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Autore: whataboutus    29/01/2014    3 recensioni
Bradley si fermò a fissarla e Charlotte se ne accorse, ma non si voltò. Odiava quando le persone la fissavano e odiava ancora di più quando a farlo erano le persone fastidiose come lui.
"Guarda che quel semaforo più verde di così non diventa."
Il ragazzo distolse gli occhi da lei e ingranò la prima per poi partire veloce.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bradley Simpson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le cose più importanti sono le più difficili da dire. Sono quelle di cui ci si vergogna, perché le parole le immiseriscono - le parole rimpiccioliscono cose che finché erano nella nostra testa sembravano sconfinate, e le riducono a non più che a grandezza naturale quando vengono portate fuori. Ma è più che questo, vero? Le cose più importanti giacciono troppo vicine al punto dov'è sepolto il vostro cuore segreto, come segnali lasciati per ritrovare un tesoro che i vostri nemici sarebbero felicissimi di portar via. E potreste fare rivelazioni che vi costano per poi scoprire che la gente vi guarda strano, senza capire affatto quello che avete detto, senza capire perché vi sembrava tanto importante da piangere quasi mentre lo dicevate. Questa è la cosa peggiore, secondo me. Quando il segreto rimane chiuso dentro non per mancanza di uno che lo racconti ma per mancanza di un orecchio che sappia ascoltare.”

(Il Corpo, Stagioni Diverse).


                                               

Chapter 1: Charlotte.

 

-Charlotte!-

Sbuffai e mi pulì velocemente le mani al grembiule ormai inzuppato e sporco, lo tolsi e raggiunsi John, il mio capo.
-Se non impari ad essere più veloce sarò costretto a licenziarti.-
John non mi piaceva per niente, non mi piaceva il suo modo strafottente e non mi piaceva come impartiva ordini con disprezzo.
Annuì semplicemente.
Per quanto io fossi selettiva, impulsiva e piuttosto acida, dovevo limitarmi.. Soprattutto quando lavoravo.
Lo guardai andare via, era antipatico anche quando camminava.
Notai che c'era qualche persona che aspettava alla cassa e, come sempre, il mio collega non era lì a prendere gli ordini.
Sbuffai, per l'ennesima volta, e raggiunsi velocemente la cassa.
-Finalmente qualcuno si è degnato, grazie mille.. Stavo per andarmene al bar di fianco.-
Charlotte non rispondere, cuciti la bocca, datti di morso alla lingua, fai qualcosa ma non rispondere.
Sorrisi e mi scusai con il ragazzo che si era appena lamentato. Era alto, capelli scuri e gli occhi coperti da dei rayban vintage. Portare gli occhiali da sole a Londra era probabilmente la cosa più inutile del mondo dato che pioveva la maggior parte dei giorni e il sole non si faceva mai vedere.
Il classico montato.
Ecco, lo avevo già inquadrato, come facevo con tutti del resto.
-Scusa? Hai sentito o devo ripetere l'ordine una quarta volta? Stai per caso dormendo?-
-No scusa stavo solo pensando a quanto fosse patetico il fatto che tu portassi gli occhiali da sole anche se fuori c'è il diluvio.-
Cazzo. Portai una mano alla bocca. Ma perchè non riuscivo mai a tenere la bocca chiusa? Perchè?
In quel preciso momento sentì qualcuno arrivare alle mie spalle e iniziai a pregare che non fosse John. Mi voltai di scatto e mi ritrovai faccia a faccia con James, il mio collega, non che il mio migliore amico.
Tirai un sospiro di sollievo.
-Tutto bene qui?-
James mi guardò male, mi fece spostare e si mise davanti alla cassa. -Ma.. Brad! Coglione! Cosa ci fai qui?-
-Avevo voglia di venire a prendere un caffè dal mio migliore amico ma purtroppo ho dovuto avere a che fare con qualcun altro..-
-Senti..- Feci per ribattere, dato che il ragazzo stava ovviamente parlando di me, ma James mi mise una mano sulla bocca -Occupati dei tavoli, qui ci penso io.-
Odiavo quando mi liquidava così. Avevo il diritto di farmi le mie ragioni.. Se il suo amico era uno sbruffone del cazzo non era di certo colpa mia.


Accesi la sigaretta e la portai alla bocca per aspirare velocemente il fumo. Dopo un pomeriggio dentro quella gabbia di matti, fumare era davvero ciò di cui avevo bisogno.
-Ehy ehy ehy, come mai non mi hai aspettato? Fumiamo sempre la sigaretta del post lavoro insieme!-
James chiuse la porta e si sedette accanto a me sugli scalini -Visto come mi hai trattata oggi, mi sembrava il minimo!-
-Avevi esagerato.-
-Sì e tu non mi hai nemmeno lasciato spiegare. Il tuo amico è un cafone!-
-Charlotte era pieno di clienti, non potevo lasciarti spiegare...-
Aspirai dell'altro fumo e lo guardai -Hai sempre ragione tu, okay.-
James mi rubò la sigaretta dalle mani e diede un tiro -Non ho detto questo, ma in questo caso ho ragione io.-
Alzai le spalle. Aveva ragione lui, okay.
-Allora, come procede all'università?-
-Normale..-
James tirò un sospiro -Normale e basta? Stai studiando per diventare ciò che vuoi, il tuo sogno. Un giorno mi regalerai un tuo libro con una dedica speciale e il tuo autografo sopra.. Non mi sembra roba da poco.-
Scossi la testa -Sono solo una tra altri mille e mille aspiranti scrittori.-
-Ah no.- James alzò l'indice, come se volesse ammonirmi -Tu non sei un'aspirante scrittrice Charlotte, tu sei una scrittrice.. E' diverso.- Gli sorrisi e ripresi la sigaretta per poi finirla, gettando il mozzicone per terra.
-Stasera la passerai di nuovo a studiare o a leggere qualche mattone di libro?-
Risi -Probabilmente.-
James scosse la testa -Stasera esci. Con me. Andiamo ad una festa.-
-Perchè non c'era neanche un punto interrogativo nella tua frase?-
-Perchè lo farai e basta.-


Ascoltai i messaggi della segreteria telefonica: 1 messaggio da parte di mamma.

