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Autore: Marie Claire    29/01/2014    2 recensioni
Un nome.
Un nome per un demone.
Un nome per un servitore completamente fedele a lui.
Un nome per un servitore disposto a morire per lui.
Un nome per un servitore pronto a proteggerlo … Per sempre.
(...)
Quell’essere non sapeva nemmeno che regalo gli avesse fatto nel donargli un tale nome.
–Cerca di esserne degno.
–Yes, my Lord.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Angelina Durless, Ciel Phantomhive, Elizabeth Middleford, Sebastian Michaelis, Vincent Phantomhive
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Nel verde prato di villa Phantomhive, alle cinque del pomeriggio, un cane riposava all’ombra di un albero.
Sonnecchiava placidamente, senza curarsi di ciò che gli avveniva attorno, cullato dalle risa dei suoi padroni e dal leggero tintinnio delle tazzine.
La famiglia Phantomhive si era riunita in giardino per gustare una tazza di tè in compagnia: il padrone di casa, Vincent, osservava teneramente la raggiante moglie Rachel  che vezzeggiava il loro unico figlio.
Ciel Phantomhive, un grazioso bambino di otto anni dai grandi occhi blu, rideva spensierato con la cugina Elizabeth, di un anno più grande.
–Mamma, posso avere un’altra fetta di torta?-chiese il piccolo, fissando l’oggetto dei propri desideri con malcelata bramosia.
–Ciel, ne hai già mangiate tre! Non dovresti esagerare!-lo rimproverò bonariamente la donna, accarezzando i ciuffi bluastri del figlio mentre questi metteva su un broncio magistrale.
–Oh!-Angelina, la sorella della signora Phantomhive, si mise una mano davanti alla bocca con falsa sorpresa-Ma Ciel caro, se mangerai tanto la nostra Lizzy non ti vorrà più!
–Eh? Perché?-chiesero i due bambini, ugualmente curiosi e inconsapevoli.
–Eh eh! Capirete a suo tempo!-rise la donna, guardando con tenerezza le espressioni innocenti dei nipotini tanto adorati.
A sedare le proteste ci pensò il capofamiglia.-Ciel-disse con voce accomodante-un piccolo nobile dovrebbe imparare a controllare i suoi desideri. Ma uno strappo alla regola non ha mai ucciso nessuno.-concluse tra le grida di gioia del figlio.
–Tanaka, servilo pure.
–Certamente, signore.-l’anziano servitore si avvicinò al carro dei dolci.
–CIEL!
Un movimento disattento del maggiordomo aveva fatto inclinare il carro e il suo contenuto, pronto a riversarsi dov’era seduto il povero bimbo.
CRASH!
Resti di panna e fragole imbrattarono la tovaglia altrettanto candida.
–Ciel! Sei salvo!
Madame Red ed Elizabeth si precipitarono verso Ciel e il suo salvatore.
–Stai bene? Ti sei ferito?
–Sì …-il bambino annuì, ancora scosso.-Grazie, Sebastian.
Il cagnone abbaiò orgogliosamente, come se volesse dire : “Figurati! Ci ho pensato io!”.
–Sono costernato, signore.-Tanaka si inchinò, profondamente rammaricato dell’accaduto.
–È stato un incidente, non è stata colpa tua.-lo confortò il conte abbracciando con lo sguardo il figlio, rassicurato dall’esito degli eventi.
–Ma tanto non ho corso nessun pericolo, papà!-esclamò felice Ciel-Con me c’è Sebastian!-pronunciò come se quella fosse stata la miglior assicurazione contro ogni pericolo.
–Wof!
“E ci sarò sempre! Ti proteggerò sempre!” Sembrò dichiarare in risposta l’animale, agitando la coda.
 
 
 
 
–Senti …
Il demone si voltò, e Ciel perse un battito; ogni volta che il suo nuovo servitore lo fissava, rivedeva suo padre.
Forse non era stata una buona idea plasmarlo con le sue sembianze … Ma era ormai tardi per ripensarci.
–Sì?
La voce lo riportò alla realtà. Quello non era Vincent Phantomhive. Suo padre non gli avrebbe mai parlato in un modo così distaccato e gentile allo stesso tempo.
–Come ti chiami? Come devo chiamarti?-buttò fuori recuperando il fiato.
La creatura sorrise.
–Non ho un nome. Ma se vi fa comodo datemelo, signorino.
Il bambino agrottò le sopracciglia.
Un nome.
Un nome per un demone.
Un nome per un servitore completamente fedele a lui.
Un nome per un servitore disposto a morire per lui.
Un nome per un servitore pronto a proteggerlo … Per sempre.
–Ti chiamerai Sebastian.
–Era il nome del precedente maggiordomo?
Ciel rise amaro, cercando di scacciare l’ultima immagine che aveva di Tanaka-sul pavimento, che gli implorava di scappare-e guardò il cielo scuro.
–No. Era il nome del cane.
Quell’essere non sapeva nemmeno che regalo gli avesse fatto nel donargli un tale nome.
–Cerca di esserne degno.
–Yes, my Lord.
 
  
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