è
spento.
Avevo
già fatto morire una volta Ichigo, quindi non è
stato così atroce, anche perché la vedo molto
come un nuovo inizio per lui
questa volta.
Non
so.. Spero almeno di non avervi tediato!
E
si.. I’m back! ;)
Baciii