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Autore: Elepinkina    09/06/2008    2 recensioni
Gaia rimane incinta a 16 anni. Dovrà affrontare tutto il mondo intorno a lei. Lei che non sa nemmeno badare a sè stessa. Ma soprattutto, dovrà farsi amare da lui.
E' una storia che volevo scrivere da tempo, ispirata a persone vere, cioé a miei desideri in realtà.Ho visto JUNO e ho cominciato a buttarla giù.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Senza Titolo

«Cazzo, cazzo, cazzo»

Gaia, una ragazza con i capelli biondi e gli occhi scuri, sbraitava nel bagno della sua migliore amica.
«Deduco che era come mi aspettavo.» urlò una voce femminile al di là della porta.

Gaia si appoggiò al lavandino con talmente tanta forza da poterlo rompere. Si morse il labbro inferiore e si maledette con tutta se stessa. Si guardò allo specchio, pensando a come poteva essere capitato a lei...Una ragazza impacciata, piccola, indifesa, che a malapena riusciva a stare al mondo?

Aprì lentamente la porta e Vittoria le porse la mano: «Dai qua.»

Riluttante, la bionda le passò il test di gravidanza. L’altra diede solo un rapido sguardo: «Positivo. Sei nella merda.»

«Ora mi sento meglio.» Gaia indietreggiò appoggiandosi al muro. Si prese la testa fra le mani non sapendo che pensare. Ed ora come avrebbe fatto? Cosa avrebbe fatto?

Vittoria si inginocchiò di fianco a lei e le accarezzò i capelli: «La prima cosa da decidere é... vuoi tenerlo?»

Che sciocca. In quel momento la soluzione più ovvia non le era passata per la testa. Sarebbe bastato farlo sparire, come se non ci fosse mai stato. Nessuno avrebbe mai saputo niente. Ma...

«Io.. Non so se ce la faccio.» disse alzando la testa. «Non so se sono in grado di entrare in un ospedale...»

«Oddio... Non mi pare proprio il caso di fare la fifona in questa situazione!» la mora scosse la testa esasperata.

«Piuttosto 9 mesi di attesa del dolore finale mi sembrano accettabili. Nove mesi per prepararmi psicologicamente.» Il discorso filava. Filava se fosse stata una bambina che non voleva fare la puntura. Non era pronta ad avere un qualcuno da crescere quando non riusciva nemmeno a stare attenta a se stessa.

«Certo, Gaia... Nove mesi in cui sarai circondata di chiacchiere su chiacchiere...»

«Non eri tu quella che diceva sempre di fregarsene della gente?» urlò Gaia.

Vittoria la prese in contropiede: «Come pensi di dirlo a lui? Cosa credi che farà?»

Il suo pensiero appena aveva scoperto di essere incinta era andato proprio a lui, Andrea. Aveva ragione Vittoria: cosa avrebbe detto? Ma soprattutto, cosa avrebbe fatto? Quell’incidente era successo perché lui era un po’ ubriaco e aveva appena litigato con la sua ragazza. Era successo tutto ad una festa alla Villa. Da parte di lei, l’attrazione per lui c’era da almeno 2 anni e, sinceramente, quando aveva incontrato quella bocca che aveva sognato così tante volte, non si era fermata a pensare a ciò che stava succedendo.

Vittoria, vedendo il silenzio dell’amica, cambiò argomento: «Ma non hai pensato a tipo... la pillola del giorno dopo?»

Gaia si alzò di scatto come colpita ingiustamente alle spalle. Mise le mani sui fianchi, imbestialita

«Sembra che io sia talmente sfigata da rientrare nel 1% delle possibilità che non faccia effetto.» disse solamente.

All’amica scappò una risata fulminata subito dalla bionda.

Salirono in camera di Vittoria e accesero lo stereo. Gaia si sedette sul letto e guardando la sua amica affannarsi per sistemare la camera le invidiava quella piccola preoccupazione al mondo. Oddio. Lei era incinta. E forse non se ne rendeva ancora veramente conto.