“Ciao Charlotte, spero che tutto stia andando bene lì..
Noi stiamo alla grande: Emily ha affrontato il primo giorno di scuola elementare e mi è sembrato di rivedere te, lo stesso visino meravigliato ed entusiasta. Diventerà una scrittrice, lo vedo.
Anne invece è sempre più irrequieta, so che è l'età, i 16 anni non sono facili per nessuno ma lei è davvero una ribelle.. Un po' come tuo padre. Quando torna a casa si rifugia in camera sua con la musica sparata a volume altissimo. Però, mentre lei non c'è, entro in camera sua per riordinare e vedo quello che fa quando rimane chiusa lì dentro per ore: dipinti, ritratti, disegna davvero di tutto.. E' una vera artista.
Per quanto riguarda me.. Beh, sto bene.
Fatti sentire ogni tanto, un bacio.”

Beh, sto bene.
Quella non era la voce di una persona che stava bene, affatto.
A volte mi sentivo in colpa perchè avevo lasciato mia madre da sola, con due figlie più piccole a cui badare, ma allo stesso tempo sentivo di dover pensare anche al mio futuro ed è per quest'ultimo motivo che decisi di trasferirmi a Londra.
Mia madre era sola in quanto lei e mio padre avevano divorziato, ma con lei viveva anche mia nonna che nonostante l'età, 75 anni suonati, sembrava una ragazzina e sapeva ancora badare a se stessa e alla casa.
Il telefono prese a suonare e lo presi rispondendo con foga -Sì?-
-Charlotte spero tu sia pronta perchè sono sotto casa tua.-
Guardai l'orologio: erano le 22.
Cazzo, cazzo, cazzo, cazzo.. La festa! James!
-Non proprio.. Sali.-
Aprì il cancello a James e mi catapultai in camera, aprendo l'armadio e cercando qualche cosa che potesse assomigliare ad un vestito per una festa.
Sentì James salire le scale e poi chiudere la porta -Sei sempre la solita.-
-Lo so, ti chiedo perdono, scusa, ti imploro di perdonarmi.-
James scoppiò a ridere per poi sedersi sul mio letto -Cosa indosserai?-
Guardai James per capire il livello di eleganza della festa: indossava dei jeans chiari, una camicia bianca completamente allacciata e una giacca scura. Okay, era abbastanza elegante. Diamine.
-James io non ho un cazzo da mettere.-
Mi arresi gettandomi sul letto a faccia in giù.
-Ma figuriamoci se non hai niente da mettere. Hai un armadio pieno di roba.-
-Disse l'uomo con il guardaroba più grande della mia casa.-
Si alzò dal letto avvicinandosi al mio armadio.
James aveva davvero gusto, se ne intendeva di moda e teneva parecchio al suo aspetto fisico. A primo impatto non mi era stato simpatico nemmeno lui, ma aveva avuto modo di farmi cambiare idea.
-Questo è perfetto Charlie!-
Mi lanciò letteralmente addosso un vestito blu che non ricordavo nemmeno di avere. -Mettilo e muoviti.-
Lo presi tra le mani e ricordai quando mia madre tornò a casa dopo il suo viaggio in Francia e me lo porse dicendo 'Questo ti starà d'incanto, il blu è il tuo colore.' Poi ricordai anche della mia risposta: 'Certo mamma, grazie, ma non credo che lo metterò mai.' Lo lanciai in fondo all'armadio e non lo tirai mai fuori.
-Charlie muoviti!-
Mi spogliai velocemente dei miei vestiti mentre James cercava di fare il discreto controllando il cellulare. -James non fare il timido, cretino.- Risi mentre cercai di infilarmi il vestito facendolo passare dalla testa.
-Ti vorrei quasi fare una foto, fartela vedere e farti capire quanto sei ridicola.-
-McVey fottiti, grazie.-
Riuscì finalmente ad infilare il vestito, lo misi a posto in modo che coprisse almeno le cosce e mi avvicinai a James -Allacciamelo cretino.-
Mi voltai e James tirò su la zip -Et voilat-
Lasciai i capelli sciolti e mi truccai, ma non troppo.
Prima che potessi mettere le mani sulle mie amate Dr Martens, James mi fermò -Metti i tacchi, è d'obbligo.-
-E chi me lo obbliga scusa?-
-L'organizzatore della festa.-
-Scherzi? Questa cosa è ridicola.- Sbuffai per poi infilarmi le uniche scarpe col tacco che possedevo, nere e decisamente troppo alte per una che era abituata a camminare tutti i giorni a raso terra.
-Okay, possiamo andare.-
Scendemmo le scale e arrivati alla macchina maledissi la mia padrona di casa per non avere un ascensore.

 

  
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