«Sono a casa!» Donatella, donna in carriera, alta snella con lunghi capelli castani posò due borse della spesa sul tavolo di casa sua. Si guardò intorno. Non era possibile lavorare ad inizio Agosto eppure lei era una persona che si sarebbe stancata di più a starsene a casa. Aveva persino abolito le vacanze estive, preferendo che la figlia andasse al mare con il padre, piuttosto. Di certo per lei non c’era differenza. Il suo lavoro la portava a spostarsi tanto. Da Roma a Parigi a New York. Da quando faceva quel lavoro non c’era stata una settimana in cui non fosse stata via a dormire almeno una notte. Per fortuna sua figlia ormai aveva 16 anni ed era stata educata ad essere indipendente da sempre. Aveva un carattere forte.

Gaia uscì trascinando i piedi da camera sua e la guardò mettere via le buste della spesa appoggiata alla porta.
«Ciao, cucciola.» le disse la donna vedendola. Le scoccò un bacio in fronte e le accarezzò distrattamente una guancia.

La ragazza si morse il labbro inferiore come faceva di solito quando non sapeva come affrontare un argomento spinoso. E questo di spine ne aveva abbastanza.

«Mamma, devo dirti una cosa.» le disse, prendendo un respiro profondo. Donatella disse solo un «Dimmi» e si mise a mangiare un pezzo di pane.

Gaia cercò di evitare gli occhi della madre. «Sono... incinta.»

Ci fu un lungo silenzio nel quale la ragazza non alzò mai lo sguardo. Conosceva sua madre e sapeva che le ci voleva del tempo per capire bene la notizia. I pro e i contro. Respirare profondamente e dire cose sensate era la sua teoria.

«Oh» sembrò un sospiro profondo, di chi ha trattenuto il fiato troppo a lungo. «Lo sai che é una cosa... sbagliata, giusto?»

Gaia si azzardò a guardarla e annuì. «Sì, ma voglio tenerlo.»

Donatella posò il pane sul tavolo, alzò le spalle e cercò di sorridere, comprensiva. «Tesoro, la scelta é tua. Ti sei messa nei casini, ma io sono qui. Ci sarò sempre per aiutarti nel bene e nel male. E se hai deciso così, mi sta bene. Ma sappi che la responsabilità é tua.» fece una pausa «Tutta tua.»



Andrea stava uscendo dal bar dove lavorava la sua ragazza. Aveva i capelli neri corti, impastati di gel, una T-shirt grigia che faceva risaltare le spalle larghe e i pettorali e i jeans blu lunghi che sottolineavano la sua vita sottile e il suo sedere da sogno! Camminava tranquillamente, con nessuna apparente preoccupazione al mondo. E Gaia ci andò praticamente a sbattere contro mentre passeggiava impegnata a leggere un articolo assurdo su un giornalino per ragazze. Alzò il viso verso di lui ed ebbe un tuffo al cuore ad incrociare quegli occhi color nocciola. Poi il suo sguardo si posò sulla sua bocca, e per un minimo secondo le sembrò semplicemente logico alzarsi in punta di piedi e baciarlo. Ma non lo fece. Ed in un attimo la notizia che doveva dargli le balzò in mente e la travolse.

«Ciao» disse lui, con quel suo solito tono dolce. Fece un sorriso.

Gaia si ritrovava senza qualcosa da dire. Indecisa se spiattellargli la notizia così di brutto, rispondere al saluto o domandargli se si ricordava anche solo vagamente di quella famosa festa.

Lo sguardo che le rivolse fra il preoccupato e l’incapace di dire altro, le fece intendere che se lo ricordava.

«Ehm...» lei si schiarì la voce «Io... la sera alla festa...»

«Scusa devo andare.» disse lui, senza nemmeno ascoltarla. Si avvicinò al suo migliore amico e la lasciò sola dall’altra parte della strada.

“Oh, fantastico!” pensò lei alzando gli occhi al cielo.

Bisogna dire che non era una tipa che si perdeva d’animo facilmente. Il mondo non poteva definitivamente crollarle addosso finché non era sicura che tutte le possibilità erano state utilizzate.

Lo lasciò andare anche perché sarebbe stato impossibile dirglielo con il suo amico lì ed incontrò Vittoria al bar dell’oratorio. Le raccontò subito cosa le era successo.

«Che stronzo.» fu il verdetto dell’amica.

«Boh. E pensare che mi é sempre sembrato così buono...» commentò la bionda guardandosi attorno.

«Quindi non gliel’hai detto?»

«Eh no. Come facevo?» bevve un sorso di succo alla pera «Non ne ho avuto nemmeno il tempo materiale!»

«Ti sta evitando perché pensa che tu voglia qualcosa di più da lui... E, per essere proprio brutali, mi sa che lui vuole stare con la sua ragazza.» azzardò la mora.

Gaia alzò le spalle. «Ah, questo lo immaginavo. Mica mi credevo così importante da rimpiazzarla... Insomma si parla di Andrea!»

«Eh va beh, comunque bisogna capirlo, no?» le disse «Ti sei avvicinata a lui e subito hai tirato fuori la festa..»

«Ah scusa se é il risultato di quella festa me lo porto in pancia!» ribatté l’altra. «E poi prima di saperlo non gli ho mai detto niente... e sono passate due settimane...»

«Certo. Ma lui non sa che adesso lo cerchi per dirgli... quello.» e indicò il ventre dell’amica.

«Oh, l’hai detto a qualcuno?» la bionda scattò in avanti guardandosi attorno attenta.

«No. A nessuno, giuro.» rispose prontamente l’altra «L’hai detto a tua madre?»

Gaia si rilassò contro il muro e annuì: «Sì. E domani ho la mia prima visita ginecologica.»

Ci fu un attimo di silenzio.

«Sul serio, come farai a dirglielo?» domandò Vittoria mentre Andrea entrava nel bar, sorridente.

Gaia seguì il ragazzo con lo sguardo. «Non lo so»



Per caso, esattamente una settimana dopo, Gaia lo incontrò di nuovo. Questa volta lui non la vide e lei, quando lui entrò nel bagno di un bar, lo seguì.

Quando entrò lo trovò che si lavava le mani, lui le rivolse il suo solito sorriso dolce e attraverso lo specchio la guardò: «Ciao»

«Perché fai finta di niente?» chiese lei, forse più a se stessa.

Andrea si voltò piano a guardarla e il suo sorriso pronto scomparve. Era serio: «E’ stato un errore, Gaia. Io.. io ora sto di nuovo con Marta.»

«Ma...» ora era difficile dirglielo. Credeva che sarebbe stato almeno un po’ più comprensivo.

«Facciamo come se non fosse mai accaduto.» disse lui, un po’ brusco, ma con gli occhi che emanavano solo preoccupazione.

«Io...» lei non sapeva che dire al momento. Voleva dirglielo assolutamente, ma credeva che la conversazione sarebbe andata in modo diverso.

«Mi dispiace.» le toccò un braccio, ma lei si ritrasse. “Ah, ancora non sai quanto ti dispiaccia...” pensò lei in un momento di odio verso di lui. Avrebbe voluto picchiare quel petto ma allo stesso tempo avrebbe voluto essere coccolata da quelle braccia e piangere su quelle spalle.

«Sono...» cominciò. Ma le salì un groppo in gola e dovette respirare profondamente.

Andrea parve preoccuparsi seriamente e la fece sedere su una sedia di fianco alla porta: «Gaia, sei pallida.» e cominciò a farle aria con le mani.

La ragazza sorrise quasi di quelle attenzioni e cercò di inghiottire la saliva.

«Andrea..» disse con voce roca «Io... » lo guardò negli occhi. «Sono incinta»

Come scottato, il moro si allontanò di due passi. La guardò per dei secondi che parvero interminabili, cercando negli occhi castani di lei un segnale che gli rivelasse che stava mentendo. Doveva essere una bugia! Non poteva essere vero.

Rise, non troppo convinto «Bello scherzo.»

Gaia scosse la testa senza togliere lo sguardo dai suoi occhi. «E’ vero, purtroppo.»

«No...»

«Cazzo, Andrea, é così.» si spazientì lei. Poi attese una sua reazione.

Lui continuò a fissarla, incredulo. Scosse la testa per un paio di volte e inghiottì l’aria. Forse ora era lui quello che aveva bisogno di sedersi. E poi, in un attimo, corse fuori dal locale.


Ecco, questo era il primo capitolo.. La storia mi frullava per la testa da un po' ed ora ho deciso di scriverla giù =)

  
